Fringe, analisi della prima stagione


Fringe. Ovvero Fringe Science, Scienza di confine. Teorie, come dire, poco ortodosse, che spingono sempre un po’ più in là il confine tra lecito e non lecito. “Scienza e tecnologia si sono evolute esponenzialmente per così tanto tempo che potrebbero essere andate oltre le nostre possibilità di regolazione e controllo”, dice nell’episodio pilota Nina Sharp, direttore esecutivo della Massive Dynamics, al nostro AgentDuhnam, che per tutta risposta, la guarda un po’ così.Teletrasporto, invecchiamento istantaneo, mostri creati in laboratorio, virus geneticamente modificati, bambini che vivono per anni senza cibo e senza acqua, vampiri che si nutrono di midollo spinale and so on. Ad indagare su questi casi, una squadra speciale: l’agente Olivia Dunham, lo scienziato pazzo Walter Bishop e il di lui figlio Peter Bishop, ex truffatore ed ex tante altre cose. I tre capiscono ben presto di essere dentro ad un gioco ben più grande, uno schema -il pattern- in cui tutti e tre sono variamente coinvolti. Il nemico, i nemici, sono là fuori.Fringe è uno strano prodotto. X-files, Heroes, 24, il mondo dei fumetti. Sono molti i riferimenti voluti e non voluti. A che genere appartiene Fringe? Fantasy, Thriller, Giallo? Un po’ di tutto, con qualcosa in più, il quid di Fringe. Parte lento, Fringe. Come un procedurale qualsiasi. Morto. Situazione splatter e spaventevole. L’FBI indaga. Il caso viene risolto. Più o meno. Quindi strutttura molto verticale con qualche spruzzatina di trama orizzontale qua e là: il pattern appunto. Intorno alla metà della serie Fringe ingrana la marcia per arrivare, in finale di stagione, ad un ribaltamento quasi totale della situazione: l’architettura generale prende il sopravvento creando quel bisogno che noi additti conosciamo bene. Dicevo il quid di Fringe. Dovuto a tre variabili:

1) La variabile Anna Torv, alias Olivia -Liv, Olive- Dunham. Anna Torv è come la nuova canzone di Neffa. Ci sono momenti che mi piace tantissimo, altri che invece la detesto. Non si riesce a capire se quelle labbra e quell’espressione un po’ così siano da amare o da prendere a schiaffi. Anna Torv -che somiglia ad Antonia Liskova!- appartiene a quella categoria di attori/attrici che: ehi, ma è bravissima! Ehi, ma è pessima! Diciamo che il crinale è rappresentato dai suoi capelli: quando sono completamente pisciati -leccati dalla mucca?- con quella riga in mezzo odiosa è un conto, quando invece se li scompiglia o sono mossi allora sì che ci piace. Insomma: Anna Torv c’è o ci fa? Io, dopo 20 puntate, ancora non l’ho capito. (Intanto Anna Torv si è sposata l’attore che fa GiònScòt!)
2) La variabile Pesi, ovvero Pida. Pesi come Pacey Witter e Pida come Peter Bishop. Joshua Jackson è cresciuto. E’ più alto, è più smart. Non si fa più le professoresse, si è liberato di quelle due cose morte di Doson e Gioi e ci dimostra quel che avevamo capito: è un bravo attore. Peccato che in questa prima stagione sia sottoutilizzatissimo. Interessante come spalla e come sponda. Ma noi vogliamo di più. Insomma: PidaBisha avrà il peso che si merita?
3) La variabile scienziato pazzo alias Walter Bishop alias John Noble. Magistrale nel cambiare registro, dal drammatico al comico al grottesco, Noble ci regala una delle più incredbili accoppiate attore/personaggio dai tempi di Ben Linus/Michael Emerson di Lost stagioni 2 e 3. Walter è, senza ombra di dubbio, la marcia in più di Fringe. L’antidoto necessario agli interminabili spiegoni pseudo tecnoscientifici inevitabili ma anche noiosi. Insomma: se non cambio canale è per Walter -e la mucca!-

Queste tre variabili hanno reso Fringe un ottimo prodotto. Uno dei migliori esordi di una serie mainstream da tanto tempo a questa parte. Ma ce n’è una quarta, di variabile. La variabile: LOST (4) I punti di contatto tra le due serie sono molteplici, quelli noti e quelli meno noti.

