La lentezza estenuante delle casse
Se c’è una cosa che basta a definire Parigi: la lentezza della gente che sta alle casse.
Tanto veloce vanno sui tapis roulant di Châtelet che se non stai attento ti calpestano e muori,
tanto veloce in mezzo alla strada che se non stai attento ti sbattono addosso e ti dislocano una scapola,
così piano alle casse. Se avete fatto almeno una volta in vita vostra una fila a Parigi sapete di cosa io stia parlando. Cinema, supermercato, negozi. Può volerci anche mezzora. O le cassiere impedite. O la troppa gentilezza cioè ipocrisia. O il fatto che non gliene frega niente.
esempio 1: quando devi pagare con la carta di credito o con il bancomat sta a te inserire la tessera nell’affarino. non come a italia che tu la dai alla cassiera e lei chiede “carta o bancomat?”. Ora, siccome che la carta si striscia in un modo e il bancomat in un altro, non sempre il cliente, abbandonato a suàmèm, riesce al primo colpo. In un paese normale cosa farebbe la cassiera? Aiuterebbe il cliente in difficoltà, no? Manco per un cazzo. Qui se ne sta a braccia incrociate, guardando altrove. E la fila aumenta.
esempio 2: ieri ero in fila da starbucks quello a Saint Germain. Dopo una mezzorata di attesa e di sauna -da starbucks fa sempre troppo caldo- c’è solo una tipa davanti a me. Ce l’ho fatta, penso. e invece no. Perché la francesina di questo cazzo aveva deciso di lavarsi la coscienza e di fare beneficenza per Haiti donando dei soldi in uno di quei grossi salvadanai trasparenti. Solo che le monete le ha contate una a una -monete: pezzenteh!-. In paese normale ragazzo di cassa che avrebbe fatto? Avrebbe chiesto -anche urlando, sì- la mia ordinazione. E invece no, lui se ne stava a braccia incrociate, guardando altrove. E la fila arrivava a Saint Michel.
Ok, a Francia le cose funzionano. Ma funzionano anche perché vanno lenti.
(Post pubblicato, con qualche modifica, il 7 febbraio 2010)