Il giallo-rivelazione dell’estate! “La triste muerte del Topo” – Prima Puntata

Daisy. Ancora lei. L’uomo si tolse la giacca e si mosse senza indugi nella penombra del salotto. Si avvicinò alla porta finestra. Scorse la tenda. Le luci della città brillavano vivide in lontananza. L’uomo guardò il cielo. Aveva un colorito strano. Grigio porpora. Tra un po’ sarebbe venuto a piovere, pensò. E magari la pioggia si sarebbe portata via quella strana umidità appiccicosa. Daisy, ancora lei. L’uomo senza giacca si diresse verso uno scaffale pieno di vecchi 33 giri. Ne prese uno con sicurezza, lo estrasse dalla copertina. Lo mise sul piatto, posizionando con cura la puntina del giradischi. Si sedette sul divano di pelle, con gesti calmi si accese una sigaretta e attese. Il fruscio del disco, la voce roca della cantanteHere comes the sun… 

Iar cams de san iar cams de san, iar cams de sanLa giovane donna era distesa sul letto, arrotolata tra lenzuola di seta. Guardava il soffitto, l’enorme specchio posto sul soffitto, e sorrideva. Ripensò a quel mezza tacca appena uscito da casa sua. “Ci sentiamo domani” aveva detto lui. “Certo, come no” aveva pensato lei. Perché certi uomini erano così idioti? Iar cams de san, iar cams.  Adorava quella canzone. E specialmente la cover della cantante dalla voce roca. Chissà perché la stava canticchiando, adesso. Proprio adesso. Di nuovo. Pensò a quella sera, a Parigi. Lei, sul palco. E lui, il suo uomo, in platea, a mangiarsela con gli occhi. Iar cams de san, iar cams de san…

 Driiiiin, driiiiiin.
Sulle prime non si accorse quasi del telefono, troppo impegnata nel completare al meglio la strofa, iz ol raaait. Applausi.
Finalmente si sporse dal letto e si allungò a prendere la cornetta, mentre continuava ad assecondare il giro di chitarra dentro ai suoi pensieri, tamburellando con le dita sulle gambe. Le leggendarie gambe che avevano fatto girare la testa a mezza Europa.

“Sì” disse, scocciata.
“Da…Da…Daisy?” balbettò una voce maschile a lei familiare.
“Ancora sveglio? Non sarà un po’ troppo tardi per te, baby?” provò a schernirlo lei.
“Devo dirti una cosa. È importante.” Non era tempo di scherzare, anche se a lui piaceva da morire essere preso in giro dall’unica donna che avesse mai amato ma che –ahilui- non gli aveva mai dato neppure una chance.
“Spero per te che lo sia davvero, Jules”
“Si tratta del Topo”.

Jules sapeva che il suono di quel nome avrebbe riaperto in Daisy delle vecchie ferite.
“Non mi interessa. Ho chiuso con quella storia. Da molto tempo.” Daisy cercò di mantenersi calma, ma non poté ignorare la spettrale coincidenza. Prima la canzone. Adesso quella telefonata.
“Ascoltami bene, Daisy. Il Topo è ancora vivo”

Daisy ascoltò la notizia immobile, senza cambiare espressione. Respirava a stento. 
“Hei, ci sei? Rispondi!” urlò Jules.

“Vieni sotto casa mia. Subito” riuscì solamente a dire lei, meccanicamente. Posò la cornetta sul comodino, ai alzò e fece partire un disco. La canzone che stava cantando pochi minuti prima, quando ancora pensava al suo amore. Ai giorni felici.

Cominciò a vestirsi. Piano. Come seguendo il flusso delle note e dei suoi ricordi. Iz ol rait…iz ol rait…iz ol rait...Daisy si voltò istintivamente verso l’impianto stereo. La puntina si era inceppata. Quelle parole risuonavano come un mantra, filtravano i suoi pensieri come sciogliendoli. Si sedette sul letto. Infilò i pantaloni, una gamba, poi l’altra. Le scarpe. Sistemò la camicia, un bottone, poi l’altro. Iz oll rait, iz oll rait. Muoveva il corpo lentamente, come per cullarsi, la mente sgombra, lo sguardo perso, lo specchio di fronte muto. Iz oll rait, iz all rait. No quel disco non andava fermato. Prese la borsa e mise dentro l’unica cosa che davvero contava in quel momento: la sua magnum 44. Adesso era pronta. Si fermò in mezzo alla stanza un secondo solo. Le palpebre scattarono l’immagine di quelle mura che di sicuro non avrebbe rivisto mai più.

