Edoardo Nesi – Storia della mia gente, ovvero: Storia dei fatti miei e della lavagna della mia vita

nesiPer sempre sta a significare che a quarantaquattro anni mi sono finalmente reso conto che il costo della vita sono i ricordi; che ogni legame con la nostra giovinezza è ormai affidato solo alla memoria, mostro implacabile e impossibile da zittire; che esistono cose e persone e avvenimenti e amori e dolori e felicità laceranti che non riuscirò mai più a dimenticare e che staranno con me, appunto, per sempre; che la lavagna della mia vita, insomma, non si può più cancellare, e ogni cosa nuova che mi venisse in mente di scriverci sopra dovrà trovare posto nei pochi spazi ancora vuoti”.

 

 

La Lavagna Della Mia Vita. Susanna Tamaro? Fabio Volo? L’ottuagenaria tutta fremiti che scrive a Natalia Aspesi? Amalia Liana Cambiasi Negretti Odescalchi? No.   Edoardo Nesi. La Lavagna Della Mia Vita.

 

 

 

Ok, ricominciamo. Fate finta di non aver letto questo passo profondissimo dal titolo La Lavagna Della Mia Vita. Non sia mai che finiamo per farci condizionare dal particolare per il tutto. No. Il libro di Edoardo Nesi l’ho letto mentre stavo in Italia, lontano dalla rete, dai giornali, dai commenti, dai pareri, dalle Streghe e da tutto il resto. L’ho trovato in una piccola libreria, senza fascette, senza niente. Edoardo Nesi, toh, quello che ha tradotto Infinite Jest. L’ho preso in mano, costava molto, considerando la consistenza. La solita vocina mi ha detto No! Mollalo! I libri esili sono una sòla! Sempre! Ho detto Vocina non rompere. L’ho comprato lo stesso. Senza pregiudizi. E poi l’ho letto, tutto. (Scusa, Vocina).

 

Storia della mia gente. Verranno a dirvi che questo è un libro importante, che questo libro parla di Noi, parla di quel che siamo, di quel che eravamo, che questo libro “a metà tra il romanzo e il saggio, l’autobiografia e il trattato economico“, che “ci racconta la sua Prato invasa dai cinesi, cosa si prova a diventare parte della prima generazione di italiani che, da secoli, si ritroveranno a essere più poveri dei propri genitori“.

 

Ah, le parole, come siamo tutti bravi con le parole (complimenti a chi ha scritto il risvolto di copertina: ci vuole talento nel gioco delle tre carte, e tu, chiunque tu sia, ne hai a pacchi).

 

Storia della mia gente è un flusso confuso e pasticciato di parole che si sommano senza risparmiare nulla, purtroppo, al lettore. Un breve, per fortuna, concentrato di autobiografia continuamente chiosato, sottolineato, spiegato, corsivato. Tutto è detto, niente è mostrato. E l’esito non può che essere il chiummo, la zavorra, il freno a mano, l’ingolfamento. Si rimane nel particolare, nel minuscolo, nel dimenticabile (come quando Nesi accenna alla sua amicizia con Francesco Nuti, “che da quando ha avuto il suo maledetto incidente non ho mai avuto il coraggio di andare a trovare, vigliacco che sono. Francesco che è lì a casa della sua mamma, a guarire piano piano, e gli mando un pensiero forte, e gli chiedo scusa“).

 

Nessun salto verso quel generale che pure vorrebbe essere l’ambizione, nessuna tensione verso quella famosa “gente” che peraltro ha in sorte la vetrina prestigiosa del titolo-civetta. Storia della mia gente è, piuttosto, il borbottio ipertrofico di un privilegiato, che a quindici anni andava in vacanza studio a San Francisco e poteva permettersi anche il lusso di non studiare, tanto, un privilegiato che scende in piazza a manifestare, per la prima volta, a quarantacinque anni. Poi, anche il resto, ma poi.

 

Ed è in questo scarto, tra il singolare che è e il plurale che vorrebbe essere, tra l’eccezione di una vita speciale e un senso di comunità solo immaginata, al limite detta, che risiede la non riuscita di un’operazione come questa. Nesi vorrebbe essere uno e tutto, io e noi, scrittore e industriale, maledetto e risolto. Forse però, come diceva quel Pynchon da lui stesso menzionato, tutto non si può essere. Nesi non ci sta e dice di voler ignorare questa sentenza, dice di potercela fare, di poter andare oltre i romanzi, che non gli bastano più.

