Di quella volta che feci amicizia con una suora di 28 anni e tutti ci guardavano storto: brutta cosa l’invidiah!
-Oh, certo che fa proprio un caldoh della Mad-
Mi arresto. Tossisco. Alzo gli occhi al cielo. TFM, sei un cretino! Che gaffe! La suora sta usando il depliant dell’alitalia come ventaglio e mi guarda. Ha questo sorriso di tenerezza stampato sul volto etereo. Un’aura quasi angelica –grazie ‘u cazz: è una suorah!- La osservo meglio. Ha una tunica grigia con una cinta marrone. Dei sandali aperti ai piedi. I capelli corti. Assomiglia a Fabiana Luperini, la ciclista. È bianca, pallida. Ma pallida di felicità. Anche se magari adesso in Sicilia dai familiari si abbronzerà un pochetto. E verrà anche la tristezza. La pelle del suo viso è distesa, liscia, tipo di pesca. Dimostra infiniti anni meno dei suoi 28. Sì, perché in tutto questo la nostra suora ha 28 anni.
-Ah, comunque io sono Gaia. Piacere. Ancora non mi ero presentata!
Si vede che c’ha la chiacchiera smossa, Sorella Gaia. C’ha una voglia matta di parlare. Infatti chiude il suo proprio own vangelo –cosa può leggere una suora in viaggio? Il vangelo! Fantasiah!-, lo ripone nel suo zainetto e:
-E perciò di mestiere fai lo scenegg-
-Scusi, sorella, dovrebbe raddrizzare lo schienale, stiamo per decollare. La hostess bionda è gentile. Gaia dice Oh che sbadata. Sorride.
La hostess bionda si mette a farfugliare parole a casaccio tipo ‘in caso di emergenza indossate la mascherina così e così’.
-E tu, invece –esito un attimo, a questo punto– di mestiere fai –indico la tunica– la…?
-Suora. Francescana.
-Bello!
-?
-Nel senso… Io pensavo che ci fossero solo i frati, di francescani!
-Sì, i fratelli certo… Ma ci sono anche le sorelle. Viviamo tutti assieme, nel convento. Ovviamente dormitori separati. Ah-ah.
-Ovviamenteh! Fratelli e sorelle! All together. Che bello! E come funziona? Cioè, voi ve ne state nel convento e pregate mangiate dormite lavorate pregate. Insomma è tutto un gran Ora et labora! Ah-ah!
-?
– 😉
-Sì tutte le cose che hai detto te… però viene anche molta gente a trovarci.
-Ahhhhh fate le festicciole… le conventicole nei conventi!
– …
-…
-In realtà da noi viene gente che ha bisogno di fare un ritiro spirituale. Gente sola ma anche giovani, anziani. Persino famiglie con bimbi piccoli. Tutti coloro che cercano di allontanarsi… sai… dalla follia della vita quotidiana. Chi vuole semplicemente rallentare, staccare la spina, viene da noi e…
-Sì, ma come funziona? Cioè uno bussa al campanello e spunta il fraticello shinissimo che dice ‘come on’?
-Certoh! La nostra porta è sempre aperta. Anche tu, se vuoi, puoi venire da noi… così magari se hai bisogno di ispirazione per il tuo lavoro… Non sai quanti studenti vengono da noi per preparare gli esami…
–Ah tipo una bibliotecah!
-…
-Grazie dell’invito, Gaia. Io ci verrei volentieri. Non sai che casino su quàha tibburtina! Tutto un viavai di calabresi che non ti dico, tutti sotto la mia finestrah!
-E allora vieni da noi, Tieffemme! Vieni da noi! Che sai fare te? Sai cucinare? Sai cambiare le lampadine? Sai dipingere i muri? Tutti sono ben accetti, da noi. Anche tu, dài.
E fa il sorriso di tenerezza. Eh, ma non vale cosih!
-Eh sorella Gaia sarebbe bello, anzi bellissimo! Ma poi bisogna pregare, giusto? Cioè, come la mettiamo con quella cosa del padre nostro e dell’ave maria e di tutti gli altri? Non è che posso venire a scroccare come un parassita vitto e alloggio, scrivere le mie cose e poi andarmene senza pregare
Insomma stiamo in mezzo alle nuvole, in mezzo al cielo, più in alto dell’alto. E io sto parlando about pregare. Gaia mi racconta di sé, mi spiega che ha fatto voto di povertà. Che non le manca niente, che è felice –quando lo dice le brillano gli occhi, a dire il vero, quindi forse è vero- che prima era fidanzata, andava all’università, voleva iscriversi al partito comunista ma poi, un bel giorno, arrivò la chiamata.