Iz oll rait, iz oll rait, continuò a sentire quelle parole, mentre chiudeva la porta alle sue spalle. Fece la scale in volata, con la borsa che le rimbalzava sui fianchi. Colpi leggeri e ritmati: tu sai cosa fare, tu sai cosa fare…

Jules era già lì, fedele, alla guida della spider nera con il motore già acceso. Daisy lo guardò da una distanza di un metro. Sapeva che avrebbe dovuto infilarsi dal finestrino. Quello sportello non aveva mai funzionato. Le spuntò un sorriso. Si avvicinò. Prima la borsa, poi le gambe, poi tutta intera. Si voltò verso Jules e disse: “Sai che non ti ho mai chiesto di dove sei?” E poi, senza aspettare nemmeno la risposta, solo un imperativo: “Prendiamolo”.

Lui sorrise. Mon Dieu, com’era bella. Non l’aveva mai vista così furibonda e sensuale allo stesso tempo. E così fu un attimo. Jules si lasciò prendere dall’emozione e, nonostante fosse un pilota provetto, fece il più elementare degli errori. Ah, l’amore. Lasciò andare il pedale della frizione tutto in un colpo dall’emozione. La macchina si spense. Provò a farla ripartire ma niente. Daisy si spazientì: “Spero tu abbia una soluzione di riserva. Alla svelta!”

Jules, punto nell’orgoglio, scese dalla macchina, vide un sidecar posteggiato a pochi metri, e urlò: “Tranquilla, tranquilla, ci penso io! Quell’assassino impunito ha i minuti contati!” e così dicendo si mise a trafficare nel motore e in pochi secondi lo accese. Ah, l’amore. Un attimo, e Daisy fu già accanto a lui. Un attimo, e cominciò a piovere.

continua..
-in fieri e in collaborazione con Viola, Uau, e con chi voglia dare una mano!-

37 Replies to “Il giallo-rivelazione dell’estate! “La triste muerte del Topo” – Prima Puntata”

  1. che figata, ragazzi, è scritto come i gialli americani che leggevo a 13 anni 🙂

  2. potrei difinirlo “noir” e per questo rabbrividisco…:)

    mandarina

  3. Abbiamo il primo post per il blog-chioschetto??

    direi di si…

  4. penny sei tu la 3? boh, al chioschetto giallo non ci avevo pensato…magari qualcosa d più rilassante, no?

    cmq, proprio bello il racconto tanto che lasciare un comento così mi fa un po’ sfigato… però continua a non piacermi l'”assassino impunito”, boh…de gustibus.

    sì ma ora chi ha il coraggio di continuare? va beh, viola e uau confido in voi.

    neru

  5. Provo a dare qualche input. Anche se non brillano per originalità, me ne rendo conto.

    Dunque: mi sembra chiaro che, in passato, dev’essere successo qualcosa di clamoroso che ha coinvolto Jules, Daisy e il Topo. Lo scenario più scontato potrebbe essere quello di una rapina: il Topo, per esempio, potrebbe aver

    sottratto con l’inganno il malloppo ai suoi due complici, Daisy e Jules,

    appunto, per poi darsi alla fuga. Secondo me il Topo e Daisy, ai tempi della rapina, stavano insieme (questo spiegherebbe perché Daisy è doppiamente incazzata col

    topastro), con Jules segretamente (ma neanche tanto) innamorato di Daisy. Daisy non ricambierà mai il suo amore, nemmeno alla fine. Anzi, io direi che potrebbe servirsi di Jules per i suoi scopi (cioè vendicarsi del Topo) e poi farlo fuori, uscendo da trionfatrice “maledetta”. Molto noir.

    Ah: l’uomo a cui sta pensando Daisy mentre canta i versi della canzone… quello che se la mangiava cogli occhi a Parigi… beh, quest’uomo, se non è, come penso, né Jules né il Topo mi complica parecchio il triangolo amoroso di cui sopra… Mi pare che sia l’unico

    uomo che Daisy abbia mai amato. Che cosa lo lega al Topo? Perché io ce lo vedo, un suo legame col Topo. E’ per caso lui l’uomo stecchito nella cantina del ratto?

    Dimenticavo: andrebbe assolutamente contestualizzata, nel passato comune dei personaggi, la

    canzone Here Comes The Sun. Mando avanti voi…

    P.s.: Jules, specie in alcuni aneddoti della sua vita, mi ricorda qualcuno. Ma forse mi sto sbagliando. Sì, sì, mi sto sbagliando 🙂

  6. Utente anonimo: lo scopo è proprio quello di scrivere uno di quei gialli da ombrellone che leggevamo a 13 anni! Quindi hai còlto, e meno male che hai colto!

    Mandarina: dai, tu non ci pensare. Chiudi gli occhi e pensa al Topo e a Daisy.

    Utente anonimo2: in effetti per il chioschetto si pensava a qualcosa di più cazzeggiante, però volendo, anche un ‘brivido’!

    Neru: perchè non ti piace assassino impunito? Se vuoi lo togliamo, ma urge sostituzione adeguata, come in wikipedia. Dai su, pars costruens.

    Uau: veniamo a noi. Dici che Jules ti ricorda qualcuno? Noooo, dai. Giusto qualcosina. Per esempio il nome. Sai perchè l’ho scelto? Indovina… (Comunque i nomi sono modificabili).

    Sulla trama: il triangolo e la rapina mi piacciono. L’uomo cui pensa Daisy nella mia testa è proprio il Topo, forse non si capisce bene dal testo.

    p.s. però così è facile: ci dai un po’ di indicazioni -tipo head writer- e poi te ne vai e lasci il lavoro sporco a noi! Il bello del gioco è proprio continuare dal punto in cui comincia a piovere e poi a staffetta si continua! 🙂

    Ovviamente scherzo: bisogna pur sapere dove si va a parare. Intanto il Topo muore e Jules e Daisy non si mettono assieme. O sì? 😉

  7. Tfm, non fare lo sdolcinato! Eheh!

    Niente amore, al massimo ti concedo -???- una notte insieme, dopo il colpaccio per festeggiare… Sai, il vino da un po’ alla testa, Daisy non ci pensa e finiscono per amarsi, una notte sola però.

    Poi, se posso intromettermi, secondo me sarebbe lei ad ammazzarsi: voleva molto bene a Jules, come se ne vuole ad un fratello, e sa che lui la ama, invece. Non può sopportare di fargli tutto quel male, rifiutandolo. Il suo destino è ormai compiuto, il Topo è morto, lei si è vendicata (chissà per cosa) ed è stanca, molto stanca. La mattina si alza e si riveste, un biglietto sul cuscino e se ne va, con la sua magnum 44. E per completare tutto, citerei Joyce. Lui va al solito bar, mangia e legge il giornale. Scorre le notizie e si blocca. La forchetta a metà strada, tra bocca e piatto, tremante. legge attentamente, capisce. Una lacrima gli riga il viso. respira… Iz oll rait, iz oll rait.

    Penny

  8. Ps: non ero io l’utente anonimo2!

    Però l’idea è carina, è una cosa collettiva… direi almeno di linkarla 😉

    penny

  9. 1) Il nome? Forse l’hai preso dal film Jules e Jim. Anche lì c’è un triangolo. Ti faccio però

    notare che i personaggi maschili non fanno una bella fine, tra corna e voli con la macchina…

    2) Sì, si capiva che era il Topo, credo mi sia sfuggito. Meglio così: il quarto incomodo era duro da sistemare.

    3) Lasciare a voi il lavoro sporco? Ma no, che dici… ahem, mi stanno chiamando: devo andare 🙂

    (Scherzi a parte: se mi viene in mente qualcosa di appena decente, contribuisco anch’io alla staffetta. Nel frattempo vedo che s’è aggiunta un’altra nuova volenterosa

    scrittrice).

    4) Il finale è tutto da decidere. Anch’io non li vedo insieme, Daisy e Jules. Comunque mi pare che siamo tutti d’accordo sul fatto che una tragedia deve colpire o l’una

    o l’altro. ‘Nsomma: chi famo mori’?

  10. Conoscevo la versione originale della canzone, quella dei Beatles, ma non avevo mai sentito la cover di Nina Simone, così come Penny.

    Così abbiamo messo il mulo al lavoro, pieni di curiosità. Finalmente la canzone arriva sul pc, ma la nostra reazione non è stata proprio uguale a quella di Daisy. Lei pensava “No quel disco non andava fermato”… noi invece lo abbiamo fermato dopo trenta secondi scarsi.

    Aspettiamo con ansia il prossimo capitolo di questo giallo, magari la colonna sonora ci piacerà di più ;).

