Memorie di un anziano che al liceo aveva scelto le ore sperimentali di informatica “tanto l’inglese poi me l’imparo quando vado a Londra con la vacanza studio dell’ufficio di mio padre”

Una decina di giorni fa mi è arrivata la prima di una serie di mail automatiche dall’azienda a cui pago i piccioli una volta l’anno per tenere questo blog che una volta era poco più di una moleskine piena di appunti scritti male, al buio, di fretta e poi (fase due) è diventato qualcos’altro e infine (fase tre, questa) le balle di fieno hanno cominciato a rotolare (sottofondo: pensa a del vento di scirocco, sono le tre di pomeriggio, un cristiano con uno stuzzicadenti in bocca, dei fichi d’india sullo sfondo). Ah già, ho un blog. La mail diceva che avevo superato le dimensioni del database consentite dal pacchetto per cui pago i piccioli una volta l’anno etc. Cosa molto buffa, visto che da quattro mesi non mettevo piede nella casa di campagna se non per verificare che non mi fossero entrati i ladri in casa. Cosa ancora più buffa, la mail mi diceva che dovevo CORRERE AI RIPARI oppure passare al pacchetto superiore e pagare ancora più piccioli etc. Come al solito quando qualcuno mi dice quello che devo fare, specie in CAPS LOCK, specie dentro a un computer (o dentro facebook: “DEVI leggere questo libro”, “Ma perché non te lo leggi tu?”), insomma mi sono girato dall’altra parte, ma le mail automatiche sul CORRERE AI RIPARI hanno cominciato a sommarsi, sempre uguali, identiche a se stesse, ogni mattina alle 9:01 in punto, e va bene: dopo uno scambio epistolare con una certa Jessica dell’azienda a cui pago i piccioli una volta l’anno, scambio assolutamente infruttuoso legato al fatto che io dicevo “Signorina Jessica questo blog non vuole passare al pacchetto superiore per vari motivi tra cui il fatto che questo blog non esiste, mi può dire brevemente come posso ridurre la dimensione del mio, ehm, database?”, domanda a cui Jessica opponeva un ottuso muro fatto di “La dimensione del suo database è ENORME o la riduce o passa al pacchetto superiore” (ottuso muro che mi ha fatto dubitare in più di un’occasione che la signorina Jessica esistesse davvero: d’altronde, con quel nome, dai), insomma ho cercato il primo plugin che passava per la strada e ho svuotato il mio enorme database: da 107 a 40 MB. Le mail delle 9:01 del mattino non arrivano più.

 

getmyshoe

 Poi è scoppiato questo panico della COOKIE LAW, sintetizzato al meglio da un post riportato da Mantellini e che si chiamava Scassatori di palle (o di cazzo, non ricordo), panico del fatto che siccome le internez non sono già dei posti abbastanza fuorimoda e infrequentabili, ora ci si mette pure questa cosa che ogni volta che apri un sito HO CAPITO CHE CI SONO I COOKIE. E se tu, disgraziato che non sei, hai ancora un blog che, come sa anche Jessica dell’azienda a cui pago i piccioli una volta l’anno, non esiste, ecco: ammetto di avere un problema con l’adeguarmi alle cose che non mi calano. Dice che dobbiamo inserire la policy nel blog, dobbiamo nel senso di tutti. Sennò una multa che va dai SEIMILA ai CENTOVENTIMILA euro. Oppure: ci spostiamo tutti su facebook (ma ci siamo già tutti su facebook, l’omicida impunito che ha distrutto i nostri sogni). Oppure: iubenda. Ecco, sto da abbastanza tempo sulle internez da capire che iubenda non può essere la risposta (non per colpa di iubenda, ma nel senso che tutti hanno cominciato a dire IUBENDA IUBENDA, capito in che senso, no?). Però ci entro lo stesso. Inizio una cosa che ancora non ho idea ma sarà lunghissima, fatta di iscrizione (password: sturaminchia) e di tutta una serie di passaggi in cui devo non solo ricordarmi ma anche capire (dopo 9 anni e mezzo) che cazzo è davvero un blog, questo blog. Comincio a riflettere su tutta una serie di cose su cui ho già riflettuto abbastanza e mi viene voglia di pigiare il bottone dell’ESPLOSIONE TOTALE. Non lo trovo. Chiudo iubenda, sapendo che me ne pentirò amaramente (come ogni volta in cui butto dalla finestra decine di quarti d’ora della mia esistenza senza concludere un cazzo, come quando stavo su twitter, come quando devo cambiare la metro a Châtelet) e noto che un minuto dopo la mia iscrizione su iubenda mi arriva una mail di TAL GIANNA:  “Ciao, a volte iubenda lascia dei dubbi negli utenti, che si fanno domande sulla copertura legale, su chi c’è dietro il servizio, su come configurare la propria privacy policy o come integrarla una volta generata. Per qualunque dubbio o chiarimento, puoi scrivermi quando vuoi e sarò felice di aiutarti. A presto, Gianna”. Ora, cosa fareste voi ricevendo un testo come questo? Esatto. Spengo tutto e me ne esco, anche perché qualcuno su facebook ha appena scritto: “Tranquilli, HO TELEFONATO AL GARANTE e dice che per ora è meglio non fare GNENTE che stanno rivedendo alcune cose”.