 

Nesi lo dice e qualcuno può anche credergli ma, purtroppo, la scrittura non mente, mai. Storia della mia gente è lì a dimostrarlo. Per sempre.

38 Replies to “Edoardo Nesi – Storia della mia gente, ovvero: Storia dei fatti miei e della lavagna della mia vita”

  1. Ormai tendo a fare una specie di scarto: se un libro è nella cinquina (o peggio vince) un premio letterario, specie lo Strega, lo evito come la peste. Qualche volta che mi son fatto indirizzare ho trovato sempre delle sòle.
    Sorrentino a parte, che però lessi prima di qualsiasi lista streghesca.

    Noodles

  2. Leggiti In questo progresso scorsoio. (Sempre che tu non l'abbia già fatto) Per me, al momento, è l'unico che possa dire che stia raccontando la "storia della mia gente", un po' perchè la sua è anche la "mia" gente, (ma credo non farai fatica a vederci anche la tua), un po' perchè non sta narrando nulla (è un'intervista, ma fatta bene, di quelle in cui l'intervistatore scompare), un po' perchè è un poeta ed i poeti hanno sempre qualcosa da dirci di più sul nostro mondo.
    Scusa la digressione 🙂

  3. *Noodles: guarda, dal mucchio io salverei Veronesi e Pennacchi, che sono due veri scrittori e hanno vinto con due Signori Romanzi. Sorrentino mi piacque solo in parte, la seconda per la precisione. Ai tempi lo trovai un po', come dire, immaturo

    *Virgh: me lo segno, volentieri. Quando, ti farò sapere 🙂

  4. ach
    Sorrentino l'ho mollato a pagina 30, più o meno
    dici che devo riprenderlo?
    (Pynchon sì, mi piace moltissimo, anche se si fa leggere lentamente)
    ciao

  5. La lasagna della mia vita. Anche io salvo Pennacchi. Sorrentino, fai il regista.

    P.

  6. Ma noooo! Proprio ieri ho fatto l'ordine alla Fnac!
    L'avessi scritto con un giorno d'anticipo, mannaggiattè!

    Quad

  7. Anche La morte di Ivan Ilic è un libro esile. Anche Uno nessuno e centomila. Anche la Guida galattica per autostoppisti (ok, Adams non è Tolstoj e nemmanco Pirandello, ma non è una sòla). Se vuoi posso continuare =P

  8. @ryuko: sì, ma questo è Bompiani: loro sono specializzati.

  9. Anche io salvo Pennacchi e Veronesi (soprattutto Pennacchi, perché trovo Canale Mussolini un romanzo con un ritmo e una voce fuori dal comune).
    In più, salverei anche Paolo Giordano e i numeri primi, che poi è diventato fenomeno, e il film e Saverio Costanzo ecc ecc, ma è un romanzo interessante (anche se per me troppo troppo cupo)

  10. Nessuno mai che salvi Maggiani, sempre lì in un angolo dimenticato, da buon lunigianese. Lo faccio io: Meccanica Celeste – tra i non premiati – è immenso, Il coraggio del pettirosso – tra i premiati – un po' meno, ma vale comunque la pena.
    Avercene, di cose che vale la pena.

  11. Maggiani è un fuori serie. Come tale non si discute.
    (Io trovo immenso anche "Il coraggio del pettirosso" 🙂

  12. *Yet: no no, lascialo là

    *Quad: mi spiace, la prossima volta arrivo per tempo, giuro

    *Ryuko: prometto che presto farò un post sui libri esili. Quelli che hai citato te non sono esili. Io per esile intendo un libro che si sforza di non essere esile, a partire dalla sua confezione, evidentemente frutto di un imperativo categorico: allungare il brodo, aumentare l'interlinea. Come quando a scuola scrivevamo largo sui fogli protocollo.

    *Pattie: su Giordano ero d'accordo con te dieci minuti dopo averlo finito. Poi ho cambiato idea. In peggio, molto peggio. Il film, ti dirò, ha delle cose, almeno spariglia di genere.

    *Prof: sono arrivato in tempo, meno male!

