Chi è senza peccato scagli il primo apostrofo
“Come mai il «popolo del Web» (esecrabile espressione), che ogni giorno si lamenta perché il copyright, a suo dire, danneggia la circolazione delle idee e della conoscenza (insomma, vorrebbe scaricare tutto gratis: film, libri, canzoni, articoli), s’indigna così clamorosamente appena si accorge che uno «ruba» una battuta dal Web?”
AldoG si pone una domanda legittima, ragionando da un punto di vista, così diciamo, tradizionale, logico, lineare. In teoria, è vero, c’è uno scarto tra questi due atteggiamenti antitetici. In pratica c’è un aspetto che andrebbe posto al centro di ogni riflessione sul popolo del web (esecrabile espressione?). E cioè la Fede Profonda che il popolo del web possiede in se stesso: quella superiorità morale e autocertificata verso qualsiasi cosa il popolo del web faccia, pensi, scriva, decida. Soprattutto in opposizione a chi e a cosa non fa parte del popolo del web. Il popolo del web, tautologicamente parlando, è nel giusto. Il popolo del web sta sul web perché sul web c’è la massima libertà d’espressione. Il popolo del web può dire MUORI a un cantante che non gli piace. Il popolo del web è meglio della televisone che guarda, della musica che ascolta e dei libri che legge. Il popolo del web non riesce a spiegarsi perché certa gente abbia successo, denaro e fama e lui no. Il popolo del web sa che la vita non gli ha dato (ancora) quello che lui meritava e così, in attesa che Mondadori (al limite anche Sperling&Kupfer) lo chiami per supplicarlo di pubblicare il bellissimo libro che lui, il popolo del web, è destinato a scrivere, ecco, il popolo del web passa il proprio tempo a setacciare gli errori di ortografia di Repubblica o le castronerie del Tg1, facendo screenshot e aprendo photoshop e lanciando memi e via spugnettandosi, di retweet in retweet. Il popolo del web è l’unica vera sentinella dell’Equo e del Dovuto: la battuta l’ho pensata io per primo, chi ti credi di essere per andare in televisione e nemmeno citarmi?
Il popolo del web, va da sé, ha molto tempo libero a disposizione. Una missione è una missione e va condotta fino in fondo, anche a costo di scatenare lotte fratricide. Perché il popolo del web, si sappia, non fa sconti a nessuno e va contro anche se stesso, il popolo del web. Ci sono, per esempio, quelli che fanno le Ronde alla ricerca di un apostrofo o di un accento sbagliato. O quelli che aspettano in silenzio All’Ingresso Del Varco e calano La Scure solo per segnalare l’imperfezione, il refuso, il Dato Errato che Minaccia la Sopravvivenza della Specie. Il popolo del web fa un lavoro sporco, compensando le ingiustizie e i demeriti che trionfano immeritatamente. Se poi qualcuno si offende o se la prende mettendo in mezzo il famoso Pulpito, dai, e rilassati, e fattela una bella scopata ogni tanto.
Noi, io, tu, voi, popolo del web, dobbiamo essere grati al popolo del web per quel che fa. L’altro giorno uno che conosco ha twittato un tweet in cui c’era una J dove invece ci doveva stare una Y e il popolo del web, molto garbato, gliel’ha fatto notare subito, ma non direttamente, piuttosto trasversalmente, con il cosiddetto tweet-pizzino, forse per non apparire invadente, o forse per prenderlo un po’ in giro, chissà. Sta di fatto che il tipo che conosco ha apprezzato molto, la sostanza specialmente. Subito dopo, sulla sua timeline, l’occhio gli è caduto sul tweet di una famosa blogger che rimbrottava con il consueto piglio sardonico una famosa showgirl per una torbida faccenda di accenti e apostrofi sbagliati. Se non fosse che nel tweet della Correttrice c’era la ‘e con l’apostrofo’ invece della ‘e con l’accento’ e questo tipo che conosco ha pensato Che farebbe adesso il Popolo del Web al posto mio? Insomma ha scritto un tweet-pizzino su cui c’era scritto un mafiosissimo Chi è senza peccato Scagli il Primo Apostrofo ma poi, questo tipo che conosco, mentre stava per inviare il tweet-pizzino, si è fermato, si è visto riflesso nello schermo, lo sguardo trionfante di boria, e ci ha ripensato. Ha spento il computer, si è alzato e ha urlato MA CHE CAZZO VE NE FREGA DI FARE LE MAESTRINE CON LA PENNA ROSSA A DEGLI SCONOSCIUTI.
Caro T, lascia che ti dica della mia esperienza con gli apostrofi e gli accenti nella rete. Pur non essendo mai appartenuto, non appartenendo e non essendo intenzionato ad appartenere, almeno per questa vita, al “popolo del web” (vero, esecrabile espressione, sposo in toto il primo articolo lucido di Grasso degli ultimi lustri), ho avuto a che fare con il mezzo fin dai primi anni 90. I costi esorbitanti, le connessioni dall’attesa infinita, il “cigolio” del modem che ti faceva quasi pensare alla fatica fisica per mettersi in contatto col mondo, le prime e-mail. Ecco, le prime e-mail. Allora, ed ancora per un bel po’ di tempo, era tassativamente vietato utilizzare le lettere accentate in qualsivoglia circostanza, pena la totale illeggibilità (o chiamiamola sgradevole leggibilità) dello scritto inviato. Al posto delle lettere accentate, sgorbi provenienti da lingue morte di altre galassie. Da quei tempi preistorici, io (non so se anche altri), sono rimasto vittima di quella strana forma di misera schiavitù (u accentata, ce l’ho fatta!) da tastiera internazionale.
