Sanremo 2023 – Le 14 canzoni della seconda serata

Ieri sera a un certo punto mi sono ritrovato a pensare Ehi, che belle canzoni stasera. Poi mi sono reso conto di aver avuto un ATTACCO LETARGICO TRANSITORIO. Speriamo di non aver riportato conseguenze neurologiche troppo gravi. Con l’entusiasmo di chi ogni tanto pensa ai bei tempi andati di Marisa Sannia, Cinzia Corrado e i Future, ecco a voi, solo per voi, le pagelle e le versioni in prosa delle 14 canzoni della seconda serata di questo ennesimo Sanremo delle nostre vite.


1 Will – Stupido

Quest’anno Ama ha deciso di portare non due, non tre ma SEI GIOVANI. Probabilmente la decisione più INFAUSTA da quando Bonolis pensò bene di dividere la gente in gironi classificati per GENDER. Will, vero nome William, sale sul palco vestito come uno della setta di Leftovers, inizia a cantare e conferma una sensazione fortissima: una volta c’era la scuola dei cantautori, oggi c’è la scuola dei BIMBETTI che cantano tutti uguali con questa vocetta stridula come se qualcuno stesse loro tagliando le corde vocali una a una con le forbici, così, per vedere l’effetto che fa. LELE, DEDDY, OLLY, gente così. Per me sei il mare aperto/ Ti chiedo scusa se poi annego in una lacrima. Will, no non devi chiedere scusa a noi, ma forse a te stesso: sei un GIOVANE ma canti le canzoni dei VECCHI IN CARRIOLA. Anzi no, manco quelli: persino Albano è più moderno di te quando canta NEL SOLE. E divento pure un po’ banale
Come dirti che se non ci sei non so che fare /E poi ti chiamo subito/ Ma dubito che tu voglia rispondermi.
Apprezziamo la consapevolezza del tuo essere SOTTONE ma la verità, Will, è che questa canzone ci ha provocato un abbassamento dell’udito e te ne vorremo per sempre. Voto: 1

2 Modà – Lasciami

Pensavate di esservi liberati dei Modà e di Kekko dei Modà? Beh, pensavate male. C’è stato un momento in cui i Modà ma soprattutto Kekko dei Modà sembravano, vai a sapere perché, un elemento imprescindibile nel panorama musicale italiano (ho ricordi vaghi, forse c’entrava Suraci di RTL 102,5, non so). Poi per fortuna quel momento è evaporato, dandoci la pia illusione che sì, forse è vero, alla fine il BENE trionfa sempre. Purtroppo gli ultimi anni ci hanno dimostrato che basta un battito d’ali di pipistrello dall’altro lato del pianeta per trovarci Kekko dei Modà che strizza gli occhietti in QUEL MODO. Fosse solo quello il problema. Kekko è rimasto l’unico al mondo a usare la BRILLANTINA LINETTI. Se fossimo gente empatica avremmo gli occhi lucidi, ma noi siamo ormai SCAFATI, abbiamo combattuto mille battaglie e l’unica cosa che vogliamo è usare il tasto MUTO del telecomando appena Kekko inizia a GETTARE VOCI. Ma che giorno èeeeeeeee, il primo giorno senza teeeee ripetuto milioni di volte non diventerà una verità come le fake news dei fasci, no, rimane quello che è: un verso dei Modà. Voto: Kekko, scusa, lo so, hai avuto qualche problema, ma come disse ieri sera la mia amica Crissy, tutti abbiamo avuto problemi recentemente ma mica siamo andati a Sanremo a urlare: 2

Intermezzo guagliuncello napoletano ahah che risate. 

3 Sethu –  Cause perse

Non so voi ma io non mi vorrei mai trovare DA SOLO in una stanza con uno che si chiama SETHÚ, non tanto perché si chiama SETHÚ, ma proprio per quella frangetta stile Mireille MATHIEU o Fantastico mondo di AMÉLIE che se ti giri all’improvviso ti viene una BOTTA DI SALE, e vorresti solo essere già morto per non dover ascoltare l’ennesima canzone GIOVANE che chissà come è finita su quel palco: Sogni troppo grandi per queste tasche. Appunto. Siamo due cause perse/ Me Io dicevi sempre/ Ho messo i tappi alle orecchie. SETHÚ, non so come hai fatto a capirlo ma esattamente quello che SEDICI milioni di italiani hanno fatto mentre tu e tuo fratello gemello eravate sul palco: i tappi nelle orecchie. A proposito del fratello gemello, mentre la macchina da presa aveva le CONVULSIONI (che punk! che rock!) ho intuito una somiglianza con Jonny Lee Miller di Trainspotting con i capelli da pazzo. O forse era solo avanzata un po’ di TINTA GIALLA di CADEY a Levante. A un certo punto i due BRO pare stiano per limonare sul palco come le TATÚ dei bei tempi che furono ma per fortuna ci risparmiamo l’ennesima provocazione GENDER. Brucio questi anni come se non li avessi/ Come siga spente sui polsi/ Mollami almeno un momento. Caro Sethù, ti prendiamo in parola ti molliamo subito subito. Voto: 2

