Note su Robinson
Primo numero di Robinson, l’inserto culturale che finalmente colma un vuoto del mondo Repubblica (perché hanno impiegato tutto questo tempo? Non so, non risponde). Impressioni:
1. Certamente bello da sfogliare, bello da vedere, bello a partire dal nome: il link con Il Venerdì sarà facile e telefonato quanto vogliamo, ma è sensato. Mi piacciono le cose sensate.
2. Quaranta pagine. Tendenza molto italiana a una copertura il più possibile esaustiva che lasci un senso di pienezza anche solo dopo una sfogliata superficiale. Non so. Avevamo bisogno di altre quaranta pagine? Sarà l’influsso degli anni francesi, ma il mio gusto ormai va verso minori foliazioni. Leggere Robinson per intero mi è impossibile, e dispiace dover sacrificare alcune cose (la domenica è il giorno del resto ed eventuali: per esempio, in cui finisco i libri che ho cominciato in settimana sui mezzi o nei tristi bar che pure mi salvano le pause delle lunghe giornate) (dice: e vabbé, considera Robinson un settimanale, spalmalo sugli altri giorni: ok, però domani esce un altro giornale di 70 pagine, e altri inserti, e poi morirà qualcun altro e ci sarà lo Speciale e insomma: siamo punto e daccapo) (oh, non so se avete notato, ma in questo 2016 la gente non smette mai di morire) (mai).
3. Ottime firme, anziani (Baricco), giovani (Terranova) e x (Saviano è giovane?), ma una sensazione di già visto complessiva sui contenuti, o almeno di qualcosa che ti aspetti esattamente in quel modo, dal pivot centrale (stavolta Wislawa Szymborska) a Toni Morrison a Baricco a Saviano alle rubriche alla réclame (Cognetti, Einaudi, abbiamo capito). Più solidità che fantasia. Pourquoi pas le playlist (ma solo se il tema sono i libri).
4. L’agenda con gli appuntamenti imperdibili della settimana è ok (la gente ha bisogno di sentirsi dire cosa deve fare: diciamoglielo). Ma la segnalazione della serie Le regole del delitto perfetto è agghiacciante. Letteralmente. Una serie volatile, utile solo per spegnere il cervello, come ce ne sono a dozzine: mediocre. Solo chi non ha alcuna idea di cosa sia la serialità può segnalare la partenza di questa roba come appuntamento imperdibile della settimana (piuttosto, segnatevi The night of che mi dicono sia appena cominciata da qualche parte su Sky: tra le serie dell’anno).
5. La rubrica Lettera da Parigi di Teresa Cremisi. Scritta benissimo, si sente proprio il sorriso dell’autrice che cerca il sorriso del lettore (ma senza compiacimento). Non si capisce però perché sui giornali italiani si parli spesso di politica francese attraverso il filtro malizioso “camera da letto” (o, se preferite, “cazzi altrui”), in un modo che non ha corrispondenti nel dirimpetto francese. Speriamo si tratti solo di un amo episodico.
A proposito di bolle. L’indignazione social per “la signora che tiene un profilo su twitter e collaborerà con il nuovo inserto culturale di Repubblica” (gruppi privati su Facebook pare abbiano discusso animatamente la cosa) (come invidio le vostre giornate, davvero) può essere serenamente ripiegata e messa nel cassetto. In silenzio. Cari ragazzi: casomai indignarsi dopo, di sicuro indignarsi meglio.
Questo 2016 ha ucciso mezzo mondo, ‘tacci sua, l’ho notato eccome.
Ciao Tieffeemme, impegnatissimo vedo. tutto bene?
Tutto bene, Clem. Ho pensato di tornare qui a far prendere aria alla casa, contento di ritrovarti.