Io, la vecchia che si cacò, suo marito Muto, il gatto Refolo, il bimbo decenne, il tatuatore di cento kg: tornando a casa, cose

Che non sarebbe stato un volo come tutti gli altri l’avevo capito subito, quando avevo letto il posto che la graziosa signorina al check-in mi aveva assegnato: 2C. Che quando mi mettono nelle prime file dell’aereo succedono sempre cose. Ma d’altronde, quand’è che non succedono cose se nella stessa frase ci stanno parole come Ritorno, Palermo, Io?

Davanti a me, nella fila Uno ci sono un bambino di dieci anni, viaggia da solo, un motociclista tatuato di cento chili almeno (lo dirà lui stesso, dopo, che è un motociclista), una signora sui settantanni. E un gatto.
– Ma che bello questo gatticello! Fa la signora quando sale, un poco in ritardo. Di chi è?
– Mio, risponde con gli occhi a cuoricino smiagolante il motociclista tatuato e tatuatore di cento chili (lo dirà lui stesso, che è tatuatore, quest’ammasso di stereotipi ma non troppo).
– E come si chiama? La signora, sempre più incuriosita, tende il dito indice verso la grata da cui emergono solo due occhi giallo-cattiveria.
– Refolo
La signora fa un lieve movimento della testa da sinistra a destra, quasi un pendolo. Si vede che non ha capito bene. Rimane incerta qualche istante, a un passo dal ritirarsi strategico (come quando ti presentano delle persone nuove e le voci si accavallano e non si capisce niente e e così a fine serata, magari, i più ardimentosi chiederanno: Scusa, non ho capito il tuo nome), ma poi si prende di coraggio e chiede: Brufolo?
Il tatuato tatuatore si volta indignato: Ma quale brufolo e brufolo! REFOLO! Vero che ti chiami CIAF CIAF PRRR PRRR Refolo? Il tatuato tatuatore ora è tutto sdilinquito per il gatto che, peraltro, manco lo caca.

Intanto, in tutto questo, non siamo ancora decollati. C’è qualcuno che ancora deve salire sull’aereo. Io li odio quelli che fanno ritardo e li aspettano. Io quando faccio ritardo non mi aspetta mai nessuno e se ne vanno lasciandomi al mio paese. Questa cosa che deve salire gente la so perché intercetto il labiale dei due steward che parlano tra di loro, a pochi metri da me, convinti di essere protetti dalla tendina. No. Ah, e comunque, su questo volo non ci sono hostess, solo steward. E sono tutti del Nord.

Lo ammetto, vi contai una bugia. Il mio posto non era 2C. Il mio posto era 2A.

Quando entrai nell’aereo il mio posto, il 2A, era occupato. Da una vecchietta, poteva avere novantanni. Portati bene, tra l’altro. Accanto a lei il presumibile suo marito, a occhio coetaneo. In altri tempi e in altri momenti avrai piantato una polemica senza fine. Ma Parigi prima di partire mi disse che in questa vacanza dovevo mettere a frutto il suo consiglio numero uno: Futtatinne. Infatti. E poi, la vecchia aveva mani dita occhi faccia naso tutti appiccicati al finestrino e a taliare di fuori. E chi sono io per interrompere un’emozione, quindi mi siedo e mi metto a leggere, amunì, spicciatevi.

