Se per caso cadesse il Facebook io mi sposto un po’ più in là
Ieri sera, mentre in tv Little Dee Angelo Alfano difendeva ‘lo stimato economista Brunetta’ dagli strali di un compassato giornalista tedesco (o era economista pure lui?) che diceva ‘ma stimato Brunetta cosa?’ e in un attimo si scatenava il dibattito Nord Europa Protestante vs Sud Europa Cattolico, io, non so bene per quali motivi, schiacciavo compulsivamente l’iconcina F della barra dei preferiti ottenendone un luttuoso ‘impossibile connettersi al sito facebook.com’.
E mentre contemporaneamente cliccavo sull’iconcina T della barra dei preferiti per vedere se su twitter sapevano cosa stesse succedendo (su twitter tutti sanno sempre tutto, c’è questo perenne tono autoassertivo, non so se ci avete fatto caso, che porta a credere alla qualsiasi, per dire, quando Roberto Formigoni se ne era uscito con quella storia dell’UFO a Parigi, io per un attimo ci avevo creduto, cioè era scritto là, quindi era vero), insomma mi chiedevo se era colpa mia, del mio computer o di Paolo Del Debbio e intanto pensavo tre cose:
la prima cosa che questo crashone di Facebook in realtà era una vendettona trasversale di Twitter per quella storiaccia di Instagram che ha disabilitato la condivisione delle foto, la seconda cosa che Facebook, nella persona proprio di Facebook, stava approfittando di questo sonnacchioso lunedì sera di dicembre per combinare chissà quale magheggio nelle impostazioni lassù in alto a destra,
la terza cosa in realtà era una domanda: e se domani, oggi, all’improvviso un buco nero di oblio s’inghiottisse Facebook mandandolo al Creatore, noi, queste centinaia di milioni di persone nel mondo, come lo riempiremmo questo improvviso vuoto? La gente ci butteremmo dai balconi, ci organizzeremmo in resistenze come ‘nell’ennesima storia di fantascienza di JJ Abrams’, o torneremmo semplicemente a guardare il televisore dal divano invece che dalla tastiera? (Ok, spunterebbe subito un’altra cosa simile, ma non è questo).
Dico proprio Facebook, la forma mentis come ce l’ha modificata, i riflessi involontari, gli spasmi delle dita, le azioni che non hanno bisogno di farsi prima pensieri, ma sono già foto parola condivisione indignazione, se tutto sparisse come se non fosse esistito mai, sapremmo fare a meno di questi amici che non sappiamo che faccia abbiano, sapremmo tornare a farci i fatti nostri, sgonfiare i nostri eghi come con quelle operazioni agli stomachi che ti piazzano un anello al silicone e poi speriamo bene, sapremmo trovare una nuova applicazione al concetto di tempo nel senso proprio di giornate ore minuti? In altre parole: dopo tutto questo, ci abbiamo mai riflettuto, che cosa c’è?
Te lo meriti =) io sto organizzando lo sbarco su second life, magari fra qualche anno saro’ pronto per Facebook…..a meno che il papa non sbarch su Badoo.
A me manca splinder, per dire come sto messo.
*Falloppio: anche a me manca splinder, figurati
ci sarà un altro sn uguale a facebook. ormai di CONDIVISIONE non se ne fa più a meno.
Sono a un anno e mezzo dal mio secondo suicidio virtuale sui social networks, in questo anno e mezzo son riuscito a vedere la rete sotto da altra prospettiva e son tornato ad assaporarne le tante, variegate, strabilianti, fantasiose sfumature. Non son quello che ti dice che i sn fan schifo, che ti tolgono la privacy, che ti depersonalizzano bla bla e tutte le banalità da schizofrenici digitali; penso che ci voglia approfondimento, in tutto, se si vogliono sostenere tesi.
Ma diamine quanto son stato bene in questo anno e mezzo!
ricominceremo a scappare in caso di terremoto invece di rimanere come dementi a digitare “aiuto il terremoto!”
*The day after: hai fatto benissimo, molti ti invidiano anche se dicono di no
*Ondalunga: o invece di ‘fare le foto al terremoto così non hanno scuse se vengono mosse’
Non so Tieffè.
Secondo me bisognerebbe indagare su come è cambiata l’ansia di approvazione, ora misurata in tempo che passa dalla pubblicazione al primo Like. [Unità di misura che chiameremo no-not, no notifiche]
E’ come se stessimo tutti scrivendo una di quelle belle lettere d’amore di una volta e tutta la tachicardia delle tre settimane che ci mettevano ad ottenere risposta ce l’avessimo condensata in quei 2, 3, 5, 8 no-not.
So per certo che indietro non si può andare, ma un mondo con la tachicardia che va a no-not è un mondo accelerato, e alterato. Se si ferma il motore, succede solo una cosa: rimaniamo a piedi.
Non vorrei esser lapidario e nemmeno generalizzare a sproposito ma credo sia giusto dire che si parla tanto del bisogno di indipendenza, per esempio dell’informazione, ma non si parla mai dei pericoli che porta la dipendenza, la “nostra” ben più comune, dagli schemi mentali prefissati e dalle eventuali strutture atte a replicarli.
Addio senso di colpa! Se si sprofondasse Facebook non dovrei più sentirmi in colpa perché non lo aggiorno mai, perché non mi cago mai nessuno, smetterei di pensare che Facebook mi offre la possibilità di essere popolarissimissimissima e che tutti mi vorranno bene perché liko tutto quello che fanno e posto le foto delle vacanze e invece io spreco questa preziosa possibilità perché ho un profilo che non uso e quindi vivrò il resto della mia vita senza amici perché tutti si dimenticheranno di me e sparirò nel nulla. Solo per il fatto che esista Facebook mi dà un’ansia terribile da occasioni che non voglio cogliere mancate per sempre. Se sparisse sarei LIBERAAAAHAHAHAUAUAUAUAU!!!!