Dice che oggi festeggio 5 anni di Twitter
PROEMIO: 5 ANNI DI TWITTER NON SONO COME 7 ANNI DI BLOG
‘TuttoFaMedia was born on Twitter on this very date, 5 years ago’. Dice che oggi festeggio cinque anni di Twitter. Nacqui il 20 luglio del 2007. Non me lo ricordavo. Meno male che esiste il servizio Menzioni.
5 anni, 60 mesi, 1.827 giorni, 43.842 ore, per 4.882 tweet. Che fanno, in media, circa 2 tweet e mezzo al giorno e 0,11135441 all’ora.
Ci sarebbero molte cose da dire su Twitter ma una cosa è certa: ho accesso a tutti i numeri e algoritmi del mio profilo ma se voglio cercare un tweet, che ne so, del 7 aprile 2008, mi posso attaccare al reply. O forse c’è un modo e io non lo so. C’è da dire che non sono molto pratico di queste cose. D’altronde, ci sto così poco su Twitter, a volte persino mi dimentico che esiste, il weekend specialmente. Forse dovrei chiedere a quelli che ci abitano in pianta stabile (e non lo usano da albergo come me), quelli che hanno la laurea in Teorie e Tecniche di Twitter, e che hanno fatto l’Erasmus a Valencia, quelli che ogni giorno scrivono tweet avvelenati contro quelli che nell’ultima mezzora li hanno unfollowati. Che poi, me lo chiedevo anche quando stavo sul Tumblr, come si fa a scoprire chi di preciso ha scelto di non seguirti? Cioè, li scorri a uno a uno ogni giorno? Più volte al giorno? O forse c’è un plug-in, un sito, un’applicazione? Ad ogni modo. Se non ti vogliono più e te lo dicono a chiare lettere con un UNFOLLOW grosso come una casa, cosa te ne frega di continuare a inseguirli? Scusa la brutalità, ma mi sembri Raffaella Fico.
1. IO VOGLIO BENE A TWITTER
Twitter. All’inizio mi ci sono iscritto così, ho continuato così e, anche dopo l’improvvisa RESURREZIONE di questo social network che nemmeno un paio di anni fa pareva già prepensionato, ho continuato allo stesso modo. Nel senso: io Twitter lo uso come si usavano i blog nel 2005. Per le cazzate, le spigolature e paolaperego. Le catene di Sant’Antonio no, erano fuori moda già all’epoca, figuriamoci oggi che han fatto lo shapeshifting in hashtag. In generale, tendo a fare vita molto ritirata su Twitter. Esco poco o niente la sera, ho i miei soliti amici, non faccio caciara. Sono sempre stato un ragazzo riservato. Alle comitive di scioperati e drogatoni preferivo Luigi Pirandello (e mi è servito!). Una volta Maria De Filippi disse: “Mi chiedono spesso perché non mi faccio vedere a feste e serate mondane. La risposta è semplice: perché sto tutto il giorno in mezzo alla gente e la sera c’ho voglia di starmene con Maurizio pe’ cazzi mia”. Ecco, uguale preciso io. Non sul divano con Maria e Maurizio, ma insomma avete capito.
No vabbè, in realtà io voglio bene a Twitter. Per esempio, che era morto Bin Laden me l’ha detto Twitter. C’era uno che urlava in caps lock È MORTO BIN LADEN! È MORTO BIN LADEN! e l’avevano già retwittato in 7mila quando ancora gli stagisti di Corriere e Repubblica stavano facendo colazione pagando in ticket restaurants. E poi ho molti amici su Twitter. Alcuni non li conosco, ma è come se li conoscessi. A volte ho persino dei moti di tenerezza, quando cambiano la loro foto profilo o scrivono la bio in inglese, che in italiano è da sfigati. Ne seguo pochi, ma non perché io voglia tirarmela o cosa (che è l’accusa principale che viene mossa a chi ha un rapporto following/followers inferiore allo zero per cento). È che proprio non voglio la mia timeline intasata. Seguire mille persone è come non seguirne nessuna, si sa (che poi è la scusa principale che mandano avanti quelli che etc.). Vip pochini, giusto due o tre, quelli che mi fanno più curiosità per il loro mondo parallelo. Per esempio Facchinetti, che ultimamente è tutto preso dal lancio del suo nuovo sito di augmented television. Almeno è uno che scrive italiano, semplice, ma italiano, al contrario di altri suoi colleghi molto in voga su Friendfeed (Friendfeed. A volte penso con nostalgia tutta canagliona a Friendfeed. Poi mi rendo conto che forse ho esagerato con gli antistaminici). Comunque, prima o poi so che mi cancellerò da Twitter (pensa a 60 anni ancora a cliccare su @connect, madonna, come gli anziani pieni di tatuaggi) ma per ora continuo, anche perché, diciamolo, su Twitter ci abitano persone molto buffe che toccano vertici di bufferia che, in confronto, le discussioni pro o contro la Rasulo che facevamo all’epoca erano divertenti come un vertice della Banca Centrale Europea a Francoforte, di sera, a novembre.
