Oscar 2012, The Artist nella storia: oh putain génial merci formidable merci beaucoup I love you!

 

Finalmente gli americani abbassano le corna. Perdonate il francesismo ma qua si fa un gran parlare di spocchia, superbia, tracotanza, boria ma di chi? No, dico, avete presente i nove film candidati a miglior film? (Che poi, un anno dieci, un anno nove, mi fate vedere il regolamento per favore?).
Questi si affacciano al mondo, tutte le cose che ormai diamo e danno per scontate e poi ci buttano negli occhi il fumo di questi film senz’anima (Marty ce l’ho con te), questi film di Uomini che Amano I Cavalli (a te manco ti nomino), questi film che pensano di cambiare la storia del baseball (e basta!), questi film che vogliono strapparci le lacrime a furia di Buoni Neri contro i Cattivi Bianchi (no, Allison Janney, tu non c’entri), questi-film-con-Sandra-Bullock. Insomma, gli americani pensano di poterci fare fessi, che la loro merda è migliore della nostra. E invece no: eat my shit, bitch!

 

Escludendo a priori la vittoria dell’extraterrestre Malick (come ci è finito The tree of life in mezzo a quella roba? Questo sì, un grande mistero della vita, ma tu, Terrence, non ci fare caso), non rimaneva dunque che The Artist. The Artist, il film-che-quando-uscii dal cinema, boh forse lo metto alla 57 della mia top 60 del 2011, ma alla fine sai che c’è?, Hazanavicius vai e fagli il culo a quadratini così magari capiscono di che pasta siamo fatti. Sì, noi, che oggi siamo tutti europei, siamo tutti francesi, anzi, a dirla tutta, oggi siamo tutti Jean Dujardin against ‘sti stronzi. E che cazzo! Putain! Génial! Formidable!

 

 

 

 

Jean Dujardin a fait boire la tasse au buveur de Nespresso. Ecco, lo sapevo che finiva così. Ieri anzi l’altroieri lo snobbano, oggi gioca nella squadra di Jean Gabin. Non vorrei riaprire questa ferita-ancora-suppurante-bile che ha segnato un enorme passo falso nella mia storia d’amore con Questo Grande Paese Civilizzato, ma io, se fossi in Jean, il mio amico Jean, andrei a casa dei votanti dei Césars, uno a uno, con l’Oscar in mano a urlargli Sucà à toi e a tutta ‘a to’ rrazza. Mai il cinema francese si era arrampicato così in alto e loro fanno gli spiritosoni. A manate, li piglierei.

 

Per il resto. L’Italia, come al solito, fa da tappezzeria ma che tappezzeria. Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo, così ammirevoli e ostinati nel non voler fare nemmeno una lezione di prova al Wall Street Institute. D’altronde gli Oscar li vincono lo stesso, quindi chi se ne fotte.
Tra le protagoniste vince Meryl Streep e al momento dell’annuncio vorrei impiccarmi dalla noia ma poi prevale il massimo rispetto per Glenn Close, autrice, attrice, produttrice, persino compositrice di musiche del suo Albert Nobbs: cosa si deve fare di più per vincere un Oscar? (Oh, almeno abbiamo scoperto che non basta più nemmeno travestirsi da uomo) (Dove andremo a finire) (Glenn, se ti serve qualcuno per un Concorso In Ammazzatina Contro Chiunque, noi ci siamo).
Tra i non protagonisti grande giubilo per Octavia Spencer (Ho fatto una cosa orribile) e Christopher Plummer, tenero papà di un tenero Ewan McGregor in love con una tenera Mélanie Laurent nel tenero Beginners in cui persino Goran Visnjic riesce a essere tenero.  Tra gli stranieri giusta vittoria per A separation, anche se io tenevo per il fiammingo Bullhead, che mi ha strappato il cuore e me l’ha fatto a rondelline.

 

Televisivamente parlando, un Tedio Senza Fine, ravvivato da qualche sprazzo qua e là (le facce di Spielberg, Emma Stone e la sua deliziosa parlata, Jennifer Lopez e Cameron Diaz che fanno a gara di culi) ma che comunque ci lascia addirittura il rimpianto di come sarebbe stato con Eddie Murphy (no, io non ci voglio credere quella cosa gonfia era Billy Crystal).

