Sanremo 2025 – Pagelle e versioni in prosa delle altre 14 canzoni

Per chi l’ha visto e per chi non c’era, per chi quel giorno lì inseguiva una sua chimera e vuol comunque fare bella figura in società, ecco le mie pagelle e versioni in prosa delle altre 14 canzoni. La notizia è che ci sono due canzoni che forse si salvano dal naufragio generale. Ma credo non le riascolterò mai più, quindi va bene così.

Disclaimer: è un gioco. Non prendiamola sul personale. Divertiamoci. Buona lettura e tante care cose.


1 Clara – Febbre

L’ennesima cantante donna senza cognome della musica italiana sale sul palco e noi veniamo subito colti da una NEURITE VESTIBOLARE perché la regia ha deciso di sperimentare nuovi stili di ripresa in PALETTE con le classifiche di fine serata: totalmente RANDOM, che è un altro modo di dire A CAZZO DI CANE. Ecco quindi un telefonino OPPO comprato alla Fiumara di Genova che riprende Clara (o dovrei dire Crazy J?), non solo in verticale ma anche DAL BASSO. Mentre noi proviamo a gestire una NAUSEA che è un po’ la cifra di quest’edizione ( 🤢) Clara snocciola un incipit che fa venire voglia di farsi murare vivo nella casa del Grande Fratello con Shaila GATTA che ti urla nelle orecchie: Ti sei preso una parte di me /Quella ancora più in fondo dell’anima /Un sentimento /Che se si rompe taglia /Come il vetro. Segue una specie di excusatio non petita: Come nel mio Primo giorno di scuola /Non so che faccio qui. Già, Clara, che cazzo ci fai qui? La risposta arriva subito con un profluvio di ASSONANZE a schema libero, che è un altro modo di dire a cazzo di cane: Glitch/ Chic / Bling bling. Non paghi del male che ci stanno infliggendo, i responsabili di questo naufragio (e qua bisogna fare nomi e cognomi: Dardust ma perché?), continuano con parole francesi senza senso: je t’aime, enfant, mortacci tua. Gente, non so come dirvelo, non basta fare gli SCIC per esserlo. Non ci amerà la fama /Non cambierà la trama. Ecco, questa mi sembra una bella profezia che si autoavvera. Voto: 2, il problema è il carisma. Clara, vai a cercare sul vocabolario di francese come si dice SCIAPA. 

2 Brunori SAS – L’albero delle noci

Facciamo un gioco. Vediamo se riesco a scrivere questo paragrafo senza MAI nominare De Gregori. Niente, ho già perso. Basta una nota di chitarrina e i nostri DOTTI LACRIMALI si allagano pensando non tanto alle labbra che ora puoi spedirle a un indirizzo nuovo ma proprio per Brunori che ha sbagliato programma di Carlo Conti e pensa di essere a Tale e quale solo che le truccatrici della Tiburtina oggi sono sotto organico e infatti hanno conciato Brunori non da De Gregori ma da PARRINO CHE TI FA LA PREDICA. E nei tuoi occhi di mamma adesso splende una piccola fiamma. L’incipit fa venir voglia di affacciarsi alla finestra e urlare E BASTA CON STA CAZZO DI MAMMA ma poi Brunori mostra tanta buona volontà e inizia a pentirsi, mea culpa mea grandissima culpa:  E come un ragioniere in bilico fra il dare e l’avere /Faccio partite doppie persino col mio cuore /Come si può cadere in basso. Brunori, L’HAI DETTO TU. Poi per fortuna arriva l’inciso (si chiama così?) e il nostro ragioniere di Cosenza con un bel paso doble mostra chiaramente quel che poteva essere e purtroppo non è stato: Vorrei cambiare la voce / Vorrei cantare senza parole /Senza mentire /Per paura di farti soffrire. Ma ormai abbiamo capito che in questo Festival ogni passo in avanti viene annullato da un salto all’indietro nel tempo fino all’invenzione della CHIESA CATTOLICA. E le persone buone portano in testa corone di spine /Ed ho imparato sin da bambino la differenza fra il sangue e il vino / E che una vita si può spezzare per un pezzetto di carne o di pane. Brunori, davvero, ti auguro di arrivare sul podio e magari di vincere perché so che piaci a un sacco di gente che piace anche a me, ma io davvero, il finale E ora ti vedo camminare con la manina in quella di tua madre no, non lo posso accettare, vado a tagliarmi con il ghiaccio dei quotidiani inverni. Voto: la MANINA? 3,5

