Cose che non si possono nominare ai Festival delle Serie TV

Anche quest’anno sono l’inviato di me stesso al Festival Séries Mania (Forum des Images, Paris, Saison 3).

 

Proiezione di serie in anteprima, discussioni, conferenze, masterclass, ospiti prestigiosi e internazionali, vernissage, champagne, sceneggiatori, scrittori e scrittrici, blogger, panini di Pomme de pain, waffle di Waffle Factory. Non manca nessuno. Ci sono persino due convitati di pietra: il download e lo streaming.

 

In Francia il tema è molto sentito. C’è questa legge, la Hadopi, voluta da Sarkozy (goditela finché dura, man) che punisce in modo purtroppo non singolare chi viene beccato in flagranza di téléchargement illégal: il distacco definitivo dagli Internets alla terza infrazione certificata (la prima ammonizione arriva via mail, la seconda via raccomandata, la terza si salvi chi può). Storia vera: “un mio amico vaga come un miserello di casa in casa con il suo hard disk esterno tra le mani”, mi ha detto una volta un mio amico che gli ha detto un suo amico.

 

 

Dopo l’affaire Megaupload qui si è scatenato un gran dibattito su giornali, riviste e televisioni con tanto di inchieste, cifre quasi-giornaliere e domande-tipo “Quanto sono aumentati gli acquisti legali di film, serie e musica?” (40%! 50%! Il Bene Trionfa!) Causa ed effetto: ricordate i pornazzi che ci sbafavamo nei ’90 con le tessere illegali di Stream diffuse ad arte per indurre il bisogno bla-bla? Cazzate. La gente continua a fare quel che ha sempre fatto, senza manco porsi il problema. Un Festival che mette al centro la televisione e che trasmette su grande schermo le serie televisive americane che tutti-hanno-già-visto e serie straniere che nessuno-ha-ancora-visto perché in Rete non si trovano, non può ignorare la questione ma può, ipocritamente, inevitabilmente, non nominarla mai.

 

Ieri, a una conferenza su Friday Night Lights, la sala era talmente stracolma di gente che hanno dovuto prenderne una più grande all’ultimo minuto. La tipa che gestiva la faccenda ha iniziato la discussione dicendo: “FNL non è stata mai trasmessa in Francia (Buuuu!), malgrado l’acquisizione dei diritti da parte di TF1 (Buuuuu!). Eppure tutti qui dentro abbiamo visto la serie, vero?” Boato. Pausa. Sorrisi, colpi di tosse, cose così (ok, uno può aver comprato tutti i cofanetti, e ok che a Parigi sono tutti ricchi, ma portatemi gli scontrini di Fnac e ne riparliamo).

 

Due giorni fa, alla fine della masterclass di Terence Winter (persona paciosa, ci ritornerò) nello spazio Avete Domande?, una ragazza si è alzata in piedi e ha detto: “Innanzitutto Bonsoir. Premesso che ho già visto tutta la seconda stagione di Boardwalk Empire, e premesso che non voglio fare spoiler, volevo chiedere al signor Winter come mai ha scelto di fare QUELLA COSA alla fine di 2×12″. Winter ha sorriso pure lui, abbiamo sorriso tutti, attimi di silenzio (OK), e poi, con maestria, ha risposto: “Ho fatto QUELLA COSA perché il pubblico ha bisogno di essere sorpreso”. Metà della sala ha annuito sorniona, l’altra metà è andata a casa a cercare i torrent.

 

A proposito di effetti grotteschi, di WTF, e di spoiler. Ieri, dopo la proiezione di un episodio di una serie australiana, il regista, pure lui australiano (36 ore di volo! Merci beaucoup!), ha cominciato a raccontare la struttura della serie svelando alcuni dettagli (non fondamentali, a dire il vero) della trama. Una tipa, seduta al centro della sala, si è alzata in piedi, e ha cominciato a urlare tutta paonazza SMETTETELA! SMETTETELA! MI STATE FACENDO SPOILER! Si è messa le mani sulle orecchie e ha cominciato a fare LALALALA a tutto volume per non ascoltare. In quel momento una signora tipo settantenne si è alzata pure lei in piedi urlando che era UNO SCHIFO. Attimi di sgomento in sala, in cui abbiamo tutti sperato che fosse un flashmob di Glee o una cazzata del genere ma purtroppo no: era tutto vero. La gente ormai sta male. Il moderatore del dibattito ha detto: Sì, ma calmatevi, per poi aggiungere: Se volete sapere come va a finire, potete comprare il cofanetto, vi garantisco che questa serie su Internet non si trova.

