Sanremo 2017 – Le 22 canzoni

Il mio problema con le canzoni di Sanremo quest’anno – ho sempre un problema con le canzoni di Sanremo quest’anno – è che si dividono in due categorie: quelle che avrebbe potuto cantare Noemi (intro parlata, archi, crescendo, voce graffiata, strafottenza, ancora archi, cavalcata finale) e quelle che “abbiamo aumentato le canzoni in gara da 20 a 22 perché ce n’erano alcune che non potevamo assolutamente lasciare fuori”.

1) Giusy Ferreri, Fa talmente male

Una carriera come un ottovolante che sale, scende, risale, riscende. L’esselunga, la Ventura,  milioni di copie, e poi il vuoto, i contrasti con il figlio di Mengacci, e poi di nuovo milioni di copie, e in mezzo tre Sanremo. È come se la nostra Giuseppa Gaetana non voglia stare in equilibrio, o semplicemente accettare di essere una delle migliori. Poche colleghe possono vantare le sue hit, eppure non finiscono mai a rischio eliminazione. Lei ci va, penalizzata dall’essere la prima a esibirsi, dalla regia che la inquadra mentre beve AFFUNCIA, e da una presenza scenica pessima: Giusy continua a vagare per il palco non sapendo dove mettere le mani, mentre noi vaghiamo nei nostri salotti incapaci di dissolvere nell’aria le speranze. Giusy, vorrei sentirti dire che a tutto ci sarà una soluzione, ma non sento più il rumore della tua voce. Più che altro non capisco quello che dici, come Anna Oxa quando era ancora tra noi. Voto: quando torni nel 2020 per favore portati un’asta e stai ferma, e sfrutta meglio i giochi di parole. Fatalmente male (5)

2) Fabrizio Moro, Portami via + 3) Elodie, Tutta colpa mia

 Amore mio portami via, tu portami via quando torna la paura e non so più reagire.
Amore amore amore andiamo via, chiudo gli occhi non m’importa ma tu poooooortami via.

Destino volle che il professore e l’allieva di Amici si ritrovarono uno di seguito all’altro con due testi pressoché identici. Fantasia, appunto, portami via. Ciò basterebbe a qualificare i talent, i Big, Sanremo, la musica leggera italiana, i nostri sogni, le nostre batoste annuali ogni volta che ricominciamo questa farsa. Ma se il Moro declina il tutto nella chiave della depressione esistenziale (panico, ipocondria, muri troppo alti per vedere il mio domani), la coinquilina di Emma Marrone usa il prisma della rivendicazione, senza cedere alla pur legittima tentazione del GETTARE VOCI a cazzo. Il pezzo ha un onesto incedere tra sopracciglia orgogliosamente esibite come dei lacci arcobaleno, archi usati come dolci clave sui nostri because e un twist finale degno di nota: Ma tu vattene via Ora spengo la luce e ti lascio. Voto: Tra l’allieva e il maestro non c’è gara, se una donna dice tutta fiera SONO PAZZA LO AMMETTO per noi è un sì senza nemmeno scendere le scale (7 lei, 3 lui)

4) Lodovica Comello, Il cielo non mi basta

Canzone programmata per uccidere, scritta dal mio amato IndieMartino, e affidata a una ragazza FRESCA che piace alle mamme e anche ai figlioli, ma non per gli stessi motivi. Una ragazza con due OCCHIONI sbattuti come non ci fosse mai stato un cartone Disney, che si presenta con un vestito con DUE MANI SULLE TETTE (ma forse siamo noi che abbiamo esagerato con gli zuccheri ultimamente). Lodovica con la O sa tenere il palco, alza le braccia al cielo dimostrando di avere le migliori ascelle della sua generazione, conosce le lingue veramente importanti cioè lo spagnolo e tra qualche anno ce la ritroveremo a condurre Sanremo, o a vincere i Grammy, o nuova consigliera immigrazione di Trump. Intanto il LODO COMELLO non convince: rivedibile quel colpo di epiglottide che faceva già la cantante Elisa Toffoli nel ’97 e decisamente irritante quel PROFLUVIO DI AAAAAAHHHHHAAAAAA alla fine di ogni – ho detto OGNI- verso. Anche se vuoi darmi il cielo non mi basta. Voto: Ok Lodo, e allora cosa vuoi da noi? (2)

