Non è poi così male essere appesi a un filo

la prima volta che sentii quella parola poteva essere, che ne so, il ’95 o il ’96, comunque brenda se ne era già andata a londra, liam e noel già cantavano le loro morning glory e io già odiavo berlusconi. fu una specie di epifania, una supernova che illuminò lo slang di noi giovani. un bel giorno la parola ‘allucinante’ comparve nel nostro vocabolario. e niente fu più lo stesso.allucinaaante. era la prof di matematica che interrogava per il terzo voto quando alcuni avevano ancora solo il primo. allucinaaante. era tua madre che scassava la minchia ‘hai studiato? ha fatto la versione?’. allucinaaante. era la sensazione di countdown generale dopo la morte di falcone: tanto adesso tocca anche a borsellino, chi se ne frega. allucinaaante. era la purezza dei miei sentimenti espressi nelle prime poesie di quel gran poeta maledetto che ero. allucinaaante.

è stata questa settimana appena passata. iniziata con un computer portatile da due chili precipitato sul mio piede, tra una falangetta qualsiasi ma dritto al centro dei miei malesseri. e finita con un piatto di pasta fredda in mezzo ad un condominio afono di gioia e di bandiere.

da qualche giorno qualcuno nel palazzo di fronte applaude.

ad un intervallo di due, tre minuti, qualcuno applaude. cinque applausi. clap clap clap clap clap. e poi ricomincia. è invisibile, nel senso che non si vede, a occhio nudo, ma si sente. non è un applauso-tronista tipo ‘brava brava’. no, piuttosto è un battere di mani per dirsi: eccomi, ci sono, esisto. ieri mattina, all’ennesimo estenuante battito di cinque battiti, ho fatto l’unica cosa che potessi realmente fare, preso di calore e di scrittura com’ero: ho battuto anche io le mani. mi sono affacciato e: cinque battiti, intervallo, cinque battiti. dopo, ho pensato: ci sono anche io, visto?

no, non è una bella sensazione, essere appesi ad un filo. l’ho capito oggi. alla seconda doccia. non è una bella sensazione essere costretti ad urlare, per marcare il territorio. l’ho capito all’altezza castro pretorio: la metro b oggi era una camera a gas. una scena al rallentatore. una bomba all’hotel.

da ieri ho un nuovo coinquilino. è ungherese. adesso siamo un siciliano, un napoletano, un sardo. e un ungherese. non sono mai stato bravo, a raccontare le barzellette. ah-ah. l’ungherese sta in italia da sei mesi. c’è da dire che parla meglio l’italiano lui che un italiano vero. tipo uno dei miei due coinquilini. l’ungherese parla in questo modo che mette gli accenti sulla prima sillaba di ogni tipo-frase, proprio. ne vien fuori una cosa molto ritmata e tuntunchà tipatipatùnchà del tipo:
ìoho bìsognodi ùnkonsiglio, kònosciunpo stòdofeantare àkorrere? e dopo dieci minuti che parlava così, con queste consonanti durissime che sembravano uscite da un documentario sulla ddr, gli ho detto: òhsìioco nòscounpo stòfighissi mò:villator lònia. insomma abbiamo instaurato un codice. ìofe lìce. poi lui ha detto: màdimmiu nàcosa, màchehafat tòdona dòni? e io gli ho risposto: bèllado mànda!

poi mi sono sdraiato nudo e al buio sul pavimento. ho pensato ho fatto un sacco di errori negli ultimi due mesi. ho pensato mi sento tremendamente diverso dal me stesso che credevo di essere due mesi fa. mi è venuta la pelle d’oca. mi sono vergognato. di tutto e di niente. ho pensato a chi non c’è più. a chi non c’è mai stato. a chi mi passa il testimone della staffetta e mi incita a continuare. ho pensato mi offende e mi ributta l’idea di vivere, ancora e a ventinove anni, con altri sconosciuti che, se messo alle strette, baratterei volentieri con un iPod.

