Salto carpiato rovesciato transalpino, coefficiente di difficoltà: 21 ore, the eternal summer of the endless trip

“Ma perché non occupiamo la sala? Facciamo bordello come i napoletani!”

Aeroporto di Orly, ore 16. Una signora, palermitana, in onore alle comuni ascendenze borboniche (ma poi: quali napoletani? Tutti o alcuni? Nessuno le seppe, al termine di questa storia).

E mi faccio questa bella dormita di manco due ore, altra doccia, la seconda, in poche ore, finché ce n’è, asciugo con l’asciugacapelli i capelli e anche le scarpe fraciche di neve dell’alba, esco, prendo un panino, lo mangio mentre scendo le scale della Rer, un pezzo anche sopra la Rer, mai mangiare sulla Rer, l’odore della Rer seppellisce tutto e poi se lo porta via, anche il sapore di questo panino che non finisco, sprofondo sul sedile, direzione Antony e poi l’Orlyval che il bus è meglio di no.

Sì, eccomi qua. Di nuovo all’aeroporto. Io e il mio zainetto. La valigia, boh, la valigia senza lucchetto, boh, da qualche parte, freezata nel limbo di questo eterno viaggio, uno tra tanti, viaggi cancellati, corretti, soldi buttati, scorciatoie, vedete quanto vi voglio bene?, e se non sono aerei ci sono almeno treni. Sì, i treni. Ma solo quelli francesi che hanno anche i maggiordomi.

Orly Sud. Sono qui da mezzora. La signora, palermitana, sessantanni, circa, urla con foga, molta. Penso a uno scherzo, ma poi le facce, le genti, annuiscono, la proposta della signora -okkupazione!- è serissima. Parte anche un timido applauso. Ma siamo ancora in autogestione: non ci sono leader. Masaniella è persa chissà dove, forse stanca di fare la donna col megafono. Non ci sono leader, in compenso gruppi. Anzi, gruppetti. Sembra si conoscano tutti. Sorrisi. Prossimità. Mi sento come quando il primo giorno di scuola in quarta ginnasio arrivai in ritardo e tutti erano già amici di tutti e io no, io ero arrivato in ritardo, un passo indietro, in seconda fila, un ritardo che sarebbe rimasto lì, per anni, per sempre.

“Dice che il nostro aereo ancora non c’è. Qua prima delle nove non si parte”. “Se si parte”. Le poche informazioni, vere o meno non importa, arrivano a ondate, messaggeri improvvisati arrivano da chissà dove, improbabili avanscoperte tra le fila del nemico. Dibattiti. Accuse. Lamenti. “Non gliene frega niente!” “Mia moglie è incinta!” “Io sto qua da stamattina alle quattro!” “Io dalle tre!”. Qualcuno, giovani, erasmus, vagano per la sala cercando dei fogli e una penna per raccogliere delle firme: facciamo la class action!

E poi ci sono gli altri. Quelli che stanno.