4 Articolo 31Un bel viaggio

A un certo punto salgono sul palco due SIGNORI di 50 e 56 anni e iniziano a cantare versi che sembrano usciti dall’intelligenza artificiale incrociando le parole NOSTALGIA e SCEMENZA: Com’eravamo belli/ In queste vecchie foto /Due martelli/Anche se non battevamo chiodo. A dirla tutta uno solo dei due canta, l’altro ANNUISCE a tempo (allora siamo tutti bravi a fare i cantanti) e poi inizia a fare quella cosa che alcuni facevano negli anni ’90, cioè SCRECCIARE, e a me viene in mente, chissà perché, Mauro Repetto degli 883. E infatti la canzone pare scritta proprio da Max Pezzali dopo una serata all you can eat al cinese di Lambrate (o era Vimodrone?). Non volevamo creeeeeesceeeere Che ansia e stress. Ma poi quando si mettono a parlare di “viaggio” tornano gli Articolo 31 che non amavamo a 15 anni quando quelli che si facevano i trip ci sembravano un po’, come dire, sfigati. Ma non è il caso di AX e JAD: loro ne hanno viste di cotte e di crude, e questo MEMOIR che purtroppo nessuno ha ancora candidato allo Strega è lì a dimostrarcelo: Siamo stati due coglioni infatti funzioniamo in coppia. Voto: mucho love alle lacrime dell’anzianità ma questa canzone è davvero orrenda: 3

5 Lazza – Cenere


Ieri mia madre mi manda un messaggio e mi fa Ma Lazza sta per LAZZARONE? Mi sta piacendo molto la sua canzone, scrivilo domani nelle tue pagelle. Che dirti mamma, l’intro somiglia a un pezzo qualsiasi che passano al NAUTOSCOPIO di Palermo una sera di giugno (o era luglio?) quando l’unica cosa che conta è ritrovarti a fine serata a ballare e ridere come i pazzi e le pazze, ma poi DARDUST piazza la zampata e si decolla. Molto merito va a questo Lazza che cita con disinvoltura i pezzi di vetro di De Gregori mentre i nostri piedini battono a tempo sul pavimento del nostro domani. Mi spegni le luci se solo tieni gli occhi chiusi è un verso che se avessi 16 anni oggi potrei tatuarmi sulla fronte ma purtroppo no, non ho 16 anni oggi. Cercavo una verità che/ È sempre in mano ai bugiardi/ Aiutami a sparire come cenere / Mi sento un nodo alla gola /Nel buio balli da sola. Versi che certificano una certezza di platino: finalmente un pezzo che non mai fa venire voglia di autoinfliggermi ACUFENI uno dopo l’altro. Voto: Lazza, vieni nella mia squadra non te ne pentirai. 7,5

6 Giorgia Parole dette male


Io ve lo dico: se Giorgia non arriva tra i primi cinque io, come direbbero i COLLA ZIO, sto male sto male sto male per lei. E lo dice uno che ha smesso di ascoltare Giorgia nel ’64. O forse non l’ha mai ascoltata. E poi, e poi. La mia idea su Giorgia è questa: doveva nascere 20 anni prima per fare una carriera diversa, ma soprattutto doveva avere qualcuno di veramente BRAVO capace di consigliarla non dico nel look o nella scelta delle canzoni, ma proprio uno che le diceva NO GIORGIA A SANREMO NON CI TORNI. Detto questo, molto coraggio per non portare il pezzo ALLA GIORGIA, ma qualcosa di funk (o era jazz?), qualcosa che avrei visto nelle corde di uno come Ghemon, che però non avrebbe mai scritto parole come: E tu alla fine eri una bella canzone/ La prima fuga al mare in moto d’estate/ Le tue risate e fare i cretini nei prati. Non so, davvero non so. Lei ha tanto mestiere e sente che il pubblico in sala e a casa è INTERDETTO e risale moltissimo nella seconda parte, di intensità, di sole e di azzurro. Però se sei la QUEEN degli SVISI forse era il caso di spararseli subito e non lasciare mezza canzone CALANTE (o era levante?). Voto: non so, davvero, boh, un pallido 5 che poi diventa 3 che poi diventa 7?

