Pasta in brodo o forse minestrone ad andar bene un po’ d’affettaaato
Non solo Cristina D’Avena. In questi giorni ricorre il ventennale dell’uscita di Hanno ucciso l’uomo ragno, storico disco degli storici 883. Per celebrare l’evento, Rockit ha messo in piedi Con due deca, compilation di cover di alcune grandi hits ottoottotreiane, affidate per l’occasione a gruppi e solisti della scena indipendente italiana (qui streaming e download gratuito).
Ok, parliamo degli 883.
Nel 1992 ero già in età per comprarmi i dischi da solo. Inizialmente, a dire il vero, fu una cassetta. Farlocca, presa al mercatino di via Leonardo da Vinci. Cassetta che si incantava sempre alla fine del lato A e col dito poi dovevo riavvolgerla se volevo sentire anche il lato B. Cassetta talmente consumata che poi l’anno dopo comprai il compact disc originale (la pirateria uccide la musica? No) (Era il terzo cd della mia vita: il primo fu uno dei Cranberries, il secondo un best of di Michael Jackson) (Michael Jackson). Hanno ucciso l’uomo ragno era una cazzo di bomba. Lo ascoltavo, lo ascoltavamo, sempre, a scuola, a casa, nel walkman, ovunque. L’attacco, quell’attacco con le sirene, i tuoni, le cose, la copertina disegnata, quel buffo figuro di Mauro Repetto che ballava come un ragazzo di Non è la Rai se a Non è la Rai ci fossero stati anche i maschi, e quella roca voce di questo Max Pezzali.
Gli 883 piombarono come una scheggia impazzita sulle nostre pubescenze e niente fu più lo stesso.
Mio cugino, più grande di me qualche anno, odiava gli 883. Mio cugino non guardava la televisione, non seguiva il calcio e portava le camicie di flanella a quadrettoni quando ancora Kurt Cobain doveva ancora imparare il primo accordo. Mio cugino era uno snob del cazzo. Diceva che gli 883 erano una merda. Come Jovanotti. Mio cugino e il suo amico Giuseppe, il sabato pomeriggio, caricavano sulla Ritmo di zio Gaetano una quantità incredibile di LP e andavano a mettere i dischi da qualche parte. Io, anche se odiavo mio cugino perché pensava male degli 883, un po’ speravo che, da grande, pure io voglio mettere i dischi (Flashforward: No) (Mio cugino oggi è impiegato in banca, prima votava Alleanza Nazionale, poi PDL e oggi sostiene le Larghe Intese) (Il suo amico Giuseppe invece è morto qualche anno fa in un incidente stradale sulla Palermo-Catania).
Nord Sud Ovest Est all’inizio lo avevo in schifo. I primi sintomi della sindrome “Mi piacciono solo se non li conosce nessuno” (che sarebbe poi esplosa definitivamente col primo disco dei Subsonica-Chi?, quello di Le cose che non ho e Radioestensioni). Ma non potevo ammettere che mio cugino aveva ragione. E poi c’era Sei un mito, l’inno, dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre a Mondello. E Come Mai, The Ballatona come mai più, appunto. Un giorno, in classe, la mia compagna Tiziana ci annunciò: Picciotti, mi sono comprata il Karaoke Canta Tu di Fiorello. Il sabato dopo tutti a casa di Tiziana a cantare, e non solo. Ammuccatine, Come mai e 883. Questo era, né più né meno.
Ma è la seconda parte di quel disco che assume i connotati della Folgorazione. Weekend e Cumuli. Ancora oggi, se ascolto gli originali, c’è tutto un brivido che mi scuote da capo a piedi, elettrico preludio alla cantata a squarciagola (“Cene a casa pizzerie tutte piene e noi non abbiam prenotaaato, pasta in brodo o forse minestrone ad andar bene un po’ d’affettaaato”). All’epoca non ne sapevo niente del mal di testa del dayaftér né dei cumuli di spade (“Secondo te di che parla?” “Boh”) ma quei due pezzi lì, insomma li ascolti per la prima volta e li riconosci subito, capisci, lo sai, anche se non lo sai, che più in alto di così non si arriva (forse solo la successiva Gli Anni, gran pezzo in anticipo sulla Retromania del Poi). Gli 883 erano i primi a dire le parolacce come le dicevamo noi ogni giorno, senza boria né voglia di farsi notare a tutti i costi. Soprattutto, erano i primi a parlare di cose che avremmo capito dopo, convinti che il futuro era nostro.
