Selah Sue la cantante fiamminga di tuppo pettinata e di tenda vestita

Parigi, forse ve l’hanno detto, non ha il mare. Se Parigi avesse lu mare.

 

Betrand Delanoë è il sindaco di Parigi. Socialista, primo in tante cose, tra cui: fare coming out e je m’en fous, ricevere una coltellata per questioni, ahem, omofobe (l’aggressore spiegò che odiava i politici e in particolare i politici gay: oggi è rinchiuso in un ospedale psichiatrico), inventare la Nuit Blanche che tanto piacque a Veltroni e ai romani ma non ad Alemanno e ad altri romani.

 

Insomma Delanoë, dieci anni fa, appena eletto, giusto per far capire quanto tenesse a quei poveri parigini che già non avevano abbastanza nella città-che-tutto-ha, pensò che non andava bene, questa cosa del mare. E provò a fare qualcosa. Si inventò un evento, Paris Plages, ovvero secchiate e secchiate di sabbia meticolosamente spiaggiate in riva alla Senna, con tanto di ombrelloni, sedieasddraio, bagnini e chi più ne ha più similmetta. A corollario: attività giocose, festose e rigeneranti per grandi e piccini. Certo, il mare è sempre a vista di fantasia, ma vuoi mettere quelle passeggiate, i gelatai, la musica allegra, i centimetri di pelle gentilmente offerti ai turisti-che-fanno-foto-loro-fanno-solo-foto. Un mondo a parte, nemmeno troppo slegato dal traffico umano che mai si ferma: quattro scalini di separazione appena.

 

Sistemato il mare, più o meno, c’era da fare i conti col sole. Ma col sole poco puoi farci. Delanoë lo sapeva, lo sa, o c’è o non c’è. E così, ogni anno, tutto questo catrevàn di macello, di gente, di operai che lavorano alacremente, di gente che soppesa creme abbronzanti senza sapere, realmente, che farsene, insomma siamo sotto questo cielo. E infatti, quest’anno, per celebrare degnamente il decimo anniversario di Paris Plages, il sole ha ben pensato di non farsi vedere. Mai. Ombrelloni chiusi e ombrelli aperti. Qualche spiritoso l’ha ribatezzato Paris Pluie, e infatti i bagnini stanno conserti, i gelatai non hanno bisogno di ghiaccio, le cosce stanno belle rinserrate, chiuse non come le chiese, piene di turisti-che-continuano-a-fare-foto. Poco male, c’è tempo fino al 21 agosto.

 

Ma Paris Plages è anche Hôtel de ville, cioè il municipio, cioè l’ufficio del sindaco. Proprio davanti a quel palazzo così discreto, avran pensato, va bene il sole che non c’è, va bene il mare che, lo confessiamo, neppure, e allora vi diamo la musica. Vi aggrada un festival di quattro giorni con sei artisti ogni sera divisi anche per temi (Paris Capitale du monde, Paris Electro-cite, Paris au feminin, Paris rock)? Bòn, si può fare di meglio ma sì, abauì, va bene.

 

 

Selah Sue è nata nel 1989 in un posto, là, buttato da qualche parte, e che si chiama Louvain, nella Belgicca fiamminga. Selah Sue è bionda cenere, in realtà si chiama Sanne Putseys e si è scelta un nome d’arte coi fiocchi. Selah Sue. I francesi non sanno ancora bene come comportarsi con lei, stanno lì, guardinghi, come gli utenti di Google+, a vedere il da farsi. Cioè, lei è di Belgio, ma che facciamo, la consideriamo roba nostra, come Stromae, o no? L’anno prossimo glielo diamo un premio alle Victoires? Vediamo, dipende, intanto ascoltiamola.

 



Selah Sue è bionda cenere, dicevamo, e tiene i capelli raccolti in un gigantesco tuppo (crocchio, come lo chiamate voi non siculofoni?) che ricorda una qualsiasi delle donne dell’altro secolo. Ha indosso un vestito che prima, evidentemente, era una tenda a pois neri su fondo bianco. Ai piedi due scarponcini con tacchi coraggiosi, alla voce una strana cosa fatta di soul e altre etichette che è meglio lasciar da parte. Selah Sue si muove sul palco come se fosse sola davanti allo specchio della sua cameretta, dà le spalle al pubblico, tiene il filo del microfono, ancheggia, a metà tra la ragazzina che era e la donna affermata che ancora non è. Il suo primo vero album è del 2010 e si chiama Raggamuffin, da cui il singolo-biglietto da visita, ha fatto un duetto con Cee Lo Green e, diciamolo, il meglio di sè lo dà con Black Part Love (durante l’esecuzione della quale il famoso tuppo si allenta puntualmente, e piovono ciocche). Selah Sue.