29 Replies to “Non è poi così male essere appesi a un filo”

  1. I tuoi pensieri sono spesso anche i miei, specie ultimamente, dopo aver staccato un po’, dopo la parentesi Lisbo-romana, sono tornato a casa a Bologna senza aver voglia di vedere nessuno, soprattutto a casa. La Cantante ha bussato e non le ho aperto, i siculi non li ho nemmeno salutati..sono arrivato, tipo.

    Ps: mi auguro che quello che non parla bene l’italiano sia il coinquilino napoletano.

  2. beh ammesso e non concesso che il napoletano non parlasse bene l’italiano, ciò sarebbe perché la sua lingua madre è il napoletano. Quindi se parla bene la sua lingua madre e parla male la sua seconda lingua, in fin dei conti parla bene… no?

    🙂

  3. io mi ricordo i tempi di College e della tipa che diceva “Allucinogggggeno”. magari veniva tutto da lì.

    (ora voglio conoscere l’ungherese)

  4. “AL MONDO:

    Mondo, sii, e buono;

    esisti buonamente,

    fa che, cerca di, tendi a , dimmi tutto,

    ed ecco che io ribaltavo eludevo

    e ogni inclusione era fattiva

    non meno che ogni esclusione;

    su bravo, esisti,

    non accartocciarti in te stesso, in me stesso

    Io pensavo che il mondo così concepito

    con questo super-cadere super-morire

    il mondo così fatturato

    fosse soltanto un io male sbozzolato

    fossi io indigesto male fantasticante

    male fantasticato mal pagato

    e non tu, bello, non tu “santo” e “santificato”

    un po’ più in là, da lato, da lato

    Fa di (ex-de-ob-etc)-sistere

    E oltre tutte le preposizioni note e ignote,

    abbi qualche chance,

    fa buonamente un po’;

    il congegno abbia gioco.

    Su, bello, su.

    Su, munchhausen”.

    -Andrea Zanzotto-

    joujou

  5. L’ultimo paragrafo mi suona particolarmente familiare. Se dovemo becca’, broda.

  6. sull’applaudire: magari staranno

    studiando solfeggio. però che tempo è cinque battute?

    su quella cosa del vivere con sconosciuti e sull’ipod…vabbè non dico niente.

    vabbè dico che pure un nokia vecchio modello a me starebbe bene. tipo.

  7. giusto, viádella, solfeggio!

    é un 6/8, il primo ottavo manca perché lo conta in testa…stará forse provando un waltz, una marcia, una polka o una giga…che sia un ballerino irlandese…?

    stiui

  8. già. Virgh annuisce annusice annuisce fino a slogarcivisi il collo

    ps: concordo con Scogliera, se il Napoletano parla bene il Napoletano parla bene la sua lingua, ogni errore in italiano è da considerare errore nella Seconda Lingua:)

  9. …rediviva non per molto, vivo di fluidità, nell’ordine: semantica, emotiva, funzionale, relazionale, esistenziale…basta così?

    …basta così.

    lo so che è contrario a dongi regola dell’eremitaggio, ma se trovi una baraca sul fiume, ti spiacerebbe controllare che ne abbiamo un’altra in zona?

    thanksssssssss.

    nvl.

  10. *Mas: coincidenze. Mi sa che anche io sono arrivato, tipo 🙂 Confido nell’estate

    *Scogliera: non fa una grinza, a proposito di panni

    *Yet: sì, tipo bucato! 😉

    *Ari: è vero, allucinogggeno era la versione 2.0 ante litteram di allucinante. Dovevo anticipare le date del post. Con Federica Moro siamo alla fine degli anni ’80. Federica Moro e Federico Moccia, of course.

    *Jou: se non me la canti non la capisco!

    *Bat: ASAP

    *Violezza: sai che non avrei MAI pensato alla cosa del solfeggio. Io avevo optato per un più romantico: pazzoide e/o disadattato. Ma mi sa che hai ragione. Ecco a che serve avere un blog. Magari comunque ero io che contavo male. Non erano cinque clap ma di meno o di più.

