Sexy Sushi, du grand n’importe quoi

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Sarebbe facile definire i Sexy Sushi con l’etichetta a buon mercato di french electroclash. E invece no, per questo duo di Nantes la tag giusta è QUESTA GENTE NON STA BENE MA CI PIACE LO STESSO. Dice che al primo concerto si sono messi le parrucche e altri finzionamenti per non far sapere che faccia avevano e poi è continuata così (mi ricorda qualcuno). Di loro sappiamo che si chiamano Rebeka Warrior e Mitch Silver, ma sono chiaramente nomi finti. Poi che ogni concerto è come una cosa artistica po’ punk po’ folle e che con le loro canzoni puoi migliorare – e di molto – la tua conoscenza della lingua francese, nella fattispecie la pronuncia. Rebeka infatti ha una pronuncia impec e scandisce sillabe e vocali come neanche un concentrato di assimil saprebbe fare.

 

 

SexySu

 

 

Per riassumere i concerti dei Sexy Sushi, che qualcuno definisce “hippies énervés”, ecco cosa scriveva Libé nel 2011: “Rebeka asperge la fosse de bière, grimpe sur les enceintes et autres balcons de ce théâtre à l’italienne, crache sur le public avant de lui sauter dessus, lui met involontairement quelques coups de pied de micro, et enfin l’invite à monter sur scène, contre l’avis du service de sécurité très légèrement irrité par ce grand n’importe quoi” (ma sono leggermente, eh) (du grand n’importe quoi!)

 

 

Sexy Sushi Concert

 

 

 

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Quest’anno, dopo una serie di dischi po’ così (titoli tra cui Caca, con l’accento sulla seconda -a), è uscito Vous n’allez pas repartir les mains vides?, da cui vengono estratti singoli e video come a menar fendenti. In ordine di senso: Retour de bâton, J’aime mon pays, Je doute:

 

 

 

 

 

 

 

 

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