J.J. Abrams è il creatore, nonché something producer. L’autore delle musiche, Michael Giacchino, che ogni tanto a me mi pareva che da un momento all’altro GionLòc spuntava davanti al cadavere di GiònScòt, e che Hugo si metteva a parlare con Walta. Lance Reddick, alias Philip Broyles era l’inquietantissimo Abaddon di Lost -ed era anche in The Wire!-. La backstory di Olivia è tremendamente simile alla backstory di Kate Austen -padre/patrigno cattivissimo, madre soggiogata, eroina che si vendica-. La mancanza assoluta del sesso: sia Lost che Fringe sono particolarmente carenti da questo punto di vista. Il difficile rapporto padre/figlio che in Lost è la vera Costante e qui è centrale nello sviluppo dell’intera serie. E poi. Qualcuno forse ci avrà fatto caso, oppure no. Charlie, GiònScòt, Ben, Miles, Boone, “We have to go back” (nell’episodio dell’assalto ambientalista a uno dei laboratori). Riferimenti sparsi e apparsi così. La mia teoria -paranoica- è che, in ogni puntata, assieme all’Osservatore, compaia anche un riferimento -più o meno velato- a Lost. Ci metterei Olivia sul fuoco!
E adesso, i voti.

Cinque cose che J.J. Abrams, Roberto Orci, Alex Kurtzman fate qualcosa!
1) Il ritmo troppo sinusoidale e schizofrenico. Storyline che si aprono e si chiudono come le porte di un saloon. Coerenza!
2) La sorella di Olivia, Rachel, che fine ha fatto? Dai, non puoi lasciarla appesa a quella telefonata e poi non rivederla mai più. Errore! A proposito. Olivia potrebbe sorridere un po’ di più? Non dico una risata smargiassa, ma insomma avete capito. Noia!
3) Meno soluzioni facili facili.
Nina Sharp bionica. La cosa di energia. Il laboratorio di Waltah usato come funzione narrativa -ci si trova di tutto! In confronto
McGyver e l’ispettore Gadget erano due dilettanti!- Da cui:
4) Meno spiegoni della serie “Ah sì, io mi ricordo, ventanni fa io e Belly”. Non è che Walter può reggere una seconda serie in queste condizioni!
5) Più Pida, più Nina Sharp, più Broyles, più Charlie. I telefilm migliori sono quelli corali. Abbiamo degli attori così bravi? Usiamoli! Charlie alias Dirk Acevedo -già visto nel sottovalutato Black Donnellys- è un ottimo caratterista. E poi, nello specifico, io gradirei una bella storia di letto tra Olivia e Broyles. Tra quei due c’è una tensione erotica sottotraccia pazzesca!

Cinque cose che Ehi, voi, continuate così.
1) I teaser, ovvero quei cinque minuti che vanno prima della sigla. Dei piccoli capolavori.
2) La sigla, le scritte in tridimensionale, i luoghi: gli elementi paratestuali diventano racconto e noi godiamo.
3) I momenti revival. Quando PidaPesi incontra la nonna di Jen Lindley! Lacrima! Quando sullo schermo compare il dottor Malucci, alias Erik Palladino, alias qualcuno di losco.
4) Le citazioni. L’Osservatore calvo, preso paro paro dall’universo marvelliano (a proposito: bello il giochino di scoprire in ogni puntata dove si nasconda). La scena di Pida e Olivia che vanno a parlare con quello che crede di essere dentro Star Trek. Mitico!
5)
Il doppio anzi triplo season cliff. (ATTENZIONE SPOILERISSIMI) La tomba su cui va Walter. Il Multiverso al posto dell’Universo. La comparsa di William Bell -Spock!-. L’ultimissima scena: il New York Post poggiato sul tavolo con le notizie di Kennedy che non solo non è morto ma sta per essere eletto presidente dell’Onu, gli Obama che si accingono ad entrare nella NUOVA Casa Bianca. Le Torri Gemelle ancora in piedi. Whoaaa!

Se riescono a mantenere le promesse del season finale (voto: 8) e a spingere il piede sull’acceleratore orizzontale del multiverso (voto: 9), lasciando per strada qualche caso giallo superfluo di cui possiamo anche fare a meno (voto: 5), allora sì che potremo lasciarsi alle spalle una prima stagione così e così (voto: 7 ma anche 4, a volte) e prepararci ad una seconda strabiliante. Wake me up when septemba begins! 