 

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13 Replies to “Cose che non si possono nominare ai Festival delle Serie TV”

  1. Ma quindi anche gli addetti ai lavori sono messi come noi comuni mortali?
    Comunque un giorno, quando sarò grande e avrò i piccioli, me li compro tutti i cofanetti…E poi stare dietro ai torrent e allo streaming può causare stress e problematiche importanti se non gli dedichi tutta la tua vita.
    Tipo: ah ti sei perso la puntata che è uscita una settimana fa? Eh ormai è vecchia…in bocca al lupo…

  2. uau, quanti spunti di discussione in un post solo. io continuo ad avere i sensi di colpa, ma cerco di espiare acquistando i dischi e i cofanetti (si ok, non proprio tutti). secondo me l’unica idea intelligente in tempi recenti è quello che ha fatto sky con l’ultima stagione di lost, cioè trasmetterla il giorno dopo l’uscita americana con i sottotitoli (poi l’hanno fatto con glee, thanks but no, thanks). poi c’è il discorso abbonamento di sky, ma in quel caso ero felice di averlo.

  3. devo segnalarti a mio figlio, che è alle prese con reti, copyright ed eccezioni al medesimo
    (e sta dalla parte delle eccezioni)
    ciao

  4. nessuno ma proprio nessuno senso di colpa. E guardate che io sono una rompina legalitaria che non butta neanche le cicche per terra…kisses

    Paola

  5. @Paola
    guarda, io sono di parte perché con la televisione ci lavoro, quindi il senso di colpa viene dal fatto che se tutti scaricano illegalmente, le reti non vendono spazi pubblicitari quindi tendono a non trasmettere/produrre un certo tipo di prodotto, quindi gli addetti ai lavori ne risentono (e di conseguenza anch’io) con questo non intendo “non lavoro perché la gente scarica i film e le serie tv” ma se in Italia il settore è in crisi è anche per quello.
    Detto questo ci sono cose irraggiungibili se non in altro modo, quindi guardo anch’io le cose scaricate e in streaming, ma il senso di colpa c’è, e viene dal fatto che sono la prima a lamentarmi quando mi pagano poco o non mi pagano affatto, quindi non posso avere la presunzione di vedere gratis qualsiasi cosa voglia.

  6. Capisco il problema Robba, e capisco i lavoratori, ma tu capisci che la cosa posta nei termini di divieto ormai è anacronistica: Come si fa a impedire la circolazione via internet? Anche se lo si volesse ( e si taglierebbe una bella fetta di comunicazione-informazione) ormai sarebbe impossibile. Inoltre il problema dei diritti d’autore è gestito da avide multinazionali, mi risulta. Tolto il fatto che i prezzi dei cofanetti eventuali , che peraltro escono in ritardo, anche via amazon, e anche via usato, obbligherebbe noi tutti a spendere molto denaro. Inoltre la programmazione in tv oltre a non essere in lingua originale avviene dopo mesi se non anni. E a quel punto le fiction sono datate. bisognerebbe trovare una soluzione forse di mediazione, magari pagare qualcosa, o favorire la circolazione pubblicitaria anche in internet, cosa che peraltro mi sembra già avvenga. Bye bye

    Paola

  7. Il mio problema non è scaricare o meno… il dubbio non si pone 🙂

    Ma è trovare il tempo… e la voglia… per vedere!

  8. hello to everribbodi!
    (Qui si fanno discussioni interessanti anche quando x-factor non c’e?! WoW)

    Il settore televisivo italiano è in crisi perchè la tv italiana FA SCHIFO! (mi assumo la responsabilità di un’affermazione così tanto qualunquista)

    Desidero vedere qualsiasi cosa? Vado su google, scrivo, cerco… se trovo vedo se non trovo ciao.
    Pago la connessione, e la pago salata, quindi non sborserò altri soldi MAI per nessuno.
    Se il SIGNOREDELWEB un giorno si oscurerà vivrò di libri senza rimpianti… io non posseggo tv da anni!

