Oscar 2011: The social network, True Grit, The King’s speech, The fighter, e l’endorso spudorato per Black Swan
Oscar 2011. Miglior film. Seconda parte.
1) Black Swan, di Darren Aronofsky, con Natalie Portman, Mila Kunis, Vincent Cassell
Può una ragazza che si veste sempre di bianco capire che nella vita esistono altri colori, tipo il nero?
Impossibile parlare di Black Swan senza fare riferimento a The Wrestler e alla filmografia di Darren Aronofsky, cineasta come non se ne fanno più, forse. In Francia da un paio di mesi si chiedono se Aronofsky possa essere definito il “leader de la nouvelle génération”. Lasciamo il verdetto ai venti che verranno. Ma intanto. I temi (l’ascesa, il successo, la caduta), l’uso peculiare della macchina da presa e della “prima persona” (“devo molto ai Dardenne”, ha giustamente dichiarato Darren in un’intervista), la capacità di rendere lo smarrimento di personaggi irrimediabilmente menomati. Tutto va in una sola direzione: Aronofsky nella storia. Nel 2009 Danny Boyle e The Millionaire gli tolsero ogni giuoia, stavolta dovrebbe andare meglio. Black Swan ha molte medaglie da appendersi al petto: prende lo spettatore e lo fa entrare nella testa di Nina, una simbiosi di psicosomatizzazione fatta di disagio e prurito; trasforma una discreta attrice in una star di primo livello; spiazza con un finale che solo apparentemente può definirsi scontato (+1 per il capogiro della scena in cui Beth/Winona Ryder accusa Nina/Natalie Portman di aver “rubato” i propri trucchi: superaww).
Non ultimo, il merito di aver portato nelle sale frotte di spettatori con un cavallo di Troia niente male: il cunnilinguo di Mila Kunis a Natalie Portman. Un esercito di segaioli che pensava di trovarsi di fronte a Bound torbido inganno e invece ha assistito al miglior film di questo scorcio d’anno, probabilmente.
Giusto per chiarire da che parte sta TFM.
2) The social network, di David Fincher, con Jesse Eisenberg, Andrew Garfield, Justin Timberlake
Due bambini litigano per un pallone.
A distanza di qualche tempo possiamo dirlo. L’incontestabile importanza di questo film sembra risiedere più fuori che dentro al testo. Vuoi per la mitizzazione del personaggio Mark Zuckerberg, vuoi per l’esaltazione spesso acritica di Aaron Sorkin (come se gli sceneggiatori contassero davvero qualcosa), vuoi per una maggioritaria corrente di pensiero secondo cui The Social Network renderebbe ben conto dell’esprit du temps. Giochino. Proviamo a sostituire Facebook con un’impresa che produce bollitori: cambierebbe qualcosa? Ottimi dialoghi, ma i dialoghi da soli non fanno una messa. Lampi di bravura da parte di un regista, Fincher, che alcuni ritengono in realtà un cialtrone dalla fama immeritata. Come spesso accade con i biopic o presunti tali, rimane la forte sensazione di qualcosa che non quadra. Ok, e allora?
3) True Grit, di Fratelli Coen, con Hailee Steinfeld
Una ragazza adolescente piena di grinta vuole vendicare la morte del padre e affida le proprie speranze a un buffo sceriffo che alza sempre il gomito.
Tralasciamo le inquietanti analogie tra il finale di True Grit e il finale di 127 hours (SPOILER: un crepaccio, un dolore) e concentriamoci su questa specie di western-“road” movie-bildungsroman. Jeff Bridges, Josh Brolin, Matt Damon, il selvaggio west. Non sappiamo se ci fosse davvero bisogno di una seconda versione del romanzo originale, sta di fatto che: ma i Coen non avevano già fatto un film del genere? Ovviamente no. O forse sì. La sensazione è che stavolta siano andati su cose come velluto e inerzia. Se ti chiami Coen e fai film come quelli che di solito fanno i Coen, ci si aspetta nient’altro che un capolavoro: oh, i Coen hanno fatto un capolavoro! Stavolta, chissà. Jeff Bridges beh chi non lo vorrebbe come amico. Hailee Steinfeld meritava senza dubbio la nomination come miglior attrice protagonista, altro che storie.
4) The King’s speech, di Tom Hooper, con Colin Firth, Geoffrey Rush, Helena Bonham Carter.
La regina Elisabetta già a pochi anni di età era una discreta rompicazzi. Tutto l’opposto di suo padre, un uomo adorabile lui e la sua balbuzie.
Come già detto, questo film si regge quasi esclusivamente sulle incredibili performance di Colin Forth e Geoffrey Rush. Cinema, ma in realtà sembra di stare a teatro e alla fine, di solito, ci scappa anche l’applauso. Non c’è quasi altro, ma d’altronde qualsiasi altro sarebbe stato di troppo. Un film atipico, che lascia un raro senso di pienezza.
4) The Fighter, di David O. Russell, con Mark Whalberg, Chistian Bale, Amy Adams, Melissa Leo
Cose di pugilato, cose di fratelli.
Il regista designato era Darren Aronofsky, forse in virtù del suo curriculum (gente che si piglia a menate) ma siccome aveva da fare hanno chiamato Russell (Darren è rimasto come produttore di qualcosa). Purtroppo del film possiamo dire ben poco. Così imparano a farlo uscire a marzo, almeno in Europa. Comunque il pugilato si conferma terreno di caccia privilegiato.
Insomma, un anno buono, con tanti bravi registi all’opera e qualche buon film. Manca forse quella cosa che faccia dire Whoa sotto tutti i punti di vista, ma qui entriamo nel campo dei gusti e ognuno ha i suoi.
