The next three days, Pour elle – Cambiando l’ordine dei fattori il risultato non cambia: c’era una volta Paul Haggis
Ci sono due luoghi comuni, uno) è che i film francesi sono tutti pallosi che questi francesi parlano parlano e due) gli americani spesso fanno dei remake di film europei i quali remake sono talmente pessimi, sia per il pubblico che per la critica, che non si capisce perché si ostinino a farli, i remake dico.
Nel 2008 è uscito in Francia Pour elle, film di Fred Cavayé con Vincent Lindon e Diane Kruger (la fidanzata felice di Joshua Pesi Pidah Jackson): una donna viene accusata di un omicidio e finisce in galera. Il mite marito, oltre a badare al figlioletto di tre anni, decide di progettare l’evasione della consorte e predispone un piano tanto folle quanto minuzioso: ce la faranno i nostri eroi a fare fesse le genti dell’ordine?
Certo, i soldi non sono tantissimi, le inquadrature sono strette, ma indubbiamente si tratta di un film d’azione (a dispetto del luogo comune numero uno che apre il post).
L’anno scorso Paul Haggis, sceneggiatore e regista di certa fama, ha diretto il remake americano di Pour Elle, chiamato The Next three days (appena uscito nelle sale italiane, ecco il motivo di questo post). Ma remake è pure un termine troppo neutro per descrivere questa operazione quasi shot-for-shot (Tipo quando Van Sant rifece, scena per scena, Psycho di Hitchcock, anzi no, ritiro il parallelo, quello è cinema). Certo, gli americani hanno più soldi e i campi sono più larghi e più consoni al concetto di *gente in fuga verso la libertà sì ma quale*, ma: sempre remake inutile rimane.
Tuttavia c’è una differenza fondamentale tra i due film, la quale differenza forse contraddice il luogo comune numero due e anche il tono generale che aveva preso questo post.
Se in entrambe le versioni il protagonista non sa se realmente la moglie sia innocente o meno (è mosso da quel sentimento vago chiamato “amore”), nel film francese il giallo (la mogliettina è colpevole o no?) viene risolto nel primo quarto d’ora di film e rimane dunque solo la preparazione della fuga. The next three days, invece, lascia il dubbio fino alla fine, assicurando qualche etto di *suspence* in più ed evitando, soprattutto, di violare quella regola un attimo fondamentale che dice: Se il pubblico “sa” più del protagonista, allora il protagonista passa per scemo (certo, se di mezzo c’è lo sguardo bolso e ottuso di Russel Crowe, anche le regole più solide vanno a farsi benedire).
Detto questo, Paul Haggis s’è bevuto il cervello. Paul, per favore, torna tra le genti di Scientology che tutto sommato ti facevano bene.
Da segnalare, in The Next three days, la presenza di Moran Atias, già topol-ehm- valletta di Carlo Conti, già conduttrice della versione israeliana di Affari tuoi e già protagonista dell’orrido telefilm tratto da Crash, film, appunto, di Paul Haggis. Tutto torna? No.
!ATTENZIONE! COMMENTO AD ALTO CONTENUTO SPOILER
Non ho capito perché, se remake shot-for-shot, Haggis ha aggiunto tante di quelle inutilità da allungare pesantemente il film. E già il faccione di crowe è pesante.
Perché chiave nell'ascensore e poliziotto mentre aspettava il sordo? – perché poi sordo? e perché con il compagno muto e minaccioso? perché energumeno in più in casa di spacciatore? Perché non sfonda la porta col fucile a pompa invece di dare calcetti? Perché Olivia Wilde? Perché invece di scappare ci si ferma in mezzo all'autostrada a massaggiarsi le tempie? – e si nota che crowe è largo quanto una ruota del suv.
Comunque onore allo sceriffo di rambo e al poliziotto che rincorre la metro, come il T-1000 le auto.
La suspence "è stata lei o no" colpisce molto quando hanno l'alterco in carcere, ma non so fino a che punto sia efficace. Lo spettatore potrebbe liquidare subito la questione con:"Vabè era arrabbiata, l'ha detto per dire".
In conclusione, solo io penso che se fosse stata davvero colpevole il tutto – titolo originale compreso – sarebbe stato molto più emozionante?
*Marco: tecnicamente in effetti non è shot-for-shot proprio perché ha cambiato molte cose. Ma quelle che ha tenuto sono spiccicate, anche la posizione della macchina da presa. Ecco uno dei motivi per cui mi son detto deluso da Haggis.
In conclusione: come hai visto nel film francese si scopre subito l'innocenza, sai che palle. Sono più che d'accordo con te: se fosse stata colpevole sarebbe stato molto ma molto più teso. Solo che poi si poneva il problema di "portare il pubblico a tifare per un'assassina" e pochi ci sarebbero riusciti, certamente non questo Haggis
Sì, la questione remake non era contro di te, era per dire che, per assurdo, sarebbe stato meglio un copiaincolla che un copiaincolla allunga il brodo con acqua – in realtà questi remake li odio.
Hai ragione sul pubblico, ma proprio perché più difficile forse sarebbe stato più meritevole. Poi sono pessimista io, quindi per me: o lei innocente, ma già li vedevo fucilati alle spalle mentre cercavano di varcare il confine. O lei colpevole e allora fanculo l'onestà di cittadino e tutti quei valori di Stato che solo noi italiani godiamo nel calpestare.
P.S.
C'è un modo per seguire/monitorare solo le uscite francesi? Un sito, un boh.
*Marco: allociné è molto preciso e affidabile (anche se un po' caotico).