    *11: fidati, non c'è nulla di personale nell'esclusione di Maggiani, di cui peraltro lessi un libro tempo fa. Se nessuno se ne ricorda, e sta in un angolo dimenticato, qualcosa vorrà pur dire. Non è un giudizio, ci mancherebbe, solo un fatto su cui nè io nè tu possiamo fare molto

    *Prof: me lo segno

  13. Mai sentito un commento così puerile e velenoso. E' lei che gioca con le parole, altro che Nesi….con la massima disistima! Saluti 

  14. Ma noooo, perchéééééé. Massima disistima a Tfm nooooo, non si dice, neppure il suo peggiore nemico potrebbe dirglielo, figurarsi un anonimo.
    ottanta/cento

  15. Occhei, occhei, ho frainteso… praticamente parliamo della tecnica usata nelle tesi dal cinquanta per cento dei miei colleghi (poi c'è un venticinque che scrive tesi-sottiletta e si prende la responsabilità delle sue azioni senza camuffare e un altro venticinque che partorisce effettivamente tesi abnormi, ma sto divagando).

  16. *14: Saluti a Lei, mai visto un commento di insulti così elegante e di classe. Ce ne fossero, di giudizi per nulla argomentati così di livello!

    *Ott: come diceva la Somma Poetessa Anna Tatangelo (e qualcun altro prima di lei, ovvio): Quando la persona è anonima, l'offesa è quella che è

    *Ryuko: esattamente, quello. Divagando, ma non troppo 🙂

  17. Anch'io non amo l'anonimato, né i vari premi: ho preso ieri il libro di Nesi perché dovrò commentare Camon (La mia stirpe..) e mi pareva doveroso ascoltare un'altra voce letteraria "riconosciuta". L'ho letto tutto stanotte. Non dite che sono di buon palato e neppure che è una questione..corporativa: non appartengo alla sua gente, in origine ero un'agraria del nord est, ora sono una ex prof. inurbata, con tre nipotini (e nuora) cinesi, amatissimi. Ma il suo libro mi ha commosso profondamente aprendomi nuovi orizzonti culturali (Pynchon, Infinite Jest..) e umani: è un libro vero, giusto, che mette in luce le differenze vitali, che sono difficili da metabolizzare nella nostra quotidianità, ma danno un senso unico e valore inconfondibile –  per sempre – ai nostri ricordi, alla vita di ciascuno di noi. Non siamo tutti "tagliolini", grazie al Cielo.. E grazie anche a NESI che ce lo dimostra con la sua bella scrittura e con coraggio civile … E che ci induce a riflettere sul nostro futuro  "globale" di individui responsabili, non solo come oggetti di mercato o prodotti di impresa. 
    Luisa S. B.

  18. *Signora Luisa, ma se non voleva pubblicare l'email, perché l'ha aggiunta?
    Ho cancellato il suo commento e l'ho incollato senza l'email.

  19. perché non volevo essere contraddittoria, criticando l'anonimato e non so bene come funzioni la procedura del vostro ottimo sito. Libero e liberale, a giudicare dalla sua personale, e carissima, cortesia nel ..correggere la mia ignoranza del sistema. GRAZIE e bravissimo/a! Buon lavoro e tutta la mia simpatia LSB

  20. *Non si preoccupi signora, tutto a posto. Non è necessario lasciare la mail, la sua "firma" è sufficiente. La ringrazio per i toni cortesi e civili, malgrado le opinioni differenti. Quando vuole torni pure 🙂

  21. Grazie! ma …dove e come vi trovo, a prescindere da Ed. Nesi? cliccando su TFM? Come è vero che tutto fa media e che comunque il segno è sempre il messaggio! Oppure su splinder.com? Bello potersi dissociare / essere o fare qualsiasi cosa / aprioristicamente. Kant ne sarebbe andato pazzo…!

  22. Questo libro è un concentrato di presunzione, che non solo non racconta la storia della gente sua (dell'autore), ma non è neanche un'autobiografia, in quanto Nesi non ha il coraggio di prendere atto del suo stato di privilegiato, pur ricordandocelo continuamente (ha studiato nelle migliori università americane, legge perfettamente i libri in inglese, ha venduto il suo lanificio di famiglia al momento giusto senza finire nel branco dei poveri imprenditori tessili falliti uno dopo l'altro, etc.etc.).
    L'unico pensiero che mi è rimasto al termine della lettura è questo: CON QUALE CRITERIO VIENE ASSEGNATO IL PREMIO STREGA???
    Chi conosce la risposta, per favore me la faccia sapere.
    Max46

  23. *Signora Maria Luisa: innanzitutto grazie per essere tornata 🙂 Le basta digitare tuttofamedia.com e verrà indirizzata su queste pagine. A presto

    *Max: vuoi la risposta Qualunquist-Sintetica? È tutto un magna magna. Per quella lunga, ti faccio rispondere da una mia amica che lavora nell'Editoria.

