Séries Mania, giorno 1: TFM scopre che gli accrediti sono una sòla e che i dibattiti francesi almeno sono divertenti
Chi conosce Parigi conoscerà anche il Forum des Halles, il coattissimo centro commerciale cui si arriva da uno dei luoghi più infernali dell’Occidente, cioè l’accrocchio sotterraneo parallelo Châtelet-Les Halles.
Dentro Les Halles, tra la piscina comunale/acquario (la gente nuota e un campionario assortito di freak si dedica al nudewatching legalizzato), lo Starbucks più attufato del mondo (no finestre, solo buio e cupezze), l’UGC con settemila sale e un gelataio italiano che vende il gelato a peso d’oro, insomma lì c’è anche il Forum des images: luogo gratuito di rassegne cinefile, mostre, conferenze, dibattiti, ma anche sano luogo di ristoro per senzatetto in cerca di fresco o di caldo a seconda di come gira il vento.
Il Forum des Images ospita da ieri il festival Séries mania saison 2. Partenza in sordina, come per ogni festival gratuito che si rispetti, tra spazi finora un po’ limitati, gente che inciampa un po’ per caso mentre fa lo shopping (ieri un signore molto anziano mi si è avvicinato mentre ero in fila e mi ha chiesto “Ahò, ma che cazzo è ‘sta roba?” E io gli ho risposto con un laconico “Cose di televisione! Io sono l’inviato a me stesso del blog TuttoFaMedia, lo conosce?“). Su tutto, quella sana atmosfera da festival con nerd che finalmente escono dal tufello di vuze, e gente che basta un badge per trasformarli in kapò nazistoidi.
1- I casini con gli accrediti (ovvero la conferma che tutto il mondo è paese, Milano, Roma, Parigi).
Entrée libre, dicono. Entrata libera, quindi in teoria cani e porci, ma subordinata all’emissione di biglietti gratuiti con molto anticipo (mi pare il minimo). Per assicurare il corretto equilibrio dell’universo c’è però un’altra opzione, soave in teoria ma molto fumosa nella pratica, e cioè: l’accredito per professionisti dell’audiovisivo.
Settimana scorsa. Dopo un pomeriggio passato su vocabolari e traduttori automatici, mando una mail infarcita di gentilezze, gerundi e assertività (ogni frase, breve, inizia con un perentorio “Je”: poi un giorno parliamo dell’influenza del “Je” nell’identità nazionale di Francia) tra cui spicca un maestoso “Je suis TFM“. Tempo due ore mi risponde una graziosa madamigella che mi dice “Noi commossi che VOI, TFM, ci fate l’onore di venire a nostro festivàl, il Vostro Accredito Professionale potete ritirarlo a partire da lunedì alle ore 15″.
Ieri, lunedì. Ore 15:05. Sono in fila, sulla faccia ho la serenità di chi crede di aver capito tutto dalla vita. Ritiro l’accredito, sto per andarmene, ma la Madama con il badge (tieniamola d’occhio, tornerà, lei è quella che Sovrintende Tutto) mi ferma e inizia il trallallà di nasali e accenti. La velocità è sostenuta ma capisco più o meno che mi sta esortando a prendere i biglietti. Ahah! Le dico: Vusamprì ma J’ai l’accreditò! E lei: e sono contenta per VOI! Bien sicuro! VOI però dovete prendere i biglietti. Sempre col tono di ipocrita nasalità, la inchiodo all’assurdità di questo strano duello verbale: E CHE CAZZO ME LO DATE A FARE L’ACCREDITO SE POI COMUNQUE DEVO PRENDERE I BIGLIETTI COME TUTTI GLI ALTRI? Lei emette un suono tipo BOF e parte con una tirata intortante che alla fine mi convince di essere un privilegiato quindi cazzo vuoi? In sintesi: l’esibizione dell’accredito serve per SALTARE LA FILA e, rullo di tamburi, per avere l’accesso esclusivo al BAR che non è gratuito ma a pagamento. L’accesso esclusivo per spendere soldi: geniale!
2) Il dibattito. Les séries “feuilletonnantes”: quel avenir après Lost?
Questa la domanda affatto impegnativa della prima Tavola Rotonda del Festival.