17 Replies to “Fringe, analisi della prima stagione”

  1. Sottoscrivo tuttissimo!

    Il Piccolo Gandhi

  2. Grazie! Post attesissimo ma ne è valsa la pena.

    L’ultimissima scena vale 10 per me.

    Sono rimasta a bocca aperta per un minuto circa. Whoaaa!!! (ben detto TFM).

  3. Sono arrivata alla 15 e poi mi sono distratta. Del tipo che non trovavo più le puntate online e dopo c’ho avuto altro daffà. Ma recupero. Anche perché, per quanto mi riguarda, fosse anche una brutta serie, i dialoghi tra Peter e Walter, e in generale tutte le battute sia di Peter che di Walter, valgono da sole l’intera visione. E poi è tutt’altro che una brutta serie, per cui.

  4. *Gandhino: oh yeah!

    *Blonde: davvero bellissima la scena finale. Anche perché ci hanno fatto credere che i “colpi di scena” erano finiti, e invece no!

    *Viridian: no, non è affatto una brutta serie. Tra l’altro sono riusciti a correggerla in corso, dopo una prima parte che si stava avvitando su se stessa. Ragion per cui sono molto fiducioso per i 22 episodi della seconda stagione.

    *Jun: giuro che verso la 8 i’m going to mollare, però poi ne è valsa la pena 🙂

  5. ok lo guardo e poi leggo il post…

    me giusto per capire, non e’ che passiamo dalla padella alla brace?

    iob

  6. Sono ancora alla 10, ho saltato l’ultimo punto del post per non spoilerarmi, non commento seria perché a quanto pare il meglio deve ancora arrivare, ma una cosa devo dirla: Olivia Dunham è odiosa, senza se e senza ma. Quasi peggio di kate. E ce ne vuole.

  7. *Yet: nel senso di fiat, oper, general motors, etc etc 😉

    *Tubbie: ti garantisco che… sì! La prima metà non entusiasma, poi ingrana. Il season finale è lostiano in tutto e per tutto. Domande, domande, domande. Risposte? No! (ti preparo, così poi non mi dici “tu non me lo avevi detto”!)

    *LB: ti sei fermata quasi sul più bello. A tempo perso insisti. Kate è meglio, dai. Di gran lunga. Sono le eroine che piacciono a J.J. Dovresti pigliartela con lui. Quando vai a trovarlo per pigliartela con lui, fammi un fischio che vengo pure io. Gli devo chiedere se mi dà un lavoro 🙂

  8. bellobello Fringe, l’osservatore, la mucca, Bishop, il pattern. Mi soddisfa.

    E anche io paranoicamente cerco e trovo coincidenze lostiane.

    bye

    toso

  9. grandioso! noi (io e l’altro me nel multiuniverso) l’abbiamo finito di vedere avanti-a-ieri come si dice..

    bello tutto..bravo hai detto tutto ma…

    1. il cappello di Charlie nell’ultima puntata gli fa perdere almeno 10 pt

    2. mica l’avevo notato il Kennedy! wow!

    3. sottoscrivo che Walter è quasi sprecato è troppo tutto in questa serie fa il brutto è il cattivo tempo! ora apro un fan club su FB

    ahhsd

  10. Azz… leggo? non leggo?

    Non leggo. Sono a una manciata di puntate dalla fine e preferisco non farmi infinocchiare.

  11. *Toso: non avevo dubbi che ti piacesse! 🙂

    *Adedip: Charlie diventa praticamente un boss mafioso, co’ quaha coppola. Sai che l’attore è in forse per la seconda stagione? Sul suo facebook ha detto che lo hanno licenziato. Ma la produzione ha smentito. Boh.

    *Quad: no no leggi quando finisci.

  12. LB, è che a JJ piacciono imbronciate e incazzose, che non ridono manco in preda di una crisi isterica, perché non c’hanno mai nemmeno crisi isteriche, dato che sì ok son donne con le palle, ma che proprio senso dell’umorismo mai.

  13. *ci sarebbe anche la tipa di alias, che però mi sa che nessuno di noi si è mai ‘nculato. alias, dico.

  14. Credo di aver visto il pilot e di aver mollato, perchè non reggeve neanche lontanamente il confronto col mio amato X-files… bon, rimediero’…

    Supersimo

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