-La chiamata?
-Sì, avevo accompagnato una mia amica ad un ritiro spirituale. Io pensavo a tutt’altro. Era l’ultima cosa che avrei immaginato, ma una volta lì ho capito quale fosse il mio futuro. E sono rimasta per sempre. La mia amica invece è tornata indietr-
-Dài, non ci credoh! Come quelle che partecipano a miss italia o a un reality show e si vergognano e dicono che erano lì per accompagnare una loro amica. Dai, sorella Gaia, chi ci crede!
Lei sorride.
-E a questa ci credi?
Si sfila la fede dal dito. Me la porge. C’è inciso qualcosa a proposito di un matrimonio con Gesù e una certa data. Come nei veri matrimoni. Voti perpetui.
Cazzo i voti perpetui. Cioè se una si sposa con Gesù Cristo è finita. Cioè magari non finisce, è sempre un inizio continuo di gioia e felicità –mica sono sposato con Gesù, io, che ne so!- però insomma Gesù non è uno dei tanti, Gesù è uno tosto, un carico da novanta, Gesù è Gesù, Cristo! Ma i tuoi come l’hanno presa?
-Male! Anzi malissimo. All’inizio mi hanno portata pure dallo psichiatra. Pensavano fossi posseduta. Capirai, loro comunist- (-comunisti? In sicilia?-) –i duri e puri, eh-eh. Alla fine si sono arresi, anche se mia madre ancora sper-
– Scusate, mimì e cocò, biscotti o salatini?
e poi lei dice che quello che fa la differenza nelle persone è l’approccio alle cose e io dico sì infatti ricordiamoci sempre che se una cosa è buona o cattiva spesso dipende da come sono fatti i nostri occhi e i suoi occhi a proposito si illuminano e poi lei dice che papa ratzinger è una persona molto umile e nel dirlo si commuove e io sto per dire ma che cazzo dici sorella gaia e invece dico mi spiace sorella gaia qui siamo in disaccordo, tutto possiamo dire di ratzinger tranne che sia umile –e forse t’hanno davvero fatto il lavaggio del cervello, ma non glielo dico, sai mai come ti finisce, ad offendere le sorelle- e secondo me è solo una gran furbacchione –questo lo dico- e lei ci rimane male e io dico va bene, vostro onore –proprio così- ritiro l’ultima frase, però ammetterai che c’è una distanza paurosa tra Loro e Noi, e lei dice la tua opinione è discutibile e io dico certo, e anche la tua, e infatti ne discutiamo e io insisto e dico che la distanza tra chi detiene il potere e chi il potere lo subisce sta raggiungendo livelli da medioevo e parlo anche della politica, hai presente, sorella Gaia in che abisso stiamo precipitando? hai presente la storia delle impronte ai bambini rom? e lei dice che no, non lo sa, il convento e l’isolamento e tutto il resto e io glielo racconto, quel che raccontano i giornali, e lei dice comunque anche mio padre non lo sopporta, abberlusconi e io dico ah-ah mi sta già simpatico tuo padre e io le dico ma c’è una cosa una cosa che ami della tua vita, di te stessa, qualcosa cui non sai rinunciare dimmelo eh ci deve essere e lei dice io suono la chitarra e io dico ah! sei una musicista e lei si imbarazza e dice ma no, suono la chitarra nelle funzioni, adattiamo le preghiere di san francesco alle musiche di cantanti pop americane e io le chiedo e dimmi un po’ chi ti piace dei cantanti italiani eros laura tzn? lei dice bleah che schifo non specificando chi però e dice che le piace jovanotti e che nel chiuso della sua stanza suona ‘a te’ -e tutti sappiamo chi sia quel ‘te’- e che gli accordi li ha scaricati su internet, da emule, precisamente
e poi scendiamo dall’aereo e chiacchieriamo e la gente ci guarda noi strana coppia assortita io in pantaloncini verde militari, sneakers ai piedi, abbronzato, cellulare in mano, lei pallida e inerme, così inequivocabili entrambi e poi andiamo verso il nastro dei bagagli solo che io ho solo quello a mano e così le porgo la mano e lei la porge a me lei sorride e io sorrido e noi sorridiamo e io vorrei dirle che sono tre mesi che sto correndo tre mesi che sto scappando e anche questo viaggio e tutti i miei viaggi sono delle fughe ma fughe all’indietro al limite di lato e forse arriverà anche per meil momento di fermarmi di mettere le mani sulle ginocchia aspettare che l’ansimo si arresti alzarmi in piedi e accettare che anche io sì anche io forse posso stare bene e posso essere felice invece di continuare a voltare la testa dall’altra parte a ignorare i problemi a fingere che tutto vada bene e quando l’ossigeno finisce ostinarmi a correre correre correre sempre e comunque e
invece dico piacere di averti conosciuta gaia e lei dice piacere mio tieffemme e raccolgo lo zaino lo metto sulla spalla vado verso l’uscita faccio un paio di metri mi giro lei mi sta guardando stringe le mani e nel viso le si allaga un sorriso che non vi dico urla tieffemme in bocca al lupo e che Dio ti benedica! io faccio un cenno con la mano tipo crepi grazie mi volto oltrepasso la cellula le porte automatiche si aprono tutti i parenti e amici sono lì che aspettano un tipo è appoggiato stancamente al muro ha un cartello in mano il cartello dice un nome straniero credo russo mi muovo tra la folla esco fuori fuori alzo gli occhi al cielo e al sole mi schermo il viso con la mano e penso devo fare una telefonata.
