Sanremo 2023 – Le 14 canzoni della prima serata


Il mio problema con le canzoni di Sanremo quest’anno – ho sempre un problema con le canzoni di Sanremo quest’anno – è che 1) molti cantanti in gara sono per la nostra generazione quello che Tony Cucchiara e Fred Bongusto erano per i nostri genitori quando si ripresentavano ciclicamente a Sanremo con il riporto e la tinta comprata al mercatino abusivo di piazzale Giotto e 2) l’altra metà dei cantanti in gara ha dei nomi d’arte presi direttamente da un crossover sotto anfetamine di Dragonball e Vola mio mini pony. Non credo sia una bella cosa.

Ma basta cincischiare, abbiamo 28 canzoni da vivisezionare, 14 oggi e 14 domani, non dico per uscirne migliori ma proprio per progettare modi creativi per farla finita (Ma quant’è dura la salita/ in gioco c’è la vita/ tu non sai che peso ha/ questa musica leggera-a). Compagni e compagne di mille rime baciate, solo per voi che riuscite a distinguere dopo mezza nota Lena Biolcati, Lighea e Flavia Fortunato, ecco le versioni in prosa e le pagelle della prima serata, realizzate dal vostro artista formerly known as TFM, since 2005 with mucho muchissimo love. 

1 Anna Oxa – Sali (Canto dell’anima)

Cosa dire a una che per prima ha portato il gender a Sanremo nel 1978 (quando c’erano ancora i bei fasci di una volta e non questa copia di mille riassunti) cantando la disperazione di gente uscita pazza per amore e in allegato il miglior finale di tutta la musica leggera italiana (No, io non vedo più la realtà/ né quanta tenerezza ti dà la mia incoerenza / pensare che vivresti benissimo anche senza)? Forse basterebbe un “ANNA: MA PERCHÉ?”.  Non paga di aver scritto con la penna cancellabile pagine bizzarre del Festival (come dimenticare Processo a me stessa), l’artista AO si presente con una canzone di SE STESSA scritta tra gli altri con Bianconi dei Baustelle, uno che in gara non ci va manco pagato ma preferisce l’immanenza facendo cadere dal cielo canzoni a gente bisognosa di RIME SDRUCCIOLE tipo RESUSCITA/NASCITA. Il pezzo parte subito con tanto amore per il prossimo: Bocche piene di falsità che nutre il mondo, mani prive di dignità. Si continua con un distensivo e tenero Arca dell’umanità andata a fondo/ Cuori puri mangiati dall’avidità. Cara Anna, come direbbe Gianni Morandi: “Stai bene?”. Per fortuna il testo si rivela un inno non dico alla metempsicosi ma proprio alla RESURREZIONE: Sali e poi un’altra vita tu vivrai (x9). Anna, speriamo davvero di risorgere che qua tra terremoti, guerre, inflazione e ammazzatine sento la carta malapigghiata. Ma noi siamo incorruttibili e non ci faremo commuovere. Voto: siccome l’ARTE VERA non può ripetersi, io non voglio mai più ascoltare questo pezzo, 2

2 Gianmaria – Mostro

Io Gianmaria non lo sopporto da quando un paio di anni fa a X Factor massacrò con strani suoni gutturali Alexanderplatz di Battiato e Milva, e io tirai una TAPPINA contro lo schermo, urlando MA FINISCILA. Ma non si dica che noi siciliani siamo gente rancorosa e prevenuta con le orecchie foderate di prosciutto, infatti siamo qui ad ascoltare questa roba, con il cipiglio di chi nella vita si è trovato a curare per i Meridiani l’edizione critica dell’opera omnia di Irene Fornaciari. Insomma la canzone parla di uno che se ne è andato e poi è tornato: Che mi sono perso? Un po’ come Ulisse quando arriva a casa di Penelope. La situazione è cambiata: Ora che sorella mia tu sei madre, dimmi se siamo ancora fratelli. OK. Il nostro eroe post-omerico chiede di essere perdonato perché non era niente di personale, ero solo distratto, da me. Prosegue raccontando le proprie peregrinazioni: Ma con tutti i letti che ho visto con che faccia tornerò? Beh, con questa faccia un po’ pallida e smunta di chi ha 20 anni, è magro di costituzione, gira con i capezzoli di fuori e non tiene scuorno di niente. Beato lui. L’arringa termina con un’autocertificazione di dubbia eleganza: ma che ti sembro un mostro/Guarda che sono apposto, rima spericolata che ricorda l’audace Oloferne/Verne di Highsnob e Hu (CHI?) dell’anno scorso. Voto: purtroppo quell’ammissione di correità, con la virgola piazzata tra “distratto” e “me” ti entra nel cervello, te lo trapana e insomma, mi duole molto ammetterlo, ma questo è addirittura un 5.