Intermezzo DEDDY Renga e Nek, chi pasturabile chi no. 

7 Colapesce Dimartino – Splash

Anni fa mi trovai in una brasserie all’aperto di Bruxelles con un gruppo di amici a bere una birra. Era una sera di ottobre, si stava bene, c’era anche il mitico Colas e c’era Lorenzo detto Colapesce. Aveva appena fatto un  concerto e tutta la sera rimase in silenzio, un po’ triste e un po’ abbacchiato. Sembrava gli mancasse qualcosa. Qualche tempo dopo trovò questo qualcosa, Antonio Dimartino, uno scrittore sopraffino di canzoni. Entrambi avevano già fatto dischi bomba ma mancava ancora la consacrazione. Il loro BINOMIO è la cosa migliore successa alla musica italiana dal matrimonio tra Carla Boni e Gino Latilla. La prova sta nel modo SOAVE con cui schivano la sindrome del secondo disco, portando un altro pezzo che non sapevamo di volere nelle nostre vite. Campi sconfinati/ Che si arrendono alla sera/ Qualche finestra accesa/ Mentre il vento arpeggia: si parte in stile urciullesco prima maniera ma poi arriva la PUNCHLINE che ci ammazza tutti: Ma io lavoro per non stare con te. Si continua con Ma che mare ma che mare/ Meglio soli su una nave/ Per non sentire il peso delle aspettative/ Travolti dall’ immensità del blu e noi siamo già in piedi a saltellare nei nostri TINELLI mentre nuotiamo tra le lacrime di una connessione generazionale che peraltro non volevano. MI faccio uno spoiler a ME STESSO: La vita è un baccarat/ Balliamo vieni qua è il verso che URLERÒ fino a perdere i sensi. Voto: i migliori? I migliori. 9

Intermezzo Black eyed PISS ma per fortuna arriva BRUNO a farci un corso di INGLESE pasturabile right here right now

8 Shari –  Egoista

E per la legge dell’equilibrio universale, dopo i migliori arriva TAL SHARI, il cui vero nome e cognome è, tenetevi forte, SHARI NOIOSO (“Salve signorina NOIOSO, che canzone porta a Sanremo?”). Una così spettacolare applicazione del NOMEN OMEN andrebbe premiata. Ma non ora non qui, soprattutto dopo che ho scoperto che il vero cognome di Salmo, il fidanzato di Shari, è PISCIOTTU. Avrete capito, sto tergiversando con i miei Cognomeshaming solo per rimandare l’indifferibile, cioè la versione in prosa del verso Quando stappo STA BIRRA che sa di di THÉ. O forse voleva dire TE? L’ambiguità della poetica noiosina non può essere risolta all’orale e stavamo quasi per farcela andare bene ma poi è arrivata la quadrupla RIMA SENSA SENSO Qualcuno/Chiudo/Aiuto/Fanculo. SHARI, un punto in più di Mara (o era Sara?) Sattei ma capisci bene che se questo è il termine di paragone stiamo messi malissimo. Voto: 3

Intermezzo Fedez che dice ad Ama Mi assumo la responsabilità di quello che hai fatto e Ama lo guarda come a dire Ma perché, che hai fatto? 

9 Madame – Il bene nel male


E in un mondo di SHARI, OLLY e SETHÚ a un certo punto arriva una che si fa chiamare MADAME e chiede rispetto che noi peraltro le diamo molto volentieri, a prescindere dalla tragica LINE UP degli under 25 di questo Festival. Mi aspettavo un “mi mancavi”/ Invece hai parlato /Tanto tanto tanto tanto/ Tanto amore quello che ti ho dato. Manco il tempo di partire e già siamo sul DANCEFLOOR chiudendo gli occhi per sottrarci alle TELECAMERE UBRIACHE di questo Festival: tanto la voce di Francesca la riconosceremmo tra mille. L’unico sei tu/ Con cui ho fatto l’amore /Facendo l’amore/ Amore tra tutti/ Hai pagato il mio corpo a parole, parole dolci dà la STURA a una tirata che ormai è un marchio di fabbrica. Pezzo molto più profondo di quel che le ripetizioni ossessive e il puttana-catchy farebbe pensare. Il cuore va tenuto dentro al petto/ Per potere ancora respirare alza il voto di due punti, così come una somiglianza struggentissima con Alice/Carla Bissi. Voto: 7,5

