Perchè solo le femmine devono avere dei decenti negozi di abbigliamento lowcost? (Se qualcuno mi cita Zara lo ammazzo)

Ok, deciso. Dopo quattro mesi, torno a fare shopping selvaggio. Ma se allora mi ero dedicato ai negozi del centro -1500 m stile libero da piazza del Popolo a piazza Venezia- stavolta tocca al megaipersuperfanta centro commerciale “Porta di Roma”.
Prendo il raccordo, esco all’uscita 9, seguo le indicazioni, supero i tornelli ancora non in funzione, osservo di straforo gli operai al lavoro, osservo di straforo i venti-trenta palazzi in costruzione tutti intorno al megaiperfanta, infine parcheggio nel settore R21. Ikea, Leroy-qualcosa, centro commerciale. Provate ad immaginare un negozio qualsiasi: ebbene quel negozio lì ci sarà sicuramente –ma non fate come la Vispa, che a domanda, risponde: c’era Louis Vitton? Certo che no!– Insomma piano terra giro numero1 di ricognizione, giro numero 2 inutile, piano superiore idem con patate. Dopo due ore, esco a mani vuote –i centri commerciali non fanno per me– e con due certezze: 

1) La musica filodiffusa dai centri commerciali è diversa da quella dei negozi del centro. Se i negozi del centro, infatti, possono essere definiti i trend-setter dei singoli che spaccheranno -i timpani- di più nei mesi successivi -ai primi di luglio su quindici negozi 8 suonavano umbrella di rihanna che poi, come previsto fu la canzone dell’estatella, ella ella– insomma i negozi del centro commerciale se ne fregano della musica attuale e si affidano al passato. E che passato. Massive attack e teardrop, placebo e twenty years, sinead o’ connor e  jeaolus. Insomma: l’omino che sta in regia preferisce le compilation tutte lacrime e limonaggio. Il che, unito ad un pomeriggio di metà settimana, ai negozi mezzi vuoti, alla pioggerella lieve, danno al centro commerciale la definitiva patente di non-luogo, di periferia che si allontana dal centro ma si fa centro a sua volta –a questo punto, mettendo in mezzo la dialettica centro /periferia il mio professore di tesi avrebbe avuto un orgasmo, lui che ci ha scritto libri e libri su quella dialettica lì-Quindi: se volete sapere quale sarà la canzone dell’inverno, non andate al Porta di Roma durante la settimana -forse di sabato: se qualcuno vuole prego si accomodi, io no, non verifico-

2) La catena di negozi H&M, trapiantata a Roma, accusa una decisa crisi di rigetto e va a far degna concorrenza all’Oviesse –con tutto il rispetto per quest’ultima
La prima volta che entrai in un negozio H&M –Londra, anni e anni fa, vicino Tottenham Court Road, credo- esclamai: “Oh finalmente anche noi maschi abbiamo i negozi low-cost“. Eh sì, perchè voi femmine –scusate la brutale categorizzazione, ma così è- da sempre avete i vostri negozi in cui spendere poco e bene. Noi maschi no. Al massimo qui a Roma c’è Zara -se unz unz vuoi apparir- Brooks -se truzzo vuoi apparir- o Celiò -…- Insomma da H&M, tra roba fabbricata in Turchia e in Bangladesh, scava scava di solito qualcosina la trovi, foss’anche una maglia a maniche lunghe a righe, e sotto i dieci euro. E questo vale a Londra, come a Parigi –ah Paris, Montparnasse-, Lisbona –ah Lisboa, Praca do Comercio-, Oporto –ah Oporto, fiume Douro-, etc. Non so a Milano, ma qui a Roma è veramente una delusione. In vetrina trovi la scritta Roberto Cavalli for H&M, ma dentro devi farti un km prima di arrivare al reparto uomo –reparto: una stanzetta 4×4– che consta di:
montgomery grigio topo che sanno di naftalina-signor H&M, non è che siccome adesso sono tornati di moda i montgomery è giusto propinarci come nuovi quelli degli anni ’80 presi dai robivecchi!-; camicie a quadri che fanno tanto nirvana –come as you are!– e brandonwalsh, pantaloni di velluto a costine che definire sformati è poco; calzettoni bianchi su cui sorvolerei anche -praticamente la stessa roba che trovi all’Upim, ecco mi ero dimenticato di citare l’Upim, solo che l’Upim non se la fila mai nessuno, e invece da H&M ci sono Cavalli e Madonna-
Per non parlare poi della gente: una coppia di anziani lei energica lui rimbambito con lei che deve comprargli  pantaloni del pigiama -da H&M! Se lo sapesse Stella McCartney!- e lui che non si ricorda la taglia; due ragazzi che si aggirano nel reparto pantaloni e uno dei due dice all’altro: “Hai presente quello scrittore…Dorian Gray? Devo comprarmi il suo ultimo libro”; e, per finire, Renato Sannio e Anna Dalton Piccirillo, direttamente dalla preistoria di Amici, con a rimorchio anche uno del pubblico parlante -fuori poi incontrerò altri due Amici, uno a passeggio e uno a fare il commesso ma vabbè, questa è un’altra storia-

Insomma se vai a Londra da H&M puoi incontrare talmente tanta gente e di tale risma che ci verrebbe fuori un bel film di quelli corali, alla Magnolia o alla Crash, con i destini di tutti che si incrociano. Per non parlare dei camerini: nel resto del mondo ti metti in fila e ti danno un pezzo di plastica con un numero stampato sopra a seconda dei capi che ti vai a provare e che devi restituire all’uscita -e sempre nei camerini può capitare di beccare gente che amoreggia e/o fornica-. Qui a Roma,

nei camerini puoi portarti tutta la roba che vuoi, anzi ti incitano proprio a fregartela, tra un po’, così gli svuoti il magazzino di schifezze, e fuori al massimo puoi incontrare blogger -come me- o coatti o Amici disillusi – però effettivamente, prima di esaltare come al solito l’estero e infangare il nostro paese, dovrei verificare: chi me lo dice a me che all’H&M di Lisbona non mi sono imbattuto in qualche sopravvissuto di un qualche talent-show, tipo Operacao Trionfao?E comunque ciò non toglie che –dunque, settore O, P, Q, ecco la macchina– che noi maschi non abbiamo dei decenti negozi di abbigliamento low cost. Non è giusto.

22 Replies to “Perchè solo le femmine devono avere dei decenti negozi di abbigliamento lowcost? (Se qualcuno mi cita Zara lo ammazzo)”

  1. dirò una cosa impopolare: ma non ci vai al mercato?

    io ci vado, e mi sembra ci siano cose per tutti. ma bisogna avere occhi di falco e pazienza.

    cellai te?

  2. sottoscrivo questo post dalla prima all’ultima parola, era ora che qualcuno si alzasse in piedi e facesse sentire la propria voce, la nostra voce!, contro questa discriminazione così palese, eccheccacchio!

    ciao caro

    luca

  3. A Milano H&M è tale e quale al mercatino rionale di Mezzo Monreale (solo per chi è di Palermo). Robaccia immonda e talmente sintetica che rischi l’autocombustione se passi sotto un faro dell’illuminazione pubblica troppo forte. Devo dire che quando arrivai a Milano, tre anni orsono, da brava terrona i negozi low cost mi sembrarono un miraggio.Col tempo e dopo svariate maglie a righe, scolorite già al primo lavaggio, ho capito che era tutto un colossale bluff!Diffidate gente diffidate!

  4. Io spezzo una lancia a favore di H&M milano. Ora, non è assolutamente ai livelli di Londra (anche per me era un’epifania, visto che in italia esisteva solo benetton&co). Il concetto è un po’ quello del mercato rionale: un sacco di cose orrende e qualche ottimo acquisto da scovare nel mucchio.

    Ci vuole pazienza, guys. consiglio visita la mercato rionale per osservare come fanno le signore attempate..

  5. concordo con bluline, qualcosina si trova (io sono riuscita a fare le mie porche figure, dopotutto). ma mi dicono dalla regia – la colpa è sempre del regista – che i maschi continuano ad avere stanzette 4×4 e poca scelta per il low cost nel mischia mischia, purtuttavia dispongono di luoghi riservati a prezzi ragionevoli (anche se a milano di ragionevole c’è poco).

    invece belli i mercati tosti tipo – e mi rivolgo alle milanesi – quelli di via papiniano e di via fauché. provati? altro che signore attempate, lì spesso si trovano anche giovani stragnocche, ecco sui maschi avrei qualcosina da ridire…va beh, si va per comprare, no? 😉

    poi. ma h&m non è proprio di madonna? mi sembra che il suo amico cavalli le abbia dato una mano a rilanciare una catena in picchiata. sbaglio?

    neru

    p.s. bella la storia del centro periferia e tutto l’ambaradan

  6. Viola: a volte vado al mercato di via Sannio qui a Roma, che una volta era meglio e ora meno. Non il tipo di mercato che intendi te. Quelli ce ne sono tanti a Palermo, per esempio, ma sono decisamente più indicati per le ragazze. E poi non ci ho tanta pazienza -ecco uno dei miei difetti, poi te ne racconti altri ;)-

    Luca: grazie della solidarietà, amico. Io lo so che noi maschietti la pensiamo tutti così ma nessuno ha il coraggio di parlare. Basta con il silenzio 🙂

    Stanton: LOL per Monreale! Che risate. E anche le maglie a righe che si scolorano subito.

