Perchè a volte l’unica è sederti sulla riva del fiume

Un giorno qualsiasi di settembre.
ore 20:17 – Esco dal lavoro. Canticchio “Because the night belongs to lovers”
ore 20:18 – Un piccione decide di defecare sui miei capelli.
ore 20:45 – Con i capelli asciutti e lavati comincio a cucinare.
ore 20:47- Il mio coinquilino (da adesso in poi OttusaMente) comincia a scaldarsi e ad animarsi. Insomma inizia a litigare con me.
ore 20:51 – Il mio hamburger ex-congelato comincia a restringersi paurosamente inside padella.
ore 20:55 – OttusaMente comincia a perdere la brocca
ore 20: 58 – Inavvertitamente tocco la padella bollente. Mi ustiono l’indice sinistro. Acqua fredda e cotone con l’olio. Diceva mia nonna.
ore 21: 04 – OttusaMente è seduto in cucina con lo sguardo fisso nel vuoto.
ore 21:06 – Impietosito cerco di fare un mestiere che non mi appartiene (lo psicologo).
ore 21:08 – OttusaMente comincia ad accusarmi di cose mai successe. Io, mentre preparo l’insalata (senza guardarlo in faccia) mi faccio quattro risate. Ottusamente dice “Non puoi ridere”. A quel punto smetto di ridere. Mi faccio serio “Da questo istante non ho più intenzione di parlare con te”
ore 21:09 – OttusaMente dice “Se non vuoi più parlare con me allora da domani ti puoi cercare un’altra casa”. Io prima gli rido in faccia poi dico “Non sei un cazzo di nessuno per dire una cosa del genere”
ore 21:12 – OttusaMente continua a provocare. E provoca, provoca, provoca, negando evidenze e ribaltando frittate. Offendendo.
ore 21:14 – Penso “ma perchè non andavo al cinema come mi avevano proposto?”, poi, stremato, alzo la voce e dico “Non ti azzardare mai più”
ore 21:15 – OttusaMente sbatte violentemente porta. Prendo hamburger e insalata e mi dirigo verso camera mia. OttusaMente mi insegue per il corridoio, mi raggiunge alle spalle e, ad una distanza di un centimetro-uno, comincia. Mi aggredisce. Verbalmente: cinque minuti di urla belluine e disumane (alterate?) e di insulti e di minacce (sì, minacce). Mentre sto in piedi con l’insalata in mano e penso alla mia cena ormai fredda. Un centimentro, un solo centimentro di distanza. E’ incredibile come i lineamenti di una persona possano mutare nel giro di un minuto. Cioè è incredibile se continui ad usare categorie e strutture consuete. Non reagisco (“Non farlo, Nico”), Non parlo (“Non farlo”), non muovo un muscolo (“Non farlo”).
ore 21:20 – Mangio in fretta e furia. Esco di casa. Ho paura. Sì, ho paura.
ore 21:35 – Mi accorgo di aver perso la postepay. Torno a casa. Smonto la camera.
ore 22:05 – Ritrovo la postepay sotto il letto. Esco di nuovo.
ore 22:30 – Come un vero rifugiato busso ad una porta Amica.
ore 23:00- Il Televideo dice che la Francia ha battuto l’Italia 3-1. Due mesi fa, la sera dell’orgasmo post-mondiale, io, OttusaMente e la mia amica (la stessa che mi sta ospitando nel suo letto) eravamo in giro a ridere come bimbi.

ore 08:00 – Mi sveglio. Non mi capacito.
ore 10:05 – Dopo una bella doccia, una bella colazione e quattro risate assieme alla mia amica-salvaTFM, usciamo. Dobbiamo fare delle fotocopie. Finalmente. Banalmente.
ore 10:09 – Allaccio cintura, metto in moto, imbocco una stradina strettina strettina. Al mio passaggio, una macchina esce inopinatamente e improvvisamente dal parcheggio. Vedo la scena al rallentatore, non posso far nulla. Un attimo. Botto. Una Ford Focus piomba sulla fiancata anteriore sinistra della mia povera Twingo. Il primo botto in nove anni di patente (mi tocco, scusate).
ore 10:10 – Scendo, smadonnante. Fa caldo, penso.
ore 10:10 – Il tipo prova ad avanzare scuse. “Ma tu potevi rallentare” Urlo “Ma che cazzo dici porcatroia?” Lui dice “Ok, ok, ok hai ragione tu, facciamo il CID?” Concludo “Ora sì che ci siamo. Fàmo sto CID”.
ore 10:15 – Il tipo incidentante è un Nerd di proporzioni bibliche. La sua foto della patente è ancor più ridicola della mia, se possibile. Il Nerd chiama un suo collega dell’ufficio, lo implora di scendere (il loro ufficio sta al terzo piano, me lo indica pure), sta in panico. Me la rido sotto i baffi. La mia amica osserva le proprie doppie punte.
ore 10:28 – Firmiamo il CID. Scende l’amico. “Ciao pisellò” esordisce il Nerd. E gli chiede conferma di tutto ciò che ha scritto. Tortomarcio. Fine. Il Nerd mi stringe la mano, mi dice “Dai, meno male che nessuno si è fatto male. Comunque, oh, nun pòi capì che giornata di mmmerda. C’è poco da fare, quando parte con il piede sbagliato…”. Lo guardo. Lo risparmio. Passo oltre. Oltre.
ore 12:00 – Guido nel traffico afoso del MuroTorto.
ore 12:25 – A piazza Mazzini incrocio Carmen Di Pietro.
ore 13:30 – Sono alla Stazione Termini. Incrocio Ignazio La Russa. No, Ignazio La Russa, no. Quando è troppo è troppo.
ore 15:00 – Riattacco a lavorare.P.s. E’ tutto vero. Ho i testimoni. Carmen Di Pietro è rifatta.
P.s.s. Una cosa l’ho capita.  Non fa per me vivere con squilibrati mentali.

4 Replies to “Perchè a volte l’unica è sederti sulla riva del fiume”

  1. Quell’uomo (OttusaMente) NON sta bene. Mi riattacco al post precedente: se ne hai la possibilità, cerca di cambiare casa. Sul serio.

    Complimenti, in ogni caso, per il self-control.

    UAU

    P.s.: per Carmen Di Pietro non ci servono i testimoni… 🙂

  2. OttusaMente mi fa ricordare di tanti sbroccati con cui ho convissuto… mi sa che prima o poi inauguro una nuova rubrica in cui racconto le loro gesta…

  3. UAU: TFM si è già attivato, ovviamente. Presto spero buone nuove…

    J: dormiamo in tre nel letto 🙂 (ma è ancora fucsia quella stanza?)

    V: Nel caso ti offro collaborazione volontaria (come nel caso degli errori di repubblica…)

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