Quella volta che ho creduto di morire e ho capito finalmente i guasti che la religione cattolica ha provocato in me

– Quando torni?
– Non lo so.
Biglietto di sola andata.

Storie, storie che si intrecciano, come fili che si annodano e poi si sbrogliano. Il tempo di un binario. Il tempo di un decollo. Il tempo di un sorriso. Si resetta e la pagina è di nuovo bianca. Storie.

Inizia con me in un giorno di 32 gradi che lascio la lavatrice accesa, mi butto lo zaino alle spalle, chiudo la porta. Forte, la chiudo forte. La stazione Tiburtina. Il treno è già lì. Al volo, lo prendo al volo. Si chiude un attimo dopo. O un attimo prima. Respiro affannoso. Io, di corsa. Flashback: la storia in realtà inizia con me che passo la notte in bianco. Perdo l’aereo e tutto il resto e ci sono gli incubi, gli incubi di qualche giorno prima e gli incubi di stanotte, anche, ma questo è un flash forward e non ci interessa.
 
La storia continua con due ragazzi di origine filippina che si amano. Sono seduti davanti a me, sul trenino. Il trenino ci metterà un’ora e mezza invece che tre quarti d’ora, ma questa è un’altra storia. I due ragazzi. Parlano romanesco, si sbaciucchiano, si amano. Prosegue con i due che iniziano un bisticcio. Un bisticcio tra innamorati. Lui alza la voce, lei piagnucola. Poi lo switch. Smettono l’ahò e indossano una lingua che non conosco. La storia finisce con lui, rosso in faccia, che comincia a dare violentissime testate contro il finestrino. Una, due, dieci testate. Qualcuno si alza, qualcuno si preoccupa, qualcuno piange. Io chiudo gli occhi.

Sto dormendo. Il giubbottino H&M di 19,90 euro comprato due viaggi fa a Rue Rennes che mi copre a mo’ di copertina. Chissà perché quando dormo sento freddo. Specie sugli aerei. Sto sognando, non ricordo cosa. E mi sveglio, oh sì se mi sveglio. Il comandante sta parlando in spagnolo. Dice che stiamo per attraversare una perturbaz- ma non finisce la frase. La radio gracchia qualcosa. Per un attimo penso si tratti di un incubo, un altro. No. Guardo fuori dal finestrino. L’aereo sta ballando. Tutto trema. Mi siedo meglio, guardo la signora accanto a me. Ha gli occhi chiusi. Si tiene forte al sedile di fronte. Silenzio: irreale, anzi più reale che mai. Stunc. Primo calo di pressione. Il cuore mi precipita. Allungo il braccio. Cerco di distrarmi. L’occhio mi cade sul menu della Vueling. Stunc! Penso alle altre paure. Penso a cose concrete. Penso che adesso passa. No, non passa. Stunc. Fisso un punto sopra di me. Attendo la mascherina. Saprei usarla? Boh, intanto non si apr- Stunc! L’aereo balla. Adesso è ufficiale. Stiamo ballando. Stunc! Tutti a destra, tutti a sinistra. Chiudo gli occhi. Penso a te. Stunc! Tutti avanti, tutti indietro. Stunc! L’aereo balla e tutto tace. Si spalanca una cappelliera. Cadono delle cose. Un giaccone, una bors- Stunc! Il cuore. Il cuore batte batte mi sta scoppiando no adesso no, no così no. Stunc! All’improvviso: una donna urla. Come a ricordarci che. Liberi tutti. Come a nascondino. Penso alle gemelline del quarto piano, quando avevo otto anni e giocavo a nascondino e non prendevo ancora gli aerei. La donna urla, i bambini a bordo strillano, un vecchio tossisce, non respira. Strizzo gli occhi. Tengo le braccia dritte, le tendo più che posso, fino a farmi male contro il sedile di fronte. Penso che se sento male ci sono ancora. Strizzo gli occhi, penso ai miei genitor- Stunc! L’aereo sussulta, sai quando ti viene il singhiozzo e non si ferma e continua, inarrestabile? Ecco. Apro gli occhi, mi gira la testa, tutto trema, sarà mica un terremoto, no dai, non è vero, sto sognando ahah sì che cretino sto sognando non sono su un aereo e quest’aereo non sta cadendo e stunc stunc stunc ancora e ancora stunc facciamo un salto tutti verso l’alto assieme vedo le teste schizzare in alto come missili e poi ricadere ciondolanti e molli prendo un respiro cerco di stare rigido prendo un altro respiro tremo le mie mani tremano apro la bocca urlo

Dio, ti prego!