    Blue: un giorno andrò in quello di Milano e vedremo. Pazienza idem come sopra: non ne ho 🙂

    Virgh: …

    Neru: rileggendo la storia centro/periferia mi sono accorto che non lo so mica se io mi sia espresso come in realtà volevo, comunque se hai colto son contento. Non credo H&M sia di Madonna, credo abbia solo disegnato una linea di moda, però ammetto di non saperne un cazzo.

  7. Qui a Napoli non abbiamo Celiò, non abbiamo H&M ma ci limitiamo a Zara.. Basta con questi toppini a 3 euro e minigonne a 5, vogliamo anche noi maschietti un jeans a 10 euro, non chiediamo mica la luna.. Oggi pomeriggio tentativo di shopping, ma esco senza soldi, tanto non troverò nulla..

    Il Piccolo Gandhi

  8. Piccolo Gandhi: se si esce per fare shopping, almeno un paio di calzini bisogna comprarli, sennò si ritorna più depressi che pria.

    Virgh: ma i puntini mica erano di riprovazione. E’ solo che già mi sembra di andare in giro senza vestiti, specie da queste blog-parti 😉

  9. Gandhi, ma se stai a napoli non ti puoi lamentare, ce ne stann di negozi sparagnini (=lowcost, per i non campani) da uomo a napoli, tipo alcott o sorbino (se si chiama csì) e poi puoi sempre andarti a comprare le magliette gioggio ammani alla duchesca 🙂 hihihi

    Per me Napoli è il regno dello shopping a budget limitato 🙂

    Per quanto riguarda il mercat del viale Papiniano è l’unica cosa che mi manca di quando vivevo a milano. Troppo bello! 🙂

  10. io odio H&M! la roba sembra di carta velina e addosso mi sta male. e poi ha tutte quelle cose per ragazzine 15 enni fescion che io non so come mettere. tipo maglioni di lana lunghi lunghi lunghi e leggins corti corti e ballerine dorate (ma scherziamo?). no no no. eppure la prima volta che entrai da H&M è stata a Berlino, quattro anni fa, e era tutto diverso, la roba mi sembrava migliore. vai a capire! meglio zara, mille volte!

  11. E ci dovrà pur essere una cosa che per noi è più facile che per voi… e comunque ha ragione Viola: i mercati sono la soluzione.

  12. tfm e che ne so? non sono mica nella tua testa! però quello che ho capito mi è piaciuto.

    cmq per me a roma si compra meglio e si spende meno (certo, rispetto a milano). beh, veramente quasi ovunque si spende meno…sigh!

    grande scogliera! per curiosità c’eri quando c’era ancora il mercatino di senigallia e te li facevi tutti su e giù dura e pura? se sì, sei della schiera dei grandi temerari, sappilo! cmq, t’ha fatto proprio schifo milano, eh? 😉

    neru

  13. Neru, era il 2000-2001. In pratica affianco al mercato di abbigliamento, dall’altro lato del viale, c’er une mercatino di oggettistica, tipo un po’ hippie… Ti riferisci a quello? Se ti riferisci a quello, sì ci andavo 🙂 a comprar candele

  14. scogliera non era proprio dall’altro lato del viale ma giù in darsena dove il semi famoso writer-poeta ha scritto “gettare (o chi getta, ops???) semi al vento farà fiornire il cielo” – e così ho fatto la mia citazione anche oggi e sto a posto con la coscienza…e ho pure parlato di vento…marò, sò drago! 🙂 – cmq sì, era un mercatino un po’ hippie all’insegna del mischia mischia generale. e quindi probabilmente parliamo dello stesso. ci compravi le candele? ahahah, che smacco all’ikea!

    neru

  15. Mi sono imbattuta per caso da queste parti e che piacevole scoperta!

    Concordo su H&M negli anni ha avuto un crollo a picco nelle mie preferenze per lo shopping: modelli, proposte qualità importabili e di dubbio gusto, ma altre catene tipo Terranova, Berskha non ci sono dalle tue parti? Non hanno roba eccezionale però mettibili quantomeno.

    Ringrazio i milanesi che hanno commentato che mi hanno fatto sovvenire il nome della via del mercato a cui voglio fare visita da tanto tempo e di cui non ricordo mai il nome (quello di Fauchè) 🙂

  16. ho letto questo posto con un sottofondo (tnx random winamp) di Caiola & Ortolani e ti posso assicurare che è stato uno spasso

    saluti

  17. a proposito di luoghi e non-luoghi, hai mica letto A immaginare una vita ce ne vuole un’altra di Elena Stancanelli?

    vabbè, lei i negozi di abbigliamento low-cost li trova.

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