Com’ero giovane!
C’era una volta il mio programma preferito del martedì notte (nel frattempo spostato al mercoledì, poi al lunedì, in mezzo una sospensione di una settimana. La tv è liturgia: ah sì?). Si chiamava Matador – biografie semiautorizzate di anchormen di successo, e ieri è andata in onda l’ultima puntata.
La storia italiana degli ultimi trent’anni è una congerie aggrovigliata e insolubile di politica, televisione e giornalismo, un mostro a tre teste che si nutre di autoreferenzialità, di specchi che si parlano addosso generando eterni discorsi senza fine. Mutui sostegni. E, come nelle migliori storie che si rispettino, qualcuno ha saputo incarnare alla perfezione questa sintesi triunivoca.
Matador ha preso le vite professionali di quattro giornalisti (Enrico Mentana, Gad Lerner, Bruno Vespa, Michele Santoro) senza i quali la storia d’Italia non sarebbe stata la stessa, e le ha raccontate utilizzando non tanto la chiave agiografica, come potrebbe sembrare, piuttosto un registro che prende spunto dall’Epica. Laddove infatti l’agiografia tende alla pedagogia hardcore (l’esempio dei Santi da seguire senza riserve), una narrazione di stampo epico è, anche, la narrazione di un viaggio (il viaggio di un eroe con macchia e paura). E in ogni viaggio succedono delle cose: fatti, eventi, ostacoli che l’Eroe deve superare per affermare se stesso e portare a termine la missione a dispetto dei propri nemici.
Matador ha fornito una visione, dal taglio certamente parziale, narrando le gesta eroiche di protagonisti che la loro missione (essere determinanti nei destini del Paese) l’avevano già compiuta. Con una ricostruzione per capitoli fatta anche di flashback e previously e un montaggio che ha illuminato alcuni chiari e alcuni scuri ha, infine, lasciato allo spettatore (molto più capace di quel che spesso pensano quelli che fanno e decidono la televisione) la libertà di unire i puntini a proprio piacimento e di formarsi un’opinione senza essere sottoposto alla sciocca e umiliante Estetica del Contraddittorio. Trovatemi una televisione-che-parla-di-televisione migliore di questa.
Che poi, appunto, scorreva la storia dei quattro giornalisti, ma parallelamente scorrevano la storia della televisione e, soprattutto, la storia d’Italia degli ultimi venti/trent’anni.
Uno degli usi più intelligenti degli archivi tv che abbia mai visto, mai banale né didascalico. Una narrazione mozzafiato, degna di un thriller.
Ne vorrei altre dieci, cento, mille.
Facciamo una petizione da qualche parte?
eph.
Concordo, bel programma – che ha pure il merito di aver riportato Santoro su Raidue, anche se solo “per finta”.
*Eph: come ti dissi su Twitter, io vorrei Ferrara e Costanzo. Simona Ercolani, se ci leggi, facci contenti, dai, su, accettiamo anche Floris, Socci e Anna La Rosa. Siam pronti a tutto.
*Mas: tra l’altro l’unico a non essere intervistato
Ma anche non solo sui giornalisti. Tipo una puntatona su Pippo, una su Raffa, oppure per temi, o per generi, o per periodi, o che ne so. Non metto limiti alla creatività. Barattiamo un po’ di puntate di Sfide per un po’ di Matador e/o simili…
eph.
*Eph: ci sto. Da Sfide però teniamo la narratrice con *quella voce là*
ma forse allora c’è ancora qualche programma decente…peccato che non l’ho mai visto