La questione meridionale (il sud come metafora esistenziale)

Un siciliano e un calabrese se la camminano, ognuno per i suoi fatti, sul tapis roulant della stazione Tiburtina. Quand’ecco che ad un punto certo se la compare la forza dell’ordine:
“Ehi, giovani! Documenti!!”
Il siciliano e il calabrese si guardano intorno, compresi se stessi, e, con leggero sbruffo, assecondano l’insana richiesta.
Nel corso dei dieci-minuti-dieci di verifica della fedina penale dei due bal(or)di, il siciliano si muove avanti e indietro imprecando mentalmente contro tutto ciò che gli capita a pensiero. Il calabrese, da par suo, è impassibile, fermo, impalato come una statua, con un’espressione facciale a metà tra un indemoniato posseduto/riposseduto all’infinito e AnnaOxa quando ha saputo di essere stata cacciata a pedate da Sanremo.
Poi. All’improvviso l’imponderabile.
“Signor TFM, tenga il suo documento” e il siciliano fa per andarsene, voltando le spalle all’allegro presepe, ma, dopo qualche metro, è costretto a rigirarsi dall‘impercettibile rimostranza in salsa calabrolesa.
(Da leggere, se possibile, con cadenza Catanzaro e dintorni).
“Ma vi rendeeeete conto? Fermate me mentre vi passa gli occhi la FECCIA del genere umano”. Si vede che Sarkozy  ha fatto proseliti anche in MagnaGrecia.

Il siciliano si sistema la coppola di trequarti e si lecca il sorriso sotto i baffi, appoggiandosi a una colonna su cui campeggia un manifesto elettorale di colore rosso (ci tornerò, n.d.b.).

“Signor Calabria, si calmi”
“No! Io devo andare a lavorare e voi mi tenete mezzora qui!!!”
“Guardi, anche noi stiamo lavorando, e le assicuriamo che fermiamo&controlliamo tutti, indistintamente
Mancu pu’ cazz. E tutt’ barboni, marocchini e zingari?!?!?!”
A quel punto il siciliano decide che è giunta l’ora di lasciare il povero calabro al suo destino e di tornare a casa. C’è un porceddu da girare.
Fine.

6 Replies to “La questione meridionale (il sud come metafora esistenziale)”

  1. ma che bella scenetta..

    complimenti per la signorilità con cui ti sei allontanato dall’indemoniato, io non so se avrei resistito a ridergli in faccia con aria poco civile

    ciao buona serata

    luca

  2. nelle mie lunghe frequentazioni della stazione tiburtina non ho mai assistito a nessun controllo di documenti.. devi essere proprio un tipo losco tfm..:)

    mandarina

  3. Luca: a dire il vero avrei dovuto ridere in faccia un po’ a tutti. I modi del ragazzo calabrese erano sbagliatissimi, ma anche i poliziotti…con tutto il rispetto hanno fermato noi e dopo altre due ragazze innocuerrime. Sembrava un film, appunto comico 🙂

  4. ma lo fanno di proposito, devono per una questione puramente formale fare controlli e fermano gente normale per non perdere troppo tempo, sono loro i primi ad aver paura dei brutti ceffi. io sono stata perquisita allo stadio un sacco di volte e giuro non sembro una teppista!

    mandarina

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