3 Mr Rain  – Supereroi

Ci vuole più coraggio a chiamarti MR RAIN o a chiamarti MR RAIN e portare un ritornello che fa Due gocce di PIOGGIA che salvano il mondo dalle nuvole? Non so, io francamente vorrei pigiare il tasto SKIP ma siamo professionisti e ascolteremo questo pezzo con la stessa predisposizione d’animo di Luisella Costamagna quando le nominano Selvaggia Lucarelli e viceversa. L’esordio è shock, con una rima incrociata quasi baciata e molto carpiata: Armatura/Consuma/Paura/Luna. Purtroppo, per il nostro benessere psicofisico già messo a dura prova da qualsiasi cosa, segue una GRAGNUOLA di immagine fruste e stinte da mille giorni di me e di te: combattere una guerra, chiedere aiuto, fermeremo il vento, se avrai paura stringimi le mani, ci sono ferite che non se ne vanno, ho versato tante lacrime, ho toccato il fondo. Ecco, toccato il fondo io mi fermerei qua, in fin dei conti nessuno mi sta pagando e sto facendo tutto PRO BONO. Ma, come diceva il saggio, c’è sempre un fondo da scavare. Ecco dunque un coro di cinquenni vestiti da ANGIOLETTI. Una di loro alla fine scoppia a piangere talmente la canzone fa schifo pure a lei. Qua siamo oltre il ricatto emotivo, siamo al VILIPENDIO dei nostri NERVI ACUSTICI: sto andando dai carabinieri a denunciare il verso Siamo angeli con un’ala soltanto e riusciremo a volare solo restando l’uno accanto all’altro. Voto: zero con lo stoppino, dritto nel girone di Povia e dei piccioni. 

Intermezzo Mahmood – Blanco: quando ancora eravamo innocenti, nudi con i brividi brividi 

4 Marco Mengoni – Due vite

L’ultima volta che ho ascoltato una canzone di Marco Mengoni per intero risale ai tempi dei provini di X Factor. Questo per dire il posto che ha Mengoni nella mia vita. Lo ritrovo dopo tanti anni evoluto, cambiato, ma sopratutto cinefilo dai gusti sopraffini. Arriva infatti vestito di pelle da capo a piedi come in un film di Friedkin a caso degli anni ’70 e ’80 (The boys in the band, ma soprattutto Cruising) o, dati i tempi che corrono, in una serie scadente di Ryan Murphy (tutte) (questi sono i veri riferimenti, CAPRE! Non i Village People!). Parte con la solita solfa che la gente pensa si debba portare a Sanremo (E non conosco ancora bene il tuo deserto/ Forse è in un posto del mio cuore), continua con una buffa pronuncia (ENGOVERR) (Marco, se vuoi ti do un paio di ripetizioni di inglese prima dell’Eurovision) ma poi arriva il momento TRIGGER: dal primo MENOOOOO MAAAAAALEEEEE sparato in dieci ottave (si dice così?), niente sarà più lo stesso: segue un’interpretazione e una performance che ABBATTE ogni nostra resistenza a colpi di EPIGLOTTIDE gettata al di là degli ostacoli dei nostri gusti musicali evoluti. Tanto lo so che tu non dormi dormi dormi dormi dormi mai è il verso-inno per noi che soffriamo di insonnia e non sappiamo dove sbattere la testa alle due del mattino. La canzone resta quella che è, un ballatone proteico per cuori psicolabili, ma è anche una canzone-killer che ammazza i sogni degli altri cantanti in gara e di quelli a casa (Quando Marco urla ULTIMAAAAAAAAA Aiello è nel tinello che chiama il telefono AMICO ma, ahilui, nessuno gli risponde). Voto: Marco, basta che fai rosicare Ultimo e io mi sto, 7