Tutto il vincibile a Aronofsky e Black Swan (anche se Michelle Williams e Ryan Cosling in Blue Valentine mi hanno fatto battere il cuore), Firth e Rush altrimenti è scandalo, per il resto, credo che nulla potrà battere la rosicata di James Cameron dell’anno scorso (e la figuraccia di Mollica che definì Michael Giacchino ‘italiano’).
Mi unisco all'endorso, ma mi aspetto il peggio, visto che Black Swan "non è un film da oscar". Capisc' ammè!
Piuttosto cosa ne pensi di Mickey Rourke nel ruolo della madre di Nina? A me è sembrato ottimo.
nonostante the king's speech sia comunque un buonissimo film,io spero ancora nella vittoria di the social network,ho la sensazione che sarà uno di quel film che rimangono,che nel tempo verranno ricordati.
per il resto pur ammettendo la bravura di rush,io tifo spudoratamente per christian bale.
e darren aronofsky si mangia fincher a colazione,ma tant'è,meglio lui che hooper
dani
*Marco: ho fatto un sobbalzo sulla sedia. come ho fatto a non accorgermene? eppure era sotto i miei occhi! mickey rourke che caga il cazzo a natalie portman: nina ti devi alzare presto domani mattina! epic.
*dani: non ho voluto vedere the fighter perché non voglio perdermelo al cinema, quindi non posso dire. con tutto il rispetto, ma hooper sì e boyle e nolan no, ecco, insomma.
no ma infatti,io guardando l'annuncio delle nomination devo aver tirato qualche imprecazione pesantuccia quando sono arrivati a best director.nolan è al momento il mio regista preferito,boyle è un videoclipparo ma il talento c'è.tra i nominati io direi aronofsky vincitore,se non altro perchè fincher in the social network è più un mezzo al servizio della sceneggiatura a mio parere.hooper non mi sembra pessimo,ma se stasera dovesse vincere sarebbe uno scandalo gigantesco
dani
Ovvi (per quanto mi riguarda) gli Oscar alla Portman, Firth e Rush. Sulla regia sono molto combattuta fra Nolan e Aronofsky, la vittoria di uno dei due mi farebbe egual piacere, ma per favore non Fincher, ha sfornato dei capolavori in vita sua ma The social network non è uno di questi, è come se ci fosse sempre qualcosa che sta per scattare e non scatta mai.
Sul miglior film mi pronuncerei a favore di Black swan (personalmente), ma non so fino a che punto agli Academy saranno d'accordo con me.
Per il resto Toy Story 3 come miglior film d'animazione ed è un po' chiudere il cerchio, dato che la saga è ormai arrivata al termine con tanto di lacrimuccia per quelli che come me hanno visto il primo da cuccioli e si sono ritrovati a vedere l'ultimo ormai adulti.
Alessia
L'analogia tra i finali di True Grit e 127Hours e' cosi' macroscopica, lapalissiana ed evidente che non mi era passata neanche per l'anticamera del cervello!
Bravo tieffemmino che vedi le cose semplici in quest'epoca complessa ;P
palbi
chissà perchè pensavo che Black Swan non ti fosse piaciuto 🙂
The social network è un grandissimo film, ma il capolavoro del Fincher degli anni 00, ignorato ovviamente a suo tempo, è stato Zodiac.
D'accordissimo sul giudizio di Il Grinta. Da quando l'ho visto non so ben spiegarmi cosa non funzionasse e le parole velluto e inerzia forse sono le mgliori a descrivere la sensazione. Tutto molto bello, tutto raffinato, fatto bene, ottimi attori. ma secondo me manca proprio l'anima.
Aronofsky si pone davvero come uno dei BIG del nuovo cinema americano e non.
Noodles
SPOILER!
Black Swan tutta la vita, stupendo. Ma non ho capito perché la scena in cui Winona accusa Natalie di averle rubato i trucchi sia epica: per le autoinflitte stilettate nelle guancie? Mi sa che m'è sfuggito qualcosa.
*Palbi: è che li ho visti uno appresso all'altro. È stato un GIZZZ di un certo livello
*Grace: no, anzi, mi spiace non averci scritto un post tutto dedicato, se lo meritava 🙂
*Noodles: ah su Zodiac sono già più d'accordo. Teso, forte, e con un paio di scene in cui Fincher spiega ai detrattori che ne sa
*Watkin: no niente, da malato del "tutto torna" ho visto del sublime in una scena in cui Winona Ryder, la cui carriera è praticamente finita per colpa del suo taccheggio ai grandi magazzini, dice una battuta in cui accusa qualcuno di aver rubato il rossetto 🙂
Son contenta che dopo il post sul trailer -a cui era seguita mio commento interrogativo- The Black Swan ti abbia convinto! Il bacio Portman-Kunis, come hai scritto, era uno specchio per le allodole;-)
Costanza
Non sono d'accordo su The Social Network: non credo che se avesse parlato di un produttore di lavandini sarebbe stato la stessa cosa.
Il film si incentra proprio sulla figura di un misantropo menefreghista, che si mette contro l'unico amico che ha mai avuto; da qui il paradosso con il social network che fa diventare tutti "amici" è abbastanza chiaro, e si, forse banalotto.
Ovvio che è solo un'opinione…
*Roar: infatti ho posto solo una domanda su quanto la ricezione possa avere influito sul valore intrinseco del film, dando in alcuni casi sensi che forse nel film nemmeno c'erano. tra l'altro tu confermi la mia impressione, cioè che parla di "un" misantropo e della sua piccola vicenda, non di "tutti" come "molti" sostengono. perdona i giri di parole 🙂