2. LA GENTE BUFFA CHE ABITA IL TWITTER
* Quelli che è meglio Twitter di Facebook. Ogni tanto, ciclica, randomica, parte questa ondata moralizzatrice twitteriana, capace di travalicare i muri del following. Facebook è per coglioni, twitter è per ganzi. Ho visto di persona personalmente gente molto seria, stimata e con contratti a tempo indeterminato, fare discussioni di questo tipo, che finiscono sempre con la certificata superiorità antropologica degli uni sugli altri. Di solito non viene specificato (non ci entra in 140 caratteri) se sia il mezzo in sé ad attirare i coglioni o se il mezzo abbia una capacità di far diventare cogliona la gente che prima non lo era. Ammesso e non concesso che Twitter sia mai stato l’Eden Incantato: LOL.
* Leccare i culi è più facile se lo fai virtuale. L’attentionwhoring è la materia con cui è impastata un po’ tutta l’Internet, ma su Twitter assume dimensioni quasi epiche grazie al celebratissimo (sui media mainstream, soprattutto) contatto con le celebrità. E per celebrità non intendo solo Federica Panicucci. La gente, intesa proprio come LA GENTE, ha bisogno di vivere di luce riflessa e, più luminosa è questa luce, più sceglierà di viverci, nella fattispecie mediante reply o citazioni a muzzo. Da qui al LECCACULISMO senza pudor il passo è brevissimo, leccaculismo reso ancor più esilarante se pascolato da chi fa il lupo con la pecora e la pecora con il lupo. Per ogni re-o-regina-del-celebrità-da-adulare ci sarà sempre uno-stronzo-da-trattar-male-o-peggio-da-ignorare. Menzione speciale per chi, così facendo, riesce a strappare un contratto da assistente personale di Enzo Miccio. E ancora più speciale per chi fallisce la missione e si accontenta di essere preso a pesci in faccia dalle giornaliste di Vanity Fair.
* C’era una volta Sticazzi. Tempo fa, nella vita reale come nell’Internet, era in voga una pratica tanto cinica quanto salutare, e cioè TACCIARE DI STICAZZI chi si lasciava andare a considerazioni di tipo, come dire, ovvio, che nulla aggiungevano al progresso dell’umanità (Esatto, ho appena descritto Twitter parlando d’altro). Ma Twitter, chissà come, nella sua seconda versione POST-RESURREZIONE, è riuscito a cancellare ogni traccia di sticazzismo. Provate a fare un reply con su scritto CHI SE NE FOTTE a un tweet che recita L’OSSOBUCO È PIU’ BUONO SE LO DEGUSTI IN COMPAGNIA. Verrete addidati in pubblica timeline come sovvertitori dell’ordine costituito. Effetto collaterale: finirete in una discussione senza fine, una di quelle che una volta chiamavamo Flame e oggi no, si chiamano RETWITTATE.
* Le orge a twitter aperto. Ma veniamo alla cosa più buffa del Fantastico Mondo di Twitter. Tu sei là, appartato tra le fresche frasche, a twittarti tutto o tutta in un interessantissimo scambio di opinioni a due con questa o quello, quando all’improvviso arriva qualcuno che inizia a GUARDARTI. Ma tu non lo sai, che sì, su Twitter è tutto pubblico (più o meno), ma vivaddio, certe cose, finché non le vedi, non succedono. Ma poi questo qualcuno, non pago di GUARDARE, si avvicina e si INTROMETTTE, rispondendo al ferino bisogno di dire la propria. E così, quella che era una piacevolissima twittata a due, diventa, con l’aiuto di Chiocchiole di varia dimensione, una twittata a tre o a quattro o a cinque (finché c’è spazio). E tu che all’inizio volevi solo un po’ di sano svago, hai davanti a te due scelte. O te ne vai, a cercare altre fresche frasche (andiamo su Skype! Possiamo scrivere messaggi lunghissimi e parlare quanto ci pare!) oppure acconsenti. E CHE ORGIA SIA. D’altronde, non c’è spione senza esibizionista. E così, i bocchini, che fino a quel momento erano di una struggente corrispondenza biunivoca che dava anche un certo senso all’espressione ‘A VICENDA’, diventano all’improvviso un regno di indeterminatezza in cui non si capisce più dove inizi una cosa e dove finisca un’altra: ma che cazzo stavamo dicendo all’inizio?
La prossima volta parliamo invece di quelli che retwittano i complimenti a se stessi o al proprio imperdibile libro appena uscito.
Posso stamparlo su bieca carta e renderlo programma obbligatorio per tutti i miei studenti? 🙂
*L: non potrei chiedere di meglio : )
Lo ammetto: su Twitter ci vado poco, ma quando ci vado, mi sdraio a tappetino davanti a ogni fischiettìo del mitico capitano Kirk (ho persino cercato di comprare la sua statuina di plastica in offerta speciale).
lettura interessante e pure edificante
(a parte che le notizie prima o poi ti raggiungono e che per dire la mia ho bisogno di tempo, non potrei mai seguire twitter – questione di vista e digitazione)
ciao
Magari non ti interessa però….
http://twunfollow.com/
sposami.
ah, no. ho già dato.
(mi pace titter. anche se le tette son tante eh? ma le ruffiane uomini e donne di più)