C’è questa signora invece francese che tira fuori un libretto degli assegni e appoggiata a un tavolino si mette a firmarli, uno a uno, e si lecca la punta dell’indice per voltare i foglietti, come facevano le persone, una volta
 e c’è questo tipo allampanato tutto chino su un quaderno, il quaderno del pentagramma, e il tipo fa avanti e indietro con la testa e muove le labbra a fior di labbra, come stesse cantando: sì, sta cantando
e questa signora, molto anziana, seduta su una poltrona, un plaid sulle gambe, dorme. Ogni tanto si ridesta: Novità? Ma non la ascolta nessuno, i suoi parenti sparpagliati
la nipote, per esempio, si fa presto a fare amicizia, lei e altre due ragazzine, fanno le vasche, avanti e indietro: sghignazzano, si danno di gomito
 e c’è poi questo terzetto, lui cinquantenne brizzolato, lei e lui sulla quarantina: belli, leggeri, sconosciuti, fino a stamattina. E adesso inseparabili. Lei non fa nulla per stare al centro dell’attenzione, eppure ci sta, come è prevedibile che sia, con i due uomini che di volta in volta provano a conquistare un po’ di terreno, complici, assai, in questo gioco che chissà dove li porterà. Il cinquantenne va al baretto e intanto gli altri due si raccontano, e poi torna il cinquantenne e ha portato anche cibo e bevande e così ridono, bravo dice lei, bravo dice lui e ridono e si guardano e si toccano e si stringono, vicini, stretti, che non c’è dove appoggiare le cose, sulle gambe di lei va bene, e mangiano tutti dallo stesso pacchetto di patatine, mani che si incrociano, e si guardano, e ridono, tutti e tre, e la donna dice vado a farmi un giro, e si alza dalla poltrona, e i due uomini, seduti, lasciano gli occhi sopra di lei e la guardano allontanarsi, e poi rimangono in silenzio, senza di lei, e poi si guardano, i due uomini: non si dicono niente, uno sorride, l’altro pure
e c’è quest’uomo che spende due euro e in quei quindici minuti si collega a internet e naviga e legge e poi apre facebook e si accorge di essere stato taggato in una foto: la foto di un albero di natale, e ci clicca su una due dieci volte, ma non succede niente e non capisce, l’uomo si spazientisce, si volta come a cercare aiuto, alle sue spalle, clicca ancora. Compare la scritta: sessione scaduta. Si alza. Se ne va
e c’è questa moglie intabarrata in sciarpe e cappelli di lana che sta leggendo un libro di uno scrittore francese e c’è suo marito in maniche di camicia, camicia sbottonata fino al centro del petto, che legge L’Equipe e la moglie si stringe al marito e il marito le mette un braccio intorno alle spalle e poi la moglie apre la borsa e tira fuori un vassoio, due dadi, un foglio di carta e una penna. Si mettono a giocare. Lei tiene i conti. Lui il vassoio
e c’è questo tronista con il maglione a V direttamente sulla pelle che sta in bagno a lavarsi i denti, gesti lenti, mentre cammina, e poi sputa nel lavandino, e poggia lo spazzolino a lato, e si lava le mani e si asciuga le mani, e si guarda attorno e poi esce e incrocia Filippo, il suo amico Filippo: Filippo, l’hai vista a quella? Quella chi?
e c’è questa insegnante in pensione che è andata per la prima volta a Parigi potevo mai credere che finisse così, dice a questa ragazza, si danno del lei, la ragazza dice all’insegnante in pensione Speriamo che non arriviamo troppo tardi a Palermo, io non sono di Palermo, sono di Trapani e mio padre vuole venirmi a prendere ma è tardi e non voglio che guidi a quest’ora. L’insegnante in pensione chiede: Vive qui a Parigi? La ragazza risponde sì: finché c’è il lavoro, lo stipendio. Sospira. L’insegnante in pensione dice: Vi hanno rovinati
e poi, alla fine, c’è questo signore accanto a me, sull’aereo. La signorina del check-in mi ha imbrogliato, mi fa. Perché, gli chiedo. Perché gli avevo chiesto un posto largo che c’ho la trombosi alla gamba. Magari alla fine rimane qualche posto libero, dico. Magari la fanno distendere, chieda alla hostess. Lui guarda dritto davanti a sè: c’ho anche il certificato del medico, non dico bugie. C’ho la trombosi. Fa per prendere il certificato dalla tasca interna della giacca. Sorrido. Le credo, le credo. Sa cosa voglio fare domani? Mi fa. No, cosa? Gli chiedo. Voglio andare alla Marina e mangiarmi un’arancina bella arraggiata, mi fa.

Mezzanotte e passa, esco fuori, welcome to sicilia!, dice la pubblicità, aeroporto Falcone-Borsellino, dice la scritta in alto, indovina quanto mi hanno fatto pagare per mezzora di parcheggio?, mi tolgo la sciarpa, mi tolgo il giubbotto, là in fondo c’è il mare, ora non si vede ma c’è, il mare, bello il mare, bello questo tepore e bella, l’estate.

7 Replies to “Salto carpiato rovesciato transalpino, coefficiente di difficoltà: 21 ore, the eternal summer of the endless trip”

  1. Come quando leggevo Rodari: vedo proprio le scene. Poi se mi dai anche la musichina finale raggiungiamo proprio il top 🙂

  2. interessante attesa di partenza
    e applaudo l'uso di ascendenza,
    (che troppi scambiano per discendenza
    e a me poi scappa la pazienza)
    ben arrivato

  3. enorme commotione.
    sallo.
    invidia per l'arrivo al caldo, e il mare.
    (e comunque quando scrive queste cose così belle io ti voglio proprio bene)

  4. ma mi hai fatto venire il sorriso misto malinconia, nostalgia, tenerezza  e rassegnazione tipico di gente siciliana emigrata e/o in procinto di emigrare. non me l'aspettavo. 

    Elektra

  5. *Grace: la canzone finale l'ho ascoltata tipo cento volte in quelle 21 ore 🙂

    *Yet: 10 e lode

    *Pattie: stiamo già facendo lo slalom con lo scirocco malato!

    *Elektra: eh 🙂

  6. me l'ero tenuto caldo come la tua terra questo post. per leggerlo con niente pensieri intorno e stare dove mi portavi tu.
    buon natala tieffè. con te più palermi e sicilie per tutti!

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