Bagni d’italianità

Essere italiani, a Parigi, significa saltellare in equilibrio tra il Lamento in Entrata (questa gente hanno l’antipatia nel dna: boring) e il Lamento in Uscita (l’Italia fa schifo, meno male che me ne sono andato: boring). Di sicuro, se sei italiano a Parigi, un certo italiano a Parigi, cerchi di evitare come la peste gli italiani, certi italiani, quelli che salgono sull’autobus dal centro e non da-davanti, quelli che non salutano il conducente e quelli che non tengono la ‘porta’ quando esci dai tornelli della metro. Insomma, quelli che ti fanno fare brutta figura. (In questi casi, se sei lì vicino, il faut iniziare a parlare altre lingue, anche inventate, meglio).

 

Ci sono momenti in cui invece stare tra italiani è così, senza scelta. Tra la coperta quando fuori è inverno e il piacere ma sì ma dai. Lo scorso weekend, all’Espace Blancs Manteaux, si è tenuta la Fête du livre et des cultures italiennes. Tono molto minore rispetto all’ultima edizione (niente reparto Gastronomie Ma Come Sono Belle Le Regioni Italiane, meno libri), è stata l’occasione, per gli Italiani Che Leggono A Parigi O Almeno Ci Provano, di ritrovarsi senza darsi appuntamento: ah ecco, anche tu qui, no Marianna è appena andata via, ma forse torna, aveva bisogno di aria. Ok. Insomma c’erano questi libri in vendita (al prezzo italiano, e non è un piccolo particolare), divisi per aree tematiche circa quasi (i candidati dello Strega tutti vicini vicini, in ordine decrescente per anno), ma anche ordinati alla sanfasò (i libri di Wu Ming accanto a Educazione Siberiana di Nicolai Lilin, ma non ditelo a Wu Ming che s’incazza, giustamente, anzi non glielo nominate proprio, Nicolai Lilin). Poi c’era un baretto con due ombrelloni da mare con il nome dello sponsor (Dlin Dlon, ripeto, gli ombrelloni da mare in un luogo chiuso a Parigi: non so, una finta piantagione di pomodrini pachino no?). E infine c’erano i dibattiti.

 

Protagonista dei dibattiti, diciamolo, Giorgio Vasta. Presente in concorso con ben due libri, Il Tempo Materiale (se non lo hai letto o perlomeno manco iniziato, fuori da questo blog) e Spaesamento (perché, Giorgio, perché?) ma, soprattutto, presente in veste di rappresentante dei TQ. Prime due cose che Giorgio Vasta ha dovuto dire al Dibattito Letteratura e Cittadinanza, due esperienze tra l’Italia e Francia:

 

1) TQ significa TrentaQuarantenni
2) TQ non è un movimento letterario ma un movimento politico. Tocca precisarlo visto che è un concetto che non riesce a essere compreso.

 

Ah bòn.

 

E mentre mi interrogavo sulla questione(a m’avevano detto che quando sei costretto a definirti in negativo, ecco, diciamo, non proprio, piede, giusto), mentre il dibattito si animava (e Berlusconi!) e mentre giravo tra i libri (Ammaniti, Avallone, yawn) riuscendo nella epica impresa di non comprarne manco uno, ecco pensavo questa cosa: è domenica sera e c’ho il frigorifero vuoto.

 

12 Replies to “Bagni d’italianità”

  1. Ah, TQ pure in Francia? Quello sì, boooring! 🙂
    L.

  2. Son fuori secco, non l'ho mai nemmeno sentito nominare.
    Clem

  3. Giorgio Vasta e Il Tempo Materiale: iniziato, mollato. Iniziato nuovamente, mollato. Ora è passato dal bagno allo scaffale altoaltissimo della libreria e non credo tornerà giu' tanto facilmente.
    Pero' conosco un'amica di questo blog che lo ha amato molto, e che si fa pure tenere aperti i tornelli della metro di Bruxelles!! (me spiona!)

    Playmobil

  4. George Vastà? Je ne le connais pas. Se siamo così incivili all'estero, c'è poco da stupirsi di come vanno le cose anche in patria.

  5. Mi piace molto come e quando racconti la tua vita. Grazie. Anna

  6. avevo una bellissima guida di Parigi scritta da Rossana Campo e il suo compagno, mi ricordo questa frase: "ci sono due categorie di Italiani a Parigi: gli Italiani che lavorano a Parigi e i turisti italiani a Parigi, coi primi che si vergognano incredibilmente dei secondi". ecco, quando sono venuta a lavorare qui 7 anni fa ho capito perché.
    dovevo venire al salone anch'io, poi sono andata alla fête des vendanges a montmartre… non conosco Vasta, provvedero' a rimediare.
    bonne journée!

  7. Nicolai Lilin, quel Nicolai Lilin che è riuscito nell'intento di pubblicare un libro in cui il 75% delle parole usate è: "siberiano/a" !? non mi fiderò mai più di Repubblica e delle sue videointerviste. (va detto che nel secondo libro la percentuale scende al 55%, ma sempre noiosissimo rimane. la Transnistria però dev'essere un bel posto) 

    RadioGambero

  8. Mi fa piacere che la cosa che più di tutte s'è sentito di dire sia una roba che era vecchia e pallosa dopo la prima mezza giornata di tweet inutili, figurarsi raccontarla all'estero.
    TFM il prossimo anno richiedi quel posto di diritto e racconta delle pecette gialle che noi abbiam fatto tutti ooh come i bambini di Povia quando ce l'hai detto.

  9. *Anna: prego 🙂

    *Formichina: ecco, appunto, non conoscevo la guida di Campo&Campo, ma a quanto pare è un concetto diffuso

    *Radiogambero: hai letto anche il secondo? Heroe.

    *Liga: mando il curriculum, vediamo che mi dicono

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