Non porti più i calzini bella bionda

Lo dicono al telegiornale, niente fa media, in questi giorni, forse più avanti, tra qualche mese, quando sommeremo il passato al passato, e i numeri torneranno indietro, una resa di stupore e di vetri che si levano e finestre che si aprono e tutto assume un unico sapore suono senso: esibizione.

La luce, non più improvvisamente così forte, molto forte incredibilmente vicino, una luce che si rifrange sui muri e torna indietro, di rimpallo, sugli occhi, e le dita tese sulla fronte, non a scrutare l’orizzonte, ma riflesso inconsapevole: proteggersi, da cosa? E se qui la mano a visiera una volta era più rara della gente senza pensieri, ora sono giorni senza pensieri e di mano a visiera, tra le strade, un sorridi generale sempre meno eccezione, che non fa in tempo a diventare noia, che lo sanno, lo sappiamo, come funziona: adesso.

E la città si trasforma in un flashmob, un buzz di felicità impazzimenti e giardini tirati a festa, amici che fanno i cruciverba nei tavolini all’aperto, gente infante che impara a camminare, muscoli e gambe lisce che si risvegliano, infradito tirati a lucido, erotismi per tutti i gusti, il gelato da queste parti lo appoggiano, e devi sbrigarti, veloce, come questa pallina da tennis che rimbalza da parte a parte, seduti sulle sedie verdi da secoli, o in piedi, di lato, di fronte, a guardare questi due amici che giocano, uno più tecnico l’altro più fisico, la vita è sempre Federer contro Nadal, e gli spettatori aumentano, che i due amici ci danno dentro, e ogni punto è sudato, a colpi di Putain e Ta guele, ma sono Putain e Ta guele d’amicizia, sulle sedie verdi, all’indietro, jeans stretti che giocano a curve, dolcevita sempre ton sur ton, si applaude, infine, e infine, arrivano due signori di mezza età, che l’ora è scaduta, e le sedie si svuotano e si torna indietro.

Fino a questo sabato di notte e di cammino, lungo un fiume che fa isola, sui gradini, con le gambe penzoloni, dall’alto, prospettive d’euforia, note giamaicane, annacamenti vari, una brezza che non fa breccia, al primo piano un certo Mathieu sta compiendo trent’anni, dalle finestre aperte arrivano voci su musiche, e c’è un foglio scritto a mano, scritto da Mathieu, dice che c’è festa, volendo, e grazie per la nostra comprensione, di chi passa, di chi sta, ma non ti scusare Mathieu, non è notte di dormire, questa.

10 Replies to “Non porti più i calzini bella bionda”

  1. mamma mia quando scrivi queste cose mi sento come quando camilleri descrive il cibo e mi fa venir fame, tu fai proprio venire acquolina di vita.

  2. io ti ringrazio di scrivere. sarà un lunedì di respiro alto.

  3. TFM,

    ci sono pochi post perchè uno non sa cosa dire… si sente inadeguato di fronte alla tua lirica.. vorrebbe ringraziare per come racconti la vita ma ha paura di apparire banale, sciocco, troppo stile "complimenti per la trasmissione".. ecco, come qs mio post…

    baby

  4. mi hai fatto venire nostalgia di Parigi
    volevo dirtelo ieri ma splinder non ha collaborato
    (seppure in ritardo, faccio gli auguri a Mathieu)

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