5) Fiorella Mannoia, Che sia benedetta

Se avessi ancora un blog su splinder avrei già cercato quante canzoni iniziano con Ho sbagliato tante volte. Ma non ne ho più voglia, quindi non saprò mai da chi l’autrice nomen omen AMARA ha tratto ispirazione. Di Fiorella Mannoia è stato detto tutto. In attesa di sapere se sarà la Pooh o la Cocciante di questa edizione, registriamo che pochi hanno il coraggio di sbatterci in faccia la verità come Fiorella, che sia dal suo profilo Facebook o dal palco di Sanremo quando inizia ad agitare l’indice a mo’ di E NO MARIA E NO! Siamo eterno, siamo passi siamo storie, siamo figli della nostra verità. La poetica mannoiana ci riporta all’essenza delle cose, ad ammettere, anche se non vogliamo, che la vita, sai, è perfetta. Ah bon. Vorrei dire tante altre cose, tipo MA TU CHE NE SAI, ma di fronte a una che riesce a NON respirare per due minuti consecutivi cantando un migliaio di parole che fanno rima in ETTA, io mi levo il cappello. Voto: un po’ donneuse de leçon, ma se piace a voi (5)

6) Alessio Bernabei, Nel mezzo di un applauso

Il cantante più amato da Carlo Conti scende le scale sulle note del suo capolavoro dell’anno scorso, Noi siamo infinito, la cui sottovalutazione io, a dire il vero, non ho mai compreso fino in fondo. Credo c’entri la faccia del cantante, da prendere a sonori ceffoni con tutti i mezzi a disposizione (ho detto mezzi). Se l’anno scorso il pezzo si apriva con un ERMETISMO complicato (“Il tuo corpo è la somma di tutti i desideri, la tua testa è il racconto di quel che sei e di quel che eri”), quest’anno bando alle CIANCE e dritti al punto: “Stanotte ho aperto uno spiraglio nel tuo intimo, non ho bussato però sono entrato piano”. E tutti sappiamo cosa intenda il nostro Alessio con il BUSSARE ENTRANDO PIANO. La canzone prosegue poi sotto una GRAGNUOLA di OOOHHUOUO e una serie di tirate paranoiche come se il pezzo l’avesse scritto Rocco Casalino: L’universo intero applaude noi. Voto: Alessio, goditi questo Sanremo, l’anno prossimo ti cercheremo nell’imprevisto. E cambia asciugacapelli che quello che hai non va bene (1+)

7) Al Bano, Di rose e di spine

Cos’è successo al profeta del BELCANTO? Cosa ne è stato di quegli acuti di una mezzoretta fatti della stessa pasta secolare degli ulivi pugliesi della cara terra mia? Chi ci ridarà indietro quegli occhietti vispi e allegri di chi da solo contribuisce alla ripopolazione degli emisferi? Dice: ha avuto un infarto un mese e mezzo fa. Voto: Ho capito, e perché dobbiamo sorbircela noi la convalescenza? Fosse l’unico ad avere problemi (Al, non ti seccare: 0 con lo stoppino).