 

L’Anno Prossimo Vado A Letto Alle Dieci.

13 Replies to “Oscar 2012, The Artist nella storia: oh putain génial merci formidable merci beaucoup I love you!”

  1. JLo e CDi riunite. e cosí abbigliate. una di quelle tecnologie a cui non é possibile fare un upgrade.

  2. Ancora non ho deciso se mi sono persa qualcosa o se ho fatto bene a mettermi in pari con Alcatraz e Dr House invece di… En tous cas, merci per la sintesi!

  3. Ammetto che, complice forse la lasagna alla napoletana di mia nonna che avevo ingurgitato in tarda serata che stenderebbe anche un grizzly, non ce l’ho fatta. Sono crollata neanche mezz’ora dopo l’inizio della cerimonia, tramortita dall’abbiocco dei sensi. Mi è andata bene che a quanto sembra si sia trattato della cerimonia ufficiale più tediosa dai tempi di Will&Kate-finalmente-sposi, ma mi dispiace constatare per l’ennesima volta la mancanza di interesse degli americani per ciò che magari non si fa notare in maniera eclatante ma che non per questo vale di meno. La giuria di casalinghe dell’Arkansas che evidentemente si occupa di votare i film ha colpito ancora. Fossi stata in Glenn Close avrei iniziato a sparare indiscriminatamente sulla folla. Glenn, ti lovviamo comunque, non preoccuparti. Questi buzzurri non ti meritano.
    E adesso dovremo pure sorbirci folle di americani che, avendo visto una volta The Artist, si riterranno assoluti conoscitori del cinema francese, così come dopo The Black Swan erano diventati tutti esperti di balletto classico. Già me li sento, “Oh, I TOTALLY love french movies…”. Gesù.

  4. *Palmizia: no no, non ti perdesti niente

    *Luli: ah vedi che c’era un regolamento. A pensar bene ci si azzecca sempre. Grazie. La basculanza della categoria destabilizza il precisino che è in me.

    *Sacrasindrome: non so, in The Artist in fin dei conti non ci sono due attrici belle e famose che si donano piacere a vicenda

    *Yet: a mio parere puoi benissimo continuare a diffidare

  5. The artist è delizioso: elegante raffinato con due ottimi ballerini. Ma soprattutto, uno strepitoso cane. Gli altri premi non li ho capiti tfm, ma adesso controllerò. . Bisous

    Paola

  6. Ahum, Glenn Close sono settimane che mi STUPRA GLI OCCHI con quella… cosa da cui si è travestita quindi per quanto Meryl Steep scazzata sia da prendere a pizze, sono contento abbia vinto lei nella gara eterna tra le due.
    Rundskop è il titolo originale, e lo preferisco perché una traduzione letterale fiamminkia sarebbe “Testa di vitello”. Praticamente “Uè testina”. Mi riporta alle mie origini. Quando ne vidi il trailer al cinema (prima de Il discorso del Re, tra l’altro) era solo un film come un altro, che mi aveva colpito perché nonostante fossimo in un cinema di Gent, la Lingua Orrenda che parlano era talmente Orrenda che han dovuto sottotitolarsi. Posso capire, anche io avrei bisogno dei sottotitoli sul palermitano, per dire, ma tra Milano e Palermo ci sono un po’ di km, mentre le Fiandre sono grosse come il mio sgabuzzino, che ogni volta che mi serve l’aspirapolvere devo espropriare una o due terre per passare.
    E poi niente, sto rundskop è rimasto ovunque su tutti i giornali su tutte le bacheche e ora che me ne parli pure tu, lo andrò a vedere.

  7. Il regolamento degli oscar sembra che lo faccia lo stesso che fa il regolamento di Amici e poi il vampiro protagonista di Seppelliscimi Ancora non c’è paragone con Dugiardin, dico al massimo Klaus Kinski, ma con molti più primi piani…

  8. Ma quale Dujardin, il miglior attore in corsa per il premio era Gary Oldman e sarebbe stato molto più giusto darlo a lui l’Oscar.

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