Pechino Express, commedia e buoni sentimenti

Un paio di mesi fa. Cena in un attico a Montmartre, organizzata dal mio amico Pigi che si è rotto una gamba e si annoia a morte in mezzo a tutto questo caldo. Siamo in terrazza. Gente di cinema, gente della tv, registi, attori, sceneggiatori. E gente che non c’entra niente. C’è Mandy, ragazza di San Francisco che gioca a fare l’oca ma è la più sveglia di tutti noi messi assieme. C’è Sabrina, padre italiano e madre francese, che recita un po’ qua un po’ là e si sente sempre un po’ in mezzo (“Transalpina a te stessa?” “Esatto”). C’è Marc, produttore per TF1, che arriva direttamente dal tournage. Si chiacchiera di cinema, televisione, politica, ancora cinema, e altre cose che non c’entrano niente.
A un certo punto dalla cucina arriva Mandy e porta un vassoio con dei bicchierini: antipasto a base di polenta, pomodorini e acciughe (Pigi: “Ma io non ho la polenta in casa, come hai fatto?” Mandy: “Sono una ragazza dalle mille risorse, non lo sai?” e intanto gli strizza l’occhio). Insomma, mi avvicino con circospezione a questo strano intruglio, pronto a lanciarlo dalla terrazza fino a Pigalle in caso di fail (spoiler: e invece no, buonissimo, oh Mandy how happy you made me), e intanto inizio a chiacchierare col produttore Marc. Scopriamo che in passato abbiamo lavorato per la stessa casa di produzione (io nella filiale italiana, lui in quella francese), ah ma dai, e che hai fatto?, io ho fatto questo, io ho fatto quello, finché il produttore Marc mi fa: Ah, e poi ho lavorato alle prime due stagioni di Pékin Express. Pékin Express cioè Pechino Express.

 

 

 

 

Luglio 2012. Da qualche giorno è andata in onda qui in Francia l’ultima puntata della settima edizione (M6, medie di 3,5 milioni e 16, 17%% circa). Da quando l’ho scoperto, non ne ho perso una puntata. Format semplicissimo, un po’ ripetitivo (gente che corre, autostop, zaini e please!, please!, please!), ma una volta che cadi nella trappola, non ne esci più. Bref, il mio programma preferito della stagione scorsa. Chiedo a Marc tutti i retroscena, i dietro le quinte, le cose che non si vedono. Praticamente un interrogatorio. Mi dice che è un programma massacrante, per chi partecipa ma anche per chi lo realizza. Che per due mesi ti devi scordare la tua vita, che dormi due ore per notte, che ogni coppia di concorrenti è seguita da un cameraman e da un membro della produzione. Mi racconta poi di aver lasciato Pékin alla fine del secondo anno, aveva voglia di un lavoro normale, di una vita normale, ed è andato a TF1. Proprio alla vigilia del grande scandalo che colpì il programma, tra ipotesi di manovre scorrette da parte della produzione (avrebbe pagato la gente locale per favorire alcuni concorrenti), e sospetti di consumo di droga durante le riprese. Chiedo a Marc ma lui sorride laconicamente: “Finché c’ero io, tutto era regolare”. Intanto Mandy ci porta un piatto di spaghetti all’amatriciana (“Mandy, questa pasta è super, génial, vraiment!” “Ho vissuto sei mesi a Roma, non te l’avevo detto?” Oh Mandy quante cose ancora dovrai dirci stasera), e dico a Marc che a settembre partirà su Raidue la prima edizione italiana di Pékin Express. Lui si esalta, si vede che sente il programma ancora come proprio, mi dice “Fammi sapere poi come andrà” (Marc, se mi leggi: 1 milioncino e sei, 6,90%). Ma poi raffreddo subito il suo entusiasmo: “La maggior parte dei concorrenti sono già famosi”. Marc mi guarda interdetto: “Gente famosa già alla prima edizione? Siete pazzi alla tv italiana, quoi?”