3 Sarah Toscano – Amarcord


Attenzione attenzione: qui abbiamo una underdog, una che non l’hanno vista arrivare. E sappiamo tutti come finiscono le storie con questo incipit: a fare le bromance con gente che fa saluti nazisti. Ma la povera Sarah non c’entra niente, lei è una rotella di un ingranaggio che dalle SFIDE IN CASETTA ad Amici l’ha buttata su questo palco con una calzamaglia CALZEDONIA ispirata forse a Heather Parisi ma disegnata da qualcuno che ha smarrito non tanto la retta via ma proprio il buon gusto. Questa ragazza è forte, volitiva, combattente come Marcella ma non abbastanza stronza per mandare affanculo chi le ha proposto un pezzo del genere. Rendiamoci conto cosa facciamo cantare alla futura classe dirigente: La sera ride, ma suona drammatica/ Sembra la zona più buia di un luna park /Con te era più romantica /La ruota panoramica. Mentre io sogno di trovarmi in un romanzo di Bret Easton Ellis con gruppi di MANGOSI PSICOPATICI in giro per le vie di Sanremo, vengo ridestato da ALTRE parole francesi che Camilleri avrebbe definito alla SANFASÒ che in realtà vuol dire sans façon, ossia un altro modo per dire a cazzo di cane: vie en rose, Édith Piaf, démodé, déjà vu. Non so voi, ma io sono sfinito. Tutte queste canzoni allevate come polli in batteria e nutrite a colpi di ANTIBIOTICI e poi affidate a ragazze intercambiabili, Clara, Elettra, Sarah, Teresanna, Francamaria. Ma non apriamo questo vaso di Pandora perché è in arrivo un clamoroso plot twist. Mi gioco il jolly GUILTY PLEASURE e metto questa COSA nella playlist “Correre sul lungomare di Bari schivando le RIZZ VACAND”. Voto: 6+ un punto in più al verso Una lama mi accarezza la consapevolezza, da cantare come spinta motivazionale quando qualcuno, cioè tutti, ti stanno sul cazzo. 

4 Massimo Ranieri – Tra le mani un cuore

In un paese normale uno come Massimo Ranieri sarebbe capo di tuttecose e risolverebbe non tanto la questione meridionale ma proprio la CIALTRONERIA italiana, semplicemente sostituendo l’inno di Mameli con Perdere l’amore: Chat Gpt per favore mi sostituisci Fratelli d’Italia con E ADESSO ANDATE VIA? E invece, purtroppo per lui, il nostro Massimo che in realtà si chiama Giovanni Calone, ricordiamolo sempre, è costretto a condividere il palco con scappati di casa e cantare una canzone di NEK e Tiziano Ferro, parlandone da cantante che ha smesso di fare belle canzoni da quando ha fatto coming out. Forse era meglio restare nell’armadio a scrivere struggenze tipo Vorrei donare il tuo sorriso alla luna perché/ di notte chi la guarda possa pensare a te /per ricordarti che il mio amore è importante / che non importa ciò che dice la gente e poi /amore dato, amore preso, amore mai reso. Avete capito, la sto prendendo larghissima perché dalla mia tastiera non uscirà MAI mezza cosa negativa su Massimo Ranieri, e quindi facciamo finta che in questo testo non compaiano parole come: Dio, segno della croce, altare che mi fanno venire voglia di farmi tatuare frasi come IN ATEISMO WE TRUST in parti del corpo dove non batte il sole visto che a Parigi piove sempre. Massimo, ti vogliamo bene specie quando canti Che ogni tua ferita lo farà sanguinare con l’occhio destro iniettato di sangue perché anche tu come noi stai SOMATIZZANDO le nefandezze morali di questo Festival. Voto: vien voglia di abbracciarti come fossi PATM ma io di questa canzone non voglio saperne più niente. 