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8) Samuel, Vedrai

Vedi caro Samuel, tu non lo sai, o forse sì: la tua voce ancora limpida, con quei deliziosi inciampini nelle parole con la –c; quei pantaloni skinny skinny che non smettiamo di contendere ai minorenni petulanti negli H&M di tutto il mondo; quel cappellino a nascondere CALVIZIE E CANUZIE; l’immutata coordinazione tacco-punta del saltare E cantare allo stesso tempo. Vedi, caro Samuel, se siamo ancora qui vuol dire che un motivo c’è: il mio, per esempio, da quando andai a chiedere il vostro disco al negozio di via Villafranca di Palermo e mi sentii recapitare un silenzio pieno di MA CU SUNNU. Se siamo ancora qui ad ignorare le difficoltà, vedi Samuel, il motivo vero non lo possiamo scrivere, noi tutti che avevamo 15 anni all’epoca. Voto: hai detto Libeccio? (6,5)

9) Ron, L’ottava meraviglia

L’ultima volta di Ron a Sanremo avevo ancora un profilo twitter e una mia battuta su di lui mi era valsa un retweet da parte di Alessandro Raina (che emozione) e strali da parte di altri che non avevano capito la battuta e mi avevano augurato la morte. Sono passati tre anni e Ron è tornato, con due occhiali da sindacalista lesbica in pensione ma soprattutto con un pezzo d’avanguardia che affronta l’inesplorato tema dell’amore universale: Nei miei occhi l’America, nei tuoi passi l’Oriente, fino a che non cadranno, saranno le stelle a inseguire i nostri momenti. Chissà cosa ne avrebbe pensato Lucio Dalla, che, ricordiamolo, bisogna sempre nominare quando si parla di Ron (ciao Lucio). Voto: due in più per il leggendario verso C’è una strada NEL SEMPRE (2,5).

10) Clementino, Ragazzi fuori

In piena vague GENNY SAVASTANO, Gomorra, The Young Pope e Sorrentino, Clementino continua a non sfondare malgrado una simpaticissima faccia da ex scugnizzo. Forse perché la gente non ha ancora capito di preciso chi sia (“Ma non aveva i baffetti l’anno scorso?”). Eppure il testo non è niente male,  u ca me parl cu l’uocchie e veco a faccia e papà Ferite ngopp ginocchia scugnizzi dint a sta città, che peraltro, malgrado i miei trascorsi fuorigrottesi non ho ancora decifrato appieno. Clem, mi dici come stai, ti dico come vuoi che stia. Voto: se non vieni almeno ripescato io mi porrei qualche domanda (3,5)

11) Ermal Meta, Vietato Morire

Avevo preso un bel po’ di appunti (la somiglianza con Dente, questo nome così strano e una serie di associazioni mentali) ma poi ho dovuto cancellare tutto. La verità è che sono ipnotizzato da una cosa buffa che il nostro Ermal fa live nel ritornello (ma non su disco): Figlio mio ricorda l’uomo che diventerai. Uno strappo nella voce pazzesco, un brivido nella schiena che ci fa dimenticare anche la peggiore bugia mai sentita in una canzone: Ricorda che l’amore non ti spara in faccia mai. O forse non era menzogna ma solo coraggio? Voto: un balletto in secondo piano con Anbeta e Leon Cino a fare la prese e veniva giù l’Ariston (5,5)

12) Bianca Atzei, Ora esisti tu

In altri tempi mi sarei scagliato contro questa versione sbiadita di Giusy ma senza NEMMENO una canzone che abbiamo odiato con tutto il nostro cuore, questa specie di tassa Irene Fornaciari, ma senza NEMMENO un padre che la manda a Sanremo per non sentirla piagnucolare in casa. E invece no, bisogna sedersi sul fiume e accettare la verità: Bianca Atzei piace assai assai a Carlo Conti e chi siamo noi per opporci. Voglio dire, Pippo privilegiava le CATANISA e Carlo le sarde. Oh, ognuno. Cara Bianca, voglio soltanto dirti quello che mi passa per la mente, meno male che c’è il popolo sovrano. Voto: come direbbe Santamaria: 1 è 1.