5 ARIETE – Mare di guai

Grandi speranze per Arianna Del Giaccio in arte Ariete che debutta al Festival con una canzone scritta assieme a Calcutta e Dardust. Una volta si diceva HYPE, poi non so, io ormai leggo in loop la Recherche di Proust in originale senza sottotitoli. Il problema della GRANDI SPERANZE è che poi su quel palco (che, ricordiamolo sempre, è un cinema di una cittadina a caso del Nord-Ovest) ci devi salire e le gambe tremano. Non sono le gambe, purtroppo. Pare che alla quarta STECCA di Ariete la figlia di Mattarella abbia tentato di buttarsi dalla balaustra urlando NON CI STO ma la regia come al solito stava facendo zapping sugli altri canali. Tutto ciò che amo mi fa sempre paura / Tu buttati con me, mare di guai / Non so nuotare in una vasca / Piena di squali, piena di squali: il testo ci restituisce l’istantanea di una generazione, boh, fragile? Indifesa? Poverina? Non so, davvero, non so. Ma non facciamo i boomer che generalizzano, no, restiamo sul pezzo: Di quel giardino che ho dentro annaffiavi il cemento è un verso ermetico su cui prometto di lambiccarmi, prima o poi. Ma non ora non qui, Ariete: io la chance te l’ho data, e tu, cosa ne hai fatto? Voto: 4 (però la versione da studio forse è un 4,5)

6 Ultimo –  Alba

In periferia fa molto caldo/ Mamma stai tranquilla sto arrivando. Niente, volevo far rosicare Ultimo ancora una volta, così, a BUFFO. Dopo aver perso contro Mahmood e averla presa benissimo, il nostro Niccolò torna a Sanremo con un dolcevita smanicato che tra l’altro non può permettersi e la spocchia che abbiamo noi quando vogliamo prenderci rivincite con la vita, solo che la vita ha sempre altri piani. Specie quando ti ripresenti con rime baciate e alternate MIA/VIA/FOLLIA/VIA ma soprattutto LIVIDI /BRIVIDI (Adesso citi Mahmood, ma sei serio?). Malgrado l’antipatia TOTALE, la canzone I tuoi particolari aveva almeno il pregio di lasciarsi cantare, a patto di farsi dare un colpo in testa e perdere la memoria a breve termine. Stavolta Ultimo ci risolve ogni nostro dilemma MORALE: antipatico lui, antipatica la canzone. Un’accozzaglia di parossisimi infantili che ti va venire voglia di SDRADICARTI gli ossicini dell’orecchio medio e non pensarci più. Voto: ma t’immagini se vince STA COSA? 1,5

7 Coma_Cose –  L’addio

Amici e amiche di mille battaglie, non so a che punto siete della vostra vita, se avete realizzato i vostri sogni, se siete dove volete essere, ma ecco, un consiglio per voi, per me, per te, per loro: troviamoci qualcuno che ci guarda come COMA COSA guarda COMA COSO e viceversa e tutto andrà come deve andare, cioè con un FREMITO di ARDORE che ci percorre da capo a piedi, come un silenzio che racconta tutto. Nemmeno il tempo di cominciare l’esibizione e la domanda è: avremo prima o poi la GRAZIA di assistere a un’esibizione perfetta, completa, totale, di testo, interpretazione, coreografia e TUTTECOSE? La risposta è qui, sotto i nostri occhi lucidi di bellezza: le mani sui fianchi della nostra CALIFORNIA preferita, il dito puntato verso di lui, quando si danno le spalle, e sparirò ma tu promettimi che, quando lui canta la sua parte e lei si appoggia all’asta in QUEL MODO, persino il bacio finale che non vediamo perché in regia ci sono PIGIATORI di bottoni a caso ma va bene così. Davanti al mio cuore c’è una ringhiera/ Sul tuo che è sempre stato uno strapiombo /Lo sai che mi è piaciuto anche caderci credo sia il verso più bello dai tempi di Quello che capita nelle canzoni non può succedere in nessun posto del mondo di Mietta. Che dire, abbiamo i nostri Chromatics, un giorno David Lynch li chiamerà per il remake di Twin Peaks, e noi saremo lì, con gli occhi a cuoricino. Voto: 8

8 Elodie – Due

In una recente intervista la nostra DIVINA PALADINA ha dichiarato, con il piglio di SCIANEL di Gomorra, che torna a Sanremo per prendersi tutto e battere il ferro finché è caldo, ora o mai più. Per una che ha già una lista di PEZZI BOMBA lunga da qui a Marracash e che potrebbe starsene a casa a organizzarsi l’estate come MADRINA di ogni Pride dell’orbe terracqueo, niente male, davvero. Elodie, fosse per me ti manderei all’Eurovision ogni anno a mostrare a quella gente incolta come si sta su un palco, pure vestita come un cigno nero con la pelliccia che un poco cade e un poco no. Tu vuoi una donna che non c’è/ E se ci pensi il nostro amore /È nato appena /Ma è già finito male: tutto scorre perfettamente sui binari della poetica elodiana, quasi un florilegio testuale e ancheggiante degli episodi precedenti. Si continua con un ritornello (o era un BRIDGE?) che sa di sudore e di schiene nude: Che rumore fa/ Il silenzio alla fine/ Di tutte le nostre/ Telefonate interrotte? Ma la vera ACME per noi letterati si raggiunge con il verso Sei il vino che mi ubriaca e la successiva rima AMARA/NIAGARA. Voto: ci vediamo a giugno, ma anche a luglio, agosto e per sempre, braccio fuori dal finestrino e anche tutte le altre cose di fuori, mi raccomando. 7+

