TFM Award Musica- l’erba del vicino è sempre più verde 2

Ovvero: musica straniera.

Migliore sfrantumanza straniera.
1) Ricky fantè – “It ain’t easy”: “I woke up by myself in the middle of the night”. Forse era meglio restare a letto.
2) Micheal Bublè “Home”: “Another summer day has come and gone away In Paris and Rome but I wanna go home”. Quando si dice la profondità di un testo.
3) Depeche mode – “Enjoy the silence”: “Words like violence, break the silence”.
Per carità, basta: è in playlist da sempre. Ripeto: basta.
4) Daniel powter – “Bad day”.
La canzone dell’estate. La più allegra.
5) Eamon -“Fuck it”. Evviva la censura
6) Tutte le canzoni dei gestori telefonici mobili, con particolare riguardo a megangale.
Vince Eamon perché senza limite, lui e quelli che hanno commissionato a uno degli articolo31 di tradurre la canzone in italiano, con il titolo “Solo”, cantata sempre da Eamon. Sì lo so forse il tutto è del 2004, ma TFM un anno fa non esisteva e comunque era già abbastanza sfrantumato. (p.s. ipotesi di sfrantumanza futura: i prossimi singoli di Madonna)

 Miglior video straniero
1) Oasis “The important of being idle”
2) Greenday “Wake me up when september ends”
3) Blue “Curtain falls” (solo perchè c’è londra)
4) Stereophonics “Dakota”
5) Madonna “Hung up”
Greenday, anche se non è servito a nulla.

Miglior disco straniero
1) James Blunt “Back to bedlam” Quattro mesi prima che megangale lo sequestrasse
2) Coldplay “x&y”, L’album predestinato dei predestinati all’altezza.
3) Feeder “Pushing the senses“ La masterizzazione degli eventi.
4) Saez “Debbie“ Fino alla fine, sprofondo.
5) David Gray “Life in a slow motion“. Il ritorno di chi.
6) Franz Ferdinand “You could have it so much better”.
Per non sentirmi vecchio, irrimediabilmente. Che se avessi quindiscianni, forse.

Non potendo rivotare DamienRice, già autore del disco dell’anno 2004, e consumato nella versione crack gentilmente offerta dal defunto Winmx (l’originale straight from London giunse proprio all’alba del primo gennaio di quest’anno), vince JamesBlunt, se non altro per continuare la tradizione dei cantautori anglosassoni o americani che si struggono per motivi tuttosommato banalottoli. 

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