Perché Paolo Sorrentino sì e Bruno Vespa no?

// bruno vespa inviato tra le macerie che tira fuori un peluche impolverato e, con occhi lucidi, guarda la telecamera: ecco, in tragedie come queste, succede di trovare cose come queste. e si volta a guardare le orecchie del coniglietto che tiene per mano -il particolare per il tutto: il peluche che diventa bambino. bambino morto. amen-
// berlusconi che visita i terremotati ed esorta le donne a mettersi la crema solare quando andranno al mare
// la carfagna la sera a matrixculpop che dice: domani io andrò nelle zone terremotate e porterò ai bambini terremotati i clownterapisti -è la EE, era dell’enunciazione, bellezza-
// la maristella gelmini, seduta accanto alla succin-succitata carfagna che dice: ragazzi terremotati che farete la maturità non preoccupatevi, non perderete l’anno, noi siamo con voi, stiamo studiando un qualcosa che approveremo in consiglio dei ministri
// il papa che dice: prestò sarò da voi
// il tg1 che si vanta di aver fatto il 30% e più in tutte le edizioni -mostrando intanto il dito medio a mimun, tg5 e compagnia orante-
// radio maria che dice: il terremoto lo ha voluto il Signore, nella settimana della Passione
// paolo sorrentino che realizza un documentario di tre minuti dal titolo: l’assegnazione delle tende
// mia madre che mi inoltra un messaggino ricevuto da chissà chi: preghiamo per le vittime del terremoto. sì, preghiamo, davvero.


i mezzi di comunicazione. ministre, papi, suore, vecchietti, registi, io, noi, voi, loro. abbiamo e hanno proprio dato il peggio di sè.
o il meglio, a seconda dei punti di vista.
già, perché chi lo stabilisce quale è il confine tra ciò che è giusto e ciò che è ingiusto?
chi stabilisce quale debba essere la reazione più decorosa ad un evento irrazionale come un terremoto?

quelli che aprono gruppi su facebook a proposito del terremoto sono dei dementi? quelli che aggiornano twitter scrivendo che seguire le notizie del terremoto dà più dipendenza di una droga sono degli stronzi? quelli che abitano a roma e scrivono post in cui dicono di essere morti di paura anche se non è successo nulla di grave sono dei superficiali?

secondo alcuni radical blogger di questa beata minchia sì.
siamo e sono dementi, stronzi e superficiali.

perché loro, i radical blogger si sono issati sul piedistallo dell’ipocrisia e hanno deciso come il mondo debba reagire al terremoto. secondo loro o sei morto sotto le macerie abruzzesi o non ci sono cazzi che tengano. silenzio! basso profilo! hai ancora un tetto sulla testa? e allora che parli a fare?

non si può sdrammatizzare, giocare, alleggerire, scherzare, no, non si può far nulla, secondo questi fini pensatori. non abbiamo il diritto di un cazzo. non abbiamo il diritto di usare –perché no?– i social network come mezzo per esorcizzare, per sfogarci, per sentirci meno soli. no. se siamo ancora vivi dobbiamo ringraziare -chi?- e tacere. tacere e basta.

dice: c’è modo e modo. giusto. ma quale modo? io non avrei fatto così e cosà, al limite. io se ero il direttore del tg1 non dicevo evviva siamo i migliori. ma poi? what else?

e così nel girone dei dannati ci finisco anche io, noi, voi, loro, e i giornalisti porno, e il quindicenne brufoloso, e repubblica.it e corriere.it che titillano i lettori con un: mandaci la tua foto del dramma!, e madonna -la cantante- che ha dichiarato di voler fare una donazione in favore del paese abruzzese in cui vissero i suoi avi, e il granfratello oddio che orrore hanno il coraggio di andare in onda?, e mio padre che al telefono mi dice “tieffemme ti sento preoccupato” e io gli dico “no, papà non sono preoccupato per niente, sì ho e abbiamo sentito le scosse, forti e chiare, ma stiamo bene, c’è anche altro nelle nostre vite, adesso e per fortuna”, e il mio condominio che vuole fare una colletta anzi no la chiama gara di solidarietà e mi chiede con un foglio a4 stampato e appiccicato con lo scotch trasparente se ho del latte e della pasta da donare e-

tutti dementi, stronzi e superficiali. senza se e senza ma.

perché c’è qualcunoche ha deciso, qualcuno che sa e conosce la verità, qualcuno che magari stava a milano o palermo nel proprio letto a dormire, quello stesso qualcuno che poi vedrà il documentario di paolo sorrentino -cineasta!- e griderà al talento: che poesia!

ma andatevene affanculo.

19 Replies to “Perché Paolo Sorrentino sì e Bruno Vespa no?”

  1. Hai ragione, mio caro amico. Decisamente (anche io ho dovuto sfanculare certi radical blogger di cui parli ultimamente).

    Però, secondo me, il pupazzetto di peluche Bruno Vespa l’ha comprato in un autogrill sulla Roma – L’Aquila.