10 Levante –  Vivo

“Dalla musica alla moda ai ROMANZI”. La scrittrice CLAUDIA porta anche lei un pezzo MEMOIR (“Salve signorina LAGONA, volevo sapere quanto c’era di vero in questa POESIA” “Tutto, io sono VERA”). Insomma: se ho capito bene Claudia ha procreato e questa cosa l’ha turbata così tanto che non solo ha scritto questa canzone ma ha anche pensato che potesse fregarcene qualcosa. Mi emoziono con poco/ Gioco ancora col fuoco è un po’ uno spoiler sul disinteresse totale per i prossimi 3 minuti, mai come Vivo il digitale/ Vivo l’uomo e l’animale: scusi signorina Lagona mi sembra che lei stia andando fuori tema. E forse lo sa anche lei, che infatti inizia a saltellare e a far VOLTEGGIARE quei capelli per fare confusione. A proposito: state apprezzando la totale assenza di commenti su quei capelli ARANCION PAGLIERINO ma anche un po’ SBIRULINO? Devo tenermi perché ho paura che arrivino le truppe cammellate di Carlotta Vagnoli a accusarmi di cose che peraltro potrebbero essere vere. No dai, sul serio, Claudia, ma ti vuoi stare quieta cinque minuti? Il ritornello Vivo un sogno erotico/La gioia del mio corpo è un atto magico ti si infila tra il LOBO OCCIPITALE e il CERVELLO ANTERIORE in una MORSA assassina. Voto: si salvi chi può, addio a tutti i miei perché perché perchééééééé: 5

11 Tananai – Tango

C’è gente che nasce capra e resta CAPRA e poi c’è gente come il nostro Alberto in arte Tananai che prima diventa cantante e poi va a prendere lezioni di canto da UNO BRAVO: esattamente l’opposto di come dovrebbe essere ma questi sono i tempora che currunt. Beh, almeno lui a studiare ci va. Insomma è già passato un anno da quella canzone un po’ cazzona e ora Alberto torna con una rosa ENORME nel taschino e una BALLATONA sul fatto che lei lo ha lasciato. Grazie al cazzo, con un verso come Eravamo da me, abbiamo messo i Police/ Era bello finché ha bussato la police, ringrazia che non ti abbia MENATO. Diciamo la verità, se dal nulla fosse sbucato questo bel faccino a cantare questa NOIA ESIZIALE avremmo subito chiamato la police, ma se c’è un senso nella frusta frase Ha fatto il percorso, beh aiutatemi a trovarlo. Tu, fammi tornare alla notte che ti ho conosciuta/ Così non ti offro da bere e non ti ho conosciuta oggettivamente è molto drama e potremmo, dico potremmo, averla tutt* pronunciata almeno una volta nella vita. Solo che poi siamo entrati nell’età adulta. Per fortuna che c’è il verso Ridevamo di te che mi sparivi nei jeans, salvifico come quando mettiamo l’olio al peperoncino nella pizza SCIAPA. Alberto, cosa devo dirti, mi ARRIVI parecchio, sento la tua emozione, la tua interpretazione, ma non so, davvero, ci devo pensare. Voto: dai facciamo 6 ma solo perché anche tu devi aiutarmi a far rosicare ULTIMO. Forse se ci diamo da fare cambia mestiere. 

