In mezzo ad una sparatoria

La stazione Campi Flegrei è una piccola stazione, con pochi binari. Si entra, si scendono le scale del sottopassaggio e si risale in superficie, esattamente dal lato opposto. Vuoi andare a Roma? Allora binario 4: aspetti il treno che porta sempre ritardo -venti minuti circa, è un abbonamento, ma il rimborso lo pigli solo se sfora la mezzora- e ti piazzi in piedi o seduto o come ti pare, con alle spalle il binario 5 e di fronte l’ingresso della stazione, da cui vedi, come in uno schermo -o in un acquario- la vita in attesa e transito che scorre sugli altri binari, il retro dell’edicola, il retro della mondadori, l’ufficio della della polizia einsomma sono lì, sulla banchina 4 appoggiato alla ringhiera che mi leggo il mio libro e mi ascolto la mia musica,
quando
a due metri da me, una voce, da non so dove:
SPARA! SPARA!la. voce. alla. mia. destra. dice. spara. spara. mi. volto. e.

un ragazzo salta dalla banchina si tuffa sui binari io chiudo il libro stacco gli auricolari ruoto lo sguardo di un po’ un altro uomo si tuffa anche lui sui binari lo insegue la voce da non so dove urla ancora SPARA!, volto lo sguardo ancora più a destra, due uomini stanno facendo a pugni e cadono a terra e lottano torno con lo sguardo alla scena principale l’inseguitore tira fuori una pistola dai pantaloni incespica un attimo il fuggitivo prende allora un po’ di vantaggio e risale sul binario numero uno penso il binario numero uno è quello da cui poi si esce nel piazzale l’inseguitore fa ruotare il tamburo della pistola carica la pistola mentre corre ad ostacoli sul binario impugna la pistola il fuggitivo scarta alcune persone sul binario l’inseguitore punta la pistola urla FERMO! FERMO! poi alza la pistola in cielo e SPARA sento il rumore penso ha sparato non vedo la fiammata ma vedo il fuggitivo che fugge e continua a fuggire e l’inseguitore che insegue e continua ad inseguire e poi si ferma e SPARA e poi il fuggitivo scompare dall’uscita della stazione e l’inseguitore scompare anche lui e scompaiono entrambi e

secondi. di. silenzio. uno. due. tre. quattro. e.

cinque.

BANG! BANG! altri spari dove non vedo ma dove posso immaginare tra i tassisti e gli spacciatori e la gente e me stesso dieci minuti fa penso quei colpi sembrano dei petardi, dunque questo è il rumore che fanno i proiettili sparati e

deglutisco -silenzio- mi guardo i piedi mi accorgo che ho ancora il libro in mano sono fermo immobile nello stesso punto come piedi nel cemento e mi giro verso destra e i due che prima si prendevano a mazzate ora sono in piedi uno tiene le mani dietro la schiena l’altro lo tiene per le mani e per la testa e un uomo a terra,

un. uomo. a. terra. un. uomo. a. terra.

d’istinto faccio un balzo e mi avvicino, il signore avrà circa 60 anni la divisa delle ferrovie dello stato, e trema trema trema in modo innaturale il viso una maschera alterata il corpo un blocco rigido i pugni serrati di un colorito livido penso: infarto è un infarto e d’istinto mi allontano, mentre una donna urla al signore di respirare a fondo e piano respiri piano non è niente respiri piano non è niente un uomo gli slaccia la cinta dei pantaloni respiri così bravo così e il signore con la divisa continua a tremare e la donna continua ad incitarlo penso questa donna ha un grande sangue freddo e io no, io faccio due passi indietro, una signora con un bel cappotto chiama il 118, c’è ancora silenzio, e durerà poco, arretro ancora, ruoto lo sguardo a 360 gradi, a cercare altri pericoli, faccio ancora dei passi indietro, deglutisco, una ragazza parla al cellulare: hanno sparato hanno sparato mi volto verso il binario 5 e decine di persone sul treno immobili guardano ma non è un film ho bisogno di sentirmi ho bisogno di sentirmi ho bisogno di sentirmi mi appoggio alla macchinetta che prima mi ha sputato un kinder bueno penso qui è sicuro penso qui dietro se sparano ancora non c’è pericolo penso

ho. paura.