Tempo cinque minuti, che ancora non siamo decollati, ricordo, con steward spazientiti e le genti che si soffiano con i ventagli e con i giornali, il mio vicino di posto mi bussa sulla scapola. Proprio così, TOC TOC, come fossi uno Stipite. Mi volto: Sì? Il signore comincia a fare strani gesti, detti A Muzzo, e emettere strani suoni tra il gutturale e il belluino, suoni che io, sinceramente, non credevo fossero possibili in natura. Vedete, amici e lettori, io mi faccio vanto di essere un Tipetto Veloce e Acuto, ma stavolta, lo ammetto, ci ho messo qualche secondo di troppo a capire quel che era sotto i miei occhi: il signore che cercava di comunicare con me era, semplicemente, MUTO. Solo che lui, non so se mi seguite, sembrava non rendersene conto, non essere consapevole della sua Mutezza. Lui continuava a parlare, nella sua testa suppongo, e man mano, nei suoi occhi, vedevo salire la rabbia per non ricevere feddback da parte mia. Era come se qualcuno avesse pigiato il tasto muto del telecomando. A salvarci da questo folle momento, Dio La Benedica, la vecchia, che si volta all’improvviso e mi fa: AI A GHIRI ‘U GABINETTU. Il marito mi guarda schifato, con la faccia come a dire: Ma che sei SORDO? Avi mezzura ca tu rico! Nella mia mente si affastellano vari interrogativi tra cui un sibillino: E chi minchia minni futti a mia? Ma non lo dico, lo tengo per me. Però forse si capisce, infatti il marito mi talìa male.
Ad ogni modo mi alzo, e chiamo lo steward, che è del Nord, ricordiamolo, e ci faccio: Scusi, la signora, che NON è mia nonna, deve andare in bagno. Lo steward, evidentemente Pazzo, reagisce con Smodato Entusiasmo: MA CERTO! Prego, signora, venga, si accomodi! La signora scivola via dal suo posto, scansa il marito e mi passa davanti, lasciando un inconfondibile odorato. Lo steward, pavlovianamente, cambia espressione e dal pozzo di un disgusto senza fine si lascia andare a un’esclamazione: MA CHE CAZ- Ma non fa in tempo a finire il sacramento che lo interrompo subito: Niente, si cacò addosso. E mi risiedo. In questi pochi secondi, l’incoscienza. La vecchia, minuta, alta un metro e cinquanta a dirla tutta, si dirige verso la porta del gabinetto ma all’ultimo momento fa una sterzata a sinistra e, con tutto il candore di questo mondo, esce dall’aereo e se ne va. SE NE VA. Lo steward si volta, con la coda dell’occhio la vede uscire e urla: SIGNORA MA COSA FA?
Ci alziamo tutti in piedi, suo marito il Muto, io, il bimbo decenne, il tatuato e pure il gatto REFOLO. Ci ammassiamo verso la porta d’uscita ma della signora e dello steward non c’è traccia. Il marito mi guarda con gli occhi come a dire Ma perché voleva scappare? Io, sempre con gli occhi, lo tranquillizzo: ‘Un si scantasse, sono cose che succedono, anche nei migliori matrimoni, forse voleva solo prendere un poco d’aria… Lei però cerchi di non essere troppo cacacazzo, eh? In quel momento, preannunciati da un suono militare di scarponi che marciano Uno-Due, tornano lo steward che tiene per mano la vecchia cacata e, subito dietro di loro, VENTI AGENTI di Polizia in tenuta antisommossa con pistole, giubbetti e caschi.
BEDDA MATRI! E CHE SUCCESSE? Qualcuno urla dal fondo dell’aereo.
Niente, erano proprio loro, gli agenti antisommossa, i ritardatari, e mentre salivano sull’aereo a quanto pare si erano trovati la vecchia cacata che stava scappando. Che sfiga, per una volta che ti ribelli al tuo destino e metti in atto il piano perfetto, ecco la Punizione Divina.
Comunque, com’è come non è, i poliziotti si mettono a sedere e l’aereo può finalmente partire.

Poi succedono altri fatti, che mi tengo per me che mica posso contarvi tuttecose, ma alcuni sì, tipo che io e il vecchio facciamo amicizia e discettiamo di varie cose, dalla politica alla cucina, sempre lui Muto e io Sordo, e poi anche il bambino decenne e il tatuato tatuatore pure loro fanno amicizia e parlano di Refolo e di cani e gatti e alla fine il bambino chiede al tatutao Ma ce l’hai Facebook? E il tatuato si scanta e gli dice a brutto muso Sì, ma tu sei un bambino e devi avere amici bambini e il bambino ci rimane male e si mette la mutria, questi bambini d’oggi che viaggiano senza genitori, e poi niente,  sono già sul pulmino e poi al nastro bagagli e mi accorgo che in pochi metri ci sono l’ex calciatore del Genoa Roberto Pruzzo, l’ex tennista Diego Nargiso e anche un attore comico, quello alto del duo Olcese&Margiotta.
– Ma lei è quello del Posto al sole! Gli fa una ragazza mentre lui OlceseOMargiotta sta leggendo la Gazzetta. Lui annuisce stancamente, mentre la ragazza lo travolge con una miriade di domande tra cui: Ma FILIPPO QUANDO TORNA? Veramente già tornò, dico io, a mezzo fiato. Cretina. La ragazza non mi degna di uno sguardo e costringe OlceseOMargiotta a parlare, a sapere. L’attore dice che lavorare in Italia è uno schifo e che non si può fare questo mestiere in queste condizioni, che hanno tagliato il budget a Un Posto al sole, del 20%, Un posto al sole!, che ha successo da quindici anni!, e che se rinasce lui l’attore lo vuole fare in un altro paese.