(Avvertenza numero 1: qui a Francia chiamano “feuilletonnantes” qualsiasi serie abbia un domani oltre il singolo episodio. Csi e Ncis da una parte, Lost e Quando si ama dall’altra).
(Avvertenza numero 2: a Italia la soap opera e i fogliettoni sono usati, specie dai critici, come termini di paragone in negativo. Quella serie fa schifo, mi pare ‘na soap opera! A Francia, che sono evoluti e non confondono il ‘cosa’ con il ‘come’, sanno, come d’altronde chiunque abbia fatto la scuola dell’obbligo telefilmico, che i fogliettoni e, che ne so, The wire, sono generi differenti e che paragonarli, semplicemente, non ha senso)
La “Table Ronde”, cioè il DIBATTITO, segue lo schema di qualsiasi programma di informazione televisivo francese: un tavolo, gente che parla.
La sala (minuscola) ha le finestre che danno sullo shopping e, come la piscina di cui sopra, chiunque, in transito da H&M, può guardare da fuori. Conseguenze: effetto di ‘movimento’ che ben compensa il cicaleccio e, soprattutto, effetto ‘rosico’ per chi sta fuori.
Il dibattito è moderato da un giornalista di Allociné (che ha le fattezze di un qualsiasi cantante rock sfasciato appena alzato dal letto alle 4 di pomeriggio dopo un’orgia con settecento grupi) ed è organizzato senza seguire scalette o interventi prestabiliti fatti di NOIA, dieci minuti a testa che tutti poi si allungano e l’ultimo non ha mai tempo per parlare. No, il moderatore lancia la domanda agli altri sei esperti/giornalisti/nerd (tutti uomini, ça va sans dire) e dice: CHI VUOLE RISPONDERE?
Finisce che i timidi si nascondono e non parlano mai, fanno solo atto di presenza, e così parlano sempre gli stessi, in particolare due, odiosi, che urlano IO NE SO! IO NE SO PLUS!
Intenti interessanti, ma esiti così così per il solito equivoco di fondo: diamo per scontato che la platea sappia o che la platea non sappia? Qualche lungaggine di troppo per spiegare le trame (le trame!) e simpatici tentativi di coinvolgere il pubblico con domande poste malissime tipo:
Amate più la prima serie di Fringe o la terza serie, ultra feuilletonnante? Alzate la mano!
Momento di sospensione, le genti si guardano attorno, cos’è, uno scherzo? –> TUTTI alzano la mano –> IL GELO
Poi si affrontano senza ipocrisie i temi del download illegale, la fidelizzazione, procedurali ou pas?, appunto la dignità delle soap opera, Hill Street Blues, Flashforward che cagata, Rubicòn, la mitologia, i fil rouge. Insomma, le solite cose. Però almeno ho migliorato il mio francese.
Come finisce il dibattito? Niente, quei due odiosi di cui sopra che si insultano a colpi di: Io ho visto Chicago code e tu no! Ma zitto tu che non hai mai visto Lights out? Ma se già l’hanno chiuso, lo sanno tutti!
BOF. Poi c’era la cerimonia d’apertura, ma io ‘ste cose se non sono tra i premiati o tra i premiatori le snobbo. Infatti me ne sono andato al cinema.
-continua-
Mah, tutte le volte che sono stato a un dibattito francese e/o francofono ho ridefinito la mia concezione di noia… Fuffa, fumo, paroloni pensosi e poche, pochissime idee. Ma magari è l'accademia, lì più che altrove.
L.
ben, se i biglietti ti davano anche l'accesso al cinema non puoi lamentarti
ciao
*L: dipende solo dal contesto. ho capito questa cosa. se c'è il velluto (tende, divanetti, colori scuri, clima ovattato) è NOIA e la fuffa francese lo è sempre di più perché sono verbosi. Altrimenti, come nel caso del dibatitto di cui parlo nel post, no. Eravamo praticamente in mezzo ai banliesardi, considera.
*Yet: no non era compreso. Però per il cinema ho l'abbonamento 19 euro al mese illimitato tutti i cinema che voglio, quindi io felice uguale 🙂
hanno chiuso Lights out? Doh.
*Jun: non volevo che lo scoprissi così 😉