    Inoltre credo che siamo, tutti, troppo schiavi della pubblicità!

    baci a tutti… vi amo
    Anna

  9. “SMETTETELA! SMETTETELA! MI STATE FACENDO SPOILER! Si è messa le mani sulle orecchie e ha cominciato a fare LALALALA a tutto volume per non ascoltare. ”
    Lo dice la tv che internet fa male
    😉

  10. Che poi non ho mai capito nè mai capirò per quale legge divina tutto lo scibile umano riguardo a musica, cinema e tv debba essere gratis.
    Neppure riesco minimamente a comprendere (anzi diciamo che, eufemisticamente, mi indispettisce) l’irridente tracotanza del “popolo della rete” quando si fa forte dell’appartenenza ad una enorme cosca cui tutto dev’esser permesso solo perché paga un misero abbonamento flat ad una multinazionale telefonica che ingrassa proprio grazie ad esso.
    In maniera più radical-chic, sostituendo l’eskimo con l’iPad, si torna al pensiero comune dei “fiorenti” anni di piombo, quando i profeti dell’autoriduzione processavano De Gregori al Palalido perché si permetteva di far pagare un biglietto d’ingresso per i suoi spettacoli.
    Il democratico “popolo del web”, che si mobilita se c’è da perorare una qualsiasi causa populista, ma non si preoccupa, per porci comodi personali, se mette in ginocchio intere industrie che coinvolgono migliaia (milioni?) di lavoratori, anche dei ceti più bassi (ad imbustare il suo CD non c’è Madonna, più facile che sia un operaio di Caronno Pertusella).
    E poi, a latere, vorrei anche capire per quale motivo i bulimici ragazzotti d’oggi (e pure qualcuno di più stagionato) debbano farcire all’inverosimile i loro ammennicoli tecnologici con Tera e Tera di cultura gratuita assortita, se poi, in mezzo a quelle badilate di roba, non hanno la capacità di distinguere Mozart da Toto Cutugno o i Vanzina da Orson Welles.
    Ultima considerazione: anche il sottoscritto gradisce seguire talune serie televisive (magari pagandosi un simpatico abbonamento alla televisione satellitare, ricorso a muli-torrenti-pozzanghere quasi nullo), di certo però non comprende la smania nerd che obbliga a dover tracannare lo spettacolo sincronizzati al millesimo di secondo con la messa in onda in USA (costa est, sia chiaro, perché gli sfigati californiani sono costretti a consumare un prodotto già avariato).
    Questo cosa significherebbe? Che se una sera mi venisse voglia di gustarmi un film di Lubitsch, o anche solo un episodio di Colombo (prelevati rigorosamente dalla collezione personale di DVD), dovrei preoccuparmi del rischio di trovare i vermi nella confezione? O forse è semplicemente perché altrimenti l’indomani non potrei dare di gomito allo Sheldon di turno?
    Mocciosetti (non troppo) cresciuti che vogliono tutto e subito, e per di più senza sborsare il becco di un quattrino. Solo che la vita non funziona così. Altrimenti avrei come minimo il garage traboccante di Ferrari (e pretenderei di non pagare più nessuno, dico NESSUNO, per qualsiasi tipo di merce o servizio mi venisse fornito).

    PS: sia ben chiaro, non faccio parte della grande famiglia dello spettacolo e non vivo di royalties. Solo che riuscirei a comprendere maggiormente certe pretese se stessimo parlando della possibilità di scaricarsi una mela o un pezzo di pane piuttosto che la discografia completa dei Pooh (una chiusa sociale e demagoga per recuperare credito tra i notori buonisti del web. Buonisti fino a che non li si va a toccare nei loro “affarucci”, ça va sans dire…)

  11. Caro Amico Anonimo,

    a rischio di parlare per frasi fatte vorrei solo puntualizzare che certe persone davvero vorrebbero acquistare il prodotto che gli piace, se solo costasse un po’ meno.
    E se da domani non potessi guardare più niente online beh purtroppo non guarderei più niente perché non potrei semplicemente permettermelo…
    E’ come se da domani chiudessero tutte le biblioteche e ti dicessero: o compri i libri o quelli che li scrivono, li producono e li vendono morirebbero di fame…beh mi piacerebbe poter acquistare tutti i libri che hanno contribuito a fare di me quello che sono oggi, ma semplicemente non potrei. Dovrei rimanere ignorante per questo? E’ lo stesso principio.

  12. (ODDIOOOO quanto scrivete! Mi esce il sangue dal naso!)

    Gratis? Chi ha detto gratis? La tecnologia si paga e anche salata, internet si paga e in questo pese si paga molto di più che in altri paesi e ha una resa inferiore.
    Presumibilmente se la connessione si paga molto qualche “servizio” sarà compreso nel prezzo.
    Se internet fosse diffuso ovunque, completamente gratuito, o quasi, allora, come in altri pesi più civilizzati, qualche spiccio per accedere ai “servizi, pagando direttamente con credit-card da cellulare, si potrebbe spendere.
    No?
    Spero che il popolo del Web non abbandoni MAI la sua anarchica missione!

    e buongiorno

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