E col francese come andiamo?
Guarda, progressi. Ma ancora, quella specie di sputacchio alla fine delle parole che terminano in -i, tipo ‘merci’ che andrebbe pronunciato una cosa tipo ‘mersich’ beh no, quello ancora non ci riesco, ci sono urgenze ben più urgenti, tipo
la ‘u’ di ‘rue’ che non va pronunciata né come ‘u’ né -ovvove!- come ‘iu’, ma un suono che mi getta nel più cupo terrore ogni volta che. Comunque sto facendo una decina di minuti al giorno di ginnastica. Allo specchio: riuh! rhu! rù! rou! ruiu!
I negozianti e le genti pubbliche hanno questa cosa di ripetere le cose che dici sotto forma di domanda. Esempio bulangiera.
Io: une baguette silvuplè!
Bulangiera: une baguette?
Io all’inizio assuppavo, ora reagisco e la mia missione è: smascherare francesi tonti e quindi gioco a Specchio, cioè ripeto le domande sotto forma di domanda. Esempio:
Io: une baguette silvuplè!
Bulangiera: une baguette?
Io: une baguette??
Lei: une baguette???
E così via, vince chi si stufa prima.
Poi mi sto allenando anche a tono di lingua francese: po’ scattoso, po’ louis garrel, po’ drammatico, po’ scostante, insomma il tono di genti stronze: tu fais quoi là?!? QUOI! QUOI!
I falsi amici si annidano fondamentalmente nel genere delle parole. Qui è femmina ciò che è maschio e maschio ciò che è femmina: il mare, il colore, il dolore, sono tutte cose di femmina. La domenica invece è cosa di maschio. Tipo: Il domenico di solito vado al parco, ma domenico scorso no che avevo una dolorina alla testa.
Capite?
Mio padre mi ha insegnato a pronunciare la u francese così: "metti la bocca come se tu dovessi pronunciare una u, e poi invece dici i". Può essere d'aiuto?
ma se metti un quoi alla fine della frase diventi loro amico in men che non si dica.
je vais emmener une bouteille, quoi.
e a proposito di quoi, n'importe quoi!
ma il mercisch è veramente insopportabile.
molto divertente la rubrica à paris!!
G.
MI raccomando, quando non sai bene qualcosa o vuoi dare un'impressione indefinita gonfia le guance e fai una pernacchietta con la bocca.
Ai franciosi ci piace cosi'.
gh ero io
clem
Capite???
watkin è un genio!!! 😀
se tu fossi della mia città, direi che come suono sarebbe la "ü" milanese…ma mi sa che non ti è troppo d'aiuto :-/
Zion
tu davanti allo specchio a ripetere sempre la stessa parola suona mi hai fatto tornare in mente… Antoine Doinel nella famosa scena della ripetizione onomastica allo specchio.
Anch'io rimasi sconvolta quando da piccina ('nzomma, ero già al liceo quindi piccina è relativo) andai à Paris e scoprii che tutto quello che sapevo del francese (cioè poco) era MENZOGNERO: non solo dicevano "merciSCCH" e "ouiSCCH" invece di "mersì" e "uì" come mi avevano sempre insegnato, ma anche, in modo assolutamente random o almeno così mi pareva, "oui" poteva diventare "UE'": una lingua SCHIZOFRENICA
*Watkin: potresti avermi svoltato la vita, sappilo.
*G: infatti. il quoi è dirimente
*Clem: sto cercando di differire più che posso quel momento lì, quello delle guance gonfie
*Zion: mi dicono che somigli anche alla u coi puntini dei tedeschi, ma me ne faccio poco, io di Sicilia 🙂
*Noodles: vorrei dirti che è una citazione volontaria, ma no 🙂
*Poggy: lo UE mi giunge nuovo. non ne voglio sapere niente.
Tu che sei di Sicilia puoi consolarti pensando che anche in Sicilia molto spesso ciò che è femmina diventa maschio e viceversa. Fiorello all'argomento ha dedicato una lunga parte di uno dei suoi spettacoli (io l'ho visto al teatro antico di Taormina qualche anno fa). In particolare ci sono due parole che rendono a meraviglia l'idea.
Davide
Se non sei padano e non vuoi accettare l'orrido compromesso dello "iu", devi semplicemente metter la bocca a culo di gallina. In Francia ebbi un professore che addirittura faceva una specie di trombetta con le labbra per ogni parola con la "u". Questo è il grado zero. Al grado uno del fransé ti potrai permettere effettivamente di dire "uè" al posto di "oui". Uè, proprio come lo scrivi e come lo direbbero un neonato e il Zampetti. Provalo, fa bene all'umore. (Pero' non puoi dire mersè) Questo ti apre le porte del secondo livello, dove accompagnerai la "i" di "merci" e di "oui" (ma non di "pipi") con un sibilo palatale. Il trucco è avere dell'insalata tra gli incisivi e cercar di levarla con la lingua. Se non riesci, scendi al livello precedente, che almeno con il uè non c'è sibilo. Quando hai scalato tutti i livelli saprai infine pronunciare "oui" e "oh là là là là là là" con famoso risucchio, pero' attento, solo i più temerari ci riescono senza strangolarsi. (Quando sei pronto vieni in Belgio che ai Belgi non gliene frega niente di come parli basta che gli offri una birra, che ovviamente si chiama diversa, ma questo sta nel software "fransé gold edition").
non capiamo, ma senz'altro solidarizziamo 🙂
palbi
mouais (muè), c'est du n'importe quoi, quoi…
(che poi un giorno, senza neppure accorgertene, ti ritroverai a dire un merci aspirato che neanche un hoover, sorridendo alla bulangere, e avrai davvero paura :))
Si si. Dire la "u" con la bocca della "i" è il segreto.
E' stata la mia prima lezione di francese e lì ho capito subito che erano matti!
Il suggerimento di Watkin è una perla.
*Davide: il famoso sticchio e la famosa minchia 🙂
*Belg: sei sempre leggenda. voglio la gold edition
*Palbi: conta molto, sappilo
*Thesound: ci conto