(Mi correggo: Miriam Leone, sei tu la mia CATANISA preferita)

5 Joan Thiele – Eco


Ma veniamo all’unica cosa minimamente interessante di questa ESIZIALE edizione. Alessandra Joan Thiele (io pensavo che Joan fosse un omaggio a Joan the police Woman e invece si chiama proprio così) ha nel suo curriculum non solo un David di Donatello, ma anche svariate COLLAB con alcuni dei miei idoli della mia crisi di mezza età come Mace e Venerus (ciao Simone, ciao Andrea, se vi serve un PAROLIERE palermitan-parigino scrivetemi in DM). Aggiungiamo poi quei due km di gambe tornite a colpi di squat tenendo sulle spalle concetti come eleganza, talento e savoir faire e avete già capito chi è il mio unico coup de coeur di quest’anno. Il brano parte con un BEAT già sentito ma che sorregge il nuovo manifesto di AUTODETERMINAZIONE dei popoli e delle anime che vivono nel giusto: E ti giuro non ho più bisogno di fingere / Questa mia vita è il mio viaggio ed io /Traccio da sola le scelte che faccio. Ma la vita si sa è molto complicata e prima o poi verrà qualcuno a mettersi di traverso. Joan ha già la risposta pronta: E se potessi dirti che / Qui la paura non ha età / Tu fissala forte dentro gli occhi / Spara al centro qui la notte non ci fotte. Dici bene Joan, ma quando comunque ci fotterà, perché funziona così, tu vieni a salvarci cantando che le idee hanno più potere della rabbia. Bonus alla RIDARELLA che le prende un attimo prima di cantare. Voto: ho una vocina che mi dice nella testa le parole Nina e Zilli, ma comunque è un 7+

6 Shablo feat. Joshua, Tormento e Gué – La mia parola

In un mondo di melassa carlocontiana che profuma di oro, incenso e mirra, ecco l’unico atto RIOT che deve essere sfuggito alla scure normalizzatrice forse perché erano tutti presi dallo scrivere gag non tanto maschiliste e paternaliste ma proprio DEFICIENTI. Pablo Miguel Lombroni Capalbo in arte SHABLO è l’unico cantante della storia di Sanremo a salire sul palco SENZA cantare. Vorrei partire con una dissertazione su GUY DEBORD e il situazionismo ma forse è meglio citare i tre uomini in età pensionabile che si accollano il peso di far coincidere significante e significato: Gué, TAL JOSHUA ma soprattutto Tormento dei Sottotono (la cui celebre hit Solo lei ha quel voglio aveva come feat. DANNY LOSITO) (caro bambino saputello che pensi di saperle tutte, io ne so più di te). È una street song/ Per dare quello che ho /Brucerò fino alla fine / Chiuso tra cemento e smog. L’incipit mi fa saltare dal divano, usare il telecomando come microfono e iniziare a fare quel suono guttural-nasale che fanno i rapper da DETROIT a SIRACUSA CENTRALE e che non so replicare per iscritto, magari vi mando un vocale. Il dubbio che sia il miglior testo mai presentato a Sanremo dai tempi di HOP HOP SOMARELLO di Paolo Barabani nel 1981 viene confermato da versi come: Siamo in sbatti sbatti per arrivare al top /Tu fai chatty chatty io faccio parlare il mio flow ma soprattutto/ È rap è blues e gin & juice / Fai il mio nome tre volte beetlejuice.
Gente, non so che dirvi, questa roba è tagliata benissimo. E questo Joshua ha una voce che definirei BACIATA DAGLI ANGELI ma poi passo per papalino. Voto: Carlo Conti prova ovviamente a rovinare tutto con un OH YEAH a fine esibizione, ma il voto è un bel 6,5