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 Ieri invece ho fatto il reboot del pc. Sai, quel momento in cui il pc comincia a diventare caldissimo e non puoi aprire due programmi contemporaneamente senza temere una fusione nucleare tra te, la tua inutile esistenza e la morte? Quel momento in cui rimpiangi il momento in cui sei passato dal mac al pc già nel momento in cui apri la scatola e sai che per il resto dei tuoi giorni ti chiederai: “Ma perché sto passando dal mac al pc? Pensa a quando dovrai fare il reboot”.

Lascio il pc fare le sue cose, esco, torno, la schermata mi chiede di scegliere tra l’italiano e il francese come lingua MADRE, io scelgo l’italiano solo perché quando devo risolvere i problemi e sono preso dall’odio contro tutto quello che ha bisogno della corrente elettrica non mi va di sopportare anche i BONJOUR BONSOIR TOUT VA BIEN?, insomma dopo un’altra buona mezzoretta (sommata alle altre mezzorette di oggi, di ieri, di sempre: alle medie usavo la macchina da scrivere e la cosa più complicata era cambiare il nastro, voglio dire: non era meglio, no?) scopro che:

1) ho perso tutti i preferiti di Chrome, ovvero centinaia di articoli salvati e non ancora letti. Articoli fondamentali per la mia esistenza, ovviamente. In compenso, dal nulla, sono rispuntati quelli del settembre 2014 (che, cazzo, me, ne, faccio, suca), che è un po’ come risfogliare un vecchio album di foto: uh, guarda come portavo i capelli in questa cartella di bookmarks. Nemmeno il tempo di farmi prendere da una crisi di pianto che

2) non riesco a loggarmi su Spotify: dice che la password è sbagliata, per recuperarla dice che mi manda una mail. Aspetto, le mezzorette passano ma non arriva nessuna mail. Non, arriva, nessuna, cazzo, di, mail. Allora ricomincio a provare le password, quelle logiche, quelle storiche, quelle boh. Cerco di pensare a cosa potessi avere in mente l’anno scorso quando decisi di dare 9,99 euro al mese per pulirmi la coscienza e smetterla di fare le cose zozze coi flac e i non flac. Le provo tutte ma niente, penso a quegli stronzi dei telefilm che ci riescono al secondo tentativo (“È la tua data di nascita AHAH”, diceva ieri notte la moglie di Matt Dillon in Wayward Pines 1×03, ma vaffanculo, Lucius, Juliette Lewis e me stesso che non scelgo mai la mia data di nascita), già che ci sono provo anche la password della Canalis, di Federica Fontana, persino la password “autogrill”. Niente. Spotify non mi si apre più, e intanto continuo a pagare per non avere qualcosa che prima avevo gratis. Non mi resta che chiedere aiuto alla CUPOLA DEI BLOGGER, in memoria dei vecchi tempi, di quando avevo un blog, di quando Selvaggia, in un suo programma su la3, nominava un mio post sulla Canalis a Ballando con le stelle America. Canalis, Soncini, Lucarelli: di quando tutto tornava. Sempre.

8 Replies to “Memorie di un anziano che al liceo aveva scelto le ore sperimentali di informatica “tanto l’inglese poi me l’imparo quando vado a Londra con la vacanza studio dell’ufficio di mio padre””

  1. Scusa tanto, ma perdere i preferiti di Chrome non è possibile, a meno che tu non avessi negato il consenso all’accesso (cioè non ti sei loggato una volta per tutte con l’utenza gmail a chrome dopo settembre 2014…prima evidentemente lo avevi fatto!).
    Nel qual caso, ciaone.

  2. *Zion: ciao, quanto tempo, mi fa piacere ritrovarti. Anche io pensavo non fosse possibile, mi sono loggato eccome dopo settembre e quando mi sono riloggato dopo il reboot mi è ricomparsa la cronologia e i preferiti di settembre. Se hai suggerimenti li accetto volentieri

  3. Chi cazz’é reboot? sempre pc io e mai visto quello là, dici che é per questo che il pc ogni tanto si spegne a muzzo (cit.).

  4. perchè non ti rassegni ad usare una macchina da scrivere se non sai e non vuoi imparare ad usare un PC?

  5. Ooops e ti ricordi ancora di me? ma che bello 🙂
    Purtroppo non ho nessun suggerimento tranne quello dato a mio marito dall’help desk di Google (a pagamento, per una roba business) che è stato: “non sai come fare questa cosa? hai cercato su Google?”
    Cortocircuito!

    A naso comunque non ho una soluzione. Avevi sincronizzato anche il telefono o altro device (tipo tablet)? Magari sul chrome del telefono hai i preferiti corretti che puoi provare a salvare, ma chissà perchè ne dubito fortissimamente. 🙁

  6. Quindi: mai, mai, mai abbandonare un Mac per un Pc meglio la macchina da scrivere e che sia una Underwood.

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