La Nuova Cosa di J.J. Abrams: Alcatraz, l’orizzontale e il verticale
Approcciarsi ogni volta a La Nuova Cosa di J.J. Abrams (sostituisci a ‘cosa’ ‘una serie’, ‘un film’, quel che ti pare) è come quando su Facebook quel tuo compagno del liceo ti invita all’evento ‘PIZZATA NOSTALGIA Parteciperai Sì No Forse’. E tu sei lì a soppesare pro e contro finché non decidi di non decidere: intanto vediamo chi ci va, e sfogli una a una le foto di quelli che una vita fa credevi fossero la tua vita e invece no. Sono invecchiati bene, sono invecchiati male, hanno messo su la pancia?
ALCATRAZ 1×01 “Pilot” e 1×02 “Ernest Cobb” (SPOILER: Hugo è sempre uguale).
– Ehi Michael ti va di scrivere le musiche per la mia Nuova Cosa?
– Ok J.J, come le vuoi?
– Uhm, vediamo, c’è un’isola, c’è Hugo, ci sono i salti nel tempo, EHM tipo LOST, che ne dici?
– Non so, magari poi la gente pensa che non so fare altro
– Ma se hai vinto Emmy Grammy e Oscar, piantala
– Sì ma la gente non ha memoria, si ricorda solo di quello che gli conviene
– Dai, non scassare la minchia, piglia un poco di scarti che hai nel cassetto, incrocia qualche pianola, qualche violino ed ecco le Nuove Musiche della Nuova Cosa
– Insomma, come fai tu con gli script
– Bravo, l’ho sempre detto che sei uno sveglio. Comunque, senti qua. Io ti do carta bianca, ma ti chiedo solo una cosa: fai QUELLA MUSICA cripissima che facevi sempre a Lost alla fine degli episodi quando uno che credevamo morto in realtà era vivo ma intrappolato nel FUMO di un FUMO NERO. Intesi?
– Ok, ogni tuo volere è un ordine
Seguono dettagli:
Dicevamo Pizzata. Che fa rima innanzitutto con Michael Giacchino, molto più che una simbiosi con l’universo abramsiano. E con tutta una serie di ammennicoli portafortuna che J.J. ama portarsi dietro: un personaggio di nome Jack (vai a vedere su Imdb se non ho ragione), Jorge Garcia, una protagonista bionda (Sarah Jones, Caschetto Paffuto, finora non molto dissimile da una qualsiasi biondina di Criminal Minds et similia) ma coi capelli corti sennò faceva troppo Olivia Dunham. Sì, perché se è vero che Lost è il primo ingrediente (q.b.) poi subito dopo c’è Fringe. Ve l’avevo detto, come ritrovare i vecchi amici. Ecco quindi Diego Soto, perfetta sintesi di Walter e Peter Bishop (ma in gita a Castle e con in più una tracolla che è già Leggenda). Ed ecco le transizioni colorate da un universo all’altro. Ma attenzione. Alcatraz non è né Lost né Fringe. Non solo, almeno. Parminder Nagra, cioè Neela Rasgotra, si prese sulle spalle l’infame compito di reggere la baracca di E.R. dopo il fuggi fuggi che portò alcuni a diventare avvocatesse di successo e altri a vincere Golden Globes ringraziando i piselli di altri attori. E Parminder (assieme a Maura Tierney, va detto) lo fece benissimo. Noi cuoricino Parminder Nagra, già nell’era Pre MegaUpload e ancor di più ora che scopriamo la nostra Lucy ha quella parlata so sexy.
Vabbè, dai, un pilot non si nega a nessuno. Tante cose potremmo dire su questo impasto narrativo dal sapore molto familiare. Due buoni episodi, che dosano al meglio le cose da sapere (evitato il sovraccarico informativo tipico di molti pilot) e le cose che devono succedere (buon ritmo, specie in considerazione di un elemento che spesso si sottovaluta, le pause pubblicitarie: la scrittura televisiva parte sempre da lì). Nel solco della tradizione abramsiana, Alcatraz sa che le domande, i ganci, gli interrogativi, le carte mescolate sono molto più interessanti delle risposte. E sembra aver ben appreso la lezione di Fringe, che deragliò (in termini di affezione) a causa di una opacità del quadro generale troppo a lungo mantenuta e a causa di un eccesso di ‘casi di puntata che non portano avanti la storia’. Qui, sin dal primo momento sappiamo quel che sta accadendo: c’è un puzzle da ricomporre (the new Alcatraz). Non solo, assistiamo anche al superamento della classica separazione tra linee orizzontali e verticali. Ci sono i morti, ci sono i serial killer, ci sono le indagini e le false piste, ma anche un what if molto nitido che indica la direzione da seguire.
Piena fiducia dunque a questo rinnovo atipico del filone ’60’s’. Ma, citando Emerson Hauser (un ottimo Sam Neill), ad Alcatraz diciamo: If you want to stay, you’ll have to prove to me every day that you deserve to be here.
E quindi: UHM. (Ma un po’ di tempo lo trovo, dai, per la pizzata)
Ho visto solo la puntata 1.. affascinata dal ritorno di HUgo, che era il mio preferito in lost, decisi di continuare. Spero di non incorrere in cazzata inguardabile come ‘le avventure di marito e moglie agenti segreti’, di cui neanche il nome della serie restò impresso nella mia memoria…
bricolage seriale?
ciao
Ottimo! Aspettavo solo un parere autorevole per gettarmi tra le braccia di Hugo 🙂
*L: dai, partecipa anche tu!
*Alessia: non ci pensiamo, vah
*Yet: purtroppo sì, ormai è l’unico orizzonte (main)
*Palmizia: onore e prestigio, benvenuta sul blog!
Mh.
C’è JJ.
Sono molto sospettoso.
*Clem: quando “tra sei mesi sarà tutto finito” ti dico se ne vale davvero la pena o no
Di recente mi son visto the Room. L’hai visto? Mi è parsa molto bella, ma è una miniserie di 3 puntate. Forse i serial di misteri reggono solo sulla corta distanza, e oltre un certo limite iniziano a sbrodolare?
@Clem ma parli di The Lost Room?
Comunque Tutto Fa Media da te mi aspettavo un po’ di critica:
-la protagonista: a parte quel popo di tettume ha davvero poco carisma. È o non è un po’ cheap? Cioè la verosimiglianza (lei ispettore di che cosa?) l’abbiamo abbandonata nel bagno dell’autogrill?
-Hugo (alias non me lo ricordo): dalla sera alla mattina entra a far parte del progetto e rischia la vita per una bionda. Saranno le tette? se è altro non l’hanno fatto capire.
Cioè nessun grado nel rapporto fra i due partner, e subito un’intesa che sfiora il colpo di fulmine …no questo non mi è piaciuto. Carino tutto il discorso prigione, anni ’60, mi prelevano il sangue chissà per farci cosa.
*Clem: esattamente
*Roberta: ho definito la biondina paffuta non molto differente (almeno per ora) da una delle tante tipo Criminal Minds. Non basta? Comunque guarda che questo ‘è’ un post di ‘critica’. Se poi la mia ‘critica’ non corrisponde alla tua ‘critica’ non vuol dire che tu debba aspettarti da me ‘un po’ di critica’. O no? 😉