7 Noemi – Se t’innamori muori

C’era una volta una ragazza con i DREDD e quell’espressione un po’ così che abbiamo noi quando ci mangiamo TUTTI PRIATI un bel piatto di AMATRICIANA e vaffanculo, quando ci vuole ci vuole. Ma gli anni passano, ora quella ragazza è una VETERANA, e si è evoluta in una donna algida dallo sguardo di ghiaccio, una specie di Julianna Margulies che incontra Julianne Moore in un film del famoso regista di Manhattan Pedro Almodóvar. La nostra Veronica porta un pezzo scritto dal TRIUMVIRATO che tanto ci fece venire i brividi brividi qualche anno fa: Blanco, Mahmood ma soprattutto il mitologico Michelangelo. Scusa è tardi, se vuoi passo da te, Siamo stanchi, di lasciare sempre perdere, Non rispondi se ti chiedo d’accendere. Forse è canzone di LASCIAMENTO, o solo nota a piè di pagina di una storia complicata boh. Il celebre GRAFFIATO scopellitiano fa da trampolino a una INTEMERATA in APNEA senza prendere aria che le fa ingrossare una VENA al centro del fronte tipo quando noi torniamo a fare sport dopo l’inverno e iniziamo subito con una MEZZA MARATONA che ci porta al traumatologico in 3,2,1. Non è il caso di Noemi che è una professionista e la porta a casa grazie a molto mestiere. Lasciami soltanto un’altra via d’uscita /Da questa discussione che sembrava infinita. Infatti, basta chiudiamola qua Noemi. Non so, il problema con le canzoni di Noemi è che qualsiasi canzone di Noemi dopo Sono solo parole ci fa dire Epperò Sono solo parole era più bella. Voto: un 6 pallido pallido

8 Olly – Balorda nostalgia

Oh, finalmente la presenza di Federico Olivieri in arte OLLY, questo ex rugbista con la r moscia su cui non mi attarderò per non fare sempre la stessa figura di sessuomane fuori tempo e fuori luogo, mi dà invece la possibilità di chiarire con eleganza un concetto che ho nel cuore da parecchio tempo: la NOSTALGIA HA SCASSATO IL CAZZO. L’aveva già scassato nel 1986 ai tempi di Nostalgia canaglia di Albano e Romina, e continua a scassarlo in un imperterrito giramento di coglioni nel 2025 con la nostalgia puttana di Rose Villanelle e con la nostalgia balorda di Olly. Potrei srotolarvi un instant essai da ventimila battute sulle conseguenze nefaste che la nostalgia nella nostra eterna condizione di OPPRESSIONE da parte del neo-tardo-post-capitalismo che quando muore è sempre troppo tardi ma mi limiterò a citare OLLY dalla r moscia: Vorrei Tornare a quando / Ci bastava / Ridere, piangere, fare l’amore / E poi stare in silenzio per ore / Fino ad addormentarci sul divano /Con il telecomando in mano. Gesù Cristo Olly hai 24 anni, i ragazzi di 24 anni manco sanno CHE CAZZO è il telecomando, guardano netflix dai cellulari in metropolitana o mentre stanno sul cesso, ma di che parli, cosa dici, mi fai venire i nervi con quel cardigan e la canottiera di lana di MIO NONNO. Non pago, il nostro Olly cita due donne nella sua canzone. La prima è una vicina di casa che STENDE il BUCATO, la seconda è la sua ex a cui dà tutte le colpe di questa balorda nostalgia: Beh insomma /Ti sembra la maniera / Che vai e mi lasci qua
Ti cerco ancora in casa quando mi prude la schiena.
Quando GLI PRUDE LA SCHIENA. Lui è triste perché non c’è più la zita che gli fa i grattini. Non so più come fare senza te/ te che mi fai, vivere e dimenticare,
Tu che mentre cucini ti metti a cantare.
TU CHE MENTRE CUCINI. Boh, io davvero non so. Questo è l’altro favorito alla vittoria, già tra i più ascoltati nelle classifiche di streaming. Canzone revanscista e reazionaria, in perfetta palette con questa edizione agghiacciante. Ridatemi Umberto Tozzi e Fammi abbracciare una donna che stira cantando, almeno era il 1977. Voto: 1 ma solo perché lo zero con lo stoppino è già assegnato di default a quell’altro. 

9 Coma_Cose – Cuoricini


Fausto Zanardelli e Francesca Mesiano in arte Coma_Coso e Coma_Cosa hanno deciso di farsi assimilare definitivamente dal nazional popolare e a quanto pare ci stanno riuscendo benissimo. Oh, ognuno. La storia d’amore, il matrimonio, la COPPIA, i bei vestiti di Valentino by Alessandro Michele. Stavolta portano un pezzo che sembra cretinetto e che forse non lo è ma che poi fa il giro completo e ci lascia a terra INERMI chiedendo solo il COLPO DI GRAZIA al nostro nemico: sulla nuca, qui, ti prego. C’è da dire che su carta il progetto è ambizioso: riuscire a tenere assieme Albano, Romina, Angela la Brunetta dei Ricchi e poveri, Angelo che tira i bestemmioni, Francesco Bianconi e anche Rachele Bastreghi quando la mattina si alza con un cerchio alla testa dopo una nottata di bagordi per dimenticare che, ahinoi, non ci sono più i Baustelle di una volta, perché, semplicemente, non ci sono più i noi stessi di una volta. Coma_Coso e Coma_Cosa riescono benissimo a tenere tutto assieme, segno che hanno talento, soprattutto nella messa in scena e nella coordinazione tacco-punta. Ma, come direbbe la Michielin, era tutta teoria ma non pratica. Un divano e due telefoni /È la tomba dell’amore /Ce l’ha detto anche un dottore /Porta un chilo di gelato / E poi nel dubbio porta un fiore / E almeno un kiss, please. Gli intenti sono chiari ma di questa canzone rimarrà la lettera scarlatta del pubblico dell’Ariston che fa i trenini unendo le mani a forma di cuoricini cuoricini. C’è gente che per molto meno ha provato a buttarsi dalla balconata. Bonus per la profezia che speriamo si autoavvererà: Vorrei svagarmi ma oggi una canzone / Dura come un temporale / Anche se è molto popolare. Spiace assai, ma un tale spreco di bravura non si vedeva dai tempi di Francesco Salvi e C’è da spostare una macchina. Voto: 3

10 Modà – Non ti dimentico

Un anno i Modà, un anno i Negramaro, un anno Le Vibrazioni, e poi di nuovo daccapo, il tutto per dimostrare che il RUOCK è morto e ha smesso di lottare insieme a noi da quando Riccardo Fogli è uscito dai Pooh. Questo è l’anno dei Modà, segno che se le cose devono andare storte, ecco, andranno sempre più STORTE. KEKKO e i suoi compari salgono sul palco vestiti come bulli di periferia di un film di Kaurismäki ambientato a Ballarò: cravatte fucsia su camicia zebrate. Nemmeno JEM e LE OLOGRAM avevano osato tanto. Convivere con il senso di che sarebbe stato /Parlare di coraggio quando sai che non lo hai avuto/ L’ho letto sull’oroscopo che quelli del mio segno /Di complicarsi i piani quasi ne hanno un po’ bisogno. Ci piace l’uso ARROGANTE di ANASTROFI (si chiamano così?) ma poi, ahinoi, KEKKO è rimasto a secco di ispirazione, ha aperto chat Gpt e ha chiesto: senti mi fai un po’ una sintesi delle altre canzoni che abbiamo già portato a Sanremo? Certo KEKKO, potresti essere più preciso? Allora, quello che vuoi basta che possiamo BUTTARE VOCI mentre la batteria martella perché siamo RUOCK. Chat Gpt, che probabilmente è stato inventato da Carlo Conti in quando strumento di restaurazione, ha buttato giù quello che peraltro poteva buttare giù KEKKO da solo con l’aiuto, boh, di Francesco Renga? Ecco dunque l’ennesima LAGNA del povero maschio che è stato lasciato e non riesce, come dire, a farsene una ragione: Forse è vero siamo fatti tutti e due per qualcun altro / Io no non ti dimentico /Ma io no non ti dimentico. Bon. KEKKO, mi stai simpatico e ti voglio bene, però te lo dico da amico, forse è il caso di andare OLTRE. Apritevi, che ne so, un chioschetto, un KEBABBARO, una COSA. Avete già dato tanto alla musica, forse è meglio lasciare, EHM, all’apice, no? Voto: 2, no, io non dimentico

11 Tony Effe – Damme ‘na mano

La prima sera il nostro Nicolò Rapisarda in arte Tony Effe si era presentato davanti alle telecamere coi tatuaggi PIALLATI e ettolitri di CERONE a coprire cicatrici, inni satanici e piercing luciferini. Quindi questo era il famoso anticristo che le femministe volevano vedere morto a Capodanno? Il tempo di riprenderci da una perplessità di cui peraltro non ce ne fregava un cazzo, ed ecco che nella seconda serata Tony torna a fare lo SCARFACE di PIAZZA TRILUSSA. Non inganni la musica da stornello, questo è un uomo che non deve chiedere mai: Io non soffro per te / Non so fare l’attore /Sono pronto a sbagliare / Come un uomo d’onore / Spengo la sigaretta / Come la nostra storia. Come direbbe Renato Zero parlandone da artista avanguardista: Che maschio sei! Non bastasse il titolo, seguono citazioni random di Roma, non fare la stupida stasera, Califano, i sanpietrini e tre quarti daha palazzina tua. Ok. Ma poi il nostro Tony tira fuori quello che può tirare fuori visto che j’hanno fatto togliere la collanazza d’oro: Sono il classico uomo italiano /Amo solo mia madre Annarita / La domenica ti lascio sola /Vuoi andare a cena ma c’è la partita. Boh questi vogliono fare i moderni e scrivono canzoni che manco GINO LATILLA. A te piace sbagliare farmi del male / Mi alzi le mani / Poi ti vuoi scusare / E so che perderò questo gioco /Come a carte sei brava a barare. Non so voi ma io non me la fido più, è tipo la quinta canzone in cui una DONNA INVISIBILE è causa di tutti i problemi del mondo. Più che misoginia reiterata mi pare POCHEZZA. Tony, ma che davèro davèro? Ma che è sta roba? Voto: 1

12 Irama – Lentamente

C’è una cosa che apprezziamo parecchio in Filippo Maria Fanti in arte Irama e non è quello che state pensando, no. Sto parlando della sua ostinazione. Ogni volta viene a Sanremo, e ogni volta arriva sempre lì lì e poi non ce la fa mai a vincere. Una volta con la canzone sulla RAGAZZA TRAPIANTATA DI CUORE, una volta gli viene il covid, una volta sale sul palco con il maglione pieno di BUCHI. Unica costante: porta solo canzoni che ti fanno venir voglia di avvicinarti con le mani bagnate a una presa di corrente. Quest’anno si affida al triumvirato di Noemi, solo che assieme a Blanco e Michelangelo, al posto di Mahmood ci sono PACCHI di autotune. Filippo, ma ne avevi davvero bisogno? Non ti ricordi che
Sei stata tu crudele, crudele, crudele / Fredda come la neve, la neve, la neve. Anafore a nastro per ribadire sin da subito cose che lei è la cattiva della situa. Ok. Per cercare di sciogliere questa tipa gelida Filippo inizia a fare quello che facciamo noi nei momenti di intimità selvaggia pre apocalisse. Inizia a ULULARE. Come se tuuuuuuuuuu / Almeno tuuuuuuu. E infatti lei ci casca con tutti i piedi e anche con qualcos’altro. E c’è qualcosa che ti agita / Smetti di piangere mi guardi che sei fradicia. E siccome non è ancora abbastanza chiaro che stiamo parlando di FICCATINE, Irama aggiunge una postilla: È meglio fare l’amore se l’amore è un incendio. Ballavi nuda su una canzone classica NA NA NA NA NA. Boh, davvero, più di così che deve fare un ragazzo per vincere il Festival più mediocre dai tempi dei Festival di Carlo Conti? Il verso IL TUO SORRISO MI MASTICA è il verso che consiglio a tutti i single all’ascolto per non trovare MAI un partner. Voto: 4, naturalmente se l’avesse cantata Blanco mentre spaccava il palco sarebbe stato 8

13 Francesco Gabbani – Viva la vita

Qualcuno sostiene che i toscani maschi piacioni siano la rovina di questo Paese e io vorrei trovare delle solide ragioni per contraddire questa osservazione malevola ma la verità è che sono proprio d’accordo. Gabbani esce dal freezer come un petto di pollo che avevamo messo a congelare nel 2020 prima del Covid, fresco come una rosa di Cristicchi, tutto azzimato e con ETTOLITRI di brillantina LINETTI a ricordarci che Ehi, baby, io sono sexy e ci sto credendo tantissimo. E non conta se non ci credi / Che siamo un momento / Tra sempre e mai più / Come una poesia / Dentro l’eternità per una botta e via. Il leggendario ermetismo gabbaniano dà subito un saggio della sua SCALTREZZA mescolando aforismi di Osho e considerazioni più prosaiche sull’importanza di una SANA CHIAVATA per il nostro equilibrio psicomotorio. Manco il tempo di pensare alle belle SCONCEZZE di una volta che il nostro toscano piacione fa QUELLA COSA che a un certo punto a Sanremo la gente pensa di dover fare: aprire le BRACCIA A VOLO D’ANGELO mentre si apre non solo il ritornello ma anche l’abisso dentro il quale vorremmo sprofondare immantinente. Viva la vita così com’è / Viva la vita questa vita che / È solo un attimo /Viva la vita finché ce n’è. UNA NENIA funesta come non ne sentivamo da parecchio tempo (o cinque minuti fa?). Forse se chiediamo a word di sostituire “viva la vita finché ce n’è” con “viva la fica finché ce n’è” diventa più divertente. Ma ho i miei dubbi. Voto: 2,5

14 Gaia – Chiamo io chiami tu

L’altra ennesima cantante donna senza cognome della musica italiana sale sul palco tutta sinuosa con delle curve che rianimano il patriarcato imbavagliato in cantina (“Che SORCA lo possiamo dire o la cultura woke ci vuole impedire anche questo???”) ma anche noi persone semplici che ci poniamo domande lgbtqbasiche: ma questa Gaia su quale carro di quale Pride l’abbiamo già vista? Berlino? Copacabana? Torpignattara? Purtroppo la regia decide di PIGIARE tutti i bottoni della CONSOLE contemporamente e una gragnuola di SPLITSCRIN si abbatte sui nostri poveri occhi, senza manco un disclaimer a tutelare la nostra sensibilità fotovoltaica non tanto alle luci stroboscopiche  ma proprio a versi come: Per esempio a me piace la musica /Stare nuda e nessuno che giudica. Amo il cibo di strada i capelli del mare. Brava Gaia, una di noi che se magna un BELLO PANINO E PANELLE con la crema BILBA DI CADEY che si mescola alla sabbia di Mondello e la signora vicina di ombrellone che GETTA VOCI. Gaia si riprende andando sul sicuro nominando il Brasile (TOCHIGNO quando arrivi) e con rime baciate a muzzo tipo: Poesia di contrabbando/ti ricordi quando. Bonus alla gente GENDERFLUIDA che balla sul palco con le tutine color carne facendo gesti equivoci, malus alla gragnuola di CHIAMO IO CHIAMI TU CHIAMO IO CHIAMI TU che ci provoca il 29esimo esaurimento nervoso di questo Festival. Non ti scordare di me mai più. Va bene Gaia, ma solo perché tu. Voto: 5,5

Non è stato facile, ma anche quest’anno siamo rimasti vivi. Nel 2024 scrivevo: “So che non sembra possibile, ma la vita è talmente buffa che rimpiangeremo questi momenti”. Ciao Amadeus, ti vogliamo bene Amadeus.

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