Poi dicono che Napoli

Alla fine della fiera Napoli la vedo solo con il binocolo. Diciamo che è più un respirare un’aria diversa dal normale. Anche perchè, voglio dire, sarebbe difficile altrimenti, visto che il mio raggio d’azione è limitato ad un solo quartiere. Nello specifico: quello dello Stadio San Paolo. Nello specifico ancora: Fuorigrotta, che non è proprio Napoli ma è soprattutto Napoli. Nel senso: mi hanno detto che una volta Fuorigrotta era un paese a sè stante, e quindi ha mantenuto una certa sua identità -i fuorigrottesi ci tengono a distinguersi dagli abitanti degli altri quartieri, tipo i posillipini: sì si chiamano così, posillipini, a me fa molto ridere la parola posillipino-

insomma a Fuorigrotta se schiacci il bottone del semaforo pedonale il semaforo diventa rosso e le macchine si fermano. C’è una bella aria e tutti si vogliono bene. Che poi, traslando, è la stessa cosa che nel resto della città, lo so perché lo so. A Napoli ci si vuole bene, è tutto pulito, è tutto ordinato come nè a Roma nè a Palermo, che sono le uniche altre due città italiane che conosco bene. Cioè, ci pensavo ieri mentre osservavo il mare dalla mia finestra –no, non c’è il mare, ma so che lì fuori, a pochi metri c’è, e questo mi basta-: che fine ha fatto l’emergenza rifiuti, l’emergenza camorra e l’emergenza morti ammazzati? Non ci vorranno dire che in questo periodo nessuno ammazza nessuno? Certo che qualcuno ammazza qualcun altro, ma nessuno ne parla. Perché? Io l’ho chiesto a un po’ di napoletani. E loro mi hanno risposto scrollando le spalle. Sì, ma qui sei mesi fa, a sentire i tiggì, era l’inferno! E adesso? Perché nessuno dice che? Io dico che quello che vedo io è una città di una certa civiltà -certo sul treno poi debbo sorbirmi a Vincenzinoche va a fare il concorso a Roma e passa due ore al telefono con mammà che gli chiede se ha messo la sciarpa e gli ordina di non uscire di notte che poi la mattina non si alza, ma questa è un’altra storia con la pummarola in coppa, volendo-
e a proposito di Napoli. Certe notti, certe cene che non vi dico. Esco dal lavoro, passo al dìperdì e prendo una di quelle insalate pronte. Che ho scoperto essere la svolta della vita, se non hai una cucina e non hai posate e forchette e condimenti vari: tu prendi la confezione di plastica, la ribalti, schiacci un punto ben preciso –le istruzioni sono chiarissime, e quando le istruzioni di qualcosa sono chiarissime non c’è altro da fare che applaudire- osservi olio e aceto colare giù giù per tutta l’insalata e pomodoro che stanno lì da non so quanto tempo, poi stacchi la pellicola, prendi il tovagliolino in omaggio, monti la forchettina –sì, la monti, ci sono due pezzi senza istruzioni, non ce n’è bisogno, e io mi sento molto bricotieffemme in quel momento- e infine: mangi.

Che stavo dicendo, prima del panegirico dell’insalata pronta? Ah sì. Ero al dì per dì dove alla cassa c’è un signore scocciatissimo di 60 anni che –sarà una mia fallace impressione- ma s’è davvero rotto le palle di fare quel mestiere lì, insomma esco, faccio una cinquantina di metri, mi arresto, con fare lussurioso mi tocco il culo -…- e mi accorgo che: il portafogli

-in altri tempi ci avrei fatto un cliff di ‘tfm sul serial’, ve lo dico, di questi tempi invece non c’è tempo per i misteri e i giochetti quindi:-

il portafogli non c’era. Non mi hanno mai fregato il portafogli in vita mia –anzi sì una volta sì, in Spagn: omiodddio!- e me lo fregano giusto a Napoli! Ma tu guarda le coincidenze. Che noia, che prevedibilità! Manco fossimo in una fiction italiana da due puntate! Torno indietro di gran carriera correndo e caracollando, supero le porte a vetri supero il banco frutta e il banco salumi, supero le casse e: il portafogli mio è lì, per terra, all’inpiedi, non coricato, ma all’inpiedi proprio. Lo prendo in mano e: c’è tutto. Tutto. Sorrido al cassiere. Il cassiere dice ad una signora: Busta?

L’ho detto io che Napoli è una città magica, a Napoli è tutto pulito e ci si vuole bene, a Napoli puoi permetterti il lusso di far cadere il portafogli mentre pensi a Elena e a Giulia e a Carmen e a Teresa -sì, pure Teresa!- e ritrovarlo lì, bellill bellill, come se niente fosse. Tutto questo è Napoli, miei cari.

Nel portafogli c’erano cinque euro e trentacinque centesimi.

39 Replies to “Poi dicono che Napoli”

  1. che aria soddisfatta ha il tfm napoletano, però!

    ora mi hai messo la smania di provare l’insalata dipperddì, con il bottoncino!

  2. Alla fine della fiera (questa l’hai rubata alla Simona) hai avuto ‘na bbella botta de culo (nel caso in cui oltre ai tuoi miseri risparmi c’era anche qualcosa di più importante, in quel portafogli)

  3. essì, i napoletani non dicono mica che vivono a napoli: dicono: a posillipo, al vomero, anzi: al vomero alto! anche con uno che non ho idea cosa sia il vomero alto.

    eppoi, volevo dire, che avreste potuto vedere viola al tiggì uno. non a condurre che pensate, ma a dire la sua sul fattaccio di perugia. oggi viola è stata individuata tra la folla, causa cappotto rosso, puntata e interrogata.

    ma non ce l’ha fatta.

    è da quando è successo che faccio di tutto per non sapere niente di stò fatto, e oggi, proprio ammè, mi si chiama a dire la mia.

    e io ovviamente, telo.

    certo però che al tiggì uno….

    sarei stata spendibile in società fino all’anno prossimo.

    dannazione.

  4. quelle 4 sono il male… e comunque bella fortuna ritrovare il portafoglio al supermercato.

    Il diperdì, santocielo, era il mio supermercato di riferrimento qualche anno fa… in un’altra città, in un’altra vita.

  5. Desd: fammi sapere come ti va con il ‘bottoncino’ -la trovi anche negli altri supermercati, quindi niente scuse!-

    Max: no no è lei che l’ha rubata ammè! E sì sì grandissima botta di culo, anche perchè stonato com’ero non so proprio in base a quale spinta divina mi sia venuto in mente di controllarmi la tasca posteriore.

    Viola: la prossima volta che il cappottino rosso ti darà la forza di accettare, avvertici prima però, così registriamo. non ‘telare’.

    Neru: non ho còlto, mi sa

    Pat: delle 4 una in particolare. eh poi, santo cielo, pat, parli, santo cielo, come Teresa! Non sarai mica la sua figlia illegittima?!?

  6. NooooNooo, cattivo! la figlia illegittima di Teresa è un’altra simpatica come un calcio nei denti…

    Capito?

  7. eh ma sei davvero preparatissima allora. Io avevo buttato lì l’indizio e l’hai raccolto alla grande. ah che soddisfactiòn!

  8. uf, voi siete tutti preparatissimi ed io da qui (preciso: dalla Spagna, caro Tfm;))))) posso solo fare un timido tifo senza se e senza ma perchè io la televisione non ce l’ho (buaaah) però spero tu mi voglia tfmbene lo stesso..

  9. viola: cavolo, ma perchè non ho guardato il tg1 stasera??? uffff! anche se bypasso sempre i servizi su ammazzamenti vari…però avrei voluto vederti!

  10. oh madre (locuzione estremamente ggiovane) che devo fare con te, tfm? non puoi continuare a citare canzoni che non cogli. tu, o trash o indi o di tendenza o colte? nessuna media? bene ti chiamerò tuttofa mischia. :O

    p.s. è una vita che non uso e non sento panegirico. eppure in un certo qual modo mi si addice o mi si addiceva. bello!

  11. Virgh: detto tra noi, non è che tu ti perda chissà che, lì dalla Spagn-

    Desd: rispondo io, se non ho capito male ci ‘stava’ per finire, al Tg1 ma non ce l’ha fatta. Credo.

    Neru: sì adesso ho capito mi ero perso il dettaglio testuale. Ti regalavano tanti panegirici?

  12. leggere questo genere di post appena sveglia la mattina é una delle cose che mi fa essere innamoraterrima (siiii….tanto ormai sveliamolo al mondo!) di te…

    joujou

  13. desdina: essì, non ce l’ho fatta.

    poi metti che diventavo famosa…mi vedevo già a buonadomenica a fare quelle minchiate con la squinzia di briatore.eppoi da vespa a dare della “vaiassa” alla mussolini…

  14. birichino di un tuttofamedia… 😉

    (a sculacciate ti si dovrebbe prendere! :O)

    neru

    p.s. il dettaglio testuale delle allitterazioni mi aveva fatto cadere l’occhio lì!

  15. no, non temere, si vive bene anche senza

    certo, usata all’occorrenza…

    ma i tuoi colleghi di cui sopra sapranno renderti edotto.

    tra l’altro questa parola è stata usata ultimamente in upas!

  16. ehmmm, scusate se mi intrometto ancora ma ho appena letto un articolo dove si parla delle silvio’s angels.

    tfm, il mio alter ego sarebbe laura ravetto e ho pure due punti di contatto con lei! madreeeee

    tfm, come ti senti (sì tu bene, immagino), io uno straccio!

    ok torno ai miei obblighi…ecco, volevo un po’ di sostegno dopo una notizia così!

    ciao

    neru

  17. 1)AAaah ecco perchè Viola era irreperibile sti ultimi giorni… era lì che giocava a Vip nel mondo!!

    2) Io la parola “vaiassa” la conoscevo da “Che coss’è l’amor (…) una vaiassa a colpo grosso te la muovo e te la squasso (…)” etc…

  18. Uh, (come disse Viaviola a Ragazzo anni ’80), ero io Essepì, non sò perchè il mio pc non mi sta riconoscendo… forse perchè ho l’asciugamano a turbante in testa!!

  19. Scorpo oggi che a Fuorigrotta non ci sono ladri improvvisati, ma com’è che se io dimentico o perdo accidentalmente qualcosa è sicuro, ma proprio sicuro di non trovarla più? TFM caro se facevi 200m dopo il diperdì e non solo 50, ti assicuro che il portafogli in piedi magari lo trovavi, ma non con la banconota da 5dico5€ all’interno..

    Il Piccolo Gandhi

  20. Ma che è ‘na chat questa?? Guardate che TiEfEm vi incita solo per incrementare i commenti e aumentare il suo rank! 😛

  21. palatino, ma insomma, non puoi toglierci il gusto di una bella e sana chattata pubblica, ogni tanto!

    E poi, detto tra noi, anche arrivando a cento commenti in un post -come ei tieffù- ma il rank sempre quello rimane, cioè bassino 😉

  22. mado’ ma quanto siete simpatici vidivi’, esseppì e tieffemme!

    mi sembra quando giocavamo a mike noi tre!

    emmebicselle

    PS: vabe’, la citazione figlia illegittima…ma per chi ci hai preso??

  23. Il mio sito piange della mia assenza e ovviamente sono indietrissimo con la lettura del tuo (e di molti altri).

    Tanti saluti, cercherò di recuperare in settimana.

    Ah, Napoli… Per il recupero post, parto da questo.

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