Outsourced: la cosa buona di questi indiani che parlano male la lingua inglese è che si capiscono anche senza subs

Outsourced-TVseries– Secondo me non sei una potenza mondiale finché non hai un formaggio col nome della tua nazione
– Quindi le superpotenze siamo noi, gli svizzeri…
– Non mi interessa la politica, ok?
(Outsourced, 1×01)

– Rajiv, tutti qui dentro hanno potenziale
– “Tutti hanno potenziale”. Questa la archivierò sotto “Miti americani”, tra “Il cielo è il limite” e la “Lega professionistica di basket femminile”.
(Outsourced 1×02)

Esprimere un giudizio su una nuova comedy è molto delicato. Si rischia l’effetto “colpo di fulmine plus sbronza plus risveglio al mattino con lei senza trucco e WTF al contrario” o anche di prendere cantonate pazzesche: Friends? Carino, niente di che.
Le comedy, fatte di situazioni e personaggi quindi tormentoni, hanno bisogno di prendere rincorse a volte lunghissime. Ci sono casi di show che sono riusciti a decollare *davvero* solo dopo la prima stagione. The Big Bang Theory, per esempio.

Outsourced (NBC, giovedì 21:30) racconta una storia già raccontata nell’omonimo film e in una serie inglese (Mumbai Calling): Todd un giorno va al lavoro e non trova più nessuno. L’azienda (che produce “Gli introvabili d’America”, oggetti strampalati) è in crisi. A causa di un pesante ridimensionamento ha dato in outsourcing l’intero call center. Todd, se vuole mantenere il proprio lavoro, dovrà trasferirsi in India, a Mumbai.

Il pilot di Outsourced è molto scritto e, di conseguenza, risulta a tratti didascalico. Manca un po’ di ritmo e fa leva su alcuni stereotipi già ben radicati nella mente dello spettatore. Ma già nel secondo episodio tutto diventa più fluido e si intravedono primi “segnali di tormentoni” determinanti per la riuscita della serie. Da registrare anche in questa serie la chiusura rassicurante, ennesima dimostrazione che la vera cattiveria è quasi bandita dai network generalisti.

Note:
* Ormai se non c’è un indiano che parla male la lingua inglese non si va da nessuna parte. Quindi, se vi piace Raj Kutrapàli di Big Bang Theory qui avrete pane per i vostri denti: e i subs non sono nemmeno necessari.
* Parvesh Sheena, ovvero Gupta: se tutto va come deve andare ho già il mio nuovo IDOLO, almeno per questo ottobre. La scena di lui che balla Don’t cha è AWESOME!
* Certo che magari potevano impegnarsi un po’ di più sui “finti esterni”
* Gli ascolti sono in picchiata: nubi nere nell’aria. Strano, considerato che stiamo parlando di NBC, detto anche “Il network che ha fatto il percorso all’indietro qui dentro”

Highlights 1×01 (con il balletto di Don’t cha)
Highlights 1×02
Backstage con Gupta

Ringrazio Luca per la segnalazione!

11 Replies to “Outsourced: la cosa buona di questi indiani che parlano male la lingua inglese è che si capiscono anche senza subs”

  1. No, gupta è il MIO idolo. Sei arrivato tardí.
    Acca

  2. a proposito di indiani,  raccomando il recupero di Goodness Gracious Me (BBC 1998-2000, in Italia Canal Jimmy dei tempi di Tele+) 
    st

  3. Ma infatti! Pensa se te ne andavi in terra francese e ci lasciavi in balia del palinsesto americano, il mondo sarebbe stato un posto più brutto 🙂

  4. Spero che dopo questo post Andy si decida a provare la serie.
    Ormai ti ama dopo Bored To Death e Louie. Eh.

    Io sono curiosa di vedere la versione originale. 

    valu

  5. Tieffemmino che belloooo, grazie della dritta!!

    Un paio di ragioni per innamorarmi di Outsourced..da piccola ADORAVO il catalogo degli Introvabili….come on, gli umidificatori a forma di rana! Il pratico disco depilatorio! gli zerbini musicali!!! E poi ho lavorato in un call center…che peccato non fosse in India!!!

    Il mio idolo é Rajiv, no doubts! Your success is my success, but also your failure is my success!! Big Fan! big Fan!!! 🙂

    Playmobil

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