    PanDiStelle

    P.s. Il nome Daisy, la pistola 44 magnum, lei che entra in macchina dal finestrino… ti sei ispirato ad Hazzard? ;D

  11. tfm, perchè impunito toglie pathos all’assassino. che me ne frega se è impunito? va beh che in italia è sinonimo di figo che ha capito tutto della vita e del mondo ma qui… e poi così la frase non è musicale! figurati se jules perde tutto quel tempo a dire che quel vigliacco è anche impunito! gli si impasta la bocca prima e poi daisy manco lo ascolta, fra un po’.

    ecco, allora dico la mia. io voglio amore e morte nella storia, non necessariamente nel triangolo però. il finale di penny mi piace molto ma non lo lascerei come finale ultimo perchè daisy è ancora viva. poi ci metterei un po’ di humor, che noir e humor insieme spacca.

    pan&pen, non apprezzate ninaaa??? uh signur! ma ragazzi, non va ascoltata sul pc, così è la muerte di nina altro che la muerte del topo! e poi, perchè topo? dove vive sto stronzo?

    neru

  12. uau: il nome Jules non l’ho preso dal film -ma ci può stare dato il triangolo-: è un omaggio alla tua città d’origine!

    Pan: orrore! Su Nina Simone vi ha risposto adeguatamente Neru (Neru, che ci vuoi fare, sono ggggiovani e non sanno quel che dicono!)

    P.s. Cara Penny, prima mi massacri DeCarlo e Due di Due -!-, poi Nina Simone, in combutta con Pan: ma dove vuoi arrivare? Mi vuoi proprio far venire un malore eh!

    Neru: ti rivelo un segreto: il topo è Nina Simone in realtà.

  13. Caspita… devo dire che non l’avevo per niente afferrato, il collegamento. Ingegnoso 😉

  14. Neu Tfm, non dirmi così! Figuriamoci, io iz oll rait l’ho sentito per trenta secondi in diretta telefonica! Sentivo ben poco e alla domanda “Pan, è il telefono o è davvero brutta?” lui è scoppiato a ridere -.-

    Per De carlo ho solo detto che per ora non mi entusiasma, ma sarà per la mia fresca, freschissima brutta esperienza col liceo tanto da non volerne più sentire parlare e la mia poca simpatia verso comunisti/anarchici/fascistoni etc etc…

    ma vediamo, magari alla fine me ne innamorerò!

    Penny

  15. ohhh, caspita. allora la faccenda si complica! sì ma tfm ti pare? già facciamo fatica a trovare una storia che regga poi se fai ste rivelazioni…

    oh, però qui si batte la fiacca. sentite chi se ne frega se tfm ogni tanto è bravo e gli riesce qualche raccontino, anche noi lettori possiamo dire la nostra, no? ecco, allora…io sono un po’ impegnata con il lavoro ma se qualcuno… uau ma dove seiiii? e viola che fine ha fatto?

    sentite, e se jules (verne…tanto, mica si è capito a chi ti volevi riferire tfm) e daisy stessero andando alla ricerca del capitano nemo? magari è stato questo ad uccidere nina simone o magari alla fine sarà daisy ad ucciderla e a far perdere le tracce di sè fingendosi morta. ma tfm chi è la donna sul palco che il tipaccio si magiava con gil occhi? daisy?

    dài dài che mi piacciono le storie e sta storia ha da continuare!

    neru

  16. lascio un commento dopo la scritta “lascia un commento” perchè sono diligente e perchè devo dire alcune cose:

    -tfm puoi dire quello che vuoi, paragonarti ai Grandi del passato e tutto quel che vuoi, ma a me la colonna sonora sbattuta così a destra e a manca del momento d’attesa cruciale mi fa molto finale di Bastogne

    – ma Pan & Pen sono due personalità con un unico computer (quindi con quattro mani) o sono due personalità con un’unica persona (quindi con due mani e basta)?

    – se posso intromettervi nel giochino io consiglierei almeno quattro misteri nel passato, di cui uno importante e tre di contorno ma funzionali, e poi metterei anche un qualche legame con il circo che fa molto Fellini e permette di mettere come colonna sonora “the tears of a clown” di Smokey Robinson & the Miracles… tolgo il disturbo un bacio a tutti;)

  17. Dovettero fermarsi in un’area di servizio. La pioggia era davvero troppa. Mentre Jules la scortava, riparandola come poteva col suo impermeabile, Daisy prese a lamentarsi: “Complimenti, davvero. Prima hai fatto in modo che la macchina c’abbadonasse. E poi sei riuscito a trovare come unica alternativa un sidecar, nel giorno più piovoso della storia dell’umanità.”

