La morte di Claude Chabrol

chabrolEsattamente dieci anni fa mi trovavo al Festival di Venezia.
Viaggio in treno da Palermo in Laguna, uno zaino, tanta incoscienza, stupore, qualche foto, gli odori: cose che rimangono.

Un paio di anni prima in casa nostra era arrivata una novità: la tv satellitare. Due anni trascorsi a guardarmi tutti i film che ancora non avevo visto. Dai blockbuster e dai filmissimi del lunedì passai a intere retrospettive sui cineasti francesi: Rohmer, Truffaut, Chabrol. Oggi lo posso dire: nacque tutto lì.

A Venezia c’era un cartellone pazzesco. Ai tempi compravo un bel settimanale, Film tv. Avevo letto di questo film in concorso, I cento passi, di questo regista che non conoscevo, di questa storia, Peppino Impastato, di cui non sapevo quasi nulla: a Palermo era una storia che si sentiva, da lontano, come qualcosa che non ci apparteneva.

E poi Chabrol. Si può fare un viaggio di quel tipo per un regista? Avevo ventanni. Merci pour le chocolat. Isabelle Huppert. Il clima del Festival, la sala gremita, i sottotitoli, tutto quel tanto: Merci pour le chocolat è ancora dentro la mia top ten di sempre. L’avrò rivisto una decina di volte, uno dei pochi film di cui conosco battute a memoria. E il finale, quel finale.

Amen.

6 Replies to “La morte di Claude Chabrol”

  1. Anni fa, 2006, lavoravo al Torino Film Festival che, per il secondo di due anni consecutivi, gli aveva dedicato una retrospettiva.
    Momento 1: la giornata passata sui dvd dei suoi film, con l'avanti veloce, a cercare i fotogrammi in cui Stephane Audran era girata di spalle, destinati a una pubblicazione del festival.
    Momento 2: l'incontro con lui, dopo aver visto La demoiselle d'honneur (credo) con lui in sala, il mio francese che svanisce e ricompare per giusto il tempo di una firma sul libro di cui sopra.

    Mi spiace, davvero.
    Luca

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