Obama e Sarkozy: in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, finché elezione non ci separi

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La Francia ha paura dell’Italia. Possibile? Sì. Telegiornali e programmi di approfondimento aprono sulla Crisi e si chiedono: che ne sarà dell’Italia? Sottinteso: che ne sarà della Francia? In questo guazzabuglio di opinioni e frasi forti, c’è un’opinione -appunto- molto diffusa: se “crolla” l’Italia viene giù anche la Francia (potrò pure andare a fondo, ma tu verrai con me!). Ieri, su France 5, chiedevano ad Alberto Toscano, scrittore e giornalista italiano che vive a Parigi da molto tempo, perché secondo lui Berlusconi non si sia ancora dimesso. E Toscano ha risposto come qualsiasi italiano espatriato quando gli nominano quell’uomo: Oh, ma basta, ma che volete, è fatto così, è un uomo con un patrimonio di almeno 5 miliardi di euro, ha più di settant’anni, gli piace lavorare sedici ore al giorno e passare le notti come voi sapete, è fatto così, VA BENE? (sì, ha proprio urlato, in maiuscolo).

Dicevamo la crisi. E, appresso, il bisogno di rassicurazione. Dopo il quasi monologo a reti unificate della settimana scorsa, ieri sera Nicolas Sarkozy ha replicato con un’intervista doppia e incrociata: assieme a Barack Obama ha infatti risposto alle domande di Laurence Ferrari (TF1) e di David Pujadas (France2). Due capi di Stato, due giornalisti, due telegiornali, due reti. Risultato: quasi 11 milioni di spettatori. Per sentire cosa?

Classici bla bla di circostanza. La crisi, la Grecia, che ne sarà di noi. (Domanda: l’Italia comincia a essere un problema? Sarkozy ha svicolato, prima di concludere: sono molto legato all’Italia, anche per ragioni familiari).
Ma poi, guizzo, il presidente francese ci ha tenuto a precisare un concetto: l’amicizia tra la Francia e gli Stati Uniti è un’amicizia forte e solida che però non vive solo di bei momenti e pacche sulle spalle, ma anche di vere difficoltà, è solo così che si può essere amici di qualcuno. E in quel momento mi è venuto in mente un passaggio del libro che sto leggendo in questi giorni, Ces Impossibles Français, del giornalista canadese Louis-Bernard Robitaille, in cui si ricorda come i rapporti tra i due Paesi non sono sempre stati idiallici, anzi. Ostilità, antipatie poco celate, chiusure biunivoche: “d’altronde, tutte le nazioni europee hanno contribuito, attraverso l’immigrazione, alla formazione degli Stati Uniti. Ad eccezione della Francia”. E allora, mi sono chiesto: ma Obama e Sarkozy cosa stanno facendo, di preciso, adesso, uno fianco all’altro?

La risposta mi è arrivata, nitida, qualche istante dopo, quando la giornalista di TF1, Laurence Ferrari, ha ricordato che nel 2012 entrambi avranno il mandato in scadenza e dovranno ripresentarsi alle elezioni (Sarkozy non ha ancora sciolto le riserve, ma insomma). E ho capito. Questi due leader, in difficoltà nei sondaggi degli ultimi mesi, alle prese con la peggiore crisi economica del dopoguerra e con una rielezione nient’affatto scontata, si stavano semplicemente dando man forte, recitando lo stesso copione. Certo, il grosso favore lo stava facendo Obama, dando a Sarkozy la patente di vero interlocutore, vero Presidente degli Stati Disuniti d’Europa, ma c’era qualcosa, in quelle sedie così vicine, in quelle facce così comprese nel ruolo, da rendere i destini di questi due uomini irrimediabilmente intrecciati. Qualcosa che ha permesso all’Operazione Duetto di riuscire in pieno. Ieri sera Obama e Sarkozy non avevano nulla da dire, ma, assieme, lo hanno detto molto bene.

5 Replies to “Obama e Sarkozy: in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, finché elezione non ci separi”

  1. Quando ieri hai scritto su Fb che Barack e Nicolas avrebbero parlato dell'Italia a me era venuto spontaneo dire "ma i 'azzi sua, mai?".
    Con il tuo resoconto ho capito, non parlavano di noi, parlavano di loro.
    ("Le ragioni familiari" credo sia il passe-partout di Nicolas; può tirarle in ballo per almeno altri cinque Stati europei…)

  2. *Opperbacco: LoL, articolo che "non" fa dell'acredine la propria stella cometa. Più che un'analisi politica mi pare l'editoriale di Candida Morvillo. Con tutto il rispetto di Morvillo, che fa il suo mestiere benissimo. Lei. 🙂 

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