 

PECHINO EXPRESS, COMMEDIA E BUONI SENTIMENTI

 

Non è che siamo pazzi, è che le abitudini sono dure a morire. Certo è che se un programma è forte (Pechino Express è più che forte, è una bomba), con un buon casting hai già fatto il grosso del lavoro. Ma in Italia già è un azzardo riproporre l’adventure game in differita (Benedetta Corbi chi?), figurati una banda di completi sconosciuti. E così arrivano i famosi, anche se, a dirla tutta, è gente che Dieci Madri Cinquantenni non riconoscerebbe dalle facce, eccezion fatta per la vera star, checché ne dica il figlio, e cioè Simona Izzo: programmata per nuocere e farsi nuocere, attrice perfetta per attirare l’attenzione, per spostare l’asse del formato verso la pura commedia. Siamo italiani mica per niente. Nuocere? Chi ha detto nuocere? Il conduttore. Fino a un certo punto ha funzionato come attizzatoio d’audience ovunque andasse, poi, com’è ovvio, l’antipatia ha preso il sopravvento. Un nuovo reality condotto da Emanuele Filiberto? Piuttosto mi guardo i freak di Mammuccari. Ma a Magnolia e Raidue avranno fatto i loro conti. Sanno che il programma ha bisogno di tempo, e alla lunga il conduttore non lo senti più. I concorrenti, la loro fatica, i loro occhi lucidi: cose che prendono il sopravvento. Concorrenti quindi tic, tormentoni, immedesimazione, antipatia: menzioni sparse per Costanza La Velina (Help We! Left, right or dritto?) che conferma in un sol colpo che sì, tutto quello che pensavamo delle bionde e delle veline bionde era vero, Costantino e il suo perfetto distacco (la scabbia, l’embolo, potevo morire, e “C’è nessuno che parla inglese qua?”) e l’eroico Francesco Venditti: coraggio amico, ti siamo vicini.

 

Piuttosto, per crescere (crescerà?) Pechino Express dovrebbe scrollarsi di dosso un po’ di buonismo Oh come siamo sportivi, e far emergere cattiveria, agonismo e spietatezza che sono la cifra delle edizioni estere: concorrenti che prendono l’autobus tutti assieme? Andiamo a fare colazione? Gente che baratta magliette della Roma o caramelle (Ai ev not moni bat swit ies)? Il premio finale in beneficenza? Dai, non scherziamo. Va bene le emozioni e le lacrime della bambolina russa, ma senza vera posta in gioco che gioco è? Corsa, gara, lacrime e infamità: questo, o niente. Mi pentirò di quello che sto per dire, ma confido in Simona Izzo (“Autista ma cosa fa! Vada vada! Lasciamoli a terra ‘sti scrocconi!”).

 

Piuttosto. Dal prossimo giovedì (scopa per Magnolia), parte X Factor 6. Devo ricordarmi di liberare un po’ di videocassette.

9 Replies to “Pechino Express, commedia e buoni sentimenti”

  1. Altre perle di saggezza di Miss Izzo:
    ‎”si, vabbè, ce dormi te nel garage”;
    figlio: “non abbiamo soldi per una notte”, e la Izzo “this is my problem”…
    e, soprattutto,
    “digli signora anziana, star television”

    E poi, figlio alla Izzo: ‎”perchè tu vai in autobus in Italy?”

  2. Mannaggia l’ho perso! A quanto dicono la parte migliore e’ Venditti che odia sua madre che infatti chiama Simona. Sarà per la prossima puntata (se la fanno)….
    Certo pero’ voi womini che parlate sul terrazzo di televisione, lavoro e affini e la donna in cucina a spignattare? Pure a Francia?

  3. Ah, sapevo che non mi avresti deluso.
    Sapendo del fattaccio (i.e. “Pechino express”) e non guardando io la tv (ma anche se la guardassi, chiedere di vedere il Savoia mi avrebbe scatenato contro le ire del maritino), ho pensato che per saperne qualcosa di vero e giusto sarei dovuta passare di qui.
    Thank.

  4. non ho visto Pechino, ma il trailer stasera recitava …dopo l’eclusione di Alarico e Armando…ma si tratta di Alarico Salaroli vero? L’attore, il doppiatore. Capelli bianchi, voce schiacciata, viziata, fumata? ommammamia!

  5. Ho appena visto una scena di sbrocca tra quella vaiassa sorella di vaiasse (giuppy izzo io ti hodio) con il povero Francesco. mai più senza!

  6. Oh Dio, ho dato un’occhiata e sono fuggita, vedendo Filiberto e la Simona col labbrone alla Parietti, e un inglese parlato in maniera oscena,ma..mi devo ricredere? Se lo dici tu Tfm, magari lo faccio, ma davero davero? Ah, la prossima volta inviti anche me a questi avvenimenti mondani che ultimamente Parigi l’ho trovata in decadenza, e mi sto assestando sugli inarrestabili USA..ma forse anche qui, una tua buona parola potrebbe farmi tornare sui miei passi..

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