13) Marco Masini, Spostato di un secondo

Il candidato prenda i seguenti versi Mi sono incontrato a cinque anni cadendo e ho scoperto che cadere fa male, e li volga in prosa. Svolgimento: c’era una volta un seggiolone. Niente, il Masini che conoscevamo è sempre là, con i suoi occhietti strizzati e la vocetta sempre sul punto di urlare PERCHE’ LO FAI DISPERATA RAGAZZA MIA. Con la novità di un parlato minaccioso che va avanti per intere mezzore a ipotizzare come sarebbe il mondo se tutto quanto fosse spostato di un secondo. Marco, e come sarebbe, NA MERDA UGUALE sarebbe. Da un nichilista come te certe cadute non me le aspetto. Voto: continua a venire a Sanremo, mi raccomando, non smettere di smetterla, mai (2,5)

14) Nesli & Alice Paba, Do retta a te

Il mio problema con Nesli è che ogni volta che vedo Nesli penso a Emis Killa e viceversa. Per me sono uguali. E tra l’altro presentarsi con una vincitrice di The Voice non è carino nei miei confronti. Comunque. Se non ho capito male è canzone di LASCIAMENTI. Lei o lui voleva il cielo sempre BLU ma lei o lui no, metafore sottili dell’amore come una prigione e cose così. Nesli è bravissimo, Alice è bravissima, specialmente a scappare momentaneamente dallo scantinato in cui sono sequestrati i vincitori di The Voice, ma, come direbbe il LODO COMELLO, NON BASTA. Voto: Tu se questo è il senso lo sai tu (3).

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15) Sergio Sylvestre, Con te

La mia posizione rispetto alle minoranze è presto detta: non è che siccome sei chiattuncello allora mi devi stare più simpatico. Voglio dire, il ritmo nel sangue ce l’abbiamo tutti, solo che alcuni sono più sensibili degli altri. Io questo Sergio non lo conosco, non guardo i talent della concorrenza, certamente è bravo, ha pure un accento a MAL dei Primitives. Però forse il verso Mentre affondo io penso a te me lo sarei evitato. Voto: il mio sogno prima o poi è stare in un coro Gospel, chissà che si prova a cantare in un coro Gospel a Sanremo (3,5).

16) Gigi D’Alessio, La prima stella

Dice che Gigi non ha voluto Anna perché voleva stare concentrato sulla musica e anche perché la canzone è dedicata alla mamma e Anna che c’entra. Sarà, io Anna me la porterei dietro sempre. Sempre. Vuoi mettere vincere Sanremo a 30 anni per una che l’ha vinto a 15 anni? Ma Gigi è Gigi, scrive sempre le stesse canzoni, con quel cantato sempre un po’ così. Mi lancerei in una esegesi approfondita ma mi infilerei in un cul de sac di questa storia dei debiti di Gigi e mo’ dobbiamo pure sorbircelo come conduttore televisivo. Non ne ho voglia. Voto: Se ti portavi Anna era meglio (0 con lo stoppino).

17) Michele Bravi, Il diario degli errori

Michele Bravi ha un posto speciale nel mio cuore accanto a Francesca Michielin. Quando da X Factor usciva gente PURA come l’acqua di sorgente, senza manipolazioni, con una voce e un carattere e una DUCITA’ senza se e senza ma. Che cosa vogliamo dire a Michele Bravi, a uno che porta una canzone perfettamente cucita sui suoi 23 anni già pieni di cose, di cadute, rialzate e Taylor Swift? Il diario degli errori non ha la potenza del pezzo michielinesco, ma strugge. Michele, sei credibile. Voto: ah quando c’era Morgan (6,5)

18) Paola Turci, Fatti bella per te

In un Paese normale una come Paola Turci sarebbe già stata Ministra della Cultura o papabile alla presidenza della Lega Calcio. E invece. Provate a nominare Paola Turci a una cena a Roma Nord o Milano ovunque e avrete come risposta Vabbè Paola Turci, Lol. Paola Turci me la ricordo all’epoca di Bambini, che sembrava la sorella gemella di Grazia Di Michele, e poi tutti i casini, i dischi inascoltabili di cover, l’amicizia con Carmen (a volte penso a loro come a Ilaria Galassi e Antonella Mosetti, cioè con grande nostalgia), i pezzi di Bianconi. Torna a Sanremo a 53 anni con un coefficiente BONA da paura. Imperativi basici ma con versi premier degré per sempre nella memoria: Se un’emozione ti cambia anche il nome, tu dalle ragione tu dalle ragione. Conosco almeno un paio di giovani donne che, se avessero ascoltato un pezzo così a 15 anni, molte cose sarebbero cambiate. Voto: dritta nella playlist del mattino quando esci di casa sfatta e gonfia e seppellita dai pourquoi (7)