  24. *Scusi, signor Fegatini, devo cancellare il suo commento. La policy di questo blog non prevede commenti più lunghi del post stesso. Capirà.

  25. Lei ha ragione, comprendo, anzi mi scusi Lei… posso chiederLe se ravvisa una qualche possibilità per me in campo letterario?
    comunque la ringrazio Lei è molto acuto e simpatico

    john fegatini

  26. Confesso che, al di là del'irritazione ( forse dell'invidia) per la vita facile dell'autore, il libro mi ha commosso, in particolare nei passaggi della relazione col padre. Nesi non è un grande scrittore, vi sono una cinquantina di pagine di troppo ( quelle social politiche) ma è una spesa onesta; Maurizio

  27. copio/incollo commento da altro blog:

    Nesi, coccolato anche a sinistra, assessore alla cultura nella giunta di sinistra alla provincia, si vuole fare prtabandiera del "localismo" (provincialismo) che imperversa in salsa no-global anche a sinistra.
    Giusto per rinfrescarsi la memoria: qualcuno ricorda come si lavorava a Prato nel fulgido trentennio? ricorda gli orari di lavoro dei terzisti (e non solo)? ricorda l'evasione contributiva e fiscale? qualcuno ricorda le macchine tessili vendute (con annesso formatore) a tunisini, portoghesi, spagnoli, etc.? i soldini all'estero? la totle mancanza di innovazione (salvo isolatissimi casi)? ricorda che i primi segni di crisi si avvertirono ben prima dell'arrivo dei cinesi? ricorda come e perchè avvenne il crack della cassa di risparmio? i record europei di "fallimenti" degli anni '90? l'assenza totale di scioperi? sono imprenditori, sindacati e sinistra quelle forze che fanno lo striscione per chiedere cassa integrazione e blocco dei mutui? qualcuno vede la totale mancanza di cultura (critica o anche solo imprenditoriale) che imperversa a Prato? qualcuno vede i nostri giovani ed il loro scarso impegno? qualcuno vede che la Cina è la prima potenza mondiale economica e si avvia ad esserlo anche in campo scientifico? qualcuno vede che, oggi come ieri, sinistra e PD in testa, continuano ad imitare la destra nel pianto greco sulla "sicurezza", la cassa integrazione (un altro storico record pratese), il prodotto "locale", etc.?

  28. Santo Cielo, l'orizzonte si dilata sempre più, con implicazioni e riferimenti molto  più burrascosi! Non so dar torto ad entrambi gli anonimi #29 e #30 – non vorrei essere nei panni di TFM, che pure è così simpatico, così convincente, nel .. ricomporre, in due parole, forme e sostanza degli interventi. Ma mi piace molto leggere questi brevi commenti che illuminano, come la luce dei lampi, sempre nuove prospettive di un libro, se la storia raccontata lo merita. E in definitiva, a prescindere da classi sociali privilegiate, industriali pescicani, politici faccendieri, sindacalisti settari ecc. La mia gente di Nesi è una storia schietta, sostanzialmente in buona fede, che dunque merita. Lo sapete che anche Carlo Giovanelli (chi era costui? si chiederebbe don Abbondio..) ha scritto un libro di memorie? mi piacerebbe, per il gusto del confronto, leggerne un commento, qui a TFM: per esempio dell'informatissimo #30 che ha le idee così chiare (che non posso non condividere..). E naturalmente dal bravo redattore di TFM. Ma CG non ha vinto premi (né mai li vincerà, suppongo) e i libri costano: se non vincono premi , non valgono il loro prezzo, vero? cfr. Max 46: ottima domanda la sua e onesta è la risposta. Grazie comunque della vostra stimolante ospitalità.
    Buona notte
    Luisa

  29. [Oh mon Dieu, proprio in questo post Tieffè ti consigliavo di leggere Zanzotto… :,( ]

    Lo citavano perchè descrive un cambiamento urbano e sociale di una città medio piccola come Prato. Non assolutamente per le doti narrative, ma per quello che descriveva.
    Credo servisse un testo scritto che parlava del cambiamento dell'economia e quindi della città di Prato in modo semplice e accessibile a tutti, senza grafici e numeri.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *