5 film francesi qui ont fait l’année 2011
Dalla solita, grande e abbondante cesta di film francesi pesco questi cinque: The Artist, Polisse, La guerre est déclarée, Intouchables, L’Apollonide. I film del 2011 per pubblico e critica. Ah, ci sono anche due attori italiani, ma non ve li dico subito, così vi leggete il post per intero.
1) The Artist, Michel Hazanavicius. Sicuramente lo conoscete. In Italia sono tutti pazzi per questo film. O quasi. Qui su suolo esagonale, al momento dell’uscita, non è che abbia proprio cassé la baraque. E anche dopo. A fine anno il film non è stato acclamato, come forse qualcuno si aspettava, dalla riviste di cinema-per-fighetti-che-ne-sanno. In effetti, è una storia che tutti già sappiamo, prima ancora di vederla. Non è un film che cambia la storia del cinema, perché ormai nessun film cambia la storia del cinema. Diciamo che è un film d’atmosfera, di sorrisino compiaciutino sulle labbra dall’inizio alla fine. E poi c’è John Goodman (“Oh, pare nato per fare film del genere!”). La febbre, perché di febbre parliamo, è invece scoppiata man mano che il film macinava terreno in terra americana. Nomination ai Golden Globes, probabile presenza agli Oscar. I telegiornali e i giornali francesi hanno dedicato molto più tempo e spazio a parlare della possibilità che la Francia possa tornare in cima al mondo che del film in sé. E ciò ha finito per dare molto valore aggiunto al film, che però quello resta. Piuttosto, va sottolineato il Signor Percorso fatto da Jean Dujardin. Protagonista di Un gars, une fille (in Italia Love Bugs) storica short-comedy, ha poi fatto il salto nel cinema grazie ad Hazanavicius che lo volle in Oss 117, parodia dei film di 007 (in quel film c’era anche Bérénice Bejo). Poi il premio come migliore attore a Cannes e il mondo ai suoi piedi. Gli farei vincere l’Oscar solo per chiamare il mattino dopo Fabio De Luigi e Emilio Solfrizzi.
2) Polisse, Maïwenn. All’ultimo Festival di Cannes, quando Mélanie Laurent o chi per lei annunciò che Polisse aveva vinto il Premio della Giuria, salì sul palco quest’ondata di capelli vaporosi. Maïwenn. Si pensò a un abbaglio, a un’esagerazione, ah Cannes vabbè i soliti film francesi sul piedistallo ah fossimo bravi anche noi come loro. E invece Polisse è roba di sostanza. Segue, con taglio documentaristico, un gruppo di poliziotti della Brigade de protection des mineurs. Film corale dunque, storie di vita privata, di lavori tremendi e di orrori quotidiani. Camera sempre ad altezza personaggi e messa in scena innervata da tensioni che si vedono. Maïwenn sa gestire molto bene le scene di gruppo, le voci e le urla che si accavallano. Memorabile il momento in discoteca e il finale, rimane in testa per giorni. A parte Maïwenn, decisamente più brava come regista, il parco attori è eccellente. Il marito di Maïwenn è interpretato da un Riccardo Scamarcio sempre più a suo agio in questo mestiere che all’inizio, ecco.
3) La guerre est déclarée, Valérie Donzelli. Juliette e Roméo si incontrano, colpo di fulmine, Parigi, gite in bici, felicità, l’amore, un figlio, Adam. Adam, appena nato, piange sempre. Qualcosa non va. I medici rassicurano Juliette e Roméo ma loro sono preoccupati. E fanno bene. Adam ha un tumore al cervello. Questa la storia. Una storia forte, resa ancora più forte dal fatto che Juliette e Roméo sono interpretati da Valérie Donzelli e Jérémie Elkaimm, nella vita vera genitori di un bambino malato di tumore. La storia, dunque, è la loro storia. Calvario, ma anche leggerezza e serenità. Le famose lacrime che non sai se stai piangendo di tristezza o di felicità. La guerre est déclarée ha segnato la rentrée di settembre e Valérie Donzelli ha davvero fatto il 2011. La guerre est déclarée, vero coup de coeur di questo blog.