19) Francesco Gabbani, Occidentali’s Karma

Pezzo molto più cretino di quel che si possa pensare a primo ascolto. Ci vuole scienza a infilare in un bussolotto un centinaio di parole a cazzo, citare Alan Sorrenti, indossare un maglione di lana arancione UNIQLO con la maglia della salute sotto, ballare con una scimmia, e non generare istinti omicidi (Whatsapp ricevuto a notte fonda: “Ma chi cazzo è quel bono con la scimmia? Scopabilissimo. Blablacar per Sanremo?”). Chissà che ne pensa del balletto Luca Tommassini. Voto: Meno male che non vivo in Italia (6+)

20) Michele Zarrillo, Mani nelle mani

La mia vera casa è stata la strada da sempre mischiando nel cuore amici ed amori da niente. Se a casa dei miei compagni si ascoltavano gli Stones e Bob Dylan, a casa mia circolavano LP, dischi, cd e RARITIES di un artista su tutti: mia madre era ed è ancora pazza di Michele Zarrillo. Potete capire la mia gioia nel vederlo non tanto sul palco di Sanremo ma vivo e vegeto dopo i noti problemi di salute. Il pezzo di quest’anno si inscrive perfettamente nell’inesausta costruzione zarrilliana dell’amore e dintorni. Stavolta tocca ai ricordi di quel che è stato, e quando stai male li vai a spolverare. Seguono notti nei fienili (!), valzer da ubriachi in riva al mare (Michele ma che dici!) e un ritornello che s’impreziosisce di un TUUU pronunciato alla francese. Voto: quando penso a Zarrillo penso anche a Leandro Barsotti: dove sei Leandro?, potevi essere il nostro Zarrillo (6).

21) Chiara, Nessun posto è casa mia

Nessun posto è casa mia, ho pensato andando via. Soffrirò nei primi giorni ma so che mi ci abituerò. Non era la vita che stavamo aspettando ma va bene lo stesso. Ennesima canzone che inneggia all’accettazione di quel che abbiamo, di questa vita che ci siamo fatti crescere addosso come un eczema mal curato. Oppure semplicemente quella che poteva essere una canzone sull’emigranza e invece. Pezzo pallido, diafano e dimagrito. Ma nonostante tutto non riuscirete mai a farmi dire cose brutte di Chiara. Voto: ormai abbiamo preso lo svincolo Lena Biolcati e adios sogni di gloria (5)

22) Raige e Giulia Luzi, Togliamoci la voglia

Io di questi due non voglio sapere niente. Se non ho sentito male mentre mi tappavo le orecchie urlando AIUTO, credo che la canzone parli di gente che VUOLE SCOPARE. Lei ammicca alla telecamera come nemmeno le sorelle BOCCOLI messe assieme ai bei tempi di STELLA, lui risponde REPPANDO Tipo io e te, il resto non ci fotte niente. Ai tempi di Pippo, al posto di fotte il maestro CARUSO vi avrebbe fatto dire E il resto non ci NOTTE niente. Togliamoci i vestiti, ci vuole un gran coraggio ad essere felici. No, ci vuole un gran coraggio a presentare QUESTA ROBA. Voto: quando si dice chiudere in bellezza. Vergonia (1).

Pronostico. Elodie, Mannoia, Lodo Comello, Gabbani, Sylvestre, Bravi, Turci: tra questi ci sono i primi tre.

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