    “Non temere. Se faremo tardi non sarà un problema. Il Topo non sa che stiamo arrivando” ribattè Jules, fradicio.

    Si sistemarono in un tavolino vicino alle finestre. Mentre sorseggiavano un caffè, Daisy esordì: “Cheppoi, ancora non mi hai detto come hai fatto a trovare il Topo…”

    Jules sgranò gli occhi: “T’interessa davvero?”, s’informò.

    “No. Stavo solo cercando di fare conversazione.”

    Risero. Jules fu felice di vederla ridere. Era una cosa rara, da quando il Topo l’aveva traditi entrambi. Poi con un gesto rapido si tolse di tasce un oggetto e lo tirò alla donna. Si trattava di un portafortuna laccato in oro, a forma di formaggio.

    “Ma questo è…”

    “Proprio così. L’ho trovato dietro un sedile della spider. Apparteneva al vecchio proprietario. Mi è bastato fare qualche ricerca, a quel punto, per trovare l’attuale nascondiglio del Topo.” Jules sorrise. “E’ stato il destino, a quanto pare, a ricongiungerci. Così come c’aveva fatti incontrare” concluse.

    “Già, il destino” affermò Daisy. Pareva assorta in qualche pensiero, per cui Jules indagò: “Stai pensando a Parigi?”

    Lei non rispose. Guardava fuori.

    P

  18. Scusate! Ecco il seguito:

    Per stemperare la tensione, l’uomo cambiò argomento: “Che cosa farai quando l’avrai trovato?”

    “Che domande: lo ucciderò.”

    “La solita impulsiva”

    “Perché tu cosa hai intenzione di fargli, colla tua razionalità spicciola? Non mi stupirei se avessi preparato addirittura un piano con tutti i disegnini e gli schemi con tanto di squadra, righello e calcolatrice…”

    “Diversamente da te, cara, io credo che uccidendolo gli faremmo un favore. Per punire un uomo devi colpire le sue passioni. A lui è sempre piaciuto ammirare la bellezza del mondo, no? Ebbene, credo che lo renderò cieco. A quel puntò non gli resterà altro che vivere di ricordi visivi. Come il ricordo di te.”

    “Falla finita.”

    Jules si rese conto d’aver scelto un territorio minato per scherzare.

    “Scusa. Non dovevo.”

    Daisy lo guardò. Si accorse che lui la stava fissando con una strana espressione: non capì se compassionevole, comprensiva o, semplicemente, innamorata.

    “E ora che ti prende? Non avrai mica intenzione di baciarmi?”

    “…”

    “Porco.”

    Mentre usciva piantandolo al tavolo, Daisy tornò con la mente a Parigi e, precisamente, alla prima volta che tutti e tre s’incontrarono…

  19. Correzioni al primo commento:

    ho scritto “abbadonasse” e “tasce” invece di “abbandonasse” e “tasca”. Perdonatemi. Ho combinato un po’ di casini.

  20. Grande Uau! Il dettaglio del pezzo di formaggio placcato d’oro ci sta alla grande! LOL!

    A tutti: rileggendo il post mi sono accorto di non aver chiarito i termini del gioco. Quello che c’è nella prima puntata è il risultato di una staffetta improvvisata tra me e e Viola di qualche tempo fa. Ho solo aggiustato qualcosa all’inizio per dare una cornice. Ma le sbavature, le ripetizioni -anche della musica, come giustamente dicevi tu, Virgh: no, Bastogne nooooo!- sono rimaste tutte.

    Il gioco è bello finché dura la staffetta. Per intenderci: chiunque abbia voglia di continuare il pezzo di Uau deve riprendere dal punto esatto senza pensare a correggere nulla. Solo fughe in avanti.

    Insomma un delirio collettivo. Delirio e non ‘racconto’ in senso stretto: i racconti di solito si scrivono a due mani. E quindi in quanto delirio, si può anche osare, uscendo dai canoni -sempre seguendo un filo eh: che a nessuno salti in mente di mettere come protagonista, che ne so, Bondi o Adornato: è un delirio non una farneticazione!- ma sempre tenendo a mente la fine: il Topo muore, e tutto il resto è plausibile!

    Quindi chi ha voglia può continuare.

