Il destino ha deciso di essere più esplicito del solito: you push happiness so far away but it comes back

Trovarsi a passare da Corso Francia -omiodio- dopo tipo un anno e mezzo. Fare zapping selvaggio radiofonico -sono tutte uguali, ‘ste radio- e trovare climbing the same mountain you’re not getting higher -omiodio- dopo tipo un secolo . E alzare gli occhi in alto, verso il tabellone sponsorizzato -ce l’avete, nella vostra città?-. 35 gradi, stavolta. L’orario, invece, è sempre sballato. Quando misi piede la prima volta a Roma l’ora era quella giusta, giustissima, che più giusta non si poteva. Poi, a poco a poco, ogni mese cominciava a rallentare, così quando sfrecciavo e guardavo le temperature (quelle, credo, erano sempre giuste, da -8 un giorno di gennaio a un +44 un giorno di agosto) e poi l’orario piano piano cominciai a capire che qualcosa si stava guastando. Prima uno, poi due, cinque, dieci minuti di anticipo, roba che per un ritardatario cronico come me era un disastro.  Così capii che  era giunto il momento di cambiare aria, di cambiare casa. La prima. E poi la seconda. E poi la terza. Ieri il tabellone segnava 13:57, ma in realtà erano le 14:12. Più di chiaro di così: è ora di cambiare. Ancora.

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