Questo per spiegarti che pur essendo ancora in grado di distinguere se e quando usare un apostrofo o un accento (ma per poco, sono in pieno “burned neurons alert”!), non sempre leggendo i miei papiri la gente sarebbe portata a credermi. Per fortuna, non facendo di mestiere la dattilografa, il peccato non mi sporca di troppo la fedina.
Certo, fa un po’ ridere che questo inno alla tolleranza sul punto e virgola arrivi da colui che come prima cosa ti ha cazziato per un congiuntivo senza nemmeno conoscerti, ma questo ci insegna che anche gli errori (prima il tuo e poi, peggiore, il mio) possono portare ad imprevedibili e piacevoli sviluppi. Evvai che l’ho sfangata di leccatina…!
Siamo un po’ tutti popolo del web, in fondo. 😉
Tieffemmino caro,
come al solito mi trovo d’accordo con le tue considerazioni, tuttavia in questo tuo intervento non concordo sul punto di partenza. Nel senso che anch’io mi scaglio contro gli stracciacazzi che si fanno vivi solo nel momento in cui devono farti sentire un fallito a causa di un refuso, ma tra questo e dire “Crozza prende le battute da twitter” ce ne passa. Premettendo che pure questo fatto mi fa ghignare (un comico del suo livello colto con le mani nel sacco ed è subito INDIGNAZIONEH!), non mi sembra del tutto corretto o comunque giustificabile a priori con la formula “in fondo siamo tutti ladri”. Io, da progettista, nel momento in cui devo affrontare un nuovo incarico, per forza o per amore devo analizzare tutto, ciò che è già stato fatto, ciò che si vorrebbe fare ecc…però se provassi ad usare “l’idea” di qualcun altro probabilmente mi sbatterebbero in gabbia. E ciò non significa che io non possa prendere ispirazione per migliorare il mio lavoro e/o quello degli altri e mi rendo conto che il confine tra “riferimento progettuale” e “ladrata” è davvero sottile, però c’è. Io considero Crozza un professionista, e alla stregua di un “creativo” (esecrabile espressione pure questa) deve ormai sapere dove sta quel confine. E se posso: è il suo lavoro! Deve farlo con passione e in maniera innovativa, non tramite espedienti che mi danno lo stesso risultato di un’accurata selezione di following. Già visto, già sentito, che palle. Per ciò che riguarda il popolo del Web (…), quello che manca credo sia soprattutto la capacità di non prendersi troppo sul serio, sulla falsa riga del “Sono un genio incompreso perché quello (leggi “tutto”) lo so fare pure io”, a cui io rispondo con un conciliante: “e allora perché non l’hai fatto prima tu, babbo di minchia!”
Concludo dicendo che sei il mio preferito,
la tua devota lettrice da mò,
G
“MA CHE CAZZO VE NE FREGA DI FARE LE MAESTRINE CON LA PENNA ROSSA A DEGLI SCONOSCIUTI?”
In una frase hai condensato un atteggiamento – ahinoi – alquanto diffuso.
Bravò.
*Amico: infatti quel nostro primo scontro è abbastanza emblematico del discorso generale che sta sotto questo post. Un possibile rimedio potrebbe essere quello di contare tutti quanti fino a 10 prima di schiacciare il tasto invio. I famosi rimedi della nonna : )
*L: infatti era una clamorosa chiamata in correità
*Giorgina: guarda, non so se Crozza abbia copiato o meno. La mia idea è che, cinque minuti dopo aver fatto notare le strane coincidenze, sarebbe stato meglio parlar d’altro. L’insistenza ossessiva che ha segnato i giorni successivi sono espressione di una forma di patologica debolezza della Rete. Per il resto, ma sì, parliamo d’altro : )
*Filippo: ciao, benvenuto (o bentrovato) sul blog
T: che però questo mezzo abbia ulteriormente imbastardito l’uso corretto della lingua è un dato di fatto incontrovertibile. Non parliamo proprio poi di sms, tweet, chip chip e quack quack e degli imbesuiti che li usano a mo’ di codice Morse. Maestro Manzi, torna tra noi…!
Sul versante “popolo del web” (sintetizzo molto ciò che richiederebbe un tempo infinito elevato ad enne) ciò che mi disgusta giusto un pochino è che l’elevata libertà di espressione che il presente accrocchio meravigliosamente ci concede causi il crearsi di una disinformazione pari se non superiore all’informazione corretta. Tutti parlano di tutto, tutti commentano tutto, soprattutto chi non sa. Altro che contare fino a 10…
Ultima affettuosa richiesta: trattami bene l’Adriano, che ci penserà già il “popolo del web” a farlo a fettine. Ma ho come l’impressione che ci torneremo sopra…