 

 

Il tempo tiene, è clemente, nel senso che non piove a catinelle ma a pisciatedda di acidduzzo. Le genti, le giacche a vento, i pic-nic, gli ambulanti che passano con i secchi pieni di ghiaccio e birre. Simulazioni di estati. Ma intanto si è fatta sera, tutti in piedi che arriva Catherine Ringer, già tante cose, musicista, cantante, attrice in capolavori del cinema come Quella porcacciona di mia moglie ma, sopratuttto, solista dei Rita Mitsouko. Cioè leggenda catrevàn. Provate a urlare Rita Mitsouko in una piazza piena di francesi ravensburger 0-99 e il était une fois la famosa finesse française: anche Parigi, per una notte, da signora impomatata si trasforma in ragazzina profumiera tutta poivre. Come adesso. Catherine Ringer, partono le note di C’est comme ça e niente, non si capisce più niente. Gli italiani, noi, li vedi che si guardano attorno, occhi sbarrati e confratella ammirazione. Donne e uomini di ogni età, specie sui cinquanta, che ne avevano trenta, qualcosa più, qualcosa meno, calvizie e pinguedini gettate oltre l’ostacolo. Si balla e poi niente, il libanese da asporto di Rue Rambuteau sta chiudendo, ehi ce lo fai un kebab?, ma abbiamo spento i fornelli!, ma chi se ne fotte, dai, siamo a Parigi, siamo belli siamo giovani e facci ‘sto cazzo di kebab, c’est comme ça, ah la la la.

 

 

10 Replies to “Selah Sue la cantante fiamminga di tuppo pettinata e di tenda vestita”

  1. Il posto fiammingo è vagamente Leuven, se usi lo spelling francese ti strappano le palle e ne fanno due portachiavi.
    Ho tentato di ascoltare sta Selah Sue per più di due minuti ma c'ha la voce di Topo Gigio e non si può sentire. Potrebbe essere peggio solo se cantasse in fiammingo.
    Clem

  2. dialogo fra me e me:

    "e ora come glielo dico a TFM che Selah Sue è in heavy (ma heavy heavy) rotation con Raggamuffin da mesi su radio e tv? poi giustamente lui se la può pigliare a male, come se io non apprezzassi quello che scrive e ciò di cui parla e io non intendo dire questo…però del resto Clem nei commenti ha detto che "ha provato ad ascoltarla…" e quindi ecco non la conosceva. quindi anche altri la scopriranno qui e io fra l'altro vedendo il video del link ho confermato quello che pensavo da mesi e cioè che a Selah Laurin Hill diciamo che le piaciucchia abbastanza."

    commento:

    Forte sta Selah Sue, la devo ancora inquadrare

    michele

  3. *Clem: sapevo ti sarebbe piaciuta. La simpatia dei fiamminghi è uno dei motivi per cui non andrò mai in quei pizzi.

    *G: chi è Andy?

    *Michele: ah sì, anche in Italia va forte? Da mesi rimandavo il post, qui ancora non è famosissima ma abbastanza da finire nei tg. Anw: allora è vero che siamo cugini transalpini 🙂 (edito il post, grazie per la segnalazione)

  4. allora, mesi fa uscivo con un minorenne (non proprio minorenne, 25), e dovevo venire a paris (quando ci siam visti, insomma) e lui mi chiese di comprargli un cd dei rita m. (amazon, questo sconosciuto). 
    finì che io rimasi a giro tra italia, francia, avignone, roma molto più del previsto, la frequentazione si sfilacciò e quando tornai lui si era fidanzato. con un'altra (scusa ma ho conosciuto una persona e ne sono interessato. testuale). 
    m chiese vagamente del cd, io ahem, scusa, le cavallette, ci sentiamo. e continuavo a tenere quel cd sulla libreria e mi infastidiva. l'ho regalato a un amico in visita. pare che gli piacciano molto

  5. quella là suda (ma si può chiamarsi Selah Sue in francese? che tanto assomiglia a celle là sue, là dove tanto le doppie non si sentono) si porta in testa il pipullo, detto anche cipolla
    ciao

  6. *G: ahhh, scusa coi titoli sono pessimo. Ha fatto pure quello, ça va sans dire.

    *Plettrude: vorrei consolarti dicendo c'est comme ça, ma invece dico solo che il tizio è un coglione e tu ben facesti

    *Yet: è vero! non ci avevo pensato al verbo sudare! Forse suda proprio per la cipolla.

  7. " abauì "

    ahahahahhahahahaha!!
    sto ancora a ride! 
    grazie TFM
    Silvia

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