Intermezzo LETTERA A ME STESSA della Grande Chiara alla Piccola Chiara: THE IMBARAZZO

9 Leo Gassmann – Terzo cuore

Ogni volta che vedo Leo Gassman vengo travolto da un fiume di domande: chissà che si prova a essere nipote di QUEL nonno, chissà che si prova a sapere che quando hanno distribuito il talento la tua parte di asse ereditario è stata ignorata, ma soprattutto: PERCHÉ lui sì e Antonino di Amici NO? Sale sul palco con i capelli arruffati e il sorriso birbantello di chi ha appena rubato una canzone mediocre dal gran cesto delle canzoni mediocri dei Pinguini Tattici Nucleari. Parte con una voce sussurrata che se lo becchi di notte in una strada buia come minimo finisci in un qualsiasi podcast CRIME, e poi niente, inizia a girare vorticosamente su se stesso come in un film di Muccino degli anni ’90, posseduto da una ILLOGICA ALLEGRIA, ma c’è da capirlo: probabilmente è in shock anafilattico dopo il monologo della PICCOLA CHIARA. Ma Leo se ne fotte, e continua a brandire versi tipo Abbiamo contato le stelle come fossero nei (!) e Penso di avere talento/ Per trasformar le sfide in sfighe (!!) come armi che annullano i nostri corsi pluriennali di yoga in pochi secondi. Mi duole dirlo ma sento che questo pezzo sarà usato per la prossima campagna pubblicitaria della Summer Card di Vodafone. Voto: Leo, sai come dicono a Palermo? Ma che minchia ci ridi? Scusa, ma è un 3

Intermezzo Brian Molko was for the boys, Blanco is for the men: viva Blanco, grazie Blanco, per sempre nei nostri cuori Blanco. 

10 I Cugini Di Campagna – Lettera 22

La storia inizia così: Un giorno Dario e Veronica della Rappresentante di Lista scrivono una canzone e la mandano ad Amadeus e gli dicono Dalla a chi vuoi te, a noi non importa. Amadeus ha la brillante idea di aprire il sarcofago e chiamare i Cugini di Campagna. Ragazzi, non so voi ma a me tutto questo mi pare la quintessenza del DISAGIO. Come direbbero i Colla Zio: STO MALE STO MALE STO MALE. Davvero, io non so chi MENARE prima per questo spreco di risorse, energie, tutto. Viene solo voglia di aprire la finestra e prendere la rincorsa fortissimo, peccato che abito al primo piano. Le uniche cose che rallegrano il mio cuor dalla ripetizione OSSESSIVA di Non lasciarmi solo x72, sono: la rima PETTO/DISPETTO e il cosplayer di Ethan dei Maneskin colto da una EMIPARESI FACCIALE e bloccato in un ghigno agghiacciante alla destra dello schermo. Voto: saranno pure un manifesto ambulante contro il bodyshaming e la vecchiofobia ma per me è 2

11 Gianluca Grignani – Quando ti manca il fiato

Da oggi, quando qualcuno vi chiede Ma che vuol dire esattamente CRINGE?, voi avete la risposta pronta: CRINGE è Gianni Morandi che dice VAI BRO a Grignani prima della sua esibizione. Vai BRO: c’è gente che per molto meno si è infilato un tizzone ardente in un occhio. Ma stavamo parlando di Grignani. Gianluca, tu non c’entri niente, sia chiaro, però vederti oggi, con quegli occhiali, quell’eloquio un po’ così che abbiamo noi quando non dico che facciamo bisboccia ma proprio che osiamo andare a “bere una cosa” di lunedì sera, ecco, sei un po’ lo specchio dei nostri fallimenti: vediamo te e il TEMPO PASSATO ci scorre davanti. Come dicevano le Lollipop: sotto i fari di questa realtà, tra emozioni e sogni senza età. Detto questo: apprezziamo moltissimo, davvero, la coerenza artistica di portare una canzone NOMEN OMEN: Quando ti manca il fiato, cantata così, come una cornacchia resa AFONA da questa vita-balera, in cui non si capisce niente, ecco, bravo. Meno male, perché del testo e di tutti quei PAPÀ gettati al vento non volevamo saperne niente. Purtroppo per te quel TEMPORALE di archi e violini lo abbiamo sentito benissimo. Voto: 3, però nel 1995, col senno di poi, era 9