E poi, infine: Festivalbar, Telegatti, Mauro Repetto è uscito dal gruppo, Paola e Chiara, Sanremo, Nikki, Fiorello, le vere ragazze di Non è la Rai (dal minuto 4:16, in rigoroso ordine di apparizione: Francesca Pettinelli, Laura Freddi, Miriana Trevisan, Samantha Dell’Acqua), Max Pezzali che attraversa indenne i decenni, che continua ad andare in classifica a TRL e che, non più tardi di un mese fa, va da Frizzi nel remake di Furore assieme a Fausto Leali, Marco Masini e Claudio Lippi. Gli 883 erano, sono e saranno tutta questa roba, quanto di più spudoratamente mainstream il mainstream abbia mai prodotto, la pasta in brodo e il minestrone, l’affettato e la lavagna del tuo cuore. Ma immagino ne abbiate contezza, voi che magari all’epoca li schifavate e oggi ah, che belli i nostri migliori anni.
***
Come interpretare dunque quest’operazione di Rockit? Una bestemmia, l’ennesimo capitolo del “Dovevamo aspettare che Totò morisse per rivalutarlo” o solo il pretesto per un pigolio twitteriano coi fiocchi (“Siamo primi nei TT, è fatta”)? Chissà. Comunque la si pensi, si tratta di una mossa affascinante: indurre queste vocine-Instagram tutte uguali col filtro Earlybird incorporato a confrontarsi con un background popolare che rappresenta, evidentemente, tutto quello che loro, per statuto, non dovrebbero essere.
– Ehi, tu, tu che fai dei pezzi-da-due-minuti la tua bandiera, ce l’hai il coraggio di rifare gli eterni ritornelli doppi e tripli?
– Uhm, non so, boh, vediamo, dai, ok, perché no, alla fine tutto fa curriculum. Ma, per curiosità, chi altro c’è nel progetto?
Max dice che sono tutte belle. Max è un pezzo di pane. Rispetto per Max. La verità è che è sempre la stessa storia: la miglior cover è quella che si allontana dall’originale pur restando fedele all’originale. Ossimoro di intenzioni e di aggiunte. Insomma, un miracolo. E di miracoli qua non ce ne sono. Ma in mezzo a tanti laissez tomber! c’è chi merita menzioni: gli Ex Otago, sempre illuminati (“Sei un mito lalalallà“) e Maria Antonietta, che giusiferrerizza deliziosamente la succitata Weekend.
Il vero e unico coup de coeur arriva però da Una Canzone d’amore dei Casa del Mirto. Non so a chi appartenga quella vocina da rive gauche, ma so che ha preso il mio cuore e ne ha fatto rondelline. Dai, molliamo tutto e ce ne andiamo à Paris.
Io voglio solo dire che, tutto giusto tutto bello, ma comunque quel che conta è che alla fine Max Pezzali ha vinto. E secondo me ci gode giustamente come un maiale. Come Cristina D’Avena.
Tutto il resto è dimenticatoio.
eph.
Il senso dell’operazione, , come ho già scritto in giro, è che gli ‘snobboni’ fino a ieri non sapevano come fare ad ascoltare gli 883 senza sprofondare nei sensi di colpa. Da oggi non dovranno più vergognarsi! P.S Carine le cover ma io continuo a preferire i pezzi originali! 🙂
“Soprattutto, erano i primi a parlare di cose che avremmo capito dopo, convinti che il futuro era nostro.”
Max il Profeta! Noi lo chiamavamo così!;)
Alla fine erano più quelli che lo schifavano che quelli che confessavano di ascoltarlo, ma era bello fare gli snob con gli snob!
*Eph: Non so, non sono così convinto di questa vittoria in differita. Confini troppo opachi. Se ha vinto, non vince oggi, e non certamente perché l’indie gli rende omaggio.
*Simona: chissà chi ha avuto l’idea, semplicissima, in principio, se è d’accordo con tutti questi discorsi. Alla fine la compila gira e la stiamo ascoltando. C’est tout.
*Ale: brava, è tutta là la dinamica. Snob con gli snob (che sono snob con altri snob)
mio figlio piccolo, allora davvero piccolo, era convinto che “Sei un mito” fosse dedicata a Roberto Baggio
magari aveva ragione
ciao
In rotta per casa di Dio non dice scialalà.
E questo per me è un grandissimo scuotimento di testa.
