Caos Calmo. Una vocale può cambiare il mondo. Fidatevi.

Come tutti certamente saprete c’è una cosa che mi fa veramente incavolare. E cioè: l’immagine della Sicilia mediaticamente filtrata. Film, libri, racconti, stereotipi, carretti e lupare, minchie e Rosalie. Ed è una cosa che affonda le sue radici nei secoli a.t.fm. (avanti tfm), allorquando il cuginetto di un amichetto, proveniente dalle valli bresciane, rimase deluso alla vista del sole e del cielo e dei campi immacolati da sangue et similia: “ma come? Qui non vi sparate per strada?”. Pensava di diventare il protagonista di un megagalattico videogioco e invece si ritrovò a giocare a nascondino nel cortile del nostro condominio. Solo che invece di dire “tana” noi dicevamo “battipanni”. Vattelapesca. Il cuginetto poi si dimostrò arguto e maturo dimenticandosi ben presto dei morti e dai proiettili assenti (ahimè, ahilui, ahitutti), distratto da una bella brioscia con gelato e panna, di quelle che al suo paese manco sanno che vuol dire.

Ma c’è una cosa che mi fa incavolare ancor di più: l’idea che della Sicilia tutti, sulla base del materiale succitato, si sono costruiti e che spinge questitutti a sentirsi in diritto e in dovere -come fosse una missione- di utilizzare dialetto, parole, luoghi, opere ed omissioni -e minchie- a proprio piacimento, senza rendersi conto delle topiche clamorose che d’altro canto fanno solo sorridere i siciliani, quelli evoluti, i quali sorridono -appunto- perché vedono in questo patetico tentativo di appropriazione indebita (oltrechè ignorante) la conferma definitiva e concreta, se mai ce ne fosse bisogno, della loro superiorità sul genere continentale (da lamezia terme alla val di susa).

Reperto numero uno.

“E se domani” film di Giovanni LaPàrola con Luca e Paolo (quelli delle Iene) e Sabrina Impacciatore. Tutto bello e tutto figo, se non fosse che Luca, genovese doc, e la Impacciatore, romana doc, recitano, con esiti vagamente comici, in siciliano. Anzi, a dirla tutta, nel siciliano che loro -o chi per essi- credono di sapere. Quel siciliano generico, che va bene per tutte le stagioni, il siciliano del padrino, il siciliano di Montalbano sono, il siciliano della Piovra. Insomma quello che tutti vogliono, quello rassicurante che contribuisce al mantenimento dell’ordine delle cose. Pensate infatti a questa ipotesi: all’improvviso si scopre che il dialetto, la gente, financo le inflessioni linguistiche, non sono come tutti credono, ma sono altro. Molti forse smetterebbero di credere alla terra che gira intorno al sole (o era il contrario?), molti altri smetterebbero di credere ai politici vasavasa, i rimanenti continuerebbero a guardare imperterriti i reality show (a proposito, tenete d’occhio il nuovoDiMaria!). Uno dice: sì, vabbè, ma sto film non l’ha visto nessuno (ma dai, non l’avrei mai detto!), ergo non fa testo. Obiezione accolta. Il distributore automatico sotto casa mia aveva solo questa novità come “commedia”.

Allora Reperto numero due (niente obiezioni qui). Caos Calmo di Sandro Veronesi. Vincitore del Premio Strega, camionate di copie vendute. Un film in preproduzione per la regia di Grimaldi e la partecipazione di NanniMoretti. Insomma, un classico bestseller, di quelli che smuovono l’economia libresca e filmesca per anni&anni. Libro ben scritto, ben orchestrato e tramato, nonostante vistosi echi decarliani nel topos (originalissimo) dell’uomo di mezza età che “decide” di staccarsi dalla civiltà contemporanea e dal caos che lo circonda (TFM, in una vita precedente, è stato un esegeta dell’opera omnia di AndreaDeCarlo, quindi ne sa). Solo che a pag. 440 (su 451 totali, quindi proprio sul traguardo), Veronesi scivola su una piccola, per molti impercettibile, buccia di banana. La figlia del protagonista, ad un certo punto, riferendosi ad una sua compagna di classe, dice:
“L’ha fatta piangere, meschina”. Meschina, nel senso di “poveretta”. Il padre è sorpreso e dice: “Questa parola, se uno non è siciliano, è molto ricercata”. La parola “meschina” la bimba l’avrebbe imparata da una sua compagna di classe, siciliana per l’appunto.
Ora: vero è che l’aggettivo “meschino” in italiano sia da intendersi, oltre che nel senso più diffuso di “Miserabile” anche in quello di “misero, disgraziato”, e quindi vero è che utilizzarlo nel secondo caso sia sintomo di ricercatezza. Ma vero pur’è, come tutti i siciliani (e palermitani) sanno, che una bambina siciliana non direbbe mai “meschina” per indicare “poveretta”, ma “Mischina”, con la -i. Mischìna (attenzione all’accento, altrimenti si legge come la tennista russa Anastasia Myskina) dunque, e non meschina. Sì, lo so, sembrano quisquilie. Ma se uno -vieppiù siciliano- spende 17,50 euro per un libro in cima alle classifiche, incuriosito dal tamtam mediatico (ha battuto la Rossanda in finale allo strega!) e passa le sue giornate agostane nella lettura di questo bel mattoncino, sottraendolo peraltro al suo destino di schiacciabacarozzi, uno -volgarmente detto: lettore– perlomeno meriterebbe un po’ più di attenzione. O no?