Talè, mi sta pigliando la depressione. Mi metto le cuffie, il disco dei The Head and The Heart, e poi giro l’angolo, il sole, il mare, il vento caldo, le solite cose, vah.

21 Replies to “Io, la vecchia che si cacò, suo marito Muto, il gatto Refolo, il bimbo decenne, il tatuatore di cento kg: tornando a casa, cose”

  1. la poveretta scappava dall'aereo per l'imbarazzo
    l'incontinente con olezzo persistente a me capitò accanto in chiesa
    era un signore non più che settantenne e me ne allontanai discretamente
    ciao

  2. bellissimo. Tuttofamè se scrivi un libro comunque io – te lo copro.

  3. santocielo e santaluciuzzabedda (e da qui vedi se ti riesce di capire da dove vengo e dove atterro, tiè)

    mi hai fatto rifiorire in un venerdì di merda, appunto!

  4. se non c'è stato l'applauso all'atterraggio non eravate veramente diretti a Palermo.
    Michele

  5. Muoio dal ridere.
    Cmq sono curioso, come sei sopravvissuto a olezzo di vecchia cacata seduta accanto per 1h30 di volo?
    Clem

  6. bwhahahhha ho le lacrime. dio. lo so che non era tua intenzione, ma hai appena conquistato la mia fedeltà a questo blog..

  7. Il gatto Refolo era chiaramente un foreshadowing di ciò che sarebbe successo con la nonnina… l'Isola non fa mai nulla a caso.

    Comunque anch'io sottoscrivo la mozione-libro delle avventure di TFM!

    (mercoledì devo prendere un aereo per Stoccarda, ma ho come l'impressione che i tedeschi non mi daranno altrettanta soddisfazione, a parte per il fatto che in aeroporto a Venezia sono ancora in piena fase "liberi tutti" mezzi ubriachi che fanno un casino imbarazzante; poi appena mettono piede sul suolo patrio, poker face e serietà teutonica. Io la chiamerei ciclotimia)

  8. Non so come ci sono arrivata al tuo blog, ma se la dettata ti ha fatto entrare nei miei feed in prova, con il post di oggi consierati assunto!
    Concordo con un precedente commentatore, sei bravo!

    Silvia

  9. *prego a tutti i ringrazianti 🙂

    *Yet: beata te che hai potuto applicare la discrezione

    *2: bene, voglio la custodia personalizzata!

    *Santocielo: Sicilia Orientale, Catania?

    *6: anch'io! 🙂

    *Michele: erano quasi tutti stranieri, in fondo, però

    *Clem: suppongo che al gabinetto riuscì a recuperare un po' di dignità perduta

    *Dors: e invece era esattamente quello che volevo!

    *Poggy: esatto, l'Isola torna sempre. Tedeschi ciclotimici: concordo. Però sono un popolo fatto Bontà, confermi?

    *Silvia: brava, feedati! 😉

  10. quasi.. Siracusa. cchiùmegghiu.

    comunque dato che una volta ho avuto la stessa esperienza questi "versi" hanno sostituito un anno di addominali in palestra.

    "il signore che cercava di comunicare con me era, semplicemente, MUTO. Solo che lui, non so se mi seguite, sembrava non rendersene conto, non essere consapevole della sua Mutezza. Lui continuava a parlare, nella sua testa suppongo, e man mano, nei suoi occhi, vedevo salire la rabbia per non ricevere feddback da parte mia. Era come se qualcuno avesse pigiato il tasto muto del telecomando."

    mari

  11. *Falloppio: no, è una foto molto casuale presa dal web, peraltro

    *Mari: TFM fa bene allo spirito e anche al corpo, me la gioco volentieri

  12. se questa era una puntata pilota vai avanti con la serie.
    sennò ti prego, prendi il prossimo mezzo e racconta.

  13. Filippo è pure il mio preferito però. Tanto un bravo ragazzo.

    Con la fuga della vecchia ho riso tantissimo. Cioè, vere risate!

    Mersì.

    EmlyValentine

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