A me piacevano/piacciono:
1. http://www.youtube.com/watch?v=oLova27P0Oc&feature=related
2. http://www.youtube.com/watch?v=aFTTvDQ5Mlo&feature=related
3. http://www.youtube.com/watch?v=CrSHHA4hWSc&feature=related
4. http://www.youtube.com/watch?v=k3qKuVaePm4&feature=related
5. Non ci spezziamo, T. p. s., Weekend etc etc ma non trovo i video.
Poi si chiedono come siamo cresciuti così malinconici…
*Yet: il piccolino era evidentemente confuso dai media di regime (no, Baggio da queste parti non è mai stato un mito, anzi, sempre detestato). Comunque sai che pensavo?, dopo tutti questi anni di blog etc, sembra tipo quando sei o sei stato vicino di casa, ciao
*Virgh: a parte che il tuo commento wp me l’ha messo in moderazione (evidentemente sei considerata MINACCIOSA per questo blog), quelle che hai messo sono più o meno le 5 canzoni che più non mi calano degli Ottocentottantatre ; )
Che dio ti fulmini per avermi fatto ricordare CHE SONO PASSATI VENT’ANNI da quando cantavo come una scema con il walk man nelle orecchie sui gradini di casa mia.
il primo dei subsonica! (leoncavallo, 5.000 lire) quella sì che è nostalgia.
Che io da ragazzina ero mainstream ( e pure ora un po’) e Come mai era la mia conzone da frigno per eccellenza.
E poi erano tutte canzoni da cantare a squarciagola con tutti i scialalà al posto giusto.
a me il primo disco degli 883 ricorda le vacanze in Maremma, quand’ero una bimbetta che preferiva leggere Topolino e Paperinik sotto l’ombrellone anziché giocare con le altre bambine della spiaggia. e c’era questo gruppo di allora quindici-sedicenni, oggi probabilmente padri, madri e chi sa dove dispersi nel mondo, che avevano sempre una radio e una chitarra e cantavano all’unisono diverse canzoni, ma due erano le hit: Come Mai e Puppe a pera di Nuti.
Anch’io scoprì gli 883 grazie alle audiocassette (Nord Sud Ovest Est & Gli Anni), e diventarono il mio gruppo preferito 🙂 Spesso sono stati criticati per via di canzoni ”tamarre”, perchè la voce di Max non era quella di un Ramazzotti, ecc. ecc. …fatto sta che hanno lasciato una traccia importante nella musica italiana, riuscendo a descrivere con efficacia tanti aspetti della vita dei giovani con le loro canzoni.
Sono due le cose che, da fan, mi lasciano un po’ perplesso: 1) che la carriera da solista di Max passi in secondo piano rispetto a quanto fatto col gruppo (anche se è vero che le canzoni storiche hanno un impatto diverso rispetto a quelle attuali) e 2) che ad ogni sacrosanta intervista o esibizione gli si chieda SEMPRE di cantare sto Uomo Ragno, anzichè un Come mai, un Nessun rimpianto, un Gli Anni, o una delle tante belle canzoni made by 883.
son d’accordo con te 🙂
Tieffè…
è che siamo di due generazioni diverse…
😀 (non vedevo l’ora di scrivertelo, alla faccia delle minacce)
*Virginiamanda cara carissima piccina, ricorda che più il tempo passa più lo scarto tra generazioni si riduce, è una regola tipo DIVINA. Arriverà un momento in cui saremo coetanei.
1) Innanzitutto io ho intenzione di morire entro i prossimi tre/massimo sei anni, come tutte le migliori rockstarz;
2) Come dice zerocalcare ( http://www.zerocalcare.it/2012/03/12/perch-non-possiamo-dirci-trentenni/) “quando cominci ad empatizzare con la vecchia di Pirandello è finita!” 😉
con immutato affetto, Tieffè, si fa per scherzare, non te la prendere…
*Virgh: hai talmente tanti punti simpatia da spendere che puoi dire quello che vuoi. O quasi : )
hanno ucciso l’uomo ragno. masticata dallo sparso urlante a vari compleanni e poi le altre a seguire. non riesco a essere obiettiva. tantomeno snob. io che dicevo con gli snobbissimi amici miei che Lorenzo Cherubini era il poeta dei giorni nostri e mi guardavano con commiserazione.
approvo questo post.
e gran parte dei commenti.
i subsonica li vidi per la prima volta aggratis, ma boosta già faceva il cretino con la tastiera a molla, e così facendo il cretino rischiò di uccidermi facendo cadere una bottiglia di dreher da 66cl dal palco, dopo il concerto, mentre smontava lo strumento (ché a quei tempi non solo gratis, ma si smontavano pure gli strumenti da soli)
*Rafelii: mi hai ricordato uno dei miei più grandi rimpianti, non essere mai andato a un concerto gratuito dei Subsonica e, soprattutto, non aver visto dal vivo la tastiera a molla quando ancora nessuno sapeva della tastiera a molla.
http://multimedia.lastampa.it/multimedia/spettacoli/lstp/128714/
Non puoi perdertelo!