13 Replies to “Caos Calmo. Una vocale può cambiare il mondo. Fidatevi.”

  1. la standardizzazione del siciliano come emblema della cultura reazionaria vigente in italia?

    mmmh.. ma non starai esagerando un attimino? 🙂

    comunque anche io ero esegeta del de carlo, folgorato sulla via di damasco da un adolescenzialissimo di noi tre

    ciao

    luca

  2. Luca, non volevo spingermi così al largo. La cultura reazionaria italiana ha ben altre radici. Però…;)

    A me folgorò Due di due, e appresso Di noi tre (e Misia!!!) e poi tutto il resto. Infine, purtroppo, Andrea ha smarrito “un attimo” la vena…

  3. mio adoratissimo, lasciatelo dire…a te l’accademia della crusca ci fa un baffo ( di nutella, naturalmente…)!!!

    bacini pulp su tutte le tue vene…polemiche…J.

  4. Se vuoi un giorno ti racconterò l’ “immagine mediaticamente filtrata” dell’Abruzzo: pecore, transumanza e via dicendo… Comunque l’errore che hai ravvisato tu nel libro è di quelli madornali, secondo me. A meno che la bimba non abbia italianizzato la versione che aveva udito dalla coetanea siciliana, ma suppongo che un bambino se ne sbatta altamente di intraprendere un’operazione intellettuale simile, per cui anche qui si tratterebbe di errore (scarsa verosimiglianza).

    UAU

  5. Ma davvero hai visto “E se domani”? Devo dedurre che l’hai noleggiato una seconda volta…

    Utente testimonedeldormiente

  6. Come al solito, ‘sto Veronesi non sapevo nè chi fosse nè che stesse vendendo così tanto, fino a quando non ho appreso la notizia del premio e l’ho visto ai tiggì. (c’era in lizza pure la Santacroce con Zoo, uau, ho letto un potenziale vincitore e non mi sono entusiasmato per niente).

    Comunque, scrivo per dire che sto leggendo “Tu che hai fatto per me” di Nicolò La Rocca. Ambientato in sicilia, e parecchi dialoghi sono in dialetto. Che, devo mandartelo per sapere se sto leggendo qualcosa di stilisticamente puro?

    Adoro la collana LeVele di Fazi Editore. (però han pubblicato pure il secondo di melissappì)

    d.

  7. LaPàrola non è che sia il massimo come regista (e forse anche come persona), quindi non mi meraviglia di sapere che faccia un uso idiota dell’idioma siculo (a questo aggiungi che lui è “trinacro” come te).

    Su Zingaretti che fa Montalbano, ricordo che anni fa lessi un’intervista in cui gli si chiedeva se avesse avuto problemi a recitare in siciliano e lui rispose che dopo averne studiato la dizione, si era messo a parlare siculo per strada, nei negozi, ecc. e veniva preso per un indigeno… non so quanto ci sia di vero in questa storiella, temo sia solo una cosa inventata ad hoc per far vedere quanto siano “strasberghiani” gli attori italiani (“a me Pacino me fa ‘na pippa!”)

  8. UTDD (che brutto nick che ti sei scelto): non faccio che affittarlo e riaffittarlo, anzi domani lo vado a comprare, così me lo riguardo in eterno, sto capolavoro!

    Dario: perchè la Santacroce dovrebbe far entusiasmare? E poi non credo fosse nella cinquina dello strega. perlomeno non al premio letterario (strega. sì lo so è una battuttacia oltrechè allusione facilefacile, ma è lei che si presta). Su LaRocca: No, non c’è bisogno, se l’autore è siciliano saranno puri, anzi purissimi e io non ho niente da ridire. Anzi no: ma succederà mai di leggere uno scrittore siciliano che scrive e parla in ITALIANO, cristiddio? Mi sa che ci devo pensare io! (sto ultimando la correzione delle bozze, sul serio).

    VV: Non conosco LaPàrola. Cmq poteva recitare lui, se è trinacro. Di sicuro faceva una migliore impressione dei succitati. Su Zingaretti: guarda, in effetti lui è probabilmente il più credibile di tutti (forse il più bravo, non so), assieme ad Antonio Albanese. Su tutti gli altri, stendiamo un velo del tutto pietoso.

    A tutti: ma sono strano io o anche a voi, se qualche “straniero” si mettesse a recitare in romanesco, calabrese, bergamasco, senza esserlo vi girerebbero benbene le balle?

    Boh.

    TFM sempre più purista.

  9. Mi ero dimenticato.

    JouJou: dici che se gli mando il curriculum mi prendono?

    UAU: Infatti. E’ vero. Ma è anche vero che i bambini nei libri (o nei racconti) non si sa mai come farli parlare. In questo caso, non si trattava certo di rielaborazione linguistica della figlia, solo di tòpica di Veronesi.

    E la pianto qui.

  10. Come non chiederti di Camilleri allora?

    La lingua che usa però è la sua, e anche se non siamo amanti del giallo o della letteratura di genere, il paio di suoi romanzi che abbiamo letto ci sembrano assolutamente siciliani anche se mediati: tra il fedele e il comprensibile, diciamo.

    Il tuo blog è interessante, ci torneremo spesso.

    Intanto stacci bene,

    Altainfedeltà

    altainfedelta.it

  11. Altainfedeltà: l’aggettivo “mediati” è la chiave di tutto. La lingua che usa Camilleri è tutta ad uso e consumo dei “forestieri”, non certo dei siciliani, anche se spesso e volentieri proprio certi siciliani credono di essere come vengono descritti nei libri. A me, personalmente, Camilleri irrita. Se non fossi siciliano forse ne sarei estasiato o forse no. Comunque anche il vostro blog mi pare interessante. Appena ho un po’ di tempo ripasso da voi.

    BernardoP: va benissimo come parli (mi capisci lo stesso, se parlo in italiano?), i tuoi pizzini sono già esaustivi. Per fortuna che tu, sul tuo blog, parli come mangi. Bravo siculo!

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