    *MAs2: …

    *NvL: quanto tempo. Baracche che non comunicano allora 🙂

  11. e a me…?che sono di marzapane io??

    stiui

  12. Stiui, hai ragione.

    Questo TFM è scostumato.

    Anche a me si dimentica di dare le risposte…

    che sarò di marzapane pure io?

  13. anche a me piace il titolo di questo post un sacco, però però… non dipende sol oda dove ti mettono le mollette, dipende anche da se ti stendono a capa sotto 🙂

  14. stiui, pturniosa forse è di marzapane… tu sei di gomma. a iniziare dalle orecchie.

  15. Versione? Classico?

    Se sei in casa con un ungherese ben piantato e alto più di te (anche se non so quanto sei alto), ci sono buone probabilità che tu sia coinquilino dell’unico ungherese che ho conosciuto, pure quello con italiano perfetto. In fondo, in ungheria sono solo 4 gatti.

    Ah, il clap clap è per le zanzare.

  16. Pat, anche di me si dimentica, così,(dice Virgh alzando la voce per farsi sentire e slongandosi un sopracciglio allusivo in direzione tieffè) perchè oggi va di moda scordassidejamisci, ma non ti preoccupare, prima o poi verrà a cercarci, quando si accorgerà che “le altre” “non amano lui, ma amano tieffemme”

    (citazione che so da te tosto cogliere) 😉

  17. *Stiui: ah-ah

    *Virgh: 😉

    *Pattie: 😀

    Ok? Cos’è, la ribellione della base contro il capo? Sono come Uolter: non me ne vado! E se continuate vi assumete la responsabilità di aver rotto la tela del dialogo, sappiatelo.

    *Als: piace anche a me!

    *Scoglieraapiccosultitolodelpost: ovvio, che ti stendono a capa sotto. Lo davo per scontato

    *Jou: cantagliele, all’emigrante che cantava le canzoni che ascoltava a lu mare

    *Quad: sì sì l’Ungo è una spanna più alta di me e piantatissimo e fisicato (infatti non ci litigherò mai). A questo mi pare ovvio si tratti del medesimo Ungo, d’altronde anche no in italia siamo solo 4 gatti 😉

    Classico forever. Le zanzare: 😉

    *Virgh2: vuoi la pomata per il sopracciglio?

    *Pattie: Pattie! Guarda che ricomincio a chiamarti ‘paturniosa’ con un distacco glaciale! Anzi, signorinapaturniosa -o signora… ;)-

  18. Noooo, il distacco glaciale nooooo!!!!

    Tieffemino, dai (sbatte gli occhioni)…

    Che poi a me piace tanto la canzone che hai dedicato allo stiui (perchè so’ autoreferenziale, e questa la capite in 4 o 5)

  19. rotto la tela? noi? ma quando mai?

    😉

    (anch’io Pat ti stimo, e come non potrei, e non sei una signora, ricordalo! Sei una per cui la guerra non è mai finita! -nananananàà- ti voglio bene piccìccì;))

    ecco si, un po’ di pomatina ci vorrebbe, e poi mettilo in conto come infortunio sul lavoro, e detrailo dalle imposte, eh! 😉

  20. *Pattie: mica la capii

    *Virgh: nommiparlare di imposte -al massimo le chiudo!- che sono nei pasticci -no, non ho evaso, ancora, le tasse-

  21. pensa che io entro domani dovrei presantare la declaracion de la renta, non non prensento né declaro… che tanto nel 2007 non li ho mica guadagnati 9000 euro (magari!)

    😉

    e poi evadi, l’ha fatto valentino rossi e gli hanno dato una laurea, e l’ha fatto pure quell’altro là, il bassetto, e l’hanno messo alla guida del governo del Paese delle Banane (che no, non è lo Zimbabwe, nel caso te lo stessi chiedendo)

  22. Mi permetto di aggiungere che in tal caso dovremmo cominciare a chiamarti

    TfmstesoacapasottoFaPipistello

    🙂

    Scogliera a picco su un venerdì pomeriggio

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