Il Panellaro
Panellaro è cristiano che si muove con piccolo trabiccolo su ruote e gira la città. Po’ nomade e po’ stanziale, si ferma sempre in un punto ben preciso. Ogni panellaro infatti ha la sua zona, il suo “territorio”.
Panellaro è un’istituzione. Sta fuori dalle scuole. Fuori dagli uffici. In mezzo alla strada, se ipertrafficata ancor meglio. Panellaro è leggenda. Leggenda più diffusa riguardo panellaro è: panellaro cucina le panelle in una mega padella di olio bollente. Per ravvivare suddetto olio panellaro ha simpatica abitudine di sputarci dentro. Ecco cosa rende panelle di strada così “speciali e irresistibili”: sputazza arraggiata* di panellaro.
When i was adolescente andavo al liceo classico. La ricreazione era alle 11. Durava quindici minuti. Alle undici noi scendevamo e trovavamo amico nostro panellaro davanti scuola. Ci mettevamo in fila e tra scherzi frizzi e lazzi compravamo il nostro “pane e panelle”. Poi lo mangiavamo, qualcuno si fumava la sigaretta e tornavamo in classe. Di solito la quarta ora era la più drammatica. Il professore di greco si lamentava che non eravamo attenti e ci fregava minchia di Sofocle. Non è che ci fregava minchia, a me fregava eccome -Antigone!- solo che pane e panelle aveva corollario che si riproponeva. Insomma bisognava digerirla, quella frittura alle undici del mattino.
Io ero rimasto a panellaro che si leggeva il giornale di Sicilia e basta. E questo era il suo massimo di cultura. Il quale giornale di Sicilia serviva ovviamente per incartare il pane e panelle. Bene, ieri, passando da via Leonardo da Vinci, ho visto un panellaro fermo con trabiccolo a ruote pieno di panelle. Mi sono avvicinato. Panellaro stava discutendo di rigore sbagliato da Miccoli in Napoli-Palermo. Mentre discuteva con avventori ho visto che panellaro, dentro trabiccolo, aveva la televisione.
Quindi durante la mia assenza dalla città stirpe e specie di panellari si è evoluta: adesso mentre girano città in modalità nomade guardano la televisione. Ah, televisione era su canale 5. Barbara D’Urso. Anzi, le minne* di Barbara D’Urso.
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*arraggiata: letteralmente “arrabbiata”, usato in senso lato come “massiccia, potente”.
**minne: tette, bocce, puppe
(Post pubblicato, preciso preciso, il 20 gennaio 2010)
Tfm ti seguo sempre. Bravo pero’. Anna a
Sono appena tornato dalla Sicilia… e devo dirti che le panelle non sono affatto male, anche se in realtà non so dirti se erano con o senza sputo.
Se restavo un'altra settimana mi ingrassavo come un maiale, tra arancini, iris, tonno, ricciole, cannoli, cassatine, granite, brioche etc etc etc…