  2. caro tfmuzzo, la “gelosia” del proprio (anche se in questi casi anche altrui) lutto, in generale, è sui manuali di psicologia. I sopravvissuti ai grandi olocausti e alle catastrofi insegnano. se non c’eri, non puoi capire. cioè. che te lo dico a fare.

    joujou

  3. *Ludik: mi sa che parliamo degli stessi, anzi dello stesso: non l’ho citato e linkato seguendo la linea veltroniana 😉

    *Yet: sì in effetti non è il terremoto ad essere irrazionale, ma la reazione allo stesso. prerazionale in che senso di preciso? aspè che me lo cerco sul dizionario

    *jou: dici che quindi sono comprensibili? a me più che di gelosia mi pare si tratti di miopia ed ego ipertrofico. ma se lo dici te mi fido 😉

  4. c’è una lunga bibliografia di gente come loro miopi e con l’ego ipertrofico. questo volevo dire.

    grazie della fiducia “alla docenza” a prescindere però! 🙂

    joujou

  5. caro il mio tfm grazie per la tua testimonanza

    purtroppo non ho letto nulla in questi giorni e menchè minimo internet e blog, per sopperire (anche se credo senza sufficienza) sto vedendo quasi tutte le trasmissioni a partire dalla mattina; a me basta così

    partendo dalle tue considerazioni, credo in generale che le parole stiano a zero, nonostante l’informazione sia composta da tutto: dalla notizia grossolana (cioè come il sale grosso) a quella più minuta, dal generale al particolare; ed è giusto così che ci sia un po’ di tutto, seguito poi dalla scrematura critica personale di ognuno di noi; in sostanza però non mi sento di dire quasi niente, mi andrebbe di fare, di aiutare, di contribuire; ma l’informazione resta comunque un cardine

    firmato: quello dell’ultimo post di giro giro tondo

  6. oltre al fatto che questo post mi piaccia moltissimo (ci sono arrivata da un tumblr), mi è presa un po’ d’ansia per il fatto del lieto fine/lieta fine.

    ce l’hai la risposta o è tutto terrorismo psicologico? 😀

  7. io vivo da donna che vive a milano e che ha tutto giù. Familiari, amici, tutte le persone che amo più al mondo sono li.

    Come dici tu se non vivi non sai, io so solo una cosa, che c’è bisogno di stargli vicino, in qualsiasi modo lo vogliamo fare giusto o sbagliato che sia. La TV è spettacolo, il film è emozione, il giornale informazione, i blog è della gente….esprimiamoci va bene.. Io sento le loro testimonianze, non hanno acqua corrente, non si lavano da giorni, non possono rientrare nelle case, il 50% della città è distrutta, vivono nel panico, se vanno a dormire a pescara alla minimia scossa scappano in strada perchè c’è paura c’è il ricordo di quella notte…

    La vita li è veramente un inferno!

    quoto comunque quella povera anima del papà….prima o poi verrò…ma in che senso?!?!?!?!!? quanto disprezzo quell’uomo…forse più di faccia di gomma!!!!!!!!!!

  8. Saranno frasi fatte ma com’è vero che le disgrazie non vengono mai da sole e che al peggio non c’è mai fine..

    Il Piccolo Gandhi

  9. oooohhhhh!!! E finalmente. Ci volevi tu, caro tfm, a dire queste parole sante.

    Ti dico solo che lunedi’ ho postato (al solito un post leggero e ironico) appena sveglia, senza sapere ancora cosa stava succedendo in Italia. Ho ricevuto una valanga di pvt che mi chiedevano indignati “come mai avevo voglia di scherzare in un giorno del genere”. Ma io dico…!! Avesse aperto prima repubblica.it di splinder avrei postato lo stesso? Ma certo che si.

    Gli italiani hanno caratteristiche eccezionali ma in quanto a demagogia e retorica in queste situazioni non li batte nessuno.

    Grazie di questo post tfm.

    P.S. La frase di Radio Maria chi me la toglia adesso dal cervello? Sono scioccata!

  10. quando scrivi questi post ti trasformi in TNT.

    Per la serie lana caprina:

    IN bici, IN moto, IN macchina, IN treno, IN aereo, IN nave, persino IN carretto siciliano.

    e invece A CAVALLO.

    Peró IN sella.

    Popolo e lingua complessa i nostri.

    Stiui

  11. ahia-hiai, mi tocchi sorrentino

    no, però ho capito

    solo una cosa. così anche per svelenire. perché diventa sempre più difficile leggere le tre lettere qua sotto?

    (80/100)

  12. vorrei chiarimenti su TNT, stì.

    e aggiungere che è davvero impossibile con le letterine qua sotto. opperbacco.

    joujou

  13. azz, io sono senza internet ‘sta settimana e mi son persa i blogger radicalchi. Aaah, voglio i nomi. Vorrei anzi, che l’erba voglio non esiste neanche nel giardino del re, dice mia mamma.

  14. *Flounder: la risposta me l’hanno data di recente. lieto fine con fine usato al maschile è un arcaismo medievale bla bla ma a me la spiega non convince affatto, sia chiaro 🙂

    *Nuria: la prospettiva di te, non italiana ma italiana è illuminante. comunque grazie a te

    *Stiui: me ne viene una volgarissima

    *Ott: ok, hai capito. questa storia delle tre lettere sta prendendo una piega che non mi piace per nulla. tra l’altro io, essendo sempre registrato, non le vedo mai, ovviamente. mi sa che splinda vuole raggiungere quanto a complicanza, blogspot 😀

    *Jou: dice Stiui che tnt è una cosa tipo chimica che io insomma in questi post divento acido

    *Alli: i nomi li trovi sul daveblog, in un post in cui dave, che è lontano, ci è cascato anche lui

    *Virgh: …

  15. Appoggio pienamente la tua riflessione.

    Una cosa è fare informazione, una cosa è speculare sul dolore altrui in cerca della notizia visto che è passata la moda per ora dei rumeni stupratori e dei cani assassini.

  16. *un giorno ci diranno che il terremoto è colpa di alcuni cani rumeni che si sono messi tutti a saltare all’un-due-tre.

    e noi ci crederemo.

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