Cinque minuti dopo. Dall’ufficio della polizia escono tre poliziotti in fila indiana con le pistole in mano. Attraversano i binari caracollando e ci raggiungono. Chiedono: che è successo? Già, dico io. Venite a chiederlo a noi? Mi viene in mente il personaggio di Aldo e della TV svizzera. E’ un attimo, e il silenzio, irreale, assurdo, adrenalinico viene sostituito da un vociare che sale presto di intensità: donne distinte che si mischiano a ragazze in minigonna a pendolari stanchi a bambini ignari a me che chiedo alla signora con il bel cappotto ma che diavolo è successo? e lei dice tutta concitata e fiera di essere protagonista che due delinquenti sono arrivati sparati dall’ingresso e pensavano di poter scappare prendendo il treno metropolitano del binario 5 e due agenti in borghese li hanno inseguiti e poi quello è scappato e -insomma mi ero perso il primo pezzo- e quindi il signore si è sentito male, è un capotreno, un capotreno? chiedo io e mi volto e lo cerco

il capotreno che si è sentito male è ora circondato dai suoi colleghi e all’improvviso il capotreno che si è sentito male scoppia a piangere, come un bambino come un bambino e si difende da sguardi che adesso non c’entrano niente, e io non c’entro niente e mi volto dall’altra parte, io un signore di 60 anni che piange a dirotto perché ha assistito al far west non lo posso reggere capite non lo posso proprio reggere mi si blocca il respiro qui a metà e faccio qualche passo in direzione opposta, mentre un collega del capotreno che si è sentito male gli dice come fosse suo padre ‘antò, antò non fare accussì’ e su quella frase ecco su quella frase io non so che farei e per fortuna che arriva l’eurostar e arriva strombazzando clacson a più non posso perché la gente continua ad attraversare i binari come se fosse una piazza pedonale alla vigilia di natale, loschi figuri e personale medico e infermieri e carabinieri e curiosi e gente e gente tutti avanti e indietro e il treno suona e si ferma e io salgo e mi siedo e respiro respiro e sbuffo e sbuffo e il tipo seduto di fronte a me legge gli arancini di montalbano alza gli occhi mi sorride dice mezzora di ritardo eh? e io dico già, mezzora di ritardo e lui vede la mia faccia e dice tanto adesso recupera e io dico già tanto adesso recupera e guardo fuori dal finestrino e

io quel capotreno che scoppia a piangere perché ha visto il far west non me lo dimentico, no.

12 Replies to “In mezzo ad una sparatoria”

  1. incredibile..

    ho letto tutto d’un fiato, mi hai lasciato a bocca aperta, nemmeno fosse un thriller

    grande post, intenso

    ciao

    luca

  2. povero!!

    respira, rilassati. Spero non ti capiti mai più. occhi sempre aperti, mi raccomando. un bacio

  3. Da buon napoletano anch’io ovviamente mi sono ritrovato nel bel mezzo di una sparatoria.. E il battente del balcone della camera da letto dei miei, una notte s’è beccato 2 proiettili di 2 ubriachi di passaggio: sparavano così, per gioco. Questa è Napoli mio caro TFM..

    Il Piccolo Gandhi

  4. Ho preso oggi il treno da campi. Ma non sapevo nulla. E mia madre che mi dice di stare attento quando vado all’estero…

    Ci sentiamo, TFM.

    Giramondo.

    PS: Domani mi tocca new york

  5. Io ho visto un uomo morire a Firenze per una sparatoria. Non è Napoli, è la violenza ed è la vita.

    L’uomo che piange non piange per aver visto il far west ma per essersi trovato a pensare che avrebbe potuto spegnersi tutto tra l’obliteratrice e lo schermo delle partenze. Merita rispetto e tu meriti un po’ di riposo. Un bacio

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