Che bella storia Tieffè, ti trovo in formissima!
Bellissimo, di una delicatezza ma anche tanto frizzante e simpatico
questo racconto.
Sei proprio forte TFM.
ti abbraccio forte. inequivocabilmente forte. ce la farai. a fare la telefonata, dico.
joujou
splendido.
consiglio la lettura de “la suora giovane”, di giovanni arpino, romanzo bello e dimenticato.
madò tfm.
mo mi si stringe il cuore.
cheddioti benedica non te lo posso dire.
ma che ne so, ti raccomando a manitù!
Alla fine del racconto mi sono commossa. Non so se mi spiego. Eh.
(broda, mi sto trasformando in una versione meno sfigata (gesto scaramantico) di penny. capisc’ a mme.)
🙂
A volte certi incontri fanno bene agli occhi e ai polmoni…
A trovarne di incontri così, tfm…. 😉
che io questo post l’ho letto fresco fresco di stampa.
ma non ho avuto le parole per commentarlo subito, perchè ero strutta.
E’ uno dei miei preferiti: sorriso sulle labbra, ma retrogusto di commozione.
In ogni caso: una telefonata allunga la vita, lo diceva sempre quellolà
*Mas+Aga: tnx!
*Jou: eh
*Andrea: prendo nota
*Violezza: manitù? Nollocapita! 🙁
*Sista: urgono dettagli. Se c’è Penny c’è anche un Des nei paraggi. Appena torno.
*Morgania: vero più che vero 🙂
*Inoke: ne basta uno, magari tu incontri il fraticello
*Pattie: grazie anche a te, Pattina. Meno male che l’hanno inventato, il telefono!
questo bellissimo racconto – é rara la civiltá e il rispetto delle ideologie altrui della sinistra italiana – m’ha fatto pensare un po’ al tassinaro di Alberto Sordi…
stiui
il dubbio é: ma non é che non sei piú di sinistra e non te ne sei manco accorto?
stiui2
tu DEVI diventare lo sceneggiatore del mio telefilm preferito
broda
Solo una cosa non ci hai detto. La Luperini ti piace? Cioè. Dico. La Luperini. Ti piace? La trovi carina?
(80/100)
Troppo bella questa cosa che ti è successa!
(e la battuta su miss italia mi ha fatto spanciare)
oh quando torni aha tibburtina ci sta un’altra birretta eh!
*Stiuissimo: guarda, di questa sinistra penosa e vergognosa sono fiero di non far parte. Quindi forse hai ragione. O forse dovevo incontrare la sòra per capire che sì, lo sono ancora e ne sono fiero! Abbiamo anche parlato di eutanasia e di vita e di morte, ma nel racconto non c’entrava.
*Toso: mammmagari! Se abitassimo in un altro paese ti farei scrivere attè la lettera di referenze 🙂
*80/100: Chi, essa? Sì, essa? Cessa! 🙂 Laddove cessa sta per…
*Nur: sicuro. torno, stiamo tuned!
è che ti volevo raccomandare a una divinità!
mi ero commUossa. eh.
manitù è quella degli indiani.
ma tu ci vuoi bene a santa rosalia?
*Violissima: ho colmato una lacuna, grazie. Non lo sapevo. Santa Rosalia? Sai che non mi sono mai posto la domanda? Voglio bene a Santa Rosalia? La Santuzza?
E tu, ci vuoi bene alla Santuzza? Perchè me lo chiedesti?
Comunque penso di sì, non mi ha mai fatto niente di male 😀
secondo me lei un po’ si è innamorata…
*Marcol: ammetto che… ehm… beh… insomma… per qualche secondo l’ho pensato anche io. Innamorata proprio no, ma affascinata forse sì. Poi però ho detto la mia about: eutanasia. E.