12 Olly – Polvere

Diciamo le cose come stanno: mi si conquista con veramente poco. Esempio: basta salire sul palco vestito di rosanero, il jack (si chiama così?) dentro l’orecchio con la bandiera di Genova (o del Genoa?), un autotune (FINALMENTE!), il verso sussurrato Facciamo un giro / Se piove, piove, fino a che / Non ci si bagnerà il cuore, cuore /Io e te e un gioco di gambe più canottiera bianca chiaramente ispirati dall’amato Alex Cameron. Poi però qualcuno mi tira una PIGNA in testa e mi risveglio nel mondo post-pandemico con due o tre guerre nucleari all’orizzonte e questo tal OLLY che pensa di farla franca con rime quali NUVOLONE/ SCATOLONE. Quando il pezzo si apre con un tappeto polifonico scopiazzato da una delle più grosse iatture musicali del nuovo millennio, cioè i Coldplay, capisci che la fine è vicina: speriamo non la fine del mondo, ma almeno di questi quattro minuti. Voto: giò, cerca di camminare, vai, vai, più lontano , dove c’era il sole aaaaa: 3

13 Colla Zio – Non mi va

Stamattina mi sono svegliato e ho trovato un messaggio di una mia amica che fa la cantante: ma sai che il pezzo di quegli scappati di casa ha IL GRÙV? Io le ho scritto MA SEI PAZZA? Poi, siccome mi fido di lei, ho riascoltato il pezzo. Resta qui un’altra notte con me/ Resta qui un’altra notte sto male. L’incipit daftpunkiano (o erano gli M83?) promette qualcosa che purtroppo non arriverà mai. Quello che arriva è una SLAVINA di parole buttate a casaccio in faccia alla nostra tristezza (BLANCO perché l’hai fatto, perché?): cessi, wrestling, la Savana, Artù, piazza Tienanmen. Ok. Il verso Tu sei come tabacco /Io matto uno scacco si fa apprezzare per l’assoluta INSENSATEZZA. Seguono messaggi più o meno sessual-criptici: Mi piace la tua bocca e La spada nella roccia/ Non ho fame finché sei sfinita, minchia /Ma che sesso mi fai, ma che sesso mi fai. La spada e la minchia, va bene ZII, non so come dirvelo: ricattare le tipe con il fatto che state MALE MALE MALE, beh, ecco, non funziona più dal 1964. Però si balla, che cazzo ce ne frega, no? Voto: 5-, ma se trovo il GRÚV il voto scende, promesso. 

14 Mara Sattei –  Duemilaminuti

Piazzare questa NENIA FUNESTA di Mara Sattei (o era Sara Mattei?) alla fine della scaletta, dopo aver avuto Benigni, la Costituzione, Mattarella, il Blanco Furioso, Morandi che passa la scopa per terra, gli ologrammi dei Pooh, Giovanna e suo figlio José che diventa UOMO appena compare Elodie sul palco, beh, ecco, insomma, di peggio credo ci sia solo la tortura della goccia cinese. Ma forse parlare di nenia è esagerato, forse è solo che è notte fonda. O forse, semplicemente, il ritornello E dimmi se c’è stato amore tra quelle parole / E poi dammi duemila minuti anzi duemila ore, cantato con il singhiozzo che si portava nel 2004 è come un calcio negli stinchi che ti fa solo venire voglia di essere sbranato dagli infetti di Last of us e ciao ciao. Poi sei scappato ed hai rubato tutta la mia voce / Tutta la mia voce. Ma magari Mara, Sara o come ti chiami, magari: almeno ci saremmo risparmiati la telecamera che volteggia su di te come un volo a planare, per esser inchiodati qui, crocifissi al muro. Voto: 2, e ringrazia che non tengo conto del maldestro tentativo di plagio testuale del pezzo di Ana Mena. 

E con questo buonumore per oggi è tutto, a presto con le altre 14 canzoni. Coraggio, stringiamci a coorte, ne abbiamo bisogno.

One Reply to “Sanremo 2023 – Le 14 canzoni della prima serata”

  1. Pensavo che te ne fossi dimenticato, dicevo, questo ha fatto i soldi e non ha più problemi con le canzoni di Sanremo di quest’anno.
    Che regalo.
    Che regalo!

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