    Chi non ha voglia può continuare pure. A fare quello che faceva prima 😉

  21. mamma mia, mi sono distratta un momento e qui la storia ha fatto enormi passi avanti!

    proviamo scrivere la prima pagina del racconto.

    personaggi e interpreti:

    deisy la bella, topo, il morto (…ma l’avete resuscitato? io lo lascio lì per terra stramazzato…poi si vedrà) jules il terzo.

    urge un flescbec…

    deisy è la bella studentessa di storia dell’arte, ha girato il mondo col suo zaino per vedere tutti i quadri dei suoi artisti preferiti. ha gli occhi grandi deisy, scatta i ricordi della sua vita con quelle palpebre scure come la sua pelle olivastra. ha una vista quasi bionica, è il senso che preferisce perchè se poi gli occhi sono chiusi…lei continua a vedere solo quello che le piace, quello che quegli occh li ha fatti sorridere ….

    deisy lavora al museo di arte contemporanea, cataloga i quadri e le sculture, sta tutto il giorno nei sotterranei, spesso ci dorme anche in quegli stanzoni alti e bui. la luce a volte è una nemica. conosce tutti gli angoli segreti, i suoi occhi sono scanner, la trama delle tele per lei è piena di pixel e lei li riconosce uno a uno….

    una volta ha scoperto un falso, ed è finita sul giornale…..

    ecco di cosa ho bisogno!

    disse il topo. lo chiamavano topo nell’ambiente….un omone alto e ben piantato sulla terra, con quelle spalle avrebbe abbracciato due persone…ma riusciva a infilarsi ovunque…condotti dell’aria, fogne, strisciava sui pavimenti appiattendosi come una sogliola per non far scattare gli allarmi…..

    aveva rubato la piantina del museo appena ristrutturato….troppi controlli, nessuno disposto a vendere informazioni sui codici d’accesso…..

    non gli piaceva la tecnologia, amava le acrobazie, saltare dai terrazzi dei ricchi con una corda

    come fosse una liana, le finestre lui le forzava….non staccava mica l’allarme…sapeva come

    nascondersi, come essere rapido ed efficiente….lui era IL TOPO!

    quella ragazzafaceva al caso suo.

    la incontrò “per caso”..al bar. le mancavano dei centesimi per il caffè….ci pensò lui e insieme

    ai centesimi le offrì il suo miglior sorriso. pensava di essere in vantaggio, di esere lui il

    predatore, pensava di avere tutto sotto controllo…che lei sarebbe caduta tra le sue mani….e

    invece mentre stendeva i suoi denti bianchi sotto quelle labbra rosse…si sentì preda, indifeso.

    quegli occhi grandi su di lui che gli dicevano grazie, quell’ovale perfetto del viso che si muoveva discreto su un collo sottile ed elegante…era ipnotizzato…incantato.

    li ritroviamo seduti ad un tavolo nella loro casa….un anno dopo.

    nel frattempo il topo aveva abbandonato il suo rogetto….l’incontro con deisy aveva

    sconvolto tutti i suoi piani…aveva addirittura pensato di ritirarsi, di cambiare mestiere….

    fino a che deisy un giorno tornò furibonda dal museo: volevano vendere il quadro a cui stava

    lavorando. aveva scoperto che sotto lo strato di pittura a olio c’era qualcosa…sembrava una figura femminile…forse una donna che il pittore aveva amato…una storia finita male….da dimenticare….da coprire con un paesaggio verde, piatto, sicuro…senza enigmi come

    quegli occhi grandi…

    non aveva detto a nessuno della sua scoperta, pensava a quella donna che solo i suoi occhi

    avevano intravisto, i tratti intrisi nella tela…coperti da quel verde scuro e caldo come una coperta.

    volevano venderlo quel quadro…non piace a nessuno dicevano, non sappiamo che farne. a niente valsero le sue proteste, era sempre un quadro del 1600 di un pittore geniale che riempiva la sala di gente dagli occhi spalancati sulle sue tele….

    tornò a casa furibonda, quello non era amore per l’arte, quello era solo mercato…quel quadro era denso del genio di un uomo, era denso di un segreto che forse aveva quasi svelato…. e non poteva perderlo….

    intorno a quel tavolo c’era anche jules, il ricettatore.

    aveva tentato anni prima di contattare deisy….i suoi occhi erano famosi, avrebbero potuto

    fare grandi cose insieme….ma prima ancora di proporle qualcosa…..anche lui fu rapito da

    quella sua figura lieve e non le disse nulla.

    lei lo aiutò una volta, si accorse che uno dei quadri che stava piazzando….era una crosta…certi errori sono imperdonabili!

    divennero amici, ognuno con il suo lavoro…il museo si era servito di jules diverse volte….nessuno in fondo è pulito!

    al topo l’arte piaceva davvero, certi quadri li aveva tenuti con se. non sopportava che quegli splendori andassero in mano a dei ricchi spacconi a cui le opere d’arte serivivano da soprammobili…

    ma stavolta non era lui il capo, non aveva scelto lui la preda….