Ecco dunque. La morte in faccia, nel cuore, nelle gambe, nei muscoli. La paura, ovunque. I titoli dei giornali. Cade un aereo. A bordo anche un blogger, un certo Tieffemme. No, non può finire così, no no. E infatti no. Non finisce così ma io che faccio?

MI METTO A PREGARE DIO.

Ecco, una vita spesa a smarcarsi, a crearsi un’indipendenza di giudizio, a leggere i libri, a farsi delle idee e poi basta una botta di adrenalina per farmi piombare nel più cupo oscurantismo della ragione. Mamma e papà, grazie: davvero!

Ah, poi la storia finisce che l’aereo si calma, le nubi scompaiono e ritorna il sereno. Il sole visto da quassù è bello. Sembra il Paradiso. E finisce che la gente inizia a ridere, un romano dice: Ahò, Porcoddue, che capocciata!, finisce che qualcuno ha avuto tanta ma tanta paura, tipo la mia vicina di posto, la signora che teneva gli occhi chiusi, da cui per tutto il resto del viaggio giungerà un dolcissimo e inconfondibile odore di: merda.

Sì, questa storia finisce con qualcuno che si è cagato addosso.

 

9 Replies to “Quella volta che ho creduto di morire e ho capito finalmente i guasti che la religione cattolica ha provocato in me”

  1. Ehi, io devo prenotare con Vueling a breve! Che faccio, mi fido? XD

    Comunque posso portare l’esperienza di quando, andando in Tunisia, ci siamo trovati seduti vicini ad un tipo UGUALE a John Locke di Lost.  Proprio la persona che vorresti accanto in aereo, ah ah!

  2. ciao amico.
    io  mi ricordo di un volo napoli parigi.
    io mia sorella il suo ragazzo più altri amici.
    l’apparecchio inizia a fare bunghete e banghete. ma di brutto.
    io e mia sorella a manina. ci vengono i lacrimoni, ma restiamo zitte. la gente si agita, un signore anzoano si sente male, ma male assai. panico. pure le ostesse…una si fece la croce di nascosto. insomma, brutto.
    e quello, il zito di mia sorella. tranquillo, che leggeva il giornale.
    e mia sorella: mbè? ma come c…o fai?
    tutti si stringevano a coorte ma quello niente.
    leggeva l’espresso. così, tranquillo come se stava seduto sul gabinetto.
    tanto se dobbiamo morire muoriamo. è inutile agitarsi.
    così diceva.

    poi si sono lasciati.

    me l’hai fatta tornare in mente questa storia.
    mi è tornato tutto il panico.
    è stato brutto. però non lo so perchè è stato bello ricordare quel momento.

  3. è fiction? è verità? ci saranno altre puntate? o ci lasci come solito appesi con la faccia a punto interrogativo.
    Ah, volevo dirti pure che sono entrata nel tunnel di megavideo e sto riprendendo veloce l’anno perso.però che fatica!!!

  4. In realtà lo fecero apposta per permetterti di arricchire la tieffèsaga di un altro episodio…
    Dovresti essere tu a pagarli, quelli della Vueling, altrochè!

  5. *Poggy: sì sì fidati, certo fanno pagare anche l’aria che respiri, ma è pur sempre low cost meglio di ryan-andate-a-quel-paese-air 🙂 Ma no, GiònLòc è così una brava persona! Io una volta ho viaggiato con accanto una suora, pensa 🙂

    *Natror: infatti, io Gli voglio bene, mica ce l’ho con Lui, eh!

    *Yet: metti che non ha più soldi e non può fare il trasloco, chi siamo noi per impedirglielo! 😉

    *Viola: io di solito sono come al tuo ex fratello-in-legge, cioè che sono fatalista come a tutti i siciliani che si rispettano, e che leggo pure io il giornale, ma stavolta no, davvero, credo di non aver mai temuto così per la mia stessa own vita. quindi: panico!

    *Palbi: anche io felice di poter leggere ancora!

    *Pattie: no no prima e unica puntata. diciamo film tv da 90 minuti 🙂 Che intendi per tunnel di megavideo? io non ci sono mai entrato!

    *Virgh: mi sa che c’è conflitto di affettuosità. Però sì, li ringrazio, e poi quando sento parlare in spagnolo, io mi esalto sempre, anche se sto per andare all’altro mondo.

  6. Ahah cmq se ero io al tuo posto ero morto lo stesso che già in un viaggio normale mi caco addosso….pensa che tornando da lisbona quest’estate (con la Lufthansa mica baobao miciomicio) becco un vuoto d’aria MENTRE STAVAMO ATTERRANDO a Malpensa. Ho visto l’aereo scendere di brutto e la pista sempre più grande….piango al solo pensiero!!! O___O

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