4) Intouchables, Olivier Nakache e Eric Toledano. C’è un film che nel 2011 ha battuto quasi tutti i record nella storia del cinema francese e questo film è proprio Intouchables. Al momento ha totalizzato più di 17 milioni di ingressi (17-mi-lio-ni) ed è al terzo posto nella classifica di tutti i tempi dopo Bienvenue chez les Ch’tis e Titanic. È la storia di un miliardario bianco e tetraplegico, assistito da un diciamo “badante” nero, proveniente dalla banlieue e molto simpatico. Il film è quasi nullo, banale, prevedibile, scontato, e si regge solo sul triplo conflitto che oppone e lega i due personaggi. Ma è il film che ci voleva in questo preciso momento storico: buoni sentimenti e tante, tante risate. Grazie soprattutto a Omar Sy: i francesi che hanno assaltato i cinema sono andati soprattutto per farsi appiccicare addosso un po’ di buonumore da questo attore finora noto per il Service Après-Vente del Grand Journal. Poi c’è anche François Cluzet, uno degli attori più dotati della generazione Auteuil. Che dire: un film che porta in sala *chiunque*, vince.
5) L’Apollonide, souvenirs de la maison close, Bertrand Bonello. Situazione opposta. Maluccio al botteghino ma amatissimo dalla critica. Il film racconta la storia di un bordello, tra il crepuscolo dell’800 e l’alba del ‘900. Una decina di prostitute, segregate in questa casa chiusa, sopravvivono ricostruendo una sorta di comunità di mutuo soccorso. Tutto girato in interni, con un’unica, memorabile scena all’aperto. Se vi aspettate un film di quelli-di-sesso beh no. L’Apollonide parte dal sesso per arrivare da un’altra parte, una parte che non ti mette a posto con la coscienza, mai. Storia violenta, una violenza mai detta, che non ha bisogno di parole, e più forte proprio in constrasto con alcuni sprazzi di felicità-malgrado-tutto. Script coltissimo e densissimo di riferimenti alla letteratura, all’arte, al Bello (anche quando parliamo de l’Homme qui rit). Come già nel film di Martone, Noi credevamo, anche qui sono presenti alcuni anacronismi di forma e quindi di sostanza: le attrici parlano la lingua dei nostri tempi e ascoltano musica che nel 1900 non esisteva. Nel cast una splendida e dico splendida Jasmine Trinca e Céline Sallette, bravissima e in rampa di lancia. L’attrice francese dei prossimi anni. L’Apollonide. Da vedere e rivedere: se non è capolavoro questo, poco ci manca.
E questi erano i cinque film francesi del 2011.
Devo ancora vedere L’Artista. Ma dov’erano tutti questi cultori del b/n muto quando nel 2007 uscì Dr. Plonk?
Tout simplement merci TFM, servizio pubblico hai fatto segnalandoci questi film.
Grazie per questo post interessante che ho molto gradito! Spero che mi vorrai ancora come amica…ma debbo confessarti che adoro Fabio de Luigi ed Emilio Solfrizzi…
Ciao
Marialuisa
Io mo’ sono fan di Maiwenn.
m’interessa il numero 5 (ma in giro non l’ho visto)
grazie e ciao
*MP: potere di Harvey Weinstein
*G: dovere
*MariaLuisa: anche io li trovo bravi, sarei solo curioso di sapere cosa ne pensano del loro omologo
*Esseppì: in effetti, ora che ci penso, siete SOSIE
*Yet: se in Italia non esce te lo mando col corriere.
Intouchables appena visto a Parigi mi è piaciuto, tfm. Mica tanto buonista, dai, direi buono piuttosto:. La storia di un angelo, un angelo custode, capace di rendere ancora la vita di un handicappato degna di essere vissuta. Non mi sembra cosa da poco.
The artist delizioso, anche questo non direi così banale, lieve e romantico, sulla capacità della danza di riempire la vita, e l’arte in genere. Con semplicità e rigore. E il pubblico, qui a Milano, ha applaudito. Cosa si vuole di più.? Gli altri non ancora visti..
Paola ( appena commentata anche TGW). ciao
Io non so perché il mio horror underground Seppelliscimi ancora che tra l’altro ha fatto-modestamente-furore a Cannes nella sezione Un certain Horreur la critica lo snobbi sempre, poi dico lo posso sempre virare in b/n, magari anche in Odorama…
5 suggerimenti 5? che anno scorso solo Potiche ricordo e visto. e mi risi e mi feci domande.
grazie. trovarli adesso…fai fare giro lungo al corriere
*Paola: attenzione, io non parlavo dei temi. Ogni tema, preso in sé, è degno di nota. Parlavo d’altro.
*Moglie: ok, giro lungo anche se mi sa siete nello stesso pezzo di atlante