  22. scusate ma mi sono lasciata prendere.

    in fondo l’antefatto non era stato raccontato…o si?

    comunque…ci sarebbe da aggiunfere un altro pezzetto…

    tfm posso?

    gli antefatti vanno raccontati, prima o poi bisogna dire chi è chi e chi ha fatto cosa e come….;)

  23. ho letto il commento di uau…

    “Mentre usciva piantandolo al tavolo, Daisy tornò con la mente a Parigi e, precisamente, alla prima volta che tutti e tre s’incontrarono…” (al tavolo…tutti e tre insieme…)

    fantastico…tutto torna….

    e no ci siamo messi d’accordo!

    UAU grandioso!!!

  24. Se va bene ricomincio da dove si è fermato UAU:

    Cambio Scena.

    Il Topo guardò la finestra, la pioggia che cadeva lo faceva sempre sentire stranamente malinconico. Di solito non era un uomo particolarmente portato all’introspezione. Era convinto che quello che contava nella vita era agire e guardare avanti. Non guardava quasi mai indietro, non pensava troppo spesso a tutte le persone che aveva calpestato per diventare quello che era: uno dei proprietari di case d’aste più importanti d’Europa, conosciuto non dal grande pubblico, ma solo dalla ristretta cerchia delle persone che contavano… Non un quadro sarebbestato acquistato da un museo Europeo se prima il Topo non l’avesse guardato e valutato e non avesse invitato o il museo a comprarlo. Nessun restauro sarebbe stato fatto senza la sua approvazione. Nessuno dei visitatori dei musei che lui controllava e guidava sapeva che dietro a ciò che ammiravano con gli occhi spalancati c’era lui… Si accese una sigaretta e si chiese, per l’ennesima volta, che fine avesse fatto la piccola Daisy…

  25. Tfm: non c’è topo che si rispetti senza formaggio!

    Viola: grandiosa anche te 😉 Mi piace il background artistico che hai delineato come fattore comune dei tre personaggi: tornano molte cose, adesso (a proposito del “tutto torna”…)

    Ora mi tolgo dalle scatole nel caso qualcuno volesse continuare il delirio, come ha generosamente fatto Pat unendosi a questa schiera di pazzi…

  26. wow uau (scusa…è una vita che volevo scriverlo! :D)!

    fichissimo tutto. davvero. che bella storia. l’ho pure stampata per rileggermela con calma.

    oh ma non andatevene adesso però tipo uau, cioè ci dovete dare altri elementi come la fine dell’inizio di viola. forte…sta storia dalle mille mani, se riesco nel we partecipo! come si fa a non partecipare! figo davvero.

    neru

  27. Riprendo da Pat.



    Il Topo con uno scatto rapido della mano mosse l’aria davanti a sè, non voleva pensarci, a Daisy, a Jules, al casino che aveva creato e a dove fossero finiti. Si va avanti, si guarda avanti. Guardò l’orologio: sono solo le 14, pensò. E senza volerlo si fissò su quelle gocce che torturavano il vetro della finestra a cui stava appoggiato… tic tic tic e si concentrò sul percorso uguale ed obliquo di ogni goccia. Decise che era meglio concentrarsi su quello, mentre i pensieri venivano bucati ad intermittenza da quegli occhi, quello sguardo: Daisy.

    Come fare a non pensarci, come fare a non pensarci proprio quel giorno, proprio a quell’ora e proprio con quella pioggia? tic Chissà dov’era finita, tic chissà in quale altra passione senza ritorno s’era buttata Daisy. No, no, no, non era certo rimorso quello che sentiva. Tic Gli affari sono affari e se l’era forse scordato lui quel brivido di piacere ed onnipotenza che provava passeggiando per le sale dei musei d’Europa? Tic quello contava, solo quello contava, per l’amore gli altri avrebbero avuto tempo, pensieri ed idee, mentre lui si impegnava a conservare stretto quell’orgasmo che i soldi, tic i tanti soldi del mercato delle opere d’arte gli permettevano di infilare in tasca, in banca, in conti cifrati, tic in conti all’estero, in case… case. Già. Il cielo grigio ed il tic tic non aiutavano a distrarsi e decise di prepararsi il caffè. Prese la caffettiera dal secondo ripiano in alto e la svitò. Con la mano destra stava per afferrare il barattolo blu del caffè quando da dietro la sua schiena un colpo secco, forte rimbombò nella stanza.

