The Affair: tipo True Detective ma con più docce, tipo Parenthood ma con più culi.
God bless Showtime. Nemmeno il tempo di abituarsi all’idea di un nuovo Twin Peaks (Lynch, se avevi bisogno di soldi bastava lanciare un crowdfunding pensionistico. Ci mettevi cinque minuti) e nemmeno il tempo di trasmettere le prime due puntate della quarta stagione di una serie che evidentemente non vuol smettere di farsi ridere dietro (Homeland), ecco che Showtime rilascia in the air, prima ancora della messa in onda ufficiale, la mia nuova serie preferita di tutti i tempi per ragioni indipendenti dalla mia volontà: The affair.
CHI – Prodotta, tra gli altri da Hagai Levi (In Treatment) e Eric Overmyer (The Wire), The Affair spicca subito per il main cast più potente che un ufficio casting abbia mai messo in piedi: Dominic West, Maura Tierney, Joshua Jackson e Ruth Wilson. Gente che da sola ha fatto più storia della televisione che Showtime in tutta la sua storia. Gente a cui proprio si è voluto bene, gente che ha accompagnato i nostri pomeriggi in cui non volevamo proprio studiare, gente che ha confuso i nostri orientamenti sessuali e gente tipo Ruth Wilson, ovvero l’unico vero motivo per guardare Luther quando Luther cadeva, diciamolo, nel mappazzone ripetitivo. E non dire che non è vero perché è vero.
COSA – Una famiglia fatta di: padre, madre e quattro figli (di cui una adolescente problematica), parte per le vacanze e va a trovare il nonno, la nonna, gli zii e altra gente che per hobby fa i falò. Poi succedono cose. Esatto, tipo Parenthood (Maura Tierney d’altronde doveva interpretare il ruolo di Lauren Graham) ma con più culi.
Sì, perché se c’è una cosa che Showtime fa molto bene è mostrare i culi degli attori. Ok, dei personaggi. Proprio un marchio di fabbrica. Al minuto due, nella prima scena in cui compaiono assieme Maura Tierney e Dominic West, lei è a letto che sta dormendo, arriva lui che è appena sopravvissuto a un tentativo di adulterio obtorto collo in piscina, dunque è ancora arrapato e inizia a fare quello che fanno i mariti e le mogli, cioè l’amore. Lei non si fa certo pregare, gli abbassa i pantaloncini e –> culo di Dominic West.
Un po’ più avanti nella diciamo narrazione, nella prima scena in cui compaiono assieme, Joshua Jackson e Ruth Wilson stanno, ehm, fottendo pesantemente. Ci sono loro due, Dominic West che fa il guardone e una macchina. Lei è messa a 90 sul cofano –> culo di Ruth Wilson e lui la prende da dietro –> culo di Joshua Jackson (che è in assoluto la prima cosa di Joshua Jackson che si vede in questo telefilm –> record).
Il pilot prosegue poi innervato da altri accoppiamenti più o meno selvaggi e più o meno casuali e una serie infinita di docce al chiuso e docce all’aperto. Vi dirò, la DOCCIA ALL’APERTO è uno degli elementi centrali dell’intrigo. Giuro. L’altro è che è successo qualcosa. Sì, ma cosa? Dominic West e Ruth Wilson ci raccontano, a ritroso, la propria versione dei fatti in una sala interrogatori. Scopriremo il resto nelle prossime puntate, compreso chi fa Matthew Mcconaughey e chi Woody Harrelson (Pizzolatto vieni a salvarci. Anzi no, resta dove sei).
– Cara ti sento assente, che ti passa per la testa?
– Idris Elba
PERCHÉ – Queste più o meno in sintesi le cose positive. Ma poi Showtime, non importa chi ci sia dietro a pensare, scrivere e dirigere e davanti a recitare, deve sempre metterci il proprio e quindi: messe in scena discutibilissime; dialoghi che spiegano quello che proprio non è necessario spiegare perché ABBIAMO CAPITO; allusioni più o meno velate alla pedofilia o something like that (ci deve essere qualcuno in quel network che in sala riunioni interviene solo per infilarci cose MORBOSE a muzzo, tipo Ray Donovan); camere a mano che danno quell’effetto MOSSO che manco ai tempi di TRL Total Request Live; zoomate tipo lei che poggia la mano sulla schiena di lui (stringi!), obiettivo messo ad altezza mutande di Ruth Wilson (oh c’mon! Siamo già arrapati di nostro, è come aggiungere il parmigiano sulle linguine al pesto, NON CI VA); e poi cose come queste, che ritornano in continuazione:
Ovvero: l’effetto sfuocato quando un personaggio rievoca cose. In questo caso, come se non bastasse, anche la voce over che dice: Quello che ricordo (è che il sole era molto luminoso) (ok). L’effetto sfuocato. I nervi.
Non so Joshua. Avrei tante cose da chiederti (cosa si prova ad avere sempre quella faccia a cicciobombo di Pacey? Hai rinunciato col cinema? Potevi essere il nuovo George Clooney, lo sai? Senti ancora Anna Torv? Dov’è adesso la tua zita Diane Kruger?), ma la mia è più un’osservazione: The Affair sembra avere tutti i pregi e difetti dei racconti che giocano su tre piani temporali. Il punto è che molte cose succulente sono successe nell’unico piano che non vediamo. Magnifico. Per questo motivo, e per le docce che sono sicuro continuerete a fare, caro Joshua, The Affair è la migliore sciagura che potesse capitarci in quest’autunno seriale.
***
Quella volta al Forum des images, seduto dietro Dominic West
A corto di idee, sono passato per attingere informazioni… appena ho letto il titolo non ho nemmeno finito di leggere il post (anzi mi sono fermato alla prima foto (dove non ho nemmeno riconosciuto Peter!)) e mi sono visto la prima puntata…
Poi sono tornato a finire il post in cerca di spiegazioni… adesso ho capito qual è la componente true detective… e direi che non mi basta… adesso ho capito perché ho passato 1 ora a chiedermi chi fosse l’attice che se la fa con Peter e adesso ho capito… però ho capito anche che non credo andrò avanti… ma a me sti cliché del tradimento me annoiano un po’…
Adesso tira fuori altri nomi di serie fighe che ancora non ho scoperto, su!
Con immutata stima, Cuore (già Adedip).