12 Rosa Chemical – Made in Italy

I furbetti del genderino colpiscono ancora. Mentre Achille Lauro è a casa a SCHIUMARE BILE, il suo nipotino putativo (vero nome Manuel Franco Rocati da Voghera) (!) dimostra di aver bene imparato la lezione. Stiamo parlando di uno che ha tatuato sulla fronte il suo anno di nascita per paura di dimenticarselo, e rappresenta dunque benissimo una generazione che mentre ci parli infila un reel tra soggetto e predicato prima di chiederti: SCUSA NONNO cosa mi stavi dicendo? Rosa Chemical porta dunque un “pezzo che farà ballare anche i fasci”. Addirittura. Raghi, non so voi, ma a pare un testo ottenuto dal generatore automatico di GENDER e cose che vogliono épater non dico la borghesia di Voghera ma proprio i vecchi arbasiniani in pantofole che ancora scuotono la testa per Blanco (“che screanzato, che vergogna”). Ti piace/ Che sono perverso e non mi giudichi/ Se metterò il rossetto in ufficio lunedì/ Da due passiamo a tre / Più siamo e meglio è. Non so, ma la versione porno di Montagne Verdi che scrivemmo in seconda media con i miei compagni Tony Sambataro e Vicè Ficarotta mi sembrava più trasgressiva. E poi scusate, ma l’arrangiamento mi pare identico alla cover che portò l’anno scorso con Tananai. Voto: uno in meno per la parola VICISSITUDINE usata a cazzo e tre in meno per la Captatio benevelontiae “a chi si è sentito sbagliato ma era semplicemente diverso”. Talè va, prenditi questo 3,5 e ringrazia che cose senza senso come Badabadabidababa badibubum mi prendono sempre bene. 

13 LDA – Se poi domani

I francesi hanno la famiglia Gainsbourg e noi italiani abbiamo la famiglia D’Alessio. Sempre meglio della famiglia Castellitto (“Ma quanti sono? Ma non finiscono mai!”) ma sempre troppo presenti nelle nostre vite. LDA sta per Luca D’Alessio e io un po’ EMPATIZZO con questa scelta di un nome d’arte frutto dello SCUORNO. Ma poi lo vedo salire sul palco vestito di blu e penso: Ehi, ancora tu? Ma non dovevamo vederci più? O meglio: chi è questo COSPLAYER di AK4SEVEN (quello che l’anno scorso portò Perfetta così)? Vedi Ama, il problema è che tu sei troppo buono. Inviti questa gente uscita da Amici in BATTERIA e loro ti fanno controprogrammazione con C’è posta per te. Questo è il ringrazio. Ricordatene l’anno prossimo. Ma siamo qui a fare l’ESEGESI CRITICA del testo del figlio di Gigi D’Alessio. Se pensate che sia già tutto abbastanza BUFFO, non avete letto bene versi come E mi manca disegnare con lei sulla spiaggia / Due iniziali in un cuore di sabbia. Ma anche: Queste immagini/ Continuano ad uccidermi. A chi lo dici Luca, a chi lo dici. Se avessi 13 anni e fossi uno PSICOLABILE forse questa canzone mi piacerebbe, ma, ahimè, non ho 13 anni. Voto: ma per cortesia, 2

14 Paola e Chiara – Furore

Accompagnate da un hype ASSURDO come se da sole dovessero riscattare il fallimento di tutta la generazione, quando da sole rappresentano benissimo il fallimento di loro stesse. Potevano avere il mondo in mano e invece sono finite una a fingere di voler partecipare a The Voice e sempre sull’orlo di un CROLLO EMOTIVO e l’altra a commentare sulla pagina di Sapore di male. Ora che ci penso, esattamente come NOI che sbricioliamo BENZODIAZEPINA nel NESQUIK mentre mettiamo emoticon dell’aereo che vola a ogni GATTINO che miagola negli angoli bui dell’Internet. Dunque Paola e Chiara tornano su quel palco, sedute su dei COMODINI UMANI, vestite uguali come le gemelline di Shining e dei brillantini SBAVATI su facce che una volta cantavano canzoni IRLANDESI (o erano I Modena City Ramblers?). La pista non è più buia /E l’ansia con te si annulla/ La musica muove /La sola illusione /Di averti con me. Nemmeno il tempo di partire e siamo già tutti sui CARRI di TEL AVIV a fare furore furore, amarsi e fare rumore rumore. Un po’ Barbra e Donna in Enough is Enough, un po’ Raffaella, un po’ CHIUNQUE DI NOI quando iniziamo a ubriacarci e cerchiamo di rimanere in quell’equilibrio tra l’entusiasmo di Paola e l’evidente richiesta di aiuto di Chiara che già è ESAUSTA a metà serata figuriamoci alla fine del tour. Che dire, si balla e si ballerà, due punti in più per averci infilato la parola STROBO, due in meno per la didascalica Arcobaleno. Voto: 6+ ma tra pochi minuti sento che sarà già un 4-

E anche per quest’anno è tutto. Il mio sogno è vedere all’Eurovision Colapesce e  Dimartino che cantano MA CHE MARE MA CHE MARE facendo il gesto tipico italiano della mano che gli stranieri amano tanto. Abbiamo già la vittoria in tasca, non sprechiamo questa occasione

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