Mi chiamo Ettore Scola, non Scolla, una L, non due L
Ettore Scola è à Paris. Stamattina il sindaco Bertrand Delanoë gli ha conferito la Grande Medaille de la Ville, domani debutta una sua mostra di disegni. E infine sabato sarà alla Cinémathèque per una conferenza dopo la proiezione di Una giornata particolare (14h30, peccato: c’è Sara Errani in finale al Roland Garros, ciao).
Stamattina però Scola è stato ospite di France Inter, dunque non una radiolina qualsiasi. Intervistato dalla conduttrice Pascale Clark, Scola ha mostrato di aveva la manopola della cazzimma girata alla massima potenza. Si inizia con una domanda innocua della giornalista cui Scola risponde così: mi ricordo quando ero giovane e facevo radio ed ero obbligato a scrivere testi idioti come quelli che lei ha appena letto (Pascale emette un suono gutturale ma incassa senza colpo ferire) (Forse Scola però non voleva dire “idiots” nel senso di “idioti”, o forse sì, chissà). Poi Pascale, nel presentare la mostra del Nostro Cineasta, lo chiama Ettore SCOLLA, così, con due L. E lui, Scola, la corregge, gelido: une ‘l’ seulement. Pardon? Chiede lei. Scolla in italiano vuol dire un’altra cosa. Ah bon. Si continua a parlare del più e del meno finché Scola, e mancavano ancora quindici minuti buoni alla fine dell’intervista, dice: Vabbè, mi sono stufato, me ne vado. Ma come? Non ha più voglia di parlare? No, mi metto nei panni degli ascoltatori, io quando ascolto la radio dopo cinque minuti già ne ho abbastanza. Vabbè, magari ascoltiamo un pezzo e poi ne riparliamo. O magari ascoltiamo un pezzo e me ne vado. Ah bon, si vous voulez, hein.
A quel punto Pascale, molto elegante va detto, congeda Scola e lancia Dark Star dei Poliça (I Poliça! Ne scrivevo l’altro giorno!). Poi si torna in studio, si chiacchiera con due organizzatori della mostra di Ettore Scola quando all’improvviso Ettore Scola si ripalesa. Pascale si alluma: ATTENZIONE VUOLE DIRE QUALCOSA. Scola, come se niente fosse, aggiunge qualche altro concetto (“Tanto ancora deve essere fatto”) e poi Pascale lancia Let’s forget, un pezzo di Julia Stone e Benjamin Biolay. Ciao, alla prossima puntata.
(Super. Génial. Vraiment).
E mentre penso a come cavolo abbia fatto Ettore Scola a finire nella stessa frase con i Poliça e Julia Stone, penso anche a chissà cosa si deve provare a essere Ettore Scola e poter dire, nel bel mezzo di un’intervista, sai che c’è?, mi sono rotto.
E andarsene, così.
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(Per i volenterosi: qui il pezzo dell’abbandono, qui l’intera trasmissione, molto godibile anche per tutto il resto).
Cioè così? Si è rotto e se n’è andato? Meraviglioso!!! LOL al cubo!!!
Potessi farlo io quando i miei clienti (lavoro nel settore della mediaizone creditizia ndr) rompono oltre l’inverosimile: Ah sì, è incazzato perchè il bonifico non è ancora arrivato? E allora vaffanculo!!!
Un pò diverso sì. ma alla fine uguale 🙂
Buon weekend TFM, a lunedì XD
*DF: dipende dal credito illimitato che hai o meno presso i tuoi clienti. Con Scola la stessa cosa. Evidentemente può fare cose che non sono concesse a tutti