E se mi piglia la nostalgia, me ne vado al consolato

aparisE poi c’è da prendere la metro 9 fino a La Muette, uscire, girare a sinistra, poi a destra, ritrovarti in un grazioso condominio dove c’è scritto

CONSOLATO ITALIANO A PARIGI, CITOFONARE E PRESENTARSI

Il citofono sta appeso a una porta a specchio in cui si può capire se questo lunedì prefestivo in cui Parigi non ha voglia di fare un cazzo che d’altronde tutto il mondo è ponte, insomma mi sono svegliato all’ultimo, ho i capelli per aria e dopo una fila di dieci minuti (si entra uno alla volta, grazie), il custode mi fa Posi la tracolla per terra e poi passi davanti al metal detector.
Non squilla niente, entro. Si avvicina una guardia giurata e mi fa: Dobbiamo controllare i suoi effetti personali, so che è fastidioso ma devo farlo, sa com’è, la sicurezza.
Io dico: Va bene, prego, si figuri, rimanere vivi è la priorità, mi rendo conto
La guardia tasta i miei effetti personali e mi dice A posto, prego, si accomodi, vada all’Accoigl. Vado all’Accoigl e una signorina mi fa: Prego. Io dico: Ho preso un appuntamento sul sito. La signorina dice: prego, si accomodi in sala e attenda il suo turno. Qualcuno la chiamerà.

Bòn, che ci faccio in Consolato?

Cose di documenti.
Per venire in consolato la procedura è presto detta: o si telefona (ma rispondono di solito verso le 17h30) o si va sul sito a prenotare un appuntamento. La prenotazione è condicione sine qua none: ci sono i turni che vanno di venti minuti in venti minuti e poi un semaforo ROSSO e VERDE per capire se c’è posto o no (geniale). Si vede che basta uscire dal suolo italico acciocché le cose funzionino, pensai quando pigiai il pulsantino delle 10h40.

FAIL, invece penso stamattina, alle 11h20, quando ancora non mi hanno chiamato e un enorme MA ALLORA CHE CAZZO LO PIGLIO L’APPUNTAMENTO SE POI DEVO ASPETTARE è dipinto sulla mia fronte. Insomma ero lì, assittato tra Gente Cubana e Gente Russa Looking for Documento Italiano pur parlando qualsiasi lingua del mondo ma non la nostra, quando bòn, decido di dare un’occhiata agli annunci di lavoro sulla Bacheca del Consolato Italiano.

Autoproposte di lavoro. Gente laureata in lingue, in ingegneria, in Impilamento di Maglioni, vi prego vi prego, faccio anche l’orario continuato. E poi, tra tutti, spicca lui, lo Psicanalista Bilingue esperto in: depressione, angoscia, manie suicide, disturbi tipo sessualità bulimica, e poi, tutto maiuscolo chissà perché, SEPARAZIONI. Prezzi modici c’era scritto, sulla bacheca del Consolato Italiano.

Offerte di lavoro. Le solite famiglie transalpine a se stesse che cercano: ragazze alla pari, babysitter, traduttrici, cameriere, stiratrici (se sono multitasking è meglio). E poi i ristoranti italiani, tra cui spiccano un ristorante che sta a Orly (comodo) e il ristorante che si chiama MIO PADRE. Mail per mandare il Curriculum: MIO PADRE TI CERCA. (True story).

Poi niente, qualcuno ha urlato il mio nome, mi sono avvicinato, ho detto: Ciao, devo rifare la carta d’identità e l’impiegato in camicia beige e golfino marrone ha detto: Ce l’ha il modulo? Io ho detto: Quale modulo, scusi?

———–

Tipo che d’ora in poi se mi piglia la nostalgia vado a passarmi la mattinata in consolato, così

4 Replies to “E se mi piglia la nostalgia, me ne vado al consolato”

  1. La bacheca degli annunci fa molto casa in effetti.
    Portati una ciotola di pasta fredda Barilla, the ciofeca, e vai lì a passare la pausa pranzo.

  2. *Yet: era un modulo che volendo si poteva stampare e compilare prima. Giusto per risparmiare tempo. Niente di grave, ma dopo quell'attesa sarebbe stato il colmo

    *Mas: ciao Mas!

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *