L’11 settembre e le serie televisive americane

11-settembre-2001Nel 2001, subito dopo l’attacco alle Torri Gemelle, a New York e agli Stati Uniti, i network televisivi e i produttori degli show si trovarono di fronte a una scelta: evitare, nei limiti del possibile, riferimenti diretti alla tragedia e continuare nella propria missione di intrattenimento spensierato, oppure metterla in scena, farla diventare protagonista, testo fondante e non solo pretesto.

Aaron Sorkin e John Wells scelsero la seconda strada*. In pochi giorni, con addosso ancora lo shock e le febbri per quel che era accaduto, scrissero e realizzarono degli episodi non previsti per le rispettive serie: West Wing e Third Watch. Due episodi speciali trasmessi a inizio stagione, necessari. Nel memorabile Isaac and Ishmael Sorkin immaginò un allarme terroristico che costringeva il presidente Bartlet, il suo staff e una scolaresca in visita, a rimanere bloccati alla Casa Bianca. Con In Their Own Words, invece, Wells scelse la strada del documentario, in una sorta di passaggio di testimone tra realtà e finzione: veri poliziotti, veri vigili del fuoco e veri paramedici raccontavano le proprie storie, introdotti dagli attori che interpretavano i personaggi della serie.

Giorni frenetici, complicati. La cerimonia degli Emmy fu rinviata per ben due volte prima di tenersi regolarmente in novembre. Gli altri show, quelli più leggeri in primis, dovettero riscrivere o rivedere gli script. Anche l’evasione doveva avere un limite. Darren Star decise che la quarta stagione di Sex and The city si sarebbe conclusa con I love New York, un omaggio alla “quinta protagonista dello show”. Il terzo episodio dell’ottava stagione di Friends venne completamente riscritto: nella sceneggiatura iniziale Monica e Chandler dovevano prendere un aereo per la luna di miele e c’erano riferimenti scherzosi a un allarme bomba. South Park fu all’altezza della propria fama: il 7 novembre 2001 andò in onda l’episodio intitolato Osama Bin Laden has farty pants.

Elaborato in qualche modo il lutto, nelle stagioni seguenti i racconti televisivi furono segnati da una pioggia di temi legati all’11 settembre: l’amministrazione Bush, l’Afghanistan, il secondo Iraq, il patriottismo, il perdono, la vendetta, la guerra, la morte, le psicosi, le torture. Praticamente nessuna serie ha rinunciato al saccheggio. Opportunità narrativa, frusto luogo comune, sottotesto o gancio ironico, davvero per tutti i gusti: 24**, Alias, Csi, The Unit, Lost***, Grey’s Anatomy, Brothers and sisters, Arrested Development, The Office, J.A.G., Becker, Army Wives, Jericho, Flashforward, Fringe****, i remake di Life from Mars e The Prisoner.

Ma il mutato scenario post 11 settembre è anche condicio sine qua non per alcune serie che altrimenti non avrebbero mai visto la luce. Innanzitutto, come giustamente ricorda questo pezzo, Sleeper Cell (Showtime, 2005/2007) e Rescue me (Fx, 2004/2011). Quest’ultima, in particolare, contiene già nel proprio plot di partenza il legame inscindibile con gli eventi di quel settembre: “The show mainly follows veteran firefighter Tommy Gavin and his ever troublesome family as they deal with real life issues, either with post 9/11 trauma or domestic problems”. Rescue me ha chiuso definitivamente proprio lo scorso 7 settembre, ma gli echi di quel disastro sono ancora forti: “Tommy Gavin and the other first responders of the fictitious firehouse remain stranded, psychologically, almost right where they started 10 years ago, at ground zero.”
E, per rimanere in tema “Eroi in nome della patria”, come non citare Over there (Fx, 2005/2006), creata dal leggendario Steven Bochco (Hill Street Blues) e Chris Gerolmo. Il titolo prende spunto da una canzone sui soldati americani della prima guerra mondiale e si presenta quasi come una smentita ironica di se stesso. L’Iraq, la guerra e l’inferno sono più vicini di quanto gli Americani pensassero: “Over there was the first scripted television series set in a current, ongoing military action involving the United States.”
Non solo drama. Anche alcune serie comedy furono pensate proprio intorno alla ridefinizione dei rapporti con l’altro, ovvero l’Islam. Little Mosque on the Prairie (Canada, Cbc, 2007-in corso) e, soprattutto, Aliens in America (Cw, 2007-2008): se all’improvviso il nemico si presentasse in casa tua, sotto forma di uno strambo pachistano adolescente?

L’11 settembre ci ha dunque lasciato in eredità un catino inesauribile di storie, fuori, dentro e in mezzo allo schermo. Quinta temporada ne ricorda due, in particolare. La storia di David Angell, autore e produttore di show come Cheers e Frasier, che si trovava, assieme alla moglie, sull’American Airlines 11, l’aereo che si schiantò sulla Torre Nord del WTC. Angell stava recandosi a Los Angeles in vista della cerimonia degli Emmy, prevista inizialmente per il 16 settembre. L’altra storia è quella che riguarda Seth Mac Farlane, autore poliedrico di serie quali Family Guy*****, American Dad, The Cleveland Show. Quella mattina MacFarlane avrebbe dovuto prendere lo stesso aereo di Angell. Per fortuna la sera prima si era preso una sbronza colossale, e per fortuna il suo agente gli aveva fornito l’orario sbagliato di decollo dell’aereo. MacFarlane arrivò così all’aeroporto di Boston quando il check-in era ormai chiuso da una decina di minuti. MacFarlane rimase a terra e un’ora dopo l’aereo si schiantò contro la Torre. Quando si dice vivo per miracolo. (MacFarlane avrebbe poi sfruttato la fortuita coincidenza per prendersi abbondantemente gioco sia di Bin Laden che di Bush, tanto per gradire).

11 settembre 2001/11 Settembre 2011. All’epoca, in una sorta di seduta psicanalitica collettiva, ci dicevano e ci dicevamo che dovevamo essere pronti a tutto, e che niente sarebbe più stato lo stesso. Oggi, passati dieci anni, dobbiamo ammetterlo: era vero.

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Note:
* v. Monica Repetto in La tv Usa va alla guerra (Alias, supplemento del Manifesto, 2001)
** Jack Bauer e la tortura, fiumi d’inchiostro
*** Come dimenticare l’inevitabile riflesso di Sawyer-l’americano-medio che, con poca fantasia, accusa l’iracheno Sayid di essere il terrorista responsabile della caduta dell’aereo (invece era solo un gaudente torturatore)
****  Ancora rimpiangiamo il potente e ineguagliato finale della prima stagione: l’Universo Parallelo e le Torri Gemelle Mai Crollate, abbacinante visione filtrata dagli occhi di Olivia Dunham
***** MacFarlane presta la voce, tra gli altri, a Peter e Stewie Griffin

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