    Una delle porte del piano di sopra aveva appena sbattuto. Fuori continuava a piovere, e quel colpo gli fece cadere il cucchiaino nella polvere del caffè. Ridacchiò tra sè e sè: dopo tutte le avventure e le storie che aveva vissuto, ancora una porta mossa dal vento riusciva a spaventarlo?

    Le finestre al piano di sopra erano rimaste socchiuse, unite solo dal leggero filo di metallo a metà maniglia d’apertura. Lo scricchiolio delle imposte, il ticchettio delle goccie ed il soffio discontinuo del vento stavano diventando insopportabili.

    Il Topo era abituato a vivere da solo, ormai da troppo tempo, e non aveva mai sentito il bisogno di condividere questa sua indipendenza con una donna. Ma quella porta al piano di sopra, sbattuta nel mezzo di una pioggia gli aveva ricordato un’altra porta, sbattuta nella sua casa di Rue Mouffetard, quando seduto al tavolo bianco della cucina, sommerso dal fumo e dai discorsi con Jules vide gli occhi di Daisy incollerita parlare di quadri, di donne, di profili, di cose invisibili ma reali… mise una mano in tasca, ad assicurarsi se il suo portafortuna fosse lì, a tranquillizzarlo. Era cresciuto, era un potente rispettato ed ammirato ma una piccola parte di sè aveva bisogno proprio di quel portafortuna per rincuorarsi davanti ai pensieri tragici, e lui non ne aveva molti. L’unico pensiero tragico era Daisy. Mise la mano nella tasca destra dei pantaloni. Frugò tra le monete. Nulla.

  28. no mi sache passo anch’io!

    cheppoi mi faccio prendere troppo la mano…

    abbiamo scritto un sacco io e uau, adesso mi sa che faccio un sacco di pop corn prendo un po’ di birre e con uau ci mettiamo a vedere come va a finire!

    mi raccomando le musiche (tfm ci pensi tu?) e i titoli di coda…che nessuno li vede mai….ma io ci tengo!

  29. ok, non mi dovrei permettere perchè è un ruolo che spetta a tfm. però viola se passi almeno facci sapere la fine dell’intro, te prego sennò non si sa dove andare a parare…

    e poi ma chisse se ci prende la mano (piccolo sfogo mattutino…)!

    ok, ciao e vado a lavurà che è meglio.

    neru

  30. occhei,

    adesso mi mangio un bel panino con la finocchiona eppoi scrivo la fine dell’antefatto.

    con la pancia piena si pensa meglio.

  31. Virgh: il dettaglio di Rue Mouffetard mi è piaciuto tanto, evviva i dettagli 🙂

    Cricca: io nel weekend provo a dedicarmici un po’, però continuate con la staffetta eh mica mi offendo. Se qualcuno prosegue anzi, pensi a come fare incontrare sti tre disgraziati!

  32. Virginia, chiariamo…Io sono Penny, sono una persona, ho due mani e un my own computer. Pan è un’altra persona, ha anche lui due mani -enormi!- e un his own computer.

    Ok che ho mille soprannomignoli -come li chiamo io- ma da quì ad ipotizzare che io -o lui?- sia una/uno schizofrenica/o ce ne passa… eheh. Ma anche no. Boh.

    Forse un giorno scriverò l’elenco di tutti i miei nicks ma non credo che vi interessi molto…(Quelli di Pan sono più belli) allora sì che mi/ci verrà a prendere qualcuno e ci farà indossare la camicia all’ultima moda… con le maniche mooooooolto lunghe :$.

    Penny delirante

  33. Ohhhhhhhhhh

    Solo io me ne sono accorta????

    Lavavo i piatti quando sento in lontananza “Here comes the sun, Here comes the sun… It’s all right…. It’s all right…”

    Mi si è gelato il sangue, mi volto verso la tv, era uno spot di alcune banche… non mi ricordo bene quale ma… DOVEVO dirvelo!

  34. Da brivido raga!

    Mi piace tantissimo sta storia… am come va a finire???? Curius George…

    Anch’io ho notato la song Here comes the Sun nello spot…

  35. A questo punto manco solo io. Non ho visto lo spot. ora mi metto d’impegno e appena lo becco